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Autore: heliodor    30/05/2019    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Ultima occasione
 
Joyce strinse a sé la borsa a tracolla.
Per fortuna l'ho usata come cuscino, pensò. O Joane me l'avrebbe portata via insieme a tutto il resto.
Quando si era accorta che la donna era scomparsa si era fatta prendere dalla disperazione. Era a piedi, in una zona sconosciuta, lontana dalla strada principale e da qualsiasi altra avesse mai percorso.
Aveva ancora il denaro datole da Kallia e qualche pezzo di carne nella sacca e la borraccia per l'acqua. Aveva anche il compendio e il libro di Hopott e quello la rassicurò.
Il cavallo, pensò. Senza di quello il mio viaggio è finito. Farò una fatica enorme per raggiungere Nazdur o qualsiasi altro posto.
Poteva muoversi verso la costa e ritrovare la via marina. Da lì poteva andare a nord, verso Berger. Lì avrebbe trovato Tabarys e Talita. Le due erudite non le avrebbero negato l'aiuto di cui aveva bisogno. Voleva dire abbandonare Bardhian al proprio destino. Se era stato catturato, poteva essere in pericolo. Non poteva abbandonarlo.
Ho fatto una promessa, si disse. A Vyncent.
Assicurò la sacca sulle spalle e si avviò verso sud. Joane aveva detto che distavano mezza giornata dalle paludi. A cavallo.
Quanto può volerci a piedi? Si chiese.
In due giorni di cammino arrivò in vista dei primi acquitrini. L'acqua sembrava zampillare dal terreno. C'erano piccoli laghi attorno ai quali cresceva una vegetazione dall'aspetto malaticcio. Foglie di colore verde scuro e marrone crescevano su piante da fusto contorto, come se nutrirsi di quell'acqua le facesse ammalare.
L'acqua era torbida e a volte sembrava ribollire senza alcun motivo. Non c'erano animali in quella boscaglia, ma non mancavano gli insetti.
In meno di mezza giornata aveva le braccia e il collo coperti di punture.
Devo avere un aspetto orribile, pensò.
Una volta Roge aveva mangiato delle bacche da una pianta che era stata piantata nel giardino. Il suo viso si era ricoperto di pustole rosse ed era stato male per giorni.
Devo somigliare a lui, si disse. Solo che io non ho mangiato nessuna bacca.
Qualcuna di quelle piante aveva dei frutti, ma Joyce se ne teneva alla larga. Uno di questi, giallo e dall'aspetto poco invitante, era caduto al suolo ed era stato mangiato da un piccolo roditore.
La carcassa dell'animale giaceva vicino al frutto che stava marcendo, mentre delle formiche sciamavano attorno a entrambi.
Pensò che quello fosse il modo che aveva la pianta per difendersi.
La notte le cose peggioravano. Faceva caldo e non riusciva a dormire bene e quanto volesse. Nel buio vedeva del vapore sollevarsi dalle acque putride.
Sto respirando quella cosa? Si chiese. Se è così mi ammalerò come quelle piante. Forse dovrei tornare indietro e prendere un'altra strada.
Se lo avesse fatto, avrebbe perso altri giorni e Joane si sarebbe allontanata ancora di più. Il giorno dopo si rimise in cammino.
La vegetazione non divenne mai molto fitta, ma gli acquitrini si fecero più frequenti e la puzza aumentò.
Uova marce, pensò Joyce attingendo dai suoi ricordi.
Ogni tanto gli acquitrini e i laghi da cui saliva il fumo lasciavano il posto ad anfiteatri naturali di forma circolare. Al centro di questi vi erano laghi di fango invece che di acqua.
Joyce provò ad avvicinarsi ma si ritrasse subito. Il calore che si sprigionava dal fango era insopportabile anche a distanza di un centinaio di passi e l'odore era nauseabondo.
Ogni tanto il fango ribolliva con un gorgoglio profondo. Lungo le pareti dell'anfiteatro c'erano delle buche dalle quali fuoriusciva aria rovente.
Joyce se ne tenne alla larga per l'odore insopportabile.
A volte i laghi diventavano circolari, dai confini frastagliati, come se qualcuno li avesse scavati in quel modo preciso.
Che posto è mai questo? Si domandò. Nel grande continente non esiste un luogo simile.
Il caldo la costrinse a togliersi il mantello e metterlo nella borsa dopo averlo arrotolato con cura.
Mentre avanzava nel fango si accorse di riuscire a sollevare a fatica le gambe.
Sono così stanca da non riuscire nemmeno a camminare? si chiese. No, non sono così stanca.
Era il fango a essere più denso in quella zona. Prima di rendersene conto era affondata fino ai polpacci.
Cercò di sollevare una gamba per girarsi e tornare indietro, ma fece una fatica enorme e quasi perse lo stivale.
Il fango era denso e compatto e doveva lottare per liberarsene. A ogni passo sentiva la fatica aumentare e le forze diminuire.
Si fermò per risposarsi, il corpo piegato in avanti. Nel fango torbido vide riflesso il suo viso stravolto dalla fatica.
Quando si raddrizzò, si accorse di essere affondata fino alle ginocchia in quella melma.
Mi sta tirando giù, pensò sgomenta.
La paura le moltiplicò le forze e riuscì a fare due passi, ma le costò una fatica enorme che la lasciò spossata. Si era mossa appena e il fango aveva superato le ginocchia.
Quando cercò di sollevare una gamba, non ci riuscì. Era bloccata.
E ora come ne esco? Si chiese.
Invece di sollevare le gambe cercò di trascinarsi, come nell'acqua alta. Fu ancora più difficile che cercare di camminare.
Il fango, anche se all'apparenza cedevole e fluido, diventava un muro compatto meno a mano che avanzava. Più ci metteva forza e impegno, più il muro di fango diventava duro e insormontabile.
Quando si arrese, era affondata per metà della coscia.
Sciocca, si disse. Posso usare la magia.
Mormorò la formula dell levitazione. Rimase in attesa di levitare al di sopra del fango, ma questo la trattenne.
Ripeté la formula, stavolta ad alta voce anche se sapeva che non avrebbe fatto alcuna differenza. Avvertì solo un senso di leggerezza alle gambe, come se non stesse più sprofondando ma galleggiasse sull'acqua.
Pronunciò una formula diversa e il raggio magico apparve tra le sue mani. Lo diresse verso la massa di fango che le aveva intrappolato le gambe. Il raggio affondò per un palmo nella melma, smuovendola appena.
"Inde Ortas Ydem" pronunciò col fiatone. Tra le mani si formò un filamento di energia pulsante. Elvana le aveva insegnato a manipolare quella energia, trasformandola in un'arma efficace.
Srotolò la corda e la lanciò verso il ramo di un albero, avvolgendolo.
"Sì" esclamò.
Tirò la corda e il ramo si spezzò nel punto dove era a contatto con l'energia sprigionata dall'incantesimo.
"No" gridò.
Evocò una seconda corda magica e la lanciò verso un altro albero. Stavolta cercò di avvolgerla attorno al tronco.
La corda eseguì due giri completi. Joyce afferrò tra le mani l'altro capo e tirò.
La corda magica penetrò nella corteccia, facendosi strada strato dopo strato.
"Aven Ortas" disse Joyce.
La corda scomparve.
"Aiuto" gridò. "Aiutatemi."
Nessuno rispose.
Forse, se resto immobile, rallenterò la discesa, si disse.
Cercò di rilassare ogni muscolo e di non fare movimenti bruschi. All'iniziò sembrò funzionare e la discesa rallentò, ma senza arrestarsi mai.
A poco a poco il fango raggiunse i fianchi e cominciò ad arrampicarsi lungo l'addome.
Prima o poi toccherò il fondo dell'acquitrino, si disse. Allora non potrò più affondare. Ma se è più profondo della mia altezza, affogherò nel fango.
La sola idea la rese folle di paura.
"Aiuto" gridò. "Vi prego, aiutatemi."
Le piante attorno all'acquitrino rimasero in silenzio.
"Aiuto" gridò ancora. "Sono bloccata."
Il fango salì fino al petto ed ebbe la sensazione di respirare a fatica.
Forse non annegherò, si disse. Morirò soffocata molto prima.
Una figura emerse dalla vegetazione. Un uomo le gettò una rapida occhiata e si ritirò subito.
Sorpresa da quella apparizione improvvisa, Joyce non reagì subito. "Aspetta" gridò. "Mi serve aiuto. Non andare via, ti prego. Non andare."
Gridò e gridò ancora finché non sentì la gola arrochita. Il fango iniziò a premere sul petto.
"Non ce la faccio più" esclamò.
Non riusciva più a tenere le braccia fuori dal fango e sentiva il fiato corto. Anche se avesse voluto gridare, non ce l'avrebbe mai fatta. A ogni respiro aveva paura che fosse l'ultimo.
La vegetazione si agitò di nuovo. "È qui" disse una voce.
Tre uomini e una donna apparvero sul bordo dell'acquitrino.
Dalla posizione in cui si trovava, Joyce poteva vedere solo i loro piedi. Solo allora si rese conto che non era stato il fango a salire, ma lei a sprofondare nel lago.
"Aiuto" riuscì a dire.
Il fango aveva raggiungo il collo.
"Come la tiriamo fuori?" chiese uno dei tre.
La donna prese una corda legata al fianco e la lanciò verso di lei. Joyce venne colpita al viso ma non ci fece caso.
"Afferrala" disse la donna. "Al resto pensiamo noi."
Joyce si aggrappò alla corda con le ultime forze. Al primo strattone deciso le scivolò tra le mani e dovette lottare per afferrarla di nuovo.
"Legala a uno dei polsi" disse la donna.
Joyce ubbidì.
I quattro cominciarono a tirare e lei si sentì trascinare in avanti e verso l'alto. Tre minuti dopo giaceva sul bordo dell'acquitrino, esausta e boccheggiante.
La donna si chinò al suo fianco. "Stai bene?"
Joyce annuì. "Grazie."
"Aspetta a ringraziarci, strega rossa" disse una voce sopra di lei.
Quando si volto, vide il viso di Kellen che la fissava severo.
Accanto a lui, quello di Beric e di suo zio Berryn.
I tre che l'avevano salvata la trascinarono in una radura lontana dall'acquitrino. Qui la depositarono a terra con poca delicatezza.
Nella radura erano riuniti uomini e cavalli. Ne contò una ventina.
Joyce era ancora esausta e si sentiva appiccicosa. Il fango era penetrato dappertutto e si stava indurendo sulla pelle.
"Sei abbastanza in forze da parlare?" chiese Kellen con tono deciso.
Joyce boccheggiò. "Dammi del tempo" disse a fatica. In realtà si sentiva già meglio e si sarebbe potuta rimettere in piedi, se l'avesse voluto.
Berryn grugnì. "Dimmi perché hai voluto salvare la rinnegata, inquisitore. Non era meglio lasciarla affogare nel fango?"
Kellen scosse la testa. "Lei sa dove è andata Joane. E ora ce lo dirà."
E cosa mi accadrà quando te l'avrò detto? Si chiese Joyce.
"Non lo so dove è andata" disse.
"Stai mentendo" disse Kellen. Si chinò al suo fianco. "Ascolta, non sono un assassino. Sei solo una ragazza e sei giovane. Hai aiutato una rinnegata, ma posso fare in modo da farti esiliare."
"A Krikor? Meglio morire."
"No, non Krikor" disse Kellen. "A oriente, oltre le terre desolate. Ci sono molti regni lì. Nessuno saprebbe chi sei e che cosa hai fatto."
"Chi ti assicura che non tornerei?"
"Molti lo fanno" disse Kellen. "Quelli che vengono scoperti ricevono una punizione spiacevole."
"Ti metteranno un bel marchio in faccia" disse Berryn divertito.
Kellen scrollò le spalle. "Posso fare in modo che non sia molto doloroso. È una buona offerta, ti consiglio di accettarla."
Non mi farò marchiare come un animale, pensò Joyce. Piuttosto morirò.
"Ma prima devi dirci dov'è andata Joane."
"Ti porterò da lei" disse Joyce per guadagnare tempo.
"Tu dimmi dov'è andata e io andrò a prenderla" disse l'inquisitore.
"No" disse Joyce. "Sarà il nostro accordo."
Kellen si passò la mano sul viso come se volesse togliere una ragnatela. "Non funziona così, strega rossa. Io propongo gli accordi e io decido se sono validi o meno. Ora dimmi dov'è andata Joane."
Joyce crollò al suolo. "Acqua" disse. "Sono ore che non bevo."
Kellen sospirò. "Datele dell'acqua."
Berryn scosse la testa. "Sei troppo buono, inquisitore."
"Non dirmi come trattare i miei affari" lo rimproverò.
Berryn grugnì e andò via. "Non entro nei tuoi affari, ma io voglio la rinnegata. Noi siamo in venti e tu sei uno solo, quindi non mancarmi di rispetto."
Kellen ghignò. "Idiota." Guardò Joyce. "Visto? Mi fai litigare con i miei alleati."
"I tuo alleati sono persone cattive" disse Joyce.
La donna che l'aveva salvata le gettò tra le gambe una borraccia piena d'acqua.
Joyce se la portò alle labbra e bevve due sorsate prima che la stessa donna gliela strappasse dalle mani con un gesto brusco.
"Berryn dice che questo è l'ultimo gesto di cortesia da parte nostra" disse la donna. "Da questo momento in poi berrai quando lo vorremo noi. Se lo vorremo."
Joyce tossì. "Grazie" disse. Guardò Kellen. "Come vedi, ti sei alleato con persone non proprio gentili."
"Dopo dodici giorni di inseguimento anche io sono stanco" disse Kellen. "Dicci dove è andata Joane e farò in modo che tutto questo non ti riguardi più."
"Mi riguarda invece" disse Joyce. "Non sai quanto."
Kellen si accigliò. "Spiegati meglio."
"Joane mi serve. Eseguo gli ordini di lady Gladia, l'inquisitrice."
"Ti ho già detto che è stata lei a ordinarmi di giudicare Joane."
"Non è vero" disse Joyce raddrizzandosi. "Loro sono amiche."
"Forse una volta lo erano, ma adesso non più."
"Lo sono ancora. E Gladia non ti avrebbe mai ordinato di ucciderla."
"Come fai a esserne certa?"
"Sarebbe venuta lei di persona."
Kellen l'afferrò per la spalla e strinse. Joyce sentì il dolore avvampare. L'inquisitore la sollevò senza alcuno sforzo.
Sta usando un incantesimo per aumentare la forza? Si chiese Joyce.
"Se riesci a stare in piedi" disse Kellen. "Puoi anche stare a cavallo. Abbiamo un paio di animali in più. Berryn te ne darà uno."
L'uomo scosse la testa. "Lo sapevo che sarebbe andata a finire così, inquisitore. Che vuoi farci con quella rinnegata?"
"Ci porterà da Joane" disse Kellen. "Non è vero, strega rossa?"
Joyce distolse lo sguardo.
Berryn grugnì. "Non penso proprio. Ci farà fare dei giri inutili e perderemo altri giorni e io dovrò ammazzarla con le mie mani."
"Dalle un cavallo" disse Kellen. "Il peggiore che hai, così se tenterà la fuga non andrà lontana." Guardò Joyce. "Ti sto concedendo un'ultima occasione. Non sprecarla, strega rossa."

Note
Saltato un capitolo ma lo recuperiamo sabato.
Prossimo Capitolo Venerdì 31 Maggio
  
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