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Autore: Lady Lara    05/05/2019    3 recensioni
Tratto dall'incipit.
“Mi dispiace … mi dispiace veramente … ma il mio cuore deve restare di ghiaccio!”
La sua mente se ne stava facendo una convinzione e stava alzando dei muri spessi intorno a quel cuore. Ne aveva bisogno perché … perché quegli occhi verdi e quelle labbra di ciliegia, erano riusciti a scalfire quel ghiaccio irrimediabilmente!
Una giovanissima Emma Swan, studentessa universitaria, incontra "casualmente" un giovane che sconvolgerà la sua vita e la condizionerà nelle sue scelte professionali e sentimentali. Il destino è spesso crudele e la vita lascia traumi difficili da superare. L'amore a volte può essere un trauma, specialmente quando ti viene strappato agli albori, quando le speranze sono tante e i sentimenti sono potenti ma, una nuova possibilità fa risorgere la fenice dalle sue ceneri. Emma si chiederà come si è potuta ingannare e innamorare in breve così profondamente. Dovrà lavorare duramente su se stessa per erigere i muri che la proteggeranno, ma se la fenice risorgerà dalle sue ceneri? Sboccerà ancora l'amore? Sarà Emma la fenice? O sarà il bellissimo uomo misterioso che, da un quadro visto in un museo, tormenta i suoi sogni con i suoi magnetici occhi azzurri?
Genere: Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 55


                                                                                                                 Risvegli drammatici                                                                                                
 
 
Il primo pensiero di Emma, appena Killian la riaccompagnò nel suo appartamento, fu quello di fare una doccia e prepararsi per la serata che l’attendeva con lui.
Lasciar scorrere l’acqua sul proprio corpo, non era solo rigenerante e utile per togliersi di dosso il sudore della corsa e dell’angoscia provata durante l’operazione svolta poche ore prima. Sembrava che, con il bagnoschiuma, scorressero via dalla sua pelle anche i cattivi pensieri, lasciando spazio solo a quelli dolci e romantici che per lei si riferivano tutti al suo amato Killian Jones.
 
Sorrise a ricordare l’opinione di Lorna sul lavarsi con la doccia e si chiese chissà come stesse veramente?
Mentre era stata nel rifugio di Captain Hook, poco prima, aveva cercato di chiamarla per farle sapere del lavoro, i giorni prima non ci era riuscita, ma Lorna non aveva il cellulare acceso.
La Stone era una vera fanatica della doccia, la usava come forma autoterapeutica, massaggiandosi con essenze da aromaterapia. La cosa, da quello che le aveva confidato Lorna, l’aiutava a rilassarsi dopo una giornata delle sue e inoltre le conferiva quel soave profumo che la circondava, e si muoveva con lei, ogni volta che camminava tra la gente. Sicuramente quel suo profumo piaceva particolarmente a Sebastian Jefferson! Emma aveva notato in varie occasioni che lui inspirasse avidamente quando era vicino alla sua Lorna. Che fosse terapeutico anche per lui?!
Emma non poteva credere che la sua mentore, e ora Capo Dipartimento, sprigionasse la sua aura positiva anche grazie al profumo che emanava. In un’altra occasione le aveva detto che l’odore che si emana dice molto della persona, come psicologa e profiler lo doveva sapere e tenere di conto. Le aveva fatto notare che ogni essere umano possiede un suo odore, come gli animali in genere, ma rispetto agli animali l’essere umano lo modifica con profumi e aromi, in modo consapevole.
Emma aveva riflettuto su quello che aveva ascoltato attentamente e aveva risposto a Lorna che probabilmente l’odore personale influenzava anche l’aroma aggiunto. Lorna le aveva sorriso e aveva annuito.
 
– Vero Emma! Io e te potremmo mettere lo stesso profumo, ma risulterebbe diverso su ognuna di noi, lo stesso per gli altri. Ricordati che è la parte più arcaica del nostro cervello che risponde allo stimolo dell’odore. Quindi la parte più istintiva. Anche nell’attrazione fisica gli odori sono importanti. Fai caso per esempio, che se una persona non ti piace, probabilmente anche il suo odore, per quanto apparentemente gradevole, può risultarti nauseante. Dicasi il contrario per qualcuno che ti attrae sotto ogni punto di vista. Il suo odore, che magari è fastidioso per altri, a te può scatenare ulteriormente il desiderio sessuale … Sei arrossita Emma! Ti ho fatto venire in mente qualcuno in particolare?
 
Lorna l’aveva guardata maliziosamente e se  ripensava a quel momento, Emma arrossiva ancora adesso! Infatti, mentre la Stone parlava, lei si era resa conto che quanto stava dicendo le calzava come un guanto, riguardo alla sua attrazione per Kim.  In quel periodo ancora non aveva capito che Kim e Killian erano la stessa persona, ma che il suo odore le piacesse, sempre e comunque, era un dato di fatto! Anche quando avevano fatto la doccia insieme, usando lo stesso bagnoschiuma ordinario, lui aveva continuato ad emanare il suo profumo personale e lei doveva ammettere che le scatenasse la voglia di …
 
Si ritrovò ad essere eccitata sotto la doccia e a desiderare che Killian si sbrigasse a tornare a casa. Quasi quasi non le interessava nemmeno più di andare a cena fuori!
 
“ Sono totalmente drogata di Killian! Pensare che non volevo venirci in Irlanda e avevo intenzione di stargli alla larga! “
 
Continuava a pensarlo. Continuava a pensare ad ogni minuto trascorso con lui, dal suo arrivo nel rifugio segreto, ai momenti soli in quell’appartamento e sulla Jolly Roger. Quante emozioni aveva provato in quei tre giorni? Se era stata infastidita all’idea di rivederlo e dover lavorare con lui, ora ne era felice! Si erano ritrovati e lui, dopo le spiegazioni, le aveva detto esplicitamente, per la prima volta da quando lo conosceva, sia come Kim che come Killian, di amarla.
L’attrazione fisica che c’era tra di loro, così naturale, spontanea ed esplosiva, non era stato possibile fermarla! Avevano fatto l’amore ripetutamente in quei soli tre giorni, in modo talmente profondo e passionale, che Emma credeva non sarebbe riuscita a sopravvivere senza di lui tornando a Boston …
 
- Dio! Quando ci metti a tornare a casa Killian?!
 
Doveva darsi un contegno! Che diavolo le stava succedendo? Era così desiderosa di lui che gli sarebbe saltata addosso appena  avrebbe varcato la soglia?
Decisamente quella doccia le aveva tolto parecchio anche delle sue inibizioni! Forse con lo stesso metodo avrebbe ripreso anche il controllo di se stessa?
Decise di portare l’acqua da calda a fredda e, con il doccino puntato sul petto, si spruzzò l’acqua fredda, emettendo un urlo per la differenza improvvisa di temperatura. La pelle le si accapponò e si ritrovò con i capezzoli più duri di prima.
Sospirò rassegnata e uscì dalla doccia avvolgendosi un asciugamano addosso, frizionandosi energicamente, evitando di pensare all’ultima volta che era stato Killian ad asciugarla usando al contrario gesti carezzevoli e sensuali.
 
Con ancora l’asciugamano avvolto addosso, si diresse nella camera degli ospiti. Non l’aveva usata quella stanza se non per porvi il trolley che ora era aperto sul letto.
Vi guardò dentro storcendo la bocca. Non aveva niente di speciale da mettere per la cena! Ovvio! Aveva portato due stracci pratici! Non era intenzionata a flirtare con Killian, figuriamoci ad andarci a cena fuori o peggio finirci a letto!
Ghignò tra sé e sé.
 
“Sono una bugiarda! Ammetto che era un modo per evitarmi tentazioni! Ma per fortuna le cose sono andate molto meglio di quello che pensavo!”
 
Rovistò nel trolley e tirò fuori l’unica camicia che non aveva ancora indossato. Era abbastanza elegante tutto sommato! Rosa salmone, con il collo e il bordo delle maniche, a tre quarti, plissettati. Con i pantaloni di lino blu andava benissimo. Poteva mettere anche la giacca della stessa stoffa dei pantaloni e i sandali alti. Stese tutto sul letto, restando a guardare con le braccia incrociate sul petto.
 
“Si! Va bene così! Ora pensiamo a trucco e parrucco!”
 
Tornò in bagno e, guardandosi allo specchio, si rese conto che il sole preso sulla Jolly Roger le aveva regalato un bel colorito dorato sul viso. Ringraziò mentalmente Killian per la sua provvidenziale crema protettiva e, pensando alla crema, non riuscì ad evitarsi di ricordare il sexy-momento in cui lui l’aveva massaggiata “per bene” con quella protezione.
 
“Possibile che ogni tuo gesto nei miei confronti, gentile e tenero diventi sempre così meravigliosamente sensuale?”
 
Ne voleva altri di quei momenti Emma! Ma quando sarebbero ricapitati? Il giorno dopo sarebbe ripartita …
Decise di usare solo del fluido idratante per illuminare la pelle del viso, una matita nera per contornare gli occhi e una passata di mascara per le ciglia. Per le labbra non doveva far nulla, avevano un bel colore naturale. Anche a Killian piacevano così! Spesso quando la baciava gliele mordicchiava, dicendole che fossero di “Ciliegia”.
 
Sorrise ancora pensandolo, mentre iniziava ad asciugare e ad abboccolare i suoi capelli dorati …
 
***
Killian aprì lo sportello della sua elegante Audi e si mise seduto al posto di guida. Si inarcò con la schiena verso la spalliera del sedile, stiracchiandosi per rilassare i muscoli dorsali. Aveva assistito all’interrogatorio di Paula con una certa tensione.
Interrogatorio! Si poteva definire tale? La donna si era cucite le labbra! Non aveva risposto a nessuna delle domande che i due agenti le avevano porto. Era rimasta fredda e impassibile, sembrava congelata!
Lui aveva assistito dietro lo specchio unidirezionale, convinto ad un certo punto che lei non avrebbe proferito parola di sorta. Improvvisamente, voltandosi verso lo specchio, Paula aveva guardato nella sua direzione come se lo vedesse e, spiazzando i due agenti e lui stesso, aveva detto:
 
- Killian lo so che sei lì dietro! Manda via questi due e vieni tu qui!
 
I due agenti dell’Interpol erano usciti e gli avevano chiesto se voleva provare lui a farle tirare fuori una confessione. Aveva annuito ed era entrato, sedendosi sicuro di sé e con un cipiglio insofferente al tavolino, davanti a Paula.
 
– Sono qui Paula!
 
Lei aveva uno sguardo stranamente triste e Killian aveva sorriso ironicamente. Se voleva mostrarsi pentita non le avrebbe creduto nemmeno se scendeva il suo santo protettore dal Paradiso, sempre se ne avesse avuto uno lì, piuttosto che un demone dall’Inferno!
 
-  Chiudi il microfono per favore!
 
 Sollevando un sopracciglio infastidito,  si era alzato e l’aveva accontentata. Al limite la confessione l’avrebbe messa al verbale e fatta firmare. Si rimise seduto davanti a lei.
 
– Cosa pensi di me Killian?
 
Quella domanda si che lo aveva sorpreso!
 
– Cosa dovrei pensare secondo te Paula?!
– Te lo sto chiedendo Killian!
– Penso che tu sia una donna dall’anima nera Paula! Un’assassina senza scrupoli! Un pericolo per l’umanità intera! Hai ucciso gente direttamente con le tue stesse mani e chissà quanti attraverso la droga! Non solo sei la moglie di uno dei maggiori narcotrafficanti al mondo! Sei il suo chimico e il vero cervello dei suoi traffici!
 
L’aveva vista sorridere mestamente e abbassare gli occhi grandi e scuri, con le lunghe ciglia nere che ombreggiavano gli zigomi. Non portava più il trucco per apparire più vecchia. Gli agenti l’avevano fatta pulire, prima di farle le foto per le schede segnaletiche e prenderle le impronte digitali. Dopo pochi secondi aveva rialzato lo sguardo puntando gli occhi nei suoi e gli aveva sorriso dolcemente.
Killian aveva dovuto ammettere a sé stesso che fosse una vera bellezza bruna.
 
“Bella … seducente e letale!”
– Cosa stai pensando di me adesso? Al di fuori dei crimini che mi attribuisci!
 
Si era permesso d’essere sincero.
 
– Penso che tu sia una delle donne più belle che io abbia incontrato in vita mia! Bella, intelligente, affascinante! Tutto quello che in apparenza farebbe capitolare un uomo! Tu lo sai bene di esserlo! Usi il tuo fascino proprio per irretire nella tua tela! Hai cercato di farlo anche con me, fin dall’inizio!
– A quanto pare non è così efficace come tu dici il mio fascino!
 
Killian aveva sorriso ironicamente. Dove voleva arrivare quella manipolatrice?
 
– Io sono un agente addestrato Paula!
– Si … l’agente dal “Cuore di ghiaccio”!
 
Questa volta pure era riuscita a sorprenderlo. Come sapeva di quel nomignolo che gli avevano affibbiato? Dove aveva preso informazioni? Il primo pusher ucciso? Probabile! Da quell’informatore era conosciuto con quello di nickname!
 
– Come ha fatto Emma a scioglierti il cuore Killian? Non è più bella di me!
– Era a lei che volevi arrivare Paula?
– So che ti sei innamorato di lei quando eri Kim Steward …
 
Questa volta non si era sorpreso. Manguso le aveva rivelato notizie su Kim ed Emma.
 
– Eppure come agente ben addestrato non avresti dovuto!
“Touchè!”
– Un peccato che lei ora sia fidanzata con Neal e lo sposerà presto!
– Sono affari suoi, né miei , né tuoi Paula! Che centra con la tua confessione?
– Cosa ti piace in lei che non trovi in me Killian?
– Non è la bellezza che si ama in una persona! Non quella esterna almeno! Devi ammettere Paula, che per quello la differenza tra te ed Emma è certa! Lei non farebbe male ad una mosca, è un’anima pura!
– Cosa sai di me Killian?! Cosa sai della bambina che sono stata?! La mia famiglia moriva di fame in Colombia! Io ho dovuto crescere in fretta e le mie sole ricchezze erano l’intelligenza e la bellezza! Che ne sai della mia anima pura perduta?! I miei genitori riuscirono a farmi studiare grazie ad un benefattore. Scoprii solo dopo la Laurea in Chimica che quel benefattore fosse Antonio Santa Cruz! Si era innamorato della mia bellezza e mi aveva osservato fin da quando avevo sedici anni. Non sapevo che mi proteggesse da tutti quelli che si avvicinavano a me! Mi voleva solo per sé già allora, nonostante gli oltre vent’anni di differenza d’età! Mi chiese di sposarlo dopo l’università …
- E tu naturalmente hai accettato!
 
Paula lo aveva guardato furente.
 
– Cosa altro potevo fare secondo te?! Con un uomo potente come Antonio pensi che rifiutandolo sarei sopravvissuta?! Certo che lo sposai! Lo sposai e lui si accorse di quanto fossi intelligente e in gamba! La bellezza può stancare! Con i suoi soldi Antonio avrebbe potuto avere cento altre donne! Io mi resi indispensabile sotto tutti i punti di vista! Misi a frutto tutte le mie potenzialità! Lui non poteva più fare a meno di me! Mi amava in modo morboso! Era ossessionato che io potessi tradirlo e lasciarlo! Sei l’unico con il quale lo avrei fatto! Ero convinta che fossi dei nostri quando sono venuta da te in albergo! Con il tempo mi ero affezionata ad Antonio, ma quello non era amore …
- Perché mi stai dicendo queste cose Paula? Vuoi giustificarti per i tuoi atti scellerati?
 – Non sto cercando scuse e giustificazioni Killian! Voglio solo farti capire che un’anima pura come quella che avevo, ha dovuto sopravvivere a se stessa scegliendo di stare dalla parte del più forte!
– Sei diventata tu il male Paula! Ti ho vista con quanta crudeltà hai trattato Eloise Gardener quella sera di Galà alla Mesa  De Yamby! Appena si reggeva in piedi quella poveretta! Non hai avuto un briciolo di pietà!
 
Paula era ridiventata fredda e distaccata.
 
– Confessa i tuoi crimini Paula e cerca di collaborare! Ne avrai una riduzione della pena!
 
Questa volta Paula rise sonoramente.
 
– Killian, tesoro! Non offendere la mia intelligenza! Mi hai detto come mi vedi all’inizio! Pensi che qualsiasi corte diventi più clemente pensando le stesse cose che pensi tu? Non raccontarmi questa storiella Capitano! … Io non ho nulla da confessare!
– Allora abbiamo finito di parlare io e te!
– Ami ancora la tua Emma?
 
Che centrava ora questo? Non si era aspettato quella domanda.
 
– Non rispondi per proteggerti o per proteggerla?
– Non devo proteggere nessuno dei due al momento!
– Si … tu l’ami! La ami e vuoi il suo bene! Anche se fosse sposare Neal!
 
Killian ricordava di aver stretto la mascella, indignato.
Era vero! Se il bene di Emma fosse stato sposare Neal l’avrebbe lasciata fare, nonostante i frantumi in cui si sarebbe trasformato il suo cuore.
 
– Questo è il vero amore … ora lo conosco anche io Killian! L’amore supera l’odio e ti impedisce di fare del male a chi ami …
- Dal tuo pulpito non mi aspetterei questo sermone Paula!
– Lo so Killian! Tutto è contro di me, ma stranamente sono felice di non essere riuscita ad uccidere né Emma né te. Ti auguro di poterla avere al tuo fianco e di essere felici …
- Un augurio Paula?! Dovrei crederci?!
– Si … puoi crederci  Killian … perché ora so cosa significa amare qualcuno più di se stessi!
 
Erano lacrime quelle che avevano riempito gli occhi di Paula? Aveva recitato per commuoverlo? Poteva essere anche un’attrice da Oscar, ma ormai per lei non c’era nulla da fare. La sua unica fortuna era che né in Irlanda né negli Stati dove aveva agito ci fosse la pena di morte. Avrebbe passato il resto dei suoi giorni in galera.
Nonostante lo meritasse, Killian non ne aveva sentito  nessuna soddisfazione. Poi l’aveva vista rivolgergli un’espressione ansiosa, con una domanda sulle labbra. Era stanco dei giochetti di Paula e si era voltato per andar via, ma lei lo aveva richiamato con tono supplice.
 
– Aspetta … un’ultima cosa …
- Che vuoi ancora Paula?!
 
Il suo tono di risposta era stato chiaramente infastidito.
 
– Se mi avessi incontrato prima di diventare Paula Santa Cruz … pensi che avresti potuto amarmi?
 
Non aveva capito il senso di quella domanda, il suo perché. Era rimasto pensieroso e aveva cercato di vederla solo come una donna innocente, ma pensando all’innocenza gli erano tornati in mente gli occhi di Emma. Paula non era la stessa cosa, nonostante la sua travolgente bellezza. Aveva preferito darle una risposta non risposta, lasciarla nelle sue ipotesi illusorie.
 
– Questa è una domanda che non ha ragione d’ essere, né di avere una risposta Paula!
 
L’aveva lasciata in quella stanza e dopo che fu uscito erano rientrati i due agenti dell’Interpol. Dallo specchio unidirezionale l’aveva vista asciugarsi velocemente una lacrima e ritornare inespressiva davanti ai due uomini.
Non era rimasto oltre e pensando ad Emma, sola nel suo appartamento ad attenderlo per la cena, aveva raggiunto l’auto. Voleva solo Emma nel suo pensiero, ma si era reso conto che Paula, con le sue domande, era riuscita a turbarlo. Non si spiegava il perché e mentre guidava nel traffico per tornare dalla sua amata, decise che ne avrebbe parlato con lei.
 
***
La serratura fece il suo scatto quando Killian inserì la chiave. Si chiese se Emma l’avesse sentito, ma preferì chiamarla.
 
– Emma? Sono tornato!
– Amore sono qui! Sono quasi pronta!
 
La voce di Emma era giunta dalla camera degli ospiti, la sentì allegra. Era curioso di vederla e si avvicinò alla porta semiaperta della stanza. Emma ne uscì in quel momento, vestita elegantemente, con i capelli meravigliosamente ondulati e quegli occhi da gatta che lo facevano impazzire. Gli buttò impetuosamente le braccia al collo baciandolo. Lui l’abbracciò alla vita e si ritrovarono lei con la schiena arcuata all’indietro e Killian piegato verso di lei, a baciarsi come se non ci fosse un domani.
Fu Killian a distaccare per primo le labbra da quelle di lei, riportandola dritta in piedi, sorridendole felice e inspirando il suo profumo, affondando il viso tra i suoi capelli, verso l’orecchio.
 
– Mmm! Dio che buon odore hai Emma!
 
A lei venne da ridere, ritornando ai pensieri che aveva avuto in precedenza in proposito. Non aveva messo profumi, quindi quello che sentiva Killian era il suo odore naturale ed era felice che gli piacesse. Lui era leggermente sudato, ma questo accentuava soltanto il suo odore tipico e a lei faceva un effetto non indifferente.
 
– Anche tu hai un buon odore!
 
Killian aveva riso.
 
– Sono sudatissimo e bisognoso di una doccia! Non credo di avere un odore piacevole!
– Non credo sai? A me piaci anche così!
– Senti, senti! Eppure da quello che hai detto a Paula non mi trovi un granché!
 
Emma ridacchiò, memore di quanto avesse risposto alla Santa Cruz sedute al Joice Pub.
 
– Le ho mentito! Non volevo farle sapere oltre dei miei sentimenti per te!
 
Killian iniziò a solleticarla sui fianchi, stringendola dipiù.
 
– E sentiamo un po’ quali sarebbero questi sentimenti per me, mia bella Dottoressa Swan?
– No, no così non vale!
– Vale e come!
 
Emma rideva per il solletico.
 
– Non ho intenzione di parlare sotto tortura! Non ti dirò niente!
 
Lui la lasciò improvvisamente ed Emma si rimise in ordine, si portò indietro i capelli scompigliati, guardandolo dritto negli occhi e sorridendogli. Lui la guardava enigmatico senza dir nulla.
 
– Che c’è Killian?
 
Le sorrise tenero.
 
– Sei meravigliosa Emma e ti amo con tutto me stesso!
– Anch’io ti amo … lo sai!
 
Si avventò lui sulle sue labbra ora e la spinse contro il muro della stanza degli ospiti, tenendole racchiusa con la mano destra la guancia morbida e il braccio sinistro a cingerle la vita. Fu un lungo momento di danza passionale tra le loro lingue intrecciate e si sciolsero ansimando. Restarono ancora un attimo con le fronti poggiate l’una all’altra.
 
– Ti ho promesso una cena nel miglior ristorante di Dublino e se non mi sbrigo a darmi una rinfrescata faremo tardi!
 
Lei gli accarezzo le guance ispide e gli regalò un altro piccolo bacio a stampo sulle labbra.
 
– Vai allora o ci verrà troppa fame!
 
Sul viso di Emma lui notò l’espressione maliziosa e capì a cosa si riferisse veramente, anche lei usava doppi sensi, stava imparando dal maestro?
 
***
Il Sophie’s at the Dean si trovava in Harcourt Steet, poco distante da Saint Patrick’s Cathedral. In linea retta, dall’appartamento di Killian, erano una ventina di minuti a piedi e con l’intento di mostrare una parte del centro della Capitale irlandese ad Emma, il Capitano decise con lei di arrivarci passeggiando. La serata era splendida e non eccessivamente calda. Killian si era preparato a tempo di record, sorprendendo Emma. Aveva indossato un completo leggero nero, con una camicia grigio scuro di un lucido perlato, lasciata con un paio di bottoni aperti. Era elegante nell’abbigliamento e nel portamento, Emma non poteva che ammirarne l’ innato fascino magnetico che emanava.
Camminando si ritrovarono davanti all’edificio a cinque piani del Dean Hotel. La struttura era piuttosto tipica. Emma notò la facciata in mattoncini rossi, le finestre con le inferriate in ferro, il portoncino con l’arco a tutto sesto, in ferro e vetro.
Killian la introdusse sicuro di se nell’ambiente, salutato dai camerieri molto cordiali. Lasciò pochi secondi Emma nella saletta d’aspetto e si diresse al banco per dire qualcosa al concierge. Quando tornò da lei, elegante e dinoccolato, con un sorriso splendido sul volto, lei perse un battito, ma lo accolse dandogli la mano che lui gli stava chiedendo porgendogli la sua. Con le dita intrecciate, lui la condusse verso l’ascensore. Emma non aveva immaginato che il ristorante si trovasse al quinto piano e rimase piacevolmente sorpresa nel vedere le vaste vetrate che si affacciavano, torno, torno, sulla città illuminata. Uno dei camerieri, gentilissimo, li accompagnò al tavolo che Killian aveva prenotato dal suo ufficio. Ogni tavolo aveva il suo spazio racchiuso, con sedili in similpelle matelasser beige, posti lungo la parete a vetrata. Seduta comodamente, con Killian difronte a lei, Emma allungava il collo per sbirciare al di sotto delle vetrate, affascinata dal paesaggio urbano della Capitale.
 
– Ti piace qui?
 
Killian la guardava sorridendo e sicuro della risposta di Emma, vedeva infatti il suo entusiasmo.
 
– Oh Killian! Si! Bello qui su! Così romantico!
 
Gli occhi di Emma brillavano per lui e per la gioia. Nulla più che il vederla felice poteva rendere soddisfatto Killian e lui ricambiò il suo sorriso raggiante, intrecciando ambedue le mani con quelle di Emma sulla superficie del tavolo.
Il cameriere portò i menù e quando Emma lesse emise un gridolino di gioia.
 
– Dio mio Killian! Qui cucinano pure italiano oltre tipicamente irlandese!
– Verissimo Love!
– Non posso crederci! Fanno la pizza!!
 
Killian conosceva i gusti di Emma. Erano stati a cena fuori solo una volta nei due mesi che si erano frequentati all’inizio della loro conoscenza e l’aveva portata in un ristorante italiano di Boston.
 
– Ricordavo la tua passione per il cibo italiano! Qui cucinano molto bene e hanno menù per tutti i gusti. Cosa vuoi mangiare?
 
Emma scorse la lista e avrebbe voluto assaggiare di tutto.
 
– Tu che consigli della tua cucina irlandese?
– L’angus di sicuro! Ma se prendiamo anche una pizza Margherita la condividiamo, che ne dici?
– Perfetto! Angus, insalata mista e pizza!
 
Killian richiamò il cameriere e ordinò, facendo aggiungere anche un Lambrusco italiano.
 
Durante l’attesa Emma gli chiese dell’interrogatorio e Killian inizialmente fu un po’ reticente. Non gli andava di parlare di Paula Santa Cruz in quel momento, ma visto che lei insisteva, gli raccontò di cosa era accaduto e della strana conversazione avuta con Paula.
 
– Mi ha dato fastidio quel suo modo di insistere su di te, sui miei sentimenti per te, sul fatto che tu sia fidanzata con Neal …
- Glielo avevo detto per proteggere “noi” Killian!
– Devi chiudere con lui! Non sopporto l’idea che tu e lui …
- Killian! Credevo avessimo superato questo punto! Non stavamo insieme io e te!
– Si, si! Scusami! Ma lei mi ha rimesso davanti la cosa e mi ha dato fastidio …
- Da quello che mi hai raccontato lei era interessata ad altro, non a me in particolare!
– Che vuoi dire? Io non ho capito a cosa le serviva tutto quel discorso sull’amore vero eccetera!
 
Emma aveva emesso un sottile sospiro.
 
– Anche gli uomini più intelligenti hanno le loro ottusità …
- Grazie Love! Mi rincuora il tuo giudizio!
 
Emma rise divertita alla sua espressione facciale buffa e fintamente indignata.
 
– Possibile tu non abbia capito che ti stava dichiarando di essere innamorata di te e voleva sapere se avesse mai avuto una piccola possibilità di essere ricambiata? A quello le serviva il confronto con me, visto che sia convinta che tu mi ami!
– Io ti amo veramente Emma! E per quanto lei possa essere bella e attraente non la cambierei con te!
 
La guardò intensamente e le strinse le mani tra le sue, poi non togliendo il contatto tra i loro occhi aggiunse:
 
- Non cambierei nessun’altra con te Emma!
 
Lei si emozionò a quelle parole e a quello sguardo, ma non riuscì a rispondere nulla, il cameriere era arrivato con i piatti ordinati e la presentazione valeva i complimenti dei due giovani.
 
Iniziarono a mangiare, accorgendosi di avere entrambi un bell’appetito. La pizza era tagliata in quattro tranci e Emma mangiò il primo con gusto. Killian aveva interrotto il pasto per guardarla divertito. Lei nemmeno ci aveva fatto caso. Stava mangiando golosamente, emettendo dei mugolii di piacere nel gustare la mozzarella filante e leccandosi le labbra inconsapevolmente. A Killian sembrava una ragazzina con gli angoli della bocca con qualche macchia di pomodoro. Emma intanto aveva attaccato il secondo trancio di pizza e Killian pensò di lasciarle anche la sua parte. Da quello che vedeva doveva essere particolarmente buona e voleva che Emma ne godesse a volontà. Ad un certo punto, ancora mugolando di piacere, Emma si accorse che lui la guardava senza mangiare. La sua espressione sgomenta e leggermente imbarazzata fece tenerezza a Killian.
 
– Perché non stai mangiando?
 
Aveva gli occhioni verdi perplessi e a Killian sembrarono più innocenti del solito.
 
– Ti sto guardando! Sei uno spettacolo lo sai?
 
In imbarazzo lei si pulì velocemente la bocca con il tovagliolo, pensando di essersi sbrodolata come una stupida.
 
– Sono sporca di salsa?
– Ma no!
– Allora?
Killian le si avvicinò con la testa sporgendosi sul tavolo, guardandola maliziosamente e le disse a bassa voce.
 
– Swan … non so se preferisci me o la pizza!
– Che?!
– Stai mugolando di piacere come quando fai l’amore con me!
 
Emma si guardò intorno velocemente con gli occhi sgranati e in tremendo imbarazzo. Era arrossita fino alla punta dei capelli. Che avevano pensato gli altri pochi clienti presenti quella sera? Era stata tanto rumorosa? Stava scherzando Killian? Di sicuro ora stava ridendo divertito! Lo fulminò con lo sguardo e lui si avvicinò facendole una carezza sul viso e un sorriso dolcissimo.
 
– Sei bellissima quando sei così spontanea e naturale! Mi piaci così lo sai?
 
Al lume di candela, posto sul lato del tavolo, gli occhi azzurri di Killian le parlavano della sua sincerità. Lui le prese la mano destra e la portò alle labbra, deponendovi un bacio affettuoso.
 
– Andiamo?
 
Avevano finito di mangiare, avevano bevuto un paio di bicchieri di Lambrusco, Emma non lo aveva mai assaggiato e il vino rosso italiano già le stava dando un calore lungo il collo e le guance. Sentì che scottasse, ma si sentiva anche leggera e aveva voglia di abbracciare Killian, di coccolarlo e lasciarsi coccolare. Annuì sorridendogli. Lui fece cenno al cameriere per il conto e appena saldato riscesero in strada. Nuovamente mano nella mano, passeggiarono sotto la luce dei lampioni, passarono davanti alla Cattedrale, Killian gliela descrisse come un intenditore, mostrandogli altri angoli caratteristici del centro storico. Mentre pian piano si riavvicinavano al suo appartamento, stringendosi l’uno all’altra, non riuscirono a stare senza avere un contatto con la loro pelle. Sotto un lampione Killian si fermò e la strinse a sé baciandola con passione. Era una zona molto tranquilla, pochi erano i passanti, Emma lo ricambiò con eguale ardore. Il bisogno di amarsi, essere soli e appartenersi, diventò più acceso. Si sciolsero a fatica da quell’abbraccio e Killian la riprese per mano, accelerando il passo verso la palazzina del suo appartamento.
 
***
In pochissimi minuti erano tornati e saliti in casa. Non avevano fatto in tempo a chiudersi dietro la porta. Si erano buttati nuovamente l’una nelle braccia dell’altro. Stavano bruciando di desiderio reciproco. Ruotando abbracciati e baciandosi ancora, come se ballassero un valzer, si ritrovarono a percorrere la grande sala del soggiorno, avvicinandosi alla camera di Killian. Mentre lui le teneva la testa con le dita tra i lunghi capelli, con l’altra mano le stava sbottonando la camicetta, percorrendo lo scollo plissettato e affrontando ogni piccolo bottoncino con maestria. Lei, senza staccare le labbra dalle sue, viaggiava con le mani sotto la sua giacca nera di cotone, accarezzandogli la schiena, sentendo sotto i polpastrelli la stoffa liscia della camicia e al di sotto i suoi muscoli tesi. Il bacio stava diventando più profondo e passionale, la mano di Killian era ormai su un seno di Emma, noncurante dell’ostacolo dato dal reggiseno, avendone spostato la coppa  e fatto svettare al di sopra il morbido monticello bianco.
Si chinò con le labbra ad impossessarsi del capezzolo turgido e sporgente, infiammato sempre di più dall’eccitazione e dal suo succhiare. Emma portò la testa in dietro, inarcandosi verso di lui a porgergli quelle morbide colline. La mano di Killian cambiò impazientemente direzione. Si diresse alla cerniera dei pantaloni di Emma, aprendola velocemente e insinuando le dita sicure e carezzevoli tra le pieghe già umide della sua intimità, stuzzicandone eroticamente il clitoride teso e provocandole ulteriore eccitazione. Lei non subì passivamente, bensì, con irruenza passionale, risollevò il viso di Killian, baciandolo sulla bocca, assaporandolo golosamente e portandogli freneticamente le dita alla cintura dei pantaloni, aprendoli del tutto per liberare e accarezzare la sua virilità  prorompente.
Lui la lasciò fare, mugolando di soddisfazione, e, riportandole le mani alla vita, la guidò verso il letto. Vi caddero sopra, in una pioggia di lunghi capelli dorati e risa. Le loro mani corsero veloci reciprocamente accarezzandosi, cercando spazi tra la stoffa che ancora li copriva impedendo il contatto della loro pelle. Killian fece volar via la propria giacca. Emma pensò ad aprirgli la camicia, accarezzandogli il petto villoso, mentre lui era con un ginocchio piegato sul letto, tra le sue gambe. Via la camicia grigio perlato di Killian, via i suoi pantaloni e l’intimo, uno scalciare ai pantaloni insieme alle scarpe senza calzini, poi il suo avventarsi sul seno di Emma, ricaduta sdraiata, ridendo per il solletico, sul copriletto di cotone verde. Le mani aperte di Killian le scorsero dalla stretta vita all’ampliarsi dei fianchi, tirandole giù in un colpo solo ciò che ancora la copriva e esponendola al suo sguardo adorante e alla sua bocca affamata di lei.
Nella loro passione e nel folle desiderio di appartenersi, sentivano finalmente il calore e la morbidezza della pelle di lei contro quella di lui, le mani possessive che reciprocamente stringevano la loro carne, quasi per fondersi definitivamente l’uno nell’altra, ruotando sul letto e prevaricando l’una sull’altro e viceversa, in una specie di lotta d’amore dove non c’era nessun vinto, ma solo due vincitori. I loro baci su tutto il corpo divennero di fuoco quando si posero sui loro punti più vulnerabili e sensibili, portandoli al massimo dell’eccitazione e desiderando entrambi di arrivare all’unione completa.
Emma ruotò sulla schiena, supina, con le braccia e le gambe aperte, inerme e accogliente. Lui la guardò, con gli occhi languidi e lucidi, ammaliato. Era così bianca, sinuosa, sensuale, calda, pronta per lui e la trovò bellissima, non meno di quanto lei trovasse lui, muscoloso, tonico, forte, eccitato all’inverosimile e lo desiderasse ancor di più, dimostrandoglielo afferrandolo e portandolo tra le sue gambe, premendogli i glutei verso di sé, possessivamente.
Non ci fu bisogno di altri incoraggiamenti per Killian, sapeva cosa lei volesse, poiché lo volevano entrambi. Sicuro del loro volere, la fece sua. Si unirono, così, ambedue  in fiamme, muovendosi come in una violenta tempesta di onde marine. Fu un amplesso di furiosa passione, continuando ad alternare la posizione sovrastante ora di Emma ora di Killian, con i capelli di lei che lo avvolgevano e contribuivano ad unirli, allacciati e avvinghiati in un gioco di braccia e gambe che non avrebbero voluto interrompere mai.
 
Non diedero un tempo al loro appartenersi. Non importava il tempo in quei momenti. Sapevano solo di amarsi e di desiderare di protrarre il loro amplesso il più a lungo possibile, ma nel momento in cui persero completamente la cognizione della realtà, sentendosi come al di fuori del mondo, come se oltre a loro, uniti in quella sensuale fusione, non esistesse nessun altro, gli sembrò di librarsi in volo, raggiungendo il tetto del mondo, fino a risolvere e ad esaurire il loro desiderio, ricadendo alla fine nella realtà, data dalla superficie disfatta di quel campo di battaglia che era diventato il letto a due piazze di Killian.
 
L’uno al fianco dell’altra, distesi come Adamo ed Eva, sul copriletto verde, simile al prato del Paradiso terrestre, si tennero per mano ancora ansimanti, sudati per il calore che avevano sprigionato in quella dolce tenzone. Si voltarono con i visi l’uno verso l’altra, unendo ancora i loro sguardi, meravigliati di quanto avessero provato, come se fosse nuovamente la loro prima volta e con la consapevolezza che fosse l’ultima prima di rivedersi a Boston.
Ancora palpitavano e, nonostante il calore che emanavano, erano percorsi da brividi, increduli.
Killian si sollevò verso di lei, guardandola dolcemente, occhi negli occhi, ancora ebri di piacere. Chiuse piano i suoi, avvicinandosi alle sue labbra schiuse e sorridenti. La baciò ancora, languidamente e lentamente.
 
– Grazie Love! Grazie per essere venuta da me! Grazie per tutto quello che hai fatto Emma! Grazie per essere ancora mia, nonostante tutto!
 
Lei non rispose a parole. Semplicemente lo fece ricadere sulla schiena, si sollevò per abbracciarlo, custodendolo teneramente tra le braccia e riprendendo lei a baciarlo nello stesso modo in cui aveva fatto lui. Poi scivolò al suo fianco, con la testa poggiata tra l’incavo del braccio di Killian e il suo torace. Appagati e ancora vicini, così si addormentarono, sereni e sicuri del loro amore reciproco.
 
***
Nonostante non fosse necessario, Emma si svegliò di buonora. Lasciò che Killian dormisse tranquillo, ancora nudo come era rimasto. Lo coprì con un lenzuolo, ma lui non se ne accorse nemmeno, per tanto profondamente dormisse. Nuda anche lei si diresse in bagno per fare una veloce doccia. Stette attenta a non bagnarsi i capelli e uscì alla fine dal bagno avvolta in un asciugamano. Evitando di far rumore, si diresse in cucina, sbirciando nella dispensa. Trovò zucchero e farina in uno dei pensili, mentre nel frigo c’era una certa abbondanza di uova e una bottiglia di latte. Velocemente fece un impasto liquido, preoccupata di non avere il lievito, ma sicura che battendo bene le uova  a spuma, i suoi pancakes sarebbero venuti bene in ogni caso.  Sapeva che a Killian piacessero e voleva fargli una sorpresa per l’ultima colazione insieme prima di partire. Aveva l’aereo per Boston alle 10,00 e lui l’avrebbe accompagnata all’aeroporto. Era ormai diventata piuttosto pratica a preparare quelle dorate frittelle. Le avrebbero condite con la marmellata ai frutti di bosco che aveva trovato nell’armadietto.
Spadellata con soddisfazione la prima frittella, ricresciuta adeguatamente, finì di cuocere il resto dell’impasto. Preparò il tavolo rotondo della cucina e, mentre si voltava verso il pensile per prendere la marmellata, sentì due braccia che l’avvolgevano alla vita, mentre le labbra di Killian le baciavano il collo sotto l’orecchio.
 
– Mmmh! Love non ci posso credere! Adoro i tuoi pancakes! Non speravo in questa sorpresa!
 
Lei gli ruotò tra le braccia per baciarlo sulle labbra. Killian aveva indossato i boxer e la teneva premuta contro il top della cucina.
 
– Già sveglio Capitano? Buongiorno! Pensavo di non aver fatto rumore!
– Il rumore non l’ho sentito infatti! Ma il profumino dolce si!
 
Con un dito lui cercò maliziosamente di spostarle verso il basso il bordo dell’asciugamano con il quale lei era ancora avvolta, cercando di accarezzarle i seni.
 – Tesoro! La colazione è pronta! Mettiti a tavola dai!
– Mmmh! I tuoi dolci sono sicuramente ottimi, ma io preferisco te a colazione, lo sai vero?
 
Emma sollevò le braccia verso il suo collo per baciarlo nuovamente e lui, questa volta con movimento più deciso, riuscì a farle cadere a terra l’asciugamano.
 
– Nooh!
– Oooh! Siiih!
 
Fu veloce a prenderla per i glutei e a sollevarla sul top della cucina, facendole aprire le gambe e ponendovisi nel mezzo. Lei non ebbe nessuna voglia di resistergli e iniziarono la colazione con quell’amplesso improvvisato, sensuale e, per quanto veloce, non meno soddisfacente dei precedenti.
 
– Lo sai che mi mancherai troppo Emma?
–Mmmh! Anche tu a me Killian!
 
Si sospirarono quell’ammissione mentre, muovendosi ritmicamente, raggiungevano insieme l’orgasmo, poi si abbracciarono ancora e baciarono teneramente.
 
- Fortuna che hai preparato i tuoi fantastici pancakes! Sono affamatissimo!
 
Lei ghignò maliziosamente.
 
– Hai bisogno di riprendere le forze mio Capitano!

Lui rise con lei, mentre Emma si riavvolgeva l’asciugamano.
***
 
La colazione non avrebbe potuto essere stata più soddisfacente di cosi. Sparecchiarono insieme il tavolo e Killian lavò lui le stoviglie, mentre Emma andò a vestirsi in camera.
Anche Killian doveva prepararsi e lei rimase ad aspettarlo nella camera da letto, finendo di sistemare il trolley. Ad un certo punto, avendo finito di preparare l’occorrente e risistemato il letto, le andarono gli occhi nella direzione delle tele poggiate all’angolo della parete. Ricordò di non averle viste tutte. Quelle viste erano incredibilmente belle, realistiche nell’immagine e nei colori. Si incuriosì e si diresse verso di esse. Tralasciò le prime che aveva visto e prese direttamente la seguente.
Rimase senza fiato. La depose sul letto e si portò la mano alla bocca.
 
– Love finisco di vestirmi, possiamo fare una passeggiata prima di andare all’aerop …
 
A Killian, morì la frase sulle labbra quando vide l’espressione di Emma.
 
– Eri anche lì Killian? Come è possibile che tu abbia dipinto in modo così simile questo quadro?!
 
Killian non riuscì a rispondere subito.
 
- Come potevi sapere che la mia camicia da notte durante il parto avesse questo colore? Anche nostro figlio è uguale a come lo ricordo!
 
Gli occhi di Emma erano pieni di lacrime al ricordo che il momento fissato sulla tela le aveva riportato alla memoria. Killian si avvicinò guardando la tela. Vi era l’immagine di Emma con il loro bambino neonato tra e braccia, il momento in cui l’ostetrica Zelina le aveva dato il piccino da attaccare al seno. L’immagine era di un realismo inquietante.
 
– Eri lì Killian! Eri tu l’infermiere che mi ha aiutato tenendomi la schiena!
– Emma … si! Ero lì con te amore! Non potevo lasciare che affrontassi la nascita di nostro figlio senza di me!
– Eri tu …
- Fu un’emozione grandissima Emma! E non potevo abbracciarti  come avrei voluto. Non potevo farmi riconoscere e la mascherina chirurgica che mi fece indossare il Dottore, mi avrebbe nascosto. Tu eri impegnata con le doglie e non stavi a far caso a me!
– Eppure quando mi tenevi sei riuscito a darmi sicurezza e coraggio Tesoro …
- Mi hai pure ringraziato quando ho portato nostro figlio fuori …
 
Al pensiero del piccino, Emma non aveva più resistito e le lacrime erano sgorgate dai suoi occhi. Killian l’abbracciò portandola sul suo petto.
 
– Oh! Killian! Non sai quando è stato tremendo vedere che toglievano la flebo … non ce l’aveva fatta, il suo cuoricino aveva smesso di battere!
 
Killian le prese il viso tra le mani, asciugando le lacrime e baciandole la fronte.
 
– Emma … Emma ti prego! Non piangere ora!
– Era da tanto che non piangevo per lui …
- Mi dispiace Emma! Mi dispiace tanto di averti fatto subire tutto questo dolore!
 
La frase di Killian fece scattare Emma. Tirò su con il naso.
 
– Cosa Killian? Che centra la morte di Henry con te? Tu non ne hai colpa …
- Emma … io … volevo dirti tutto sula Jolly Roger …
- Tutto cosa?!
 
Emma era ridiventata seria e si stava asciugando le guance del tutto con il dorso delle mani, staccandosi da Killian di due passi indietro.
 
– Ho chiesto a Nick di manomettere i comandi per aver del tempo per lavorare sul caso e per trovare il momento di dirti la verità!
 
Emma stava scuotendo la testa incredula. Aveva intuito giusto che Nick avesse qualcosa da nascondere e anche la sua sensazione su Killian  era altrettanto giusta!
 
– No Killian … No! Cosa hai fatto ancora?!! Cos’altro mi hai mantenuto nascosto?!! Non posso credere che tu abbia combinato qualcosa che abbia coinvolto … no! Questo no!!
– Emma, ti giuro volevo dirtelo, poi è arrivato all’improvviso Nick! Henry, nostro figlio, non è morto Emma! Questo volevo dirti! Dovevo fingere la sua morte! Era in pericolo e non potevo permettere che gli accadesse qualcosa di brutto. Né a lui né a te!
– Tu mi hai tolto mio figlio Killian! Nulla lo può giustificare! Mi hai fatto credere che fosse morto?! Hai fatto lo stesso che con Kim?! Dov’è il mio bambino?!!!
Emma stava prendendo a pugni sul petto Killian e lui non si difendeva nemmeno. Lei era furiosa e lui sapeva ne avesse tutte le ragioni.
 
– Rispondimi!!!
 
Emma era fuori di sé e lui la prese per i polsi cercando di farla calmare. Lei scalciò e si liberò, dandogli un pugno dritto nello stomaco, tanto da farlo piegare in due.
Emma si tirò indietro, tra lacrime e rabbia, rossa sulle guance e con i capelli scarmigliati.
 
Cosa si era aspettato lui? Lo sapeva che Emma non avrebbe reagito bene! Era per quello che aveva messo su con Nick la sceneggiata dell’avaria. Emma non avrebbe potuto fuggire dalla nave e lì le avrebbe spiegato con calma tutto.
 
– Dov’è Henry?!
– Sono stato costretto a darlo in adozione Emma!
 
Emma era ora impallidita. Un’adozione veniva spesso segretata. Difficile scoprire in quale famiglia fosse finito il piccino. Emma sembrava essersi spenta. Killian cercò di riabbracciarla.
 
– Love … Tesoro … fammi spiegare tutto!
 
Lei con uno strattone si liberò dalle sue braccia. Le labbra diventate una sottile linea rossa mentre gli sibilava contro di toglierle le mani di dosso.
 
– Non mi toccare Killian! Non voglio nemmeno vederti!

Emma si voltò di spalle, fece per prendere la sua tracolla, ma le sfuggì di mano cadendo. Era aperta e qualcosa ne uscì.  Si sentì un rumore metallico rimbalzare a terra. Killian vide un brillio sul pavimento. Anche Emma lo vide e si chinò a raccogliere l’anello di fidanzamento datole da Neal. Lo tenne tra l’indice e il pollice guardandolo, come ipnotizzata dai bagliori del brillante.
Killian sentì un brivido gelargli la schiena ancora nuda e vide la sua fine nell’espressione di Emma.
 
– Emma che fai?! No! Per favore aspetta! Devo dirti ancora altro!
– No Killian! Non posso sentire altro! Non ce la farei a tenermi in piedi e devo andarmene di qui!
– Ti prego aspetta! Ancora non è ora di andare all’aeroporto!
– Non ha importanza! Devo andare via da te … ora! Subito! Non posso restare con un uomo che mi mentirà ancora chissà per quante altre volte! Non posso sperare in una vita con te Killian!
 
Ancora con l’anello nella mano destra, Emma se lo rimise all’anulare sinistro. Killian capì e il suo sguardo si spense mentre sentiva il suo cuore andare in frantumi.
 
– Così alla fine stai seguendo il consiglio di tuo padre Emma: “Mai con un pirata” …
– Alla fine mio padre aveva ragione!
– Se è questo quello che vuoi veramente … spero che Neal sia il “Principe” che meriti Emma!
 
Con le braccia abbandonate lungo i fianchi, Killian tacque, guardando Emma che non lo degnava più di uno sguardo, mentre con la tracolla in spalla afferrava il manico del trolley e si avviava alla porta. Lui sperò che lei si voltasse e gli parlasse ancora, ma Emma non si voltò, ne proferì parola, aprì la porta e andò via chiudendola dietro di sé.
Killian non poteva credere a ciò che era successo, forse in cinque minuti. Ancora sentiva il suo sapore sulle labbra. Si erano amati fino a poco prima, dichiarandosi il loro amore e quanto si sarebbero mancati …
 
“Possibile che tutto sia finito cosi?! Maledizione! Dovevo nasconderli quei quadri! Non era il momento adatto per dirle di Henry! Non ha torto di aver reagito così!”
 
Da una parte Killian voleva correrle dietro, voleva fermarla, voleva dirle anche quello che ancora mancava del racconto su Henry, ma si rese conto che come lei stessa aveva detto, ora non era in grado di ascoltare altro.
Si avvicinò alla finestra che dava in strada. Scostò la tenda. Lei era lì fuori, con i jeans e la camicetta bianca, la mano sul trolley, ferma ad aspettare il primo taxy. Vide che un taxy si stava fermando. Emma disse qualcosa al tassista alla guida che aveva abbassato il finestrino. Sicuramente gli aveva chiesto di portarla all’aeroporto. Vide l’uomo scendere dall’auto, aprire il bagagliaio e sistemarvi il trolley di Emma. Lei salì sul sedile posteriore, l’autista si rimise alla guida e dopo una piccola manovra si rimise in gareggiata, partendo per l’aeroporto internazionale.
La mano di Killian gli ricadde lungo il fianco, abbandonando la tenda bianca che tornò al suo posto. Ruotò su se stesso, con lo sguardo vuoto di chi ha perso qualcosa d’importante.
Il cavalletto con l’ultima tela dipinta era ancora vicino alla finestra, coperto con un telo grigio. Si avvicinò mestamente ad esso e piano sollevò il telo. Guardò i visi sorridenti ritratti. Emma era come avrebbe voluta vederla sempre, felice e sorridente.
Aveva dipinto diversi quadri su di lei in quei tre anni, tutti riproducevano momenti vissuti. Avevano avuto uno scopo catartico per lui, lo avevano aiutato a stare senza di lei e dipingerli era stato un modo per chiederle perdono. Quell’ultimo quadro no.

“Love! Sono stato un idiota! Avrei potuto trovare una soluzione meno drastica per Henry? Il funerale non sarebbe stato realistico come è stato in realtà. Tu eri veramente disperata. Tutti hanno creduto che il piccolo fosse morto veramente. Le tue foto sui giornali che ho fatto pubblicare, hanno tolto dalla mente di Gold ogni intento nei tuoi confronti! Non è stato facile convincere l’ex marito di Lorna! Avresti dovuto guardare questo quadro …”
 
Quell’ultimo quadro non rappresentava momenti vissuti. No! Era semplicemente la trasposizione del desiderio più grande di Killian …
 
***
Ospedale centrale di Dublino
 
Aveva passato anche quella notte su una sedia, al capezzale del suo amico e collega Manuel Parrilla.

L’Agente Mulan Chang si era svegliata di soprassalto. Un rumore l’aveva destata. Aveva dormito e non era il suo intento. Era lì da più di tre giorni. Aveva dovuto chiamare il Comandante Shatneer per fargli sapere che sarebbe rimasta qualche altro giorno. Manuelito aveva dato segni di ripresa e i medici le avevano detto che poteva uscire dal coma da un momento all’altro. Non conoscevano i danni che avrebbe potuto aver riportato il giovane, ma la presenza di un volto amico, al suo risveglio, sarebbe stata utile per capirlo meglio.
Rialzandosi dalla sedia Mulan si era stiracchiata e aveva sbadigliato. Si era avvicinata a Manuel e lo aveva guardato in viso. Le onde cerebrali che si vedevano al monitor erano costanti, ormai aveva imparato a capirci qualcosa.
 
– Manuelito vorrei tanto che ti svegliassi! So che puoi farlo!
 
Si era ritirata su e aveva iniziato a camminare per la stanza senza far rumore, intenzionata ad andare a prendersi un caffè al distributore vicino alla medicheria, ma  improvvisamente aveva sentito una specie di gorgoglio provenire da Manuel e velocemente era tornata al suo capezzale.
Era rimasta felicemente meravigliata, Manuelito aveva aperto gli occhi!
 
– Manuel! Manuel! Mi riconosci? Riesci a parlare?
– Mm u laan …
- Si! Si, sono io amico mio! Chiamo il dottore!
 
L’entusiasmo l’aveva travolta e già stava alzandosi per correre a chiamare il medico.
 
– Nnn o ...
 
Manuel l’aveva presa per il braccio fermandola. Mulan non credeva che avrebbe potuto riuscirci. Ciò significava che almeno non avesse paralisi degli arti superiori.
 
– Il dottore deve sapere che ti sei svegliato Manuelito!
– Ddd o po …  Kk i lli a n …
– Killian sta bene non ti preoccupare!
– Nn o …
- Stai tranquillo Manuelito! Ho saputo ieri sera da Seb che hanno catturato il serial killer. La Santa Cruz è in gabbia ormai!
– Nn o … Ki lli an  è  i n  pe ri co lo …




Angolo dell'autrice

Buonasera a tutti, meglio buonanotte credo!
Che ne dite di cosa sta succedendo? Ebbene sì! Il piccolo Henry è vivo e vegeto, ma non sarà facile ritrovarlo. Killian è rimasto solo soletto e da quanto dice Manuelito, che si è risvegliato dal coma, ancora è in pericolo. Sarà cosi?
Fate le vostre ipotesi se volete. Io intanto ringrazio le numerose persone che leggono e chi commenta, oltre a tutti coloro che hanno inserio nelle varie categorie la storia. 
Auguro a tutti una buona settimana.

 Lara
   
 
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