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Autore: heliodor    06/05/2019    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Le parole giuste
 
"Oren, cerca di ascoltarmi" disse Deliza prendendolo da parte. "È importante che tu capisca che non è per crudeltà se te lo sto dicendo."
"Ma sta bene" protestò Oren. "È solo un po' stanca per la ferita."
"Sì" disse Deliza. "E tra poco le verrà la febbre, solo che non andrà via. Poi si sentirà così stanca da doversi stendere e non si rialzerà più. E dopo verrà la parte peggiore, il delirio e le urla di sofferenza. Vuoi che subisca tutto questo?"
Oren non riuscì a guardarla negli occhi. "No" disse dopo qualche istante. "Ma non è certo che si ammali, vero?"
"Non è una malattia, ma una maledizione. Ed è molto potente."
"Quello che è" disse Oren. "Non sei sicura, vero?"
Deliza scrollò le spalle.
"Allora non devi toccarla."
"Oren..."
"Prometti" disse lui con tono perentorio.
"Te lo prometto, ma non posso farlo anche per lord Vamyr e i suoi uomini. Se decidono di eliminarla, potrò fare ben poco."
"Dovranno vedersela con me se ci provano."
"Non credo che saresti un problema."
"Ho imparato molto nelle ultime Lune. Non mi sottovalutare" disse Oren con orgoglio.
Deliza sorrise. "Lo so, lo vedo. Sembri anche più alto. E sei sempre carino. Sei ancora innamorato di quella principessa? Ho saputo che non si è sposata con Vyncent, no? Quindi è ancora libera."
"Le cose non sono stanno proprio così" disse Oren affranto al ricordo di quello che era successo a Valonde.
"Adesso devo andare" disse Deliza guardando altrove.
Oren la seguì con lo sguardo e incrociò quello di lord Vamyr. L'uomo, il mantello viola e nero appena mosso dal vento, sostava sull'orlo di un burrone e guardava di sotto.
Si erano accampati sulla cima di una montagnola sul fianco di una collina. Da lassù potevano controllare il sentiero sottostante, un serpente che si attorcigliava attorno alla montagna. Quella era l'unica via per raggiungere il posto dove si erano accampati.
Da lì si poteva vedere il Castello delle Ombre o almeno una sua parte. La torre erosa dal tempo che svettava sopra le mura e poco altro era visibile.
Il resto era celato alla loro vista e, a giudicare dal racconto di Roge, era meglio così.
Il principe di Valonde li aveva seguiti con riluttanza fino a quel rifugio. Sembrava distrutto da quello che aveva vissuto al castello.
Oren non sapeva dargli torto. Trovarsi circondato da quelle orribili creature non era piacevole.
Lui aveva provato due volte la stessa esperienza e tremava al pensiero di ripeterla. Non lo biasimava per aver cercato di fuggire nel bel mezzo della lotta.
Invece non riusciva a perdonarlo per quello che aveva fatto a lui e Joyce.
"Ti dovrei uccidere" lo aveva minacciato.
Roge aveva allargato le braccia. "E allora fallo, su. Ma sbrigati, prima che vengano quei mostri a prenderci tutti."
"Qui non verranno" aveva risposto Oren. "Lord Vamyr e i suoi uomini ci proteggeranno."
Roge aveva ghignato. "Lui non potrà fare proprio niente. I rianimati sono inarrestabili. Li colpisci e si rialzano."
"Non se gli tagli la testa."
"Buono a sapersi" aveva risposto Roge. "Allora allenati a tagliare teste."
Oren lo aveva fatto. Nei due giorni seguenti si era procurato dei rami abbastanza spessi e aveva cercato di tagliarli in due con un colpo netto. Due volte su tre la spada si incastrava nel legno e doveva faticare per liberarla. Ancora peggio se doveva dare due colpi. Non riusciva a farlo con meno di tre o quattro. Quanto ci avrebbe messo un rianimato a colpirlo alle spalle, mentre lui cercava di liberare la spada dal collo di un suo simile?
Troppo, si disse.
Nei romanzi d'avventura l'eroe non aveva alcun problema a decapitare con un sol colpo nemici e mostri ben più grossi e persino draghi.
"Lo stai facendo nel modo sbagliato" gli aveva detto Shani quando era andato a trovarla.
La ragazza era stata sistemata in una tenda e le era stato dato un giaciglio con delle pelli per proteggerla dal freddo.
Oren si era seduto accanto a lei cercando di evitarne lo sguardo. La pelle di Shani era pallida e gli occhi cerchiati di nero. La sua espressione tradiva la sofferenza che doveva provare ma che lei cercava di nascondere.
"Fammi vedere la ferita" le aveva detto.
"Perché?"
"Devo cambiare la benda."
"La cambio io. Non devi toccarla o potresti ammalarti anche tu."
"Non sei malata" l'aveva rimproverata Oren. "Scusa, non volevo alzare la voce."
Shani aveva annuito. "Non trattarmi come se non sapessi cosa mi sta accadendo. La tua amica è venuta a farmi un discorso mentre eri via."
"Cosa ti ha detto Deliza?" aveva chiesto Oren allarmato.
Shani aveva scrollato le spalle. "Niente di importante. Si è solo offerta di uccidermi. Non ti farò soffrire, te lo prometto, mi ha detto. È stata molto convincente."
Oren aveva fatto per alzarsi. "Non aveva il diritto di dirti certe cose. Ora vado a dirglielo."
Shani lo aveva trattenuto per un braccio. "Fermo, aspetta."
"Non doveva."
"Sì invece" aveva detto la ragazza. "Ora calmati e ascolta."
Oren era tornato a sedersi.
"Deliza ha ragione. Potrei diventare un pericolo per tutti voi" aveva detto Shani.
"Non accadrà."
"Non puoi impedirlo. Nessuno può."
"Se sei malata troveremo una cura."
"È proprio di questo che volevo parlarti."
Oren si era fatto attento.
"Deliza mi ha detto che quel lord Vamyr intende attaccare il castello."
"È da due giorni che sta studiando il sentiero" aveva risposto Oren. Aveva visto i cavalieri partire e tornare più volte e poi riunirsi nella tenda di Vamyr per fargli rapporto.
"Prima che l'attacco abbia luogo, voglio che tu te ne vada."
Ore l'aveva guardata incredulo. "Non fuggirò per salvarmi."
"Devi."
"Perché? Vamyr e i suoi sono in grado di distruggere i rianimati."
"Oren, tu li hai visti combattere. I poteri sono quasi del tutto inutili contro quei mostri. Per eliminarli servono spade e scudi. Molti più di quanto ne abbia qui lord Vamyr."
"Se lui decide di attaccare lo farà perché pensa di vincere."
Shani aveva scosso la testa. "Non so perché lo faccia, ma perderà se affronta i rianimati in campo aperto. Forse se avesse tre o quattro volte le forze di cui dispone, potrebbe vincere, ma non è così."
"Non sappiamo in quanti siano nel castello" aveva obiettato Oren.
"Roge e Deliza lo sanno ed è probabile che Mirka e il suo alleato abbiano rianimato altri cadaveri. Potrebbero essere il doppio o il triplo. Molte decine in ogni caso."
"E allora che cosa dovremmo fare? Scappare e basta?" aveva chiesto lui irritato.
"Forse scappare è la cosa giusta da fare adesso" aveva risposto Shani. "Fuggire e riparare in un castello. Per fermare i rianimati sono più efficaci mura e fossati di scudi e dardi magici."
"L'unico castello nelle vicinanze è quello che Vamyr intende conquistare" aveva detto Oren alzandosi. "E io intendo andare con lui."
"Perché vuoi farti uccidere?"
"È l'unica possibilità che abbiamo per salvarti" aveva risposto Oren,
Shani si era accigliata.
"Deliza ha un piano" aveva detto con più calma Oren. "Lei pensa che per spezzare la maledizione basti uccidere lo stregone che ha rianimato i cadaveri. Se lo uccidiamo, la maledizione dovrebbe sparire come quelle consuete."
"Ti ha detto questo?"
Oren aveva annuito.
"Ti sta mentendo. Lo ha fatto solo per poterti portare con lei e avere un uomo in più da sacrificare in questa follia."
"Io credo che mi abbia detto la verità."
"Come fai a esserne sicuro?"
Oren le aveva sorriso. "Con me ha funzionato."
 
Deliza andò a prenderlo un paio d'ore prima che la sera scendesse. Iniziava a fare freddo e Oren aveva indossato la pelliccia datagli dai soldati di Vamyr.
"Il lord ci aspetta" disse Deliza.
"Credi che mi crederà?"
"Per ora vuole solo vederti."
Oren la seguì nella tenda di Vamyr. Lo stregone era in piedi e sembrava li stesse aspettando.
"Entrate" disse. Indicò dei bicchieri e una bottiglia piena di liquido ambrato. "Servitevi pure. Vi scalderà."
Deliza riempì i bicchieri e ne porse uno a Oren. Il liquido che gli scivolò in gola aveva un sapore aspro e sgradevole ma lo mandò giù lo stesso per non offendere l'ospite.
"Ora ditemi che cosa volete" disse Vamyr con tono brusco.
Deliza fece un passo avanti. "Oren e io vogliamo tentare una sortita."
Vamyr si accigliò. "Preferirei avere un mantello e una spada in più al momento dell'attacco."
"L'avrai" disse Deliza. "E se tutto andrà come speriamo, le perdite saranno molte meno di quelle che temi."
"Io non temo le perdite" disse Vamyr. "I miei uomini sono pronti a morire."
E tu lo sei? Si chiese Oren.
Vamyr sembrò leggergli nel pensiero. "Prima che me lo chiediate, guiderò di persona l'attacco."
"Non vogliamo mettere in dubbio il tuo coraggio" disse Deliza.
"Allora non fatelo" disse Vamyr duro. "L'attacco è per dopo domani all'alba. Non ci sarà Luna."
"Per i rianimati non farà alcuna differenza" disse Oren.
Vamyr gli rivolse un'occhiata severa. "Pensi di conoscere meglio di me cosa può o non può fare un rianimato?"
Oren fece per dire qualcosa ma Deliza lo trascinò via fuori dalla tenda.
"Hai rovinato tutto" disse la strega mentre si allontanavano.
"Io?" fece Oren sorpreso. "Hai parlato solo tu."
"Hai detto fin troppo" rispose lei. "Vamyr non è tipo da lasciar parlare un sottoposto, figuriamoci uno straniero."
"Io non combatto per lui."
"Ora sì."
Oren la fissò con aria di sfida.
"Che cosa credevi? Che ti avessimo salvato perché siamo i buoni delle storie d'avventura? Vamyr voleva abbandonarvi al vostro destino ma io ho gli ho detto che eri un abile guerriero e che potevi essere utile. Sei vivo solo per questo, non scordarlo."
Oren rimase in silenzio.
Deliza gli voltò le spalle e fece per allontanarsi.
Lui la raggiunse.
"Grazie" le disse.
Deliza sorrise. "È carino da parte tua dirmelo."
"Quindi dopo domani attaccheremo."
"Sì" disse la strega. "Ma noi ce ne andremo prima."
Oren quasi inciampò. "Dove?"
"Seguiremo il mio piano, che Vamyr lo voglia o meno."
"Perché?"
"È un buon piano e credo che funzionerà."
"Credi?"
Deliza scollò le spalle. "Credo. Roge dov'è?"
"L'ultima volta che l'ho visto era nella sua tenda, ma per quanto ne so potrebbe essere scappato."
"È ancora lì" disse Deliza. "Andiamo da lui. Devi aiutarmi."
"A fare cosa?"
"Convincerlo a portarci dentro la fortezza."
"Non ci riuscirai mai" disse Oren. Da giorni Roge ripeteva di non volersi nemmeno avvicinare a quel luogo e si era rifiutato di aiutare Vamyr nell'attacco.
Deliza sorrise. "Vedremo. Basterà usare le parole giuste."
Oren la seguì perplesso.

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