Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: heliodor    13/05/2019    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Lacrime
 
Quando smisero di cavalcare e si fermarono alla base di una collina, il sole era nella sua fase discendente e le ombre cominciavano ad allungarsi.
Ames depositò a terra Bardhian con delicatezza e poi lo spostò su un giaciglio che Kallia e Joyce avevano preparato usando borse e mantelli.
Bardhian dormiva un sonno agitato, gli occhi chiusi e il viso teso.
"Che cos'ha?" chiese Joyce. Gli sfiorò la fronte. Era rovente.
Kallia scostò la benda che ricopriva la parte destra della testa di Bardhian ed esaminò la ferita. "È pulita" disse. L'annusò. "E non puzza, segno che non c'è infezione."
"Perché ha ancora la febbre?" domandò Joyce preoccupata.
"Il problema deve essere dentro" disse Ames. "Ho già visto questo tipo di ferita. È molto difficile da curare." Guardò Kallia.
La strega sospirò. "Ci sto pensando."
"A cosa?" fece Joyce.
"Nazdur non ha guaritori così bravi" disse Kallia. "Ma ne conosco uno che potrebbe aiutarci."
"Chi?" chiese Ames.
"Doriton."
"Lo stregone bianco? Non era stato mandato a Krikor?"
Kallia sospirò. "Sì, ma la sua nave è affondata davanti alla costa e lui è tornato a nuoto. L'ho incontrato qualche anno fa. Ero stata ferita mentre davamo la caccia a dei rinnegati e lui mi curò. Io lo riconobbi subito e lui riconobbe me, eppure non si tirò indietro. Ho un debito di riconoscenza verso di lui."
"La riconoscenza è importante" disse Ames. "Porta Bardhian dallo stregone bianco, ovunque si trovi."
"Dovremo attraversare l'altopiano" disse Kallia. "Con un ferito grave e i mantelli di Orfar sulle nostre tracce, non sarà facile."
"I miei uomini e io li attireremo verso di noi" disse Ames. "Voi mi muoverete più velocemente senza il nostro peso."
"Saremmo noi un peso per voi" disse Kallia. Guardò Bardhian. "Mi chiedo se tutto questo non ci stia costando troppo. In fondo è solo un ragazzo. E di Malinor, per giunta."
"È il momento di spezzare la catena dell'odio" disse Ames. "Se ci mostriamo magnanimi con l'erede di re Alion e se un giorno Bardhian dovesse salire al trono." Fece una pausa. "Sto guardando troppo lontano?"
Kallia sorrise e scosse la testa. "No, ma forse lo fai nella direzione sbagliata. Per quanto ne sappiamo, quel maledetto Ronnet è ancora vivo."
"Ronnet" disse Joyce d'impulso. "Credevo fosse a Malinor quando c'è stato l'attacco." Anche se era una cosa meschina, aveva sperato che fosse anche morto per mano dei colossi.
"A quanto sembra" disse Kallia. "L'erba cattiva non muore mai."
Joyce si chiese che cosa fosse l'erba cattiva e perché fosse immortale.
Ames annuì grave. "Riposiamoci per un'altra ora al massimo, poi rimettiamoci in marcia. Noi andremo verso nord e taglieremo la strada ai nostri inseguitori, sperando che ci seguano. Voi andate verso l'altopiano e non fermatevi per nessun motivo."
"Non vuoi sapere dove siamo diretti?" chiese Kallia.
"Meglio di no. Se ci prendono non avranno modo di saperlo da noi" disse Ames.
"Avreste una moneta di scambio per salvarvi la vita."
"Una vita basata sul tradimento? Che senso ha?"
Un'ora dopo cavalcavano dirette a oriente, mentre Ames e i suoi presero una direzione diversa appena superate le colline.
Bardhian era stato legato alla sella di Joyce, mentre Kallia, che era più pesante, cavalcava tenendo la testa sollevata.
"Se almeno avessi la vistalunga" disse la strega. Guardò il cielo che andava scurendosi. "Cavalcheremo un'altra ora al massimo. Non è prudente muoversi al buio se non vogliamo azzoppare i cavalli."
Si fermarono in un avvallamento del terreno. Da quel punto non era possibile vedere molto e l'erba alta limitava ancor di più la vista.
"Siamo già sull'altopiano?" chiese aiutando Kallia a distendere Bardhian.
La strega scosse la testa. "No, ma ci arriveremo domani. Sarà un viaggio lungo. Ci vogliono almeno sei giorni per raggiungere il villaggio di Sidi."
"È lì che stiamo andando?"
"Lo conosci?"
Joyce fece di no con la testa. "È la prima volta che lo sento nominare."
Si distesero vicino a Bardhian, che continuava a dormire il suo sonno agitato.
"Sei giorni sono tanti e io non ho cibo con me" disse Joyce. "Come faremo?"
"Io ho portato qualche razione in più" disse Kallia. "Carne secca e pane raffermo. Non sono le deliziose noci che potevi mangiare a Orfar, ma dovrai accontentarti. Basteranno per noi due."
"E Bardhian? Anche lui deve mangiare."
"Nelle sue condizioni, rischierebbe di soffocare. Vedremo di fargli ingoiare qualcosa insieme a dell'acqua."
"Da dove la prenderemo?"
"Il fiume rosso ha parecchi affluenti qui attorno. L'acqua non sarà un problema. E se anche lo fosse, ho qui la soluzione."
Joyce si accigliò.
Kallia tirò fuori una borraccia e la agitò. "È piena per metà, ma sarà sufficiente." Ne bevve un lungo sorso e la porse a Joyce.
Lei prese la borraccia e avvicinò il naso. Qualcosa le pizzicò le narici e l'allontanò subito.
Kallia rise. "Non è avvelenata."
"Cos'è?"
"Lacrime di Nishi."
Joyce non ne aveva ma sentito parlare.
"Liquore di Nazdur."
"Liquore?"
Kallia annuì. "Lo estraiamo da una radice che cresce solo dalle nostre parti e poi la facciamo fermentare per qualche anno. Lo so bene perché mio padre aveva una tenuta dove lo imbottigliavamo."
Kallia dovette notare la sua indecisione. "Bevilo. È buono. Non hai mai provato del liquore?"
"Ho bevuto del vino, qualche volta." L'ultima si era quasi ubriacata. Era successo a Theroda, prima di lasciare la città con Marq.
Quanto tempo è passato? si chiese.
"Su, provalo e dimmi come ti sembra" la esortò Kallia.
Joyce si fece coraggio e per non sembrare scortese bevve un sorso di liquore. Il liquido le infiammò la gola e le sembrò di soffocare. Tossì fin quasi a farsi schizzare gli occhi dalle orbite.
Kallia rise. "Buono, vero?"
Joyce tossicchiò ancora. "Perché si chiamano lacrime di Nishi?"
Kallia bevve dalla borraccia. "Nishi è la madre di Nascha, l'eroe che fondò Nazdur. Lei e la sua famiglia vivevano in pace sull'altopiano, ma un giorno un gigante di nome Took si insediò sulle colline e decise che quelle terre gli appartenevano di diritto. Naschi lo affrontò e lo scacciò via, ma venne gravemente ferito. Sua madre Nishi lo vegliò per giorni e giorni, finché lui non morì. Le lacrime versate dalla povera Nishi allagarono l'altopiano che da quel giorno divenne fertile e prospero. Le piante da esse generate hanno ancora dentro di sé parte di quelle lacrime."
"Il gigante Took" disse Joyce. "È lo stesso che ha fondato Theroda e che poi uccise il fratello, vero?"
"Conosci la storia" disse Kallia compiaciuta.
"Me la raccontò un amico tempo fa."
Kallia le porse di nuovo la borraccia. "Provala adesso. Ora la tua gola sarà meno sensibile."
Joyce si fece coraggio e trangugiò un piccolo sorso. Aveva ragione. Stavolta la gola le fece molto male e le lacrime di Nishi scivolarono giù fino a scaldarle lo stomaco.
"Dimmi perché celi il tuo aspetto" disse Kallia.
Joyce scrollò le spalle. "Perché sono brutta, credo."
La strega sorrise. "Per l'anima immortale di Dezba, credevo di aver incontrato una strega alla quale non importasse il suo aspetto e invece..."
"Non è solo per quello" disse Joyce.
"Qualunque motivo sia, lo rispetto. E non deve essere facile andare in giro con quella faccia."
Joyce arrossì.
Kallia rise più forte.
Le sue risate furono così alte che Bardhian si agitò nel sonno e sollevò la testa.
"Vyncent" gridò.
Joyce gli fu subito accanto e gli prese la mano. "Sta tranquillo, Bardhian. Sei al sicuro."
Il principe si rilassò un poco. Si guardò attorno con occhi dall'espressione vuota. "Dove sono? È buio."
"Sei al sicuro" disse Joyce. Guardò Kallia. "Si sta riprendendo?"
"Credo sia passeggero" disse la strega. "Ma tu continua a parlargli. Male non può fare."
"Ho fatto un sogno" disse Bardhian parlando a nessuno in particolare o forse con qualcuno che vedeva lui solo. "Ero di nuovo a Valonde e c'erano tutti, anche la principessa Joyce. E c'eri anche tu, Vyncent."
Joyce represse le lacrime.
"Smettila di cercarla" disse Bardhian. "Non capisci che è inutile? A quest'ora..." Chiuse gli occhi e si rilassò.
Joyce lo aiutò a distendersi sul giaciglio.
"Sta peggiorando" disse Kallia. "Speriamo di fare in tempo."
Si rimisero in marcia alle prime luci dell'alba, quando un sole caldo inondò la valle e Joyce capì per la prima volta quanto fosse vasto quel luogo.
In ogni direzione si estendeva monotona una distesa di erba alta fino alle ginocchia, per lo più di colore verde o giallo.
Non c'erano confini naturali visibili. Montagne, colline, fiumi. Tutto sembrava essere stato appiattivo e cancellato.
"Terra di giganti" disse Kallia mentre attraversavano l'altopiano. "Una volta qui c'erano montagne, colline e desolazione. Poi arrivarono i giganti e calpestarono tutto, riducendo l'altopiano a quello che è adesso."
"I giganti sono esistiti davvero?" chiese Joyce. Tymund, l'amico di Marq, era convinto che fossero solo leggende. Lei però aveva visto in azione i colossi e non ne era più tanto convinta.
"Chi lo sa? Il mondo è pieno di leggende simili. A nord dicono che viva una razza di uomini giganteschi e pelosi. Rettili intelligenti e malevoli si dice che vivessero nelle paludi di Mar Shedda prima di venire sterminati. E nelle più profonde grotte della Coda del Drago vivrebbero i nani, ancora intenti a scavare nelle viscere della terra per raggiungerne il centro."
Le parole di Kallia ricordarono a Joyce quanto poco sapeva di quella terra. Forse avrebbe dovuto trovare una biblioteca e imparare tutto quello che poteva prima di mettersi in viaggio, ma non c'era mai tempo per fermarsi e leggere, non da quando il compendio e Robern erano entrati nella sua vita.
Il quinto giorno di viaggio apparvero delle abitazioni all'orizzonte. Erano arroccate sull'unica collina nei dintorni, con una torre di legno che dominava l'abitato.
Le case erano raccolte all'interno di una palizzata di legno sorvegliata da un paio di uomini armati.
Quando le videro arrivare si avvicinarono con aria indolente e seccata. Uno era giovane e grasso, mentre l'altro era alto e calvo, con la barba ispida e quattro denti marci in bocca.
"Che volete? Che cercate?" chiese il calvo.
"Cerco lo stregone bianco."
"Qui a Shoni non lo troverete di certo."
"Shoni?" fece Joyce sorpresa. Guardò Kallia. "Abbiamo sbagliato posto. Dovevamo andare a Sidi, giusto?"
La strega rimase impassibile. "Siamo nel posto giusto. Lo stregone bianco è qui e questi due stanno solo mentendo."
"Come ti permetti?" disse quello grasso. "Non puoi venire qui a offenderci."
"Posso pagarvi se mi portate da lui" disse Kallia.
"Come?" chiese il calvo.
Kallia aprì la mano destra mostrando due monete d'oro. "Con queste." Aprì la mano sinistra dove brillava un dardo magico. "Oppure con questo. Che cosa preferite?"
Il calvo allungò la mano e prese le monete. "Doriton è nella casa alla base della torre. Non ti puoi sbagliare."
Kallia e Joyce li superarono.
"E digli che te l'ha detto Hali, se te lo chiede. Così mi dovrà un favore."
La strega agitò la mano.
"Avevi detto che andavamo a Sidi" disse Joyce rivolta a Kallia.
"Lo so, ma non mi fidavo abbastanza di te. Se te ne fossi andata o se ti avessero catturata, avresti mandato gli uomini di Skeli da tutt'altra parte."
Joyce cercò di non mostrarsi infastidita. "Adesso ti fidi di me?"
Kallia scrollò le spalle. "Non sentirti offesa. Tu avresti fatto lo stesso. In fondo porti una maschera, no?"
È vero, pensò Joyce. In passato mi sono fidata delle persone sbagliate e adesso eccomi qui, sperduta in mezzo al nulla.
Le casette di Shoni erano tutte di legno, con annesso cortile dove gli animali pascolavano liberi. Contò una dozzina di pecore e una ventina di maiali prima di stancarsi.
Come aveva detto Hali, una sola casa sorgeva a ridosso della torre. Una ragazza sui dodici anni sedeva sulla veranda. Appena le vide arrivare scattò in piedi ed entrò nell'abitazione.
Joyce guardò Kallia e lei le fece un cenno con la mano.
"Restiamo calmi. Doriton mi conosce ma può darsi che non si ricordi di me."
Un uomo vestito con una tunica bianca uscì sul patio e le guardò con sguardo accigliato.
"Dor" disse Kallia smontando dalla sella. "Da quanto non ci vediamo?"
"Dalla volta che ti salvai" disse l'uomo. Fece qualche passo verso di loro e i suoi occhi caddero su Bardhian. "Sei venuto per quello lì?" disse indicandolo.
"Spero che tu non abbia perso il tuo tocco" disse Kallia.
"Portalo dentro e vedremo."

Prossimo Capitolo Martedì 14 Maggio
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: heliodor