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Autore: heliodor    23/05/2019    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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La Stella della Sera
 
Joyce trattenne il fiato per la sorpresa. Kellen era in piedi al centro della stanza e le sorrideva. Indossava ancora i vestiti di qualche giorno prima, quando si erano lasciati al circolo di Barakzah. Non pensava di rivederlo così presto. In realtà non pensava di rivederlo affatto. Era da solo contro otto quando era fuggita.
Ai suoi piedi, la figura alzò la testa. Il viso di una donna di mezza età apparve da sotto una massa di capelli lunghi e neri.
Kellen teneva la mano puntata verso il viso della donna, così vicino che se il dardo fosse partito, lei non avrebbe mai fatto in tempo a evocare lo scudo e proteggersi.
“Ho faticato parecchio a trovarti” disse l’inquisitore rivolgendosi alla donna. “E ora sei mia prigioniera.”
La donna fece una smorfia. “Mi hai colta di sopresa mentre dormivo. Che onore c’è in tutto questo?”
“Non parlarmi di onore” rispose Kellen. “Quante persone hai ucciso nel sonno?”
La donna ghignò. “Abbastanza da averne perso il conto.”
“Scommetto che te ne vanti.”
“Ognuna di quelle persone meritava di morire. Mi conosci, no? Uccido mai a caso?”
“Questo non fa di te meno assassina di quello che sei.”
"Voi" disse con tono deluso la donna. "Voi sareste quelli che dovrebbero salvarmi?"
Joyce si voltò verso la porta. "Dayra e Yender sono lì fuori" disse. "Mi basta gridare."
"Entrate pure" gridò Kellen.
Dayra fu la prima ad attraversare la porta, seguita da Yender.
"Era ora" disse Dayra. "Lì fuori fa caldo."
Yender fece una smorfia. "Ho dolori dappertutto" disse sedendosi su una vecchia sedia. "Non sono fatto per queste cose, inquisitore."
La donna sospirò. "Ed eccoli qui. Sapevo che c'eravate voi dietro tutto questo."
Dayra si strinse nelle spalle. "Dovevi essere fermata, Joane."
"Yender? Anche tu la pensi come lei?"
Il vecchio si passò una mano sul viso. "Non mi resta molto da vivere. E quel poco che l'Unico mi concederà di vedere vorrei passarlo da uomo libero."
Joane sorrise. "Nessuno di noi lo è."
"Basta con i tuoi soliti discorsi" disse Dayra con tono esasperato. "Siamo stanchi, Joane. Solo tu non te ne sei accorta."
"Stanchi?" chiese la donna in ginocchio.
"Sì, stanchi" le fece eco Dayra. "Stanchi di nasconderci, di scappare, di non avere un posto dove andare. All'inizio pensavo fosse bello e giusto dare una lezione ai Berryn. In fondo avevano affamato gran parte dei contadini della valle, ma stava diventando troppo costoso per me."
Joane trasse un profondo sospiro. "Non si tratta solo dei Berryn, Dayra, ma di tutto il resto. Non ti ho forse mostrato come stanno davvero le cose?"
"Sì, l'hai fatto" disse Dayra. "Ma non sono abbastanza forte o coraggiosa per affrontare tutto questo. L'inquisitore ci ha mostrato una via diversa e Yender e io siamo stati subito d'accordo."
Joane guardò il vecchio. "Anche tu la pensi così?"
Lui fece spallucce. "Te l'ho detto, Joane. Sono vecchio e voglio morire nel mio letto."
"Hai visto cosa è successo al tuo villaggio. Eri lì quando l'hanno spazzato via" disse Joane rabbiosa. "Non ti fa riflettere il fatto che sia stato proprio il tuo circolo a ordinarne la distruzione?"
"È passato così tanto tempo" disse Yender con espressione sofferente. "Nemmeno ricordo più i volti di quelli che sono morti."
Joane scosse la testa. "Mi avete delusa. Tutti e due."
Dayra fece un gesto vago con la mano. "Noi vogliamo andare via, inquisitore."
"Non potete" disse Kellen.
"Hai promesso" disse la donna.
"Vi concederò di andare in esilio a oriente solo dopo il giudizio." Guardò Joane. "Verrai processata e giudicata per i tuoi crimini."
Joane ghignò. "E quali sarebbero, inquisitore? Ho portato a quella gente la giustizia che voi non siete stati capaci di amministrare."
"Sei una strega" disse Kellen. "E ti sei macchiata di crimini molto gravi. Hai ucciso e saccheggiato."
"Ho ucciso dei ladri e restituito la refurtiva ai legittimi padroni."
"Gli Haddell erano dei ladri?"
"Si erano messi con i Berryn per togliere le terre ai loro vicini. Hanno sabotato le coltivazioni e bruciato il raccolto per due anni consecutivi" disse Joane.
"Non puoi provarlo" disse Kellen.
"Ma hanno confessato" disse Joane. "Kloan Haddell mi disse tutto mentre minacciavo di bruciarlo vivo." Ghignò. "E quando l'ho arrostito a fuoco lento nella sua stessa fattoria che si era costruito con il sangue dei contadini derubati, ha continuato a gridare la sua confessione."
Kellen guardò Dayra.
La donna si strinse nelle spalle. "Io non c'ero quando ha attaccato la fattoria degli Haddell."
"Neanche io" disse Yender.
"C'erano tutti e due" disse Joane. "Sono assassini quanto me."
Kellen si accigliò. "Questo cambia tutto. Non posso garantirvi un giudizio clemente con tali accuse."
"Non hai parlato di processo quando ci hai proposto di consegnarti Joane."
"Visto?" fece Joane sogghignando. "Mai fidarsi di un inquisitore."
"Verrete giudicati" disse Kellen. "Ma terremo conto del vostro aiuto."
"Non se ne parla" disse Dayra. Andò verso la porta ma un dardo le colpì la gamba prima che potesse raggiungerla.
La strega cadde in ginocchio, lo scudo magico evocato in una mano e un dardo nell'altra. "Mi hai colpita alle spalle" ringhiò in direzione di Kellen.
L'inquisitore aveva evocato il suo scudo. "Non ti avevo detto di andare via, strega rinnegata."
Joyce evocò lo scudo e tirò Beric verso di sé. Il ragazzo si lasciò cadere verso di lei ancora imbambolato.
Dayra lanciò i dardi in rapida successione.
Kellen li parò con lo scudo e rispose con il raggio magico.
La strega si gettò di lato nonostante la ferita alla gamba e l'attacco la mancò colpendo la porta alle sue spalle che esplose in mille pezzi disseminando schegge ovunque.
"Yender" gridò Dayra. "Aiutami o moriremo entrambi."
Joyce voltò la testa di scatto e vide il vecchio stregone puntare i dardi verso Kellen.
L'inquisitore si inginocchiò evitando i colpi che gli sfiorarono la testa e rispose unendo le mani con i palmi rivolti verso l'esterno.
Un getto di fuoco eruppe dal punto tra i due palmi e colpì lo scudo di Yender. La forza fu tale da sbattere il vecchio contro la parete e sfondarla sollevando una densa nuvola di polvere e detriti.
Joyce si coprì il volto per non respirare la polvere. Una mano si appoggiò sulla sua spalla.
"Alzati se non vuoi morire" disse Joane.
Beric fu più veloce a reagire e seguì la strega nella nuvola di polvere.
Joyce li seguì piegata in due. Dardi sibilarono sopra la sua testa e udì un grido soffocato. Joane si fermò davanti a una parete di legno e con un calcio la distrusse, aprendo una seconda porta al centro del muro.
Joyce si gettò dietro di loro.
La strega corse ai cavalli e saltò in sella. "Svelti" li esortò prendendo le redini.
Qualcosa sfondò il tetto della fattoria facendo precipitare le assi annerite che ancora restavano sospese.
Joyce montò in sella e afferrò le redini. Beric fece lo stesso con il suo cavallo. Insieme a Joane cavalcarono senza voltarsi.
Nella prima ora non osò guardarsi indietro. Temeva di vedere arrivare l'inquisitore che li stava inseguendo.
Affiancò Joane cavalcando al suo fianco. "Hai davvero ucciso quella gente?" le chiese.
Lei annuì. "Meritavano di morire, se vuoi saperlo."
"Perché?"
Lei si accigliò. "Non so nemmeno come ti chiami."
"Sibyl" rispose. "Ma tutti mi chiamano la strega rossa."
Joane ghignò. "Sei una di quelle che si vanta del suo soprannome?"
"No" rispose subito. "Tu sei la stella della sera, vero?"
"Non uso quel nome da anni" rispose lei con una smorfia. "E ti prego di non usarlo in mia presenza."
"Perdonami" disse Joyce.
Dopo aver superato un'altura rallentarono.
"Il terreno qui è pietroso" disse Joane. "Kellen non potrà seguirci facilmente."
Joyce si guardò alle spalle. "E se fosse morto?"
"Non penso di essere così fortunata" disse Joane. "Dayra e Yender non sono abbastanza forti per tenergli testa."
"Come fai a saperlo?"
La donna ghignò. "L'ho addestrato io."
Un'ora dopo si fermarono per far riposare i cavalli e abbeverarsi.
"Eri la sua guida?" chiese Joyce.
Joane annuì. La donna guardò Beric. "E anche di questo qui. Perché sei venuto a cercarmi?"
Il ragazzo si strinse nelle spalle.
Joane scosse la testa. "Adesso Kellen darà la caccia anche a voi."
"Non abbiamo fatto niente di male" disse Joyce sulla difensiva.
"E pensi che a lui importi qualcosa? Kellen è fatto così. Non smetterà di cercarci finché non ci avrà presi. O sarà morto nel tentativo."
"Io non capisco" disse Joyce. "Credevo che gli inquisitori si occupassero solo di magia proibita o cose del genere."
Joane si inginocchiò in riva al torrente e si sciacquò il viso.
Solo allora Joyce capì che erano coperti di polvere. Entrò con gli stivali nel torrente e si pulì con l'acqua fresca che scorreva a valle.
"Sono una rinnegata" disse Joane tornando verso i cavalli. "Ma hai ragione, non basta questo a fare di me una preda per gli inquisitori. Kellen è venuto per un altro motivo."
Joyce attese che continuasse, ma Joane rimontò in sella.
"Svelti, voglio mettere quante più miglia che posso tra me e questo posto."
"Dove andiamo?" chiese Beric.
"In un luogo sicuro. Credo."
Ripresero a cavalcare verso sud. Joyce non ricordava quella strada, ma le vie interne erano disseminate di sentieri che costeggiavano l'altopiano. Kallia le aveva spiegato che uno valeva l'altro. Lei aveva scelto quelli più lontani dall'altopiano per evitare le pattuglie di Skeli, ma in quel momento le montagne alla loro sinistra sembravano più vicine rispetto all'andata.
Joane la guardò accigliata. "Beric è uno stupido che agiste d'impulso, ma tu perché mi stavi cercando?"
"Chi ti dice che ti cercavo?" chiese Joyce.
Lei sogghignò. "Non sei qui per caso. Kellen vi ha usati come esca per scoprire dove mi trovavo."
"Come?"
"Quando avete acceso il fuoco sulla torre" spiegò Joane. "Ha fatto in modo di intercettare Dayra e Yender e convincerli a tradirmi." Scosse la testa. "Dovevo aspettarmelo."
"Io cedevo che tu avessi una banda."
Joane rise. "Banda? Questa è bella. Siamo sempre stati in cinque o sei. Alcuni andavano, altri si univano per qualche tempo. Non la chiamerei la mia banda."
"Come hai conosciuto Dayra e Yender?"
Joane sembrò indugiare in un ricordo piacevole. "È stato poco prima della battaglia di Orfar, credo. Yender era ferito e io l'ho aiutato a guarire. Dayra lo accompagnava più per abitudine che per sincera amicizia, credo."
"La battaglia di Orfar? Quindi tu combattevi nell'esercito guidato da Bryce di Valonde?"
Joane ghignò. "L'ho vista duellare contro Aschan lamagrigia. Che bel duello. Proprio come nei romanzi d'avventura, sai cosa voglio dire?"
Joyce annuì. Lo sapeva bene. Il duello le era stato raccontato, ma mai nei particolari. Sembrava che ci fosse sempre qualcosa che venisse taciuto da Elvana, Bardhian e gli altri. Persino Bryce e Vyncent non ne parlavano spesso.
"E hai conosciuto Bryce di persona?" chiese Joyce speranzosa.
"No" disse Joane. "Ma avrei voluto tanto sfidarla a duello. Scommetto che l'avrei sconfitta, non come quella figlia di campagnoli come Aschan." Scosse la testa affranta.
Joyce si accigliò. "Vorresti sfidala a duello? Perché?"
Lei ghignò. "Per ucciderla, ovvio."
"Perché mai dovresti voler uccidere Bryce?" esclamò Joyce sorpresa.
"Non lo hai ancora capito?" disse Beric alle loro spalle.
Da quanto aveva rallentato per farsi superare?
Joyce si voltò di scatto e vide balenare qualcosa tra le sue mani. Fu un riflesso fulmineo, poi qualcosa scattò e volò nella sua direzione.
Joyce sentì lo spostamento d'aria ma non vide altro.
Joane emise un singolo gemito.
Joyce si voltò a guardarla e vide il dardo di balestra spuntare dal suo petto.

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