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Autore: heliodor    15/05/2019    2 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Una guerra giusta
 
Adagiarono Bardhian su di un tavolo. Joyce notò subito le macchie di sangue rappreso e l'odore penetrante del luogo. Lungo una mensola attaccata al muro erano allineate decine di ampolle piene di liquidi con i colori che andavano dall'ambra scuro al verde marcio.
Su di un tavolo più piccolo erano sistemati degli strumenti di metallo. Vide dei coltelli dalla lama sottile e l'impugnatura così piccola che sarebbe stato impossibile afferrarli anche per un bambino e accanto a essi pinze, forbici, uno scalpello, dei martelli e persino un seghetto.
"Lome, per favore, porta delle bende pulite" disse Doriton mentre era chino su Bardhian.
La ragazzina corse via.
Joyce si avvicinò per guardare meglio.
"Allontanati per favore" disse Doriton senza alzare gli occhi. "Mi togli la luce."
Joyce indietreggiò di qualche passo e si piazzò davanti all'entrata per non dare fastidio.
Lome tornò con una pila di panni bianchi e li depositò sul tavolo accanto alla sega e ai martelli.
"Da quanto ha la febbre?" chiese Doriton esaminando la ferita di Bardhian.
"Almeno dieci giorni" disse Kallia. "Ma non sempre alta."
"È già tanto che non sia morto. Come si è procurato la ferita?"
Kallia guardò Joyce.
"Gli è crollato addosso un pezzo di muro, durante la battaglia di Malinor."
"C'è stata una battaglia a Malinor?" chiese Doriton.
Certo che sì, avrebbe voluto dire Joyce, ma si trattenne.
"Sono successe parecchie cose" disse Kallia.
L'uomo annuì grave. "Non mi interessa. Qui vive gente tranquilla. Quello che mi infastidisce." Si rivolse a Lome. "Porta una bacinella per lavarmi le mani, che aspetti?"
La ragazza corse di nuovo via.
"Quello che mi infastidisce" proseguì Doriton. "È che faccio tanti sforzi per far nascere qualche bambino e questi non fanno in tempo a diventare ragazzi che già li uccidono."
"È la guerra" disse Kallia.
"Sia dannato chi l'ha inventata" disse Doriton. "E chi la combatte."
"A volte è giusto combattere" disse Joyce. Stava ripensando a suo padre e Bryce e Vyncent e a tutti quelli che erano morti nella guerra contro Malag.
Doriton le rivolse un'occhiataccia. "Sei una di quelle che pensano che esistano delle guerre giuste? Dico bene?"
Joyce si strinse nelle spalle. Guardò Kallia, che scosse la testa come a dire "ora riguarda solo te."
"Dillo, dillo" disse Doriton. "Dillo che per te esistono le guerre giuste e quelle sbagliate."
"Dico solo che a volte bisogna combattere. Anche solo per difendersi."
Doriton scosse la testa. "Non esistono guerre giuste, ma solo un giusto motivo per combatterle. Solo noi combattiamo per cose come l'onore o il desiderio di ricchezza. Gli animali sono migliori di noi."
"Io non la penso così" disse Joyce.
"Lascialo lavorare" disse Kallia.
Doriton alzò la testa di scatto. "Non è la ferita, quella è a posto. È qualcosa dentro. Deve esserci del sangue nella sua testa, per questo ha la febbre alta."
Joyce non ne capiva molto, ma si chiese come potesse curare qualcosa che si era rotto dentro la testa di Bardhian.
"Puoi fare qualcosa?" chiese Kallia.
"Devo aprire" rispose Doriton. "E vedere com'è la situazione. Solo allora saprò se posso salvarlo o meno." Scosse la testa.
"Dimmi tutto" fece Kallia.
"Anche se riesco a salvargli la vita, potrebbe aver subito dei danni molto gravi. Potrebbe non essere più in sé, se riesci a capirmi. Ho visto già questa ferita e quelli che sopravvivono restano per sempre ciechi, sordi, paralizzati o perdono la ragione."
Kallia annuì grave. "Fai quello che puoi."
"Se serve aiuto" disse Joyce.
"Uscite" disse Doriton perentorio. "Lo aprirò subito. Lome" gridò.
La ragazza arrivò con una bacinella colma d'acqua.
"Dannato il giorno che ti ho preso come assistente. Metti su un bel fuoco e pulisci per bene gli strumenti."
La ragazza annuì e corse via.
"Siete ancora qui?" fece Doriton. "Vi ho detto di andare fuori.
Joyce e Kallia ubbidirono.
"Meglio con contraddirlo" disse la strega.
Joyce andò a sedersi su una panca stesa nel giardino. "Spero che si salvi o tutti i miei sforzi saranno stati inutili."
"Doriton sa fare il suo lavoro, non devi preoccuparti per Bardhian. I guaritori esagerano sempre quando hanno a che fare con un ferito."
"Non mi pare che abbia esagerato poi molto. Bardhian sta veramente male."
"Si salverà."
"Ma se non fosse più in sé, sarebbe come morto, no?"
Kallia si strinse nelle spalle. "Se hai uno dio a cui rivolgerti, forse è il caso di pregare per il suo aiuto."
Lì non c'era un tempio dell'Unico e Joyce non conosceva molte preghiere.
Una piccola folla si era radunata attorno alla torre. Uomini, donne e qualche ragazzo le fissavano con timore e curiosità.
"Non devono vedere molti estranei da queste parti" disse Kallia. "Questo villaggio è isolato anche per chi vive sull'altopiano."
"Dovevo portarlo da Joane" disse Joyce.
Kallia si accigliò. "Chi?"
"Joane di Barakzah. Vyncent mi disse che avrei dovuto portare Bardhian da lei se gli fosse successo qualcosa."
"Intendi proprio quella Joane di Barakzah?" chiese Kallia.
Joyce annuì. "Credo di sì. Non ne conosco altre."
"È una delle quattro stelle, non lo sapevi?"
"Quattro stelle?"
Kallia rise. "Le quattro stelle, sì. Erano famose, un tempo. Davvero non le conosci?"
"È la prima volta che le sento nominare. Chi erano?"
"Le quattro streghe più forti del loro tempo. Joane di Barakzah era una di esse."
"E le altre?"
"Selina di Nazedir, Gladia di Taloras e Marget di Valonde."
Marget di Valonde, si disse Joyce. Mia madre era una delle quattro stelle?
"Le conosci?"
Si affrettò a scuotere la testa. "Mai sentite prima."
"Strano, hai fatto una faccia."
E anche Selina e Gladia, pensò. Si conoscevano tutte? Perché non sapevo niente di questa storia?
"Perché vuoi portare Bardhian da Joane?"
Joyce decise di fidarsi di Kallia. "È sua madre."
La strega annuì grave. "Sapevo che il principe era nato fuori dal matrimonio, ma non mi aspettavo che fosse figlio di una delle quattro stelle. Questo spiega la sua resistenza e l'abilità in battaglia. Il sangue è potente."
Ma non spiega perché io sono nata senza poteri, si disse Joyce.
Una possibilità su quante aveva detto Falcandro? Una su diecimila. Ed era toccato proprio a lei essere quella piccola eccezione.
"Cos'hai intenzione di fare?" le chiese Kallia.
"Appena Bardhian starà meglio, lo porterò da lei come promesso a Vyncent."
"Immagino che il principe senza corona avesse i suoi motivi" disse la strega. "Ma ora le cose sono cambiate. Bardhian non potrà muoversi per chissà quanto tempo. E forse non sarà in grado di farlo per sempre."
"Speriamo di no" disse Joyce.
"Ma se accadesse?"
"Andrò a cercare Joane e la porterò qui."
Kallia si alzò. "Barakzah è molto più a nord, oltre Orfar ma prima di Berger, nell'entroterra. Ti converrà seguire la strada costiera e poi deviare verso l'interno."
Doriton uscì sulla veranda, scuro in viso. "Venite dentro." La tunica bianca era sporca di sangue come se le avessero rovesciato addosso un secchio pieno.
Joyce e Kallia lo seguirono nella casa. Bardhian era stato sollevato dal tavolaccio e deposto su di un letto. Le fasce che gli avvolgevano la testa somigliavano a un elmo. Una grossa chiazza di sangue si allargava all'altezza della tempia sinistra. Gli occhi erano chiusi e l'espressione sofferente.
"Ho fatto quello che ho potuto" disse Doriton sedendo su di uno sgabello.
Kallia gettò una breve occhiata a Bardhian. "Vivrà?"
Doriton si stava pulendo le mani con uno straccio. "C'era molto sangue. Quando ho aperto è schizzato ovunque. Dovreste vedere la stanza dove opero. Ci vorranno almeno due giorni per ripulirla." Si alzò con aria stanca. "Ora dimmi chi è che ho curato e quali conseguenze devo attendermi."
Kallia ghignò. "Sei diventato diffidente più del solito."
"Con te non so mai che cosa aspettarmi. Allora, chi è?"
"È Bardhian, Principe di Malinor ed erede al trono" disse Kallia.
"Un principe" disse Doriton divertito. "E non ha i suoi guaritori personali?"
"Siamo un po' lontani da Malinor."
Doriton brontolò qualcosa.
"Quando potrà viaggiare?" chiese Kallia.
"Anche ora, se volete rendere inutili tutti i miei sforzi. Se fossi in voi attenderei dieci o venti giorni prima di pensare di muoverlo, ma potrebbe mettercene di più anche solo per svegliarsi del tutto. E quando lo farà, non è detto che sia in grado di muoversi."
"Non posso attendere così tanto" disse Kallia. "Lo lascerò qui e verrò a prenderlo più tardi."
L'idea di lasciare Bardhian da solo non le piaceva. "Resto io con lui."
"No" disse Kallia con tono perentorio. "Tu devi andare a Barakzah e trovare quella donna."
"Ci andrò dopo che Bardhian starà meglio."
"Ci andrai subito, invece" ribatté la strega. "Se è vero che Joane può fare qualcosa per lui, è meglio se viene qui il prima possibile." Guardò Doriton. "Starà bene, vero?"
"Per quanto possibile, me ne occuperò io" disse il guaritore. "Ma ho bisogno di soldi. Certe cure costano. Tu non hai idea dei prezzi delle erbe che mi servono, ora che c'è la guerra. Sia dannato chi la combatte."
"Avrai il denaro che ti serve" disse Kallia. Prese un sacchetto dalla borsa a tracolla e lo aprì. "Vanno bene cento monete?"
"Basteranno" disse Doriton. "Mi spiace doverti chiedere dei soldi, ma è un momento difficile. Dannata guerra e chi la combatte."
Joyce cominciava ad averne abbastanza. Uscì dalla stanza senza scusarsi e passeggiò per qualche minuto nel giardino. La folla si era dispersa, ora che la loro presenza non era più la novità del giorno. Gettò un'occhiata alla torre che sembrava incombere su di loro come un gigante congelato nel legno.
In cima qualcuno aveva posizionato un manichino.
"Gli danno fuoco quando qualcuno di loro muore" disse Kallia raggiungendola.
"Che cosa?" fece Joyce distratta.
"Gli danno fuoco. È una sorta di rituale. Credono che l'anima del defunto si reincarni in quel manichino."
"E gli danno fuoco? È terribile."
"Perché?" fece Kallia divertita. "Il fuoco purifica l'anima dai suoi peccati e le permette di raggiungere i cieli." Sospirò. "Magari bastasse il fuoco per cancellare certe cose."
"Bardhian starà bene?"
"Doriton se ne prenderà cura meglio di quanto possa fare chiunque altro" disse la strega. "Per quanto ne so, è il miglior guaritore dell'occidente."
"Perché è stato mandato a Krikor? Cos'ha fatto di così terribile?"
Kallia scrollò le spalle. "Non sempre si viene esiliati perché si è fatto qualcosa di male. Per quanto ne so, Doriton andò a Luska per guarire un nobile del posto ma l'inquisitore lo scoprì e lo processò. Nello stesso giorno."
"Lewil? Era quello il nome dell'inquisitore?"
"Non lo so. Ha importanza?"
"No" fece Joyce. "Credo che Bardhian sia nelle mani giuste. Domani partirò per Barakzah."
"Mi fa piacere sentirtelo dire. Ora pensiamo a come organizzarci."
Stavano per rientrare nella casa, quando Hali, il vecchio soldato alla porta, arrivò di corsa. "Voi due" disse ansimando. "C'è uno che chiede di voi all'ingresso."
Kallia si irrigidì. "Che aspetto ha?"
"È un uomo enorme e indossa un mantello rosso e blu."
"Ames" esclamò la strega e corse verso l'ingresso del villaggio.
Tre cavalieri sostavano vicino alla porta e uno di loro era lo stregone dall'aspetto imponente.
"Ames" disse Kallia con tono sollevato. "Non sai quanto mi rende felice vederti. Come hai fatto a trovarci?"
Lo stregone sorrise. "So ancora leggere le tracce. Mentre vi seguivo ho fatto in modo di cancellarle per mandare fuori strada gli uomini di Desmodes."
"Ci sta ancora inseguendo?"
"Lo abbiamo spinto verso la parte orientale dell'altopiano, ma prima o poi si stancherà di girare a vuoto e tornerà indietro. Per allora dovremo essere lontani da qui."
Kallia annuì.
"Se verrà qui" disse Joyce. "Troverà Bardhian. Da solo."
"Non verrà" disse Ames.
"Come fai a dirlo?"
"Mentre ci spingevamo verso la parte orientale, abbiamo visto le colonne di soldati dell'orda" disse Ames. "Marciavano dirette a nord, verso Nazdur e Thera."
Kallia inspirò una boccata d'aria. "Skeli ce li sta scagliando contro."
Ames annuì deciso. "Ora che non ha più Bardhian e la strega rossa per compiacere i suoi nuovi alleati, dovrà inviare le sue forze per dimostrare la propria fedeltà. Desmodes è il suo migliore comandante, quindi farà ritorno a Orfar per guidare le truppe della regina."
"La guerra è iniziata" disse Kallia scura in volto. Guardò Joyce. "Farai bene a sbrigarti, strega rossa. Finché l'attenzione di tutti sarà rivolta verso di noi, tu potrai passare inosservata."
"Troverò Joane" disse Joyce. "E cercheremo di aiutarvi."

Note
Ho saltato un capitolo ma lo recuperiamo sabato :)
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