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Autore: heliodor    10/05/2019    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Esecuzione
 
L'inquisitore attraversò la piazza con sguardo soddisfatto. Dietro di lui, un corteo di soldati e stregoni procedeva trascinando un prigioniero in catene.
Arran, nascosto tra la folla, non aveva bisogno di guardarlo in viso. Sapeva già che quel volto pieno di sofferenza, sporco e pieno di lividi e sangue incrostato, apparteneva a Bel.
Il guerriero si trascinava su gambe incerte. Era scalzo e a ogni passo si lasciava dietro un'impronta di sangue che rimaneva sull'acciottolato.
Le mani erano bloccate da pesanti ceppi di metallo agganciati a una catena il cui capo opposto terminava dopo qualche metro nelle mani dell'inquisitore.
La gente urlava "Tzaro, Tzaro" al suo passaggio.
Tzaro, si disse Arran.
Aveva udito più volte quel nome da quando era in città. Molti ne parlavano, tanti lo ammiravano. Tutti lo temevano.
Davanti a una taverna aveva ascoltato le conversazioni degli avventori.
"Tzaro ci libererà da questa maledizione."
"Ho sentito dire che andrà a Luska per purificarla dopo che avrà terminato qui."
"Speriamo che uccida in fretta la maga o farà scappare via tutti gli stranieri."
Arran si era procurato dei vestiti e un paio di scarpe barattandoli con delle cianfrusaglie che aveva raccattato in giro.
I primi tempi era rimasto sorpresa dalle cose che la gente buttava via in quella città.
Mekim sorgeva al confine tra la Spina del Drago e la Foresta Settentrionale. Arran lo aveva scoperto due giorni dopo il suo arrivo.
Bel aveva taciuto sul luogo dove aveva nascosto Sibyl. Se lo avessero preso, non avrebbe potuto rivelarlo nemmeno sotto tortura.
Solo che non avevano preso lui, ma la donna che amava. E che adesso era prigioniera nelle segrete sotto il circolo di Mekim.
L'edificio degli stregoni era di forma ottagonale, con grandi archi a sostenere un tetto squadrato coperto di placche di metallo che riflettevano il sole.
Gli abitanti di Mekim sostenevano che ne giorni in cui il sole era alto e luminoso il circolo brillasse come una stella.
Solo che in quella città il sole non si mostrava così spesso. Il cielo era rimasto coperto negli ultimi dieci giorni e le nuvole non accennavano a diradarsi. Ogni tanto cadeva qualche goccia di pioggia ma tutto finiva lì.
Arran dormiva dove poteva. C'erano dei porticati dove i mendicanti e i cittadini caduti in disgrazia si riunivano per passare la notte ma non erano sicuri.
Per due volte le guardie li avevano scacciati in piena notte, costringendoli a disperdersi. Si diceva che il principe di Mekim non amasse i poveri e che avesse disgusto di chi mendicava.
Arran non sapeva dargli torto. Anche lui provava disgusto per come si era ridotto. Indossava abiti dalla foggia grossolana e indossava scarpe di due misure più grandi. Nona vendo trovato una cintura aveva usato un pezzo di corda per stringere in vita i pantaloni che rischiavano di sfuggirgli a ogni passo.
La pena che provava per la sua situazione era superata solo da quella per Sibyl. Non aveva idea di come stesse, se la nutrissero e le dessero da bere. Ogni giorno si appostava davanti all'ingresso del circolo, mescolandosi come poteva ai passanti e agli altri che chiedevano l'elemosina e aspettava. Quando il giorno terminava senza che niente accadesse, lasciava la piazza per cercare un poto dove passare la notte.
Quel giorno sembrava come tutti gli altri, ma prima che fosse trascorsa mezza giornata, il corteo guidato dall'inquisitore lasciò il circolo.
Bel venne portato in catene lungo le strade principali di Mekim, esposto come un animale pericoloso catturato nella foresta.
Arran tremò al pensiero che quel supplizio potesse toccare anche a Sibyl.
Se mai accadrà, si disse, mi lancerò contro l'inquisitore per salvarla.
Lo avrebbe fatto anche sapendo che le guardie lo avrebbero ucciso. Non poteva difendersi dalle lance e dalle spade che i soldati tenevano bene in mostra.
Bel venne trascinato lungo la strada che tagliava in due Mekim, verso una piazza di forma rettangolare che sorgeva davanti al palazzo del principe.
Guardando in alto, Arran vide che a una finestra era affacciato un uomo di mezza età, calvo e con enormi baffi pettinati all'insù. Era piuttosto basso e guardava verso la piazza con espressione annoiata.
Al centro della piazza era stato eretto un palco di legno. A un cenno di Tzaro i soldati trascinarono Bel senza tanti complimenti sopra il palco.
L'inquisitore si esibì in un inchino rivolto al principe di Mekim.
"Io ti saluto, nobile Sembo. Che gli antenati illuminino il tuo cammino."
Il principe rispose al saluto con un gesto vago della mano.
Arran si fece strada a spintoni fino alla prima fila. Da lì era così vicino a Tzaro da poterlo sentir parlare anche quando non urlava.
Un uomo dall'aspetto azzimato era in piedi al suo fianco. Indossava una tunica colorata sopra degli stivali. "Il principe non adora questo genere di spettacolo" disse con tono annoiato.
Tzaro serrò la mascella. "Faccio solo il mio lavoro, consigliere Shaman."
"Non era possibile organizzare questo processo nelle segrete del circolo, lontano da occhi indiscreti?"
"La gente vuole vedere il condannato" rispose Tzaro. "Vuole sentire la confessione uscire dalle sue labbra. E vuole ascoltare le sue grida quando implorerà la nostra clemenza."
Arran rabbrividì davanti a quelle parole, ma cercò di non mostrarlo. Anche se voleva aiutare Bel, sapeva di non poterlo fare.
Shaman fece una smorfia di disgusto. "Purché sia veloce. Il principe Sembo non tollera le violenze e gli spargimenti di sangue in pubblico."
Tzaro fece un leggero inchino. "La violenza sarà ridotta al minimo e vi posso assicurare che non vi sarà alcuno spargimento di sangue. Portate i ferri per la marchiatura" disse rivolto a degli inservienti che seguivano il corteo.
Due uomini avanzarono tenendo, uno per lato, un crogiuolo di metallo nel quale sembrava ardere qualcosa.
Tizzoni ardenti, pensò Arran con orrore. Cosa vogliono fare a Bel?
Un terzo inserviente porse all'inquisitore un'asta di metallo lunga due braccia.
Tzaro la saggiò come se fosse una spada. "Perfetta. Fate i complimenti al fabbro che l'ha forgiata."
L'inserviente si esibì in un inchinò e andò via.
Tzaro fece un cenno con la testa ai due col braciere. Il calderone venne issato sulla piattaforma di legno.
L'inquisitore li seguì con calma, mostrò l'asta al pubblico che nel frattempo aveva riempito la piazza e con un gesto teatrale la calò verso il braciere.
Il contatto col metallo sprigionò una pioggia di scintille che fecero rabbrividire la folla. Arran si ritrovò a indietreggiare spinto da quelli che aveva attorno a lui e poi a essere spinto di nuovo in avanti da quelli che volevano vedere da vicino quello che stava per accadere.
Tzaro percorse con passi lunghi e decisi la piattaforma. "Abitanti di Mekim" disse con voce squillante. "Principe Sembo" aggiunse con un inchino rivolto al balcone da dove il principe osservava la piazza. "Nobili e confratelli del circolo cittadino. Vi ho convocati qui oggi, in questa piazza, per farvi ascoltare la confessione di quest'uomo. Come voi sapete di certo, costui è stato accusato di aver aiutato e protetto una pericolosa maga di nome Sibyl."
Sentendo quel nome Arran si sentì avvampare.
"Abbiamo catturato questa donna mentre cercava di fuggire. Sappiamo dai nostri confratelli di Luska che era una erudita e da quelli di Berger che ha usato la magia oscura. Molti di voi penseranno forse che finché si usa la magia per motivi che non sono loschi o per far del male a qualcuno, si possa tollerare una simile condotta. Niente di più sbagliato." Fece una pausa. "La magia oscura è corruttrice. Corrompe l'animo delle persone e le spinge a commettere gli atti più ignobili, nonostante chi la usi sia pienamente e sinceramente convinto di essere nel giusto. La storia è piena di casi simili. Malvina la Nera, Rygas l'Appestatore, Marovis Mantonero, sono lì a ricordarci che non si può essere tolleranti di fronte a chi riporta in vita la magia, per qualsiasi motivo. Noi inquisitori passiamo la vita a dare la caccia a questi individui. Non uccidiamo per divertimento e non proviamo piacere nell'estorcere una confessione con la tortura, ma spesso l'animo di questi sventurati è talmente corrotto che solo questi mezzi permettono di appurare la verità." Tzaro assunse un'aria contrita, come se stesse parlando di qualcosa di molto spiacevole. "Costui" disse indicando Bel. "Ha aiutato Sibyl l'Erudita a nascondersi, sfuggendo per intere Lune alla cattura. Ha pienamente confessato di fronte a me e altri confratelli di questo circolo i suoi crimini e oggi è qui davanti a voi per ripetere quelle parole e affidarsi al nostro giudizio."
Due soldati alzarono Bel mettendogli le mani sotto le ascelle.
"Arran Lacey" dichiarò Tzaro alla folla. "Sei pronto a confessare dinanzi al popolo di Mekim?"
Per un istante pensò di non aver udito bene. L'inquisitore aveva chiamato Bel col suo nome.
"Io" disse Bel con voce incerta. "Arran Lacey."
"Più forte in modo che tutti sentano" disse Tzaro.
Bel tossì. "Io, Arran Lacey" ripeté Bel con voce più decisa.
Ha usato proprio il mio nome, pensò Arran stupito. Perché lo sta facendo?
Tzaro annuì compiaciuto. "Prosegui."
"Confesso di aver aiutato la maga di nome Sibyl" proseguì Bel. "L'ho protetta e nascosta in un luogo sicuro. Ho trascritto e ricopiato i suoi incantesimi. L'ho nutrita e dissetata e ho mentito ai soldati e all'inquisitore perché la cercassero nel luogo sbagliato. Confesso di aver fatto tutto questo."
Dalla folla si alzò un brusio.
"Mago" gridò qualcuno.
"Uccidetelo."
"A morte" gridò una donna con in braccio un bambino di due o tre anni.
Tzaro annuì grave. "Sei pentito di aver aiutato la maga Sibyl, Arran Lacey?"
Bel sembrò esitare. "Sì, che gli Dei e l'Unico mi maledicano per quello che ho fatto. Non merito la vostra clemenza."
"Ci arriveremo" disse Tzaro. "Ci arriveremo." Si rivolse alla folla. "Avete udito anche voi le sue parole. Arran Lacey, una volta erudito dell'accademia di Luska, ha confessato davanti a tutti di aver aiutato la maga di nome Sibyl. In questi casi, le leggi di tutto il mondo conosciuto prevedono solo due pene. La morte o l'esilio a Krikor."
La folla sembrò muoversi come una gigantesca onda.
"Morte" gridò un anziano.
"Esilio" urlò una ragazza dal viso sfigurato da una cicatrice.
La piazza esplose in un rombo assordante di richieste e di mani levate verso la piattaforma.
"Datelo a noi" gridò un omaccione dalla pelle scura.
"Sapremo cosa farne."
Tzaro sembrava godersi quel momento e osservava la folla con espressione compiaciuta. Arran fu tentato di salire sul palco e colpirlo al viso fino a cancellare quel sorriso.
L'inquisitore alzò una mano. "Comprendo il vostro desiderio di giustizia. Lacey ha reso piena confessione dei suoi crimini e per questo, il principe Sembo mi ha chiesto di accordargli clemenza."
Dalla folla si levò un brusio sommesso.
"Il principe ama la cultura e ha grande rispetto degli eruditi" proseguì Tzaro. "E non voleva vedere spargere il sangue di un uomo che ha dedicato tanti anni della sua vita agli studi, anche se all'ultimo ha ceduto alla tentazione della magia oscura. Tuttavia, una pena più mite non vuol dire che non vi sarà alcuna pena." Tzaro fece un cenno a uno degli inservienti.
L'uomo estrasse la sbarra di metallo dai tizzoni ardenti sollevando una cascata di scintille. La punta dell'asta era arroventata fino a essere rossa.
Tzaro la mostrò al pubblico. "Si proceda con l'esecuzione della pena."
Arran vide l'inquisitore avvicinare la punta dell'asta al viso di Bel e distolse lo sguardo.
"Perché tutti sappiano di quale crimine ti sei macchiato" disse Tzaro. "Un segno per aver aiutato la maga."
Bel gridò.
"Uno per aver offeso gli Dei che ci hanno donato il potere."
Bel gridò di nuovo.
"Uno per aver sfidato le antiche leggi della stregoneria."
L'urlo di Bel risuonò nella piazza mentre dalla folla si alzava un boato di approvazione.

Nota: scusate, c'è stato un piccolo errore. Credevo di averlo già pubblicato questo capitolo e invece... Ok, cerchiamo di rimediare :p
  
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