Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: Soul Mancini    04/05/2019    3 recensioni
Da quando ho imparato a scrivere, a sei anni, non ho mai smesso di buttare giù tutto ciò che mi passava per la mente. La scrittura è sempre stata una mia grande passione.
Questa raccolta è un viaggio attraverso gli scritti della bambina che ero, dai temi scolastici alle poesie dedicate ai parenti; racchiuderò qui tutto ciò che ho creato tra i cinque anni delle elementari e i primi anni delle medie.
Non c'è un genere preciso per questa raccolta, si passa dal comico al sentimentale, si va dal soprannaturale all'autobigrafico e... sarà divertentissimo!!! :D
- Gli scritti saranno riportati esattamente come in origine, non cambierò nemmeno una virgola se non per questioni di privacy e alla fine di ogni capitolo troverete un mio commento.
Buona lettura!!! :3
Genere: Comico, Poesia, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
ReggaeFamily

Vi lascio alla mia prima storia decente, da cui si riesce finalmente a intravedere un miglioramento nel mio stile! Si può dire che questa storia sia carina, dai, sarò magnanima con la me tredicenne per una volta ^^

La storia si riferisce a un qualche testo che avevamo letto in classe e di cui non ricordo nulla, ma non temete, la trama sarà facilmente intuibile!

Stavolta penso che non scriverò le NdA finali, quindi non mi resta che augurarvi una buona lettura e scoprire nelle recensioni cosa ne pensate!

 

 

 

 

Esercitazione per casa

 

 

 

Immagina di vivere all'epoca in cui si svolgono i fatti narrati e di avere come padre quel principe che pretende di decidere lui la tua vita futura. Tu ti comporteresti:

1)   Come vuole lui, anche se a malincuore;

2)   Come vuoi tu, anche a costo di fartelo nemico.

Scegli una di queste due possibilità e raccolta cosa succede.

 

 

Mio padre aveva già deciso tutto. Mi sarei sposata con il figlio di una delle famiglie più ricche del paese. E io non volevo.

Mio padre mi aveva impedito di frequentare altri ragazzi e io non ne potevo più. Mi sentivo come un topo in trappola e guai a me se mi imponevo a mio padre, non sia mai!

Genoveffa venne ad avvisarmi che era pronto il pranzo.

“Arrivo subito”

Mi confidavo spesso con Genoveffa, perché oltre a fare le pulizie a casa nostra era l'unica persona che mi ascoltava.

Quando arrivai in sala da pranzo, salutai mio padre e mi accomodai. Non avevo la minima voglia di mangiare.

“Insomma, ti sbrighi a mangiare?” disse mio padre, dopo dieci minuti che fissavo il piatto pieno di cibo senza la minima intenzione di toccarlo.

Mi faceva arrabbiare come faceva finta di niente.

Alzai lo sguardo. “Non voglio sposarmi con Alberto, e non mi sposerò.” affermai duramente.

“Oh, cielo! Ne abbiamo già parlato, smettila di fare la bambina. Questa è la mia decisione e la rispetterai.” controbatté mio padre quasi gridando.

“Non sono un burattino, non mi muovo in base agli altri. No!” Tirai indietro la sedia, mi alzai e corsi via con gli occhi pieni di lacrime. Mi rifugiai nella mia camera con l'intenzione di rimanerci. Ogni volta che mio padre mi trattava così, era come una pugnalata. Non aveva il diritto di mettermi i piedi in testa, padre o non padre.

Mi affacciai alla finestra: la strada era deserta. In quel momento vidi qualcuno girare l'angolo: era un bel ragazzo che passava spesso davanti a casa mia. I miei singhiozzi si perdevano nel silenzio. Il ragazzo alzò lo sguardo verso di me.

“Salve. Non vorrei essere invadente ma perché piange, bella ragazza?” disse con aria preoccupata.

“È molto gentile a preoccuparsi. È una lunga storia.” risposi.

“Capisco, ma se vuole io ho tutto il tempo per ascoltarla.”

“Se ci tiene... Mio padre, per questioni di interesse, vuole farmi sposare un giovane di una ricca famiglia che io non amo.”

Il ragazzo rimase in silenzio.

In quel momento mi venne un'idea: avrei fatto la cosa più stupida che si potesse fare.

“Voglio venire via con lei!” feci.

“Cosa? Ne è proprio sicura?”

Mi afferrai al grosso ramo di una quercia che arrivava fino alla finestra della mia camera e cominciai a scendere sotto gli occhi sgranati del ragazzo. Scendere da un albero non era un'attività consigliata  per le donzelle della mia stima, ma mi sarei fatta tagliare tre dita pur di ottenere la libertà che tanto desideravo.

Quando arrivai in strada mi avvicinai al giovane. “Molto piacere, Soul.”

“Marco, il piacere è tutto mio.”

“Andiamo, prima che esca Genoveffa e ci veda!” esclamai.

Mi sentivo libera come non mai, e adesso che ero riuscita a evadere da quella prigione non avevo nessuna voglia di tornarci mai più.

Marco era gentilissimo: mi portò in piazza dove quel giorno c'era il mercato, e anche se era caro mi comprò un bel cappello abbinato al mio vestito. Girammo il paese senza una meta e ci divertivamo un mondo.

“Dove andrà a dormire stanotte? Deve tornare a casa.” mi disse Marco, mentre il cielo cominciava a tingersi di rosso.

“Cosa? No, io non torno in quella specie di casa, piuttosto dormo con i barboni. Almeno sono più liberi di me e non hanno qualcuno che gli dice con chi stare”

“Ma io adesso devo rincasare, e non mi piace lasciarla qui da sola al buio.”

“Suvvia, non si preoccupi. Domani mi ritroverà qui sana e salva, troverò una soluzione.”

“Se le dovesse succedere qualcosa, mi sentirei in colpa.” insistette.

“Marco, lei così mi offende. Me la caverò, glielo posso assicurare.”

Mentre lo guardavo allontanarsi, pensavo a dove avrei potuto dormire per quella notte. Mi sedetti su una panchina di pietra improvvisata al ciglio della strada con il mento poggiato sulle mani e aspettai che facesse notte. Ero esausta e quando il cielo fu quasi del tutto tinto di nero, mi addormentai.

Il rumore di una carrozza mi risvegliò dal mio sonno: la luna era sospesa in cielo e illuminava lo scenario davanti a me: mio padre stava scendendo da una carrozza ferma in cui erano seduti Alberto e suo padre.

Libertà finita.

“Padre...” mormorai ancora stordita dal sonno.

“Ti sei ribellata alla mia parola, mi hai disubbidito! Sciocca! Sei scappata di casa, e io non so più che cosa fare con te! Le ragazze perbene non si comportano così!” gridò mio padre dandomi uno schiaffo.

Le lacrime tornarono a inondare i miei occhi.

“E adesso alzati, non farmi perdere tempo!”

Mi alzai e mio padre mi spinse fino alla carrozza.

Mentre tornavamo a casa, ero accecata dall'ira.

Se non sarei sfuggita a quel maledetto matrimonio da viva, ci sarei sfuggita da morta.

Avevo deciso: il giorno del mio matrimonio sarebbe stato anche il giorno del mio funerale.

 

 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Soul Mancini