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Autore: heliodor    01/06/2019    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Guai grossi
 
"No" gemette Joyce lottando contro i tre mercenari che cercavano di tenerla ferma. "Ascoltatemi."
Uno dei mercenari, un uomo dalla testa calva e la barba grigia e incolta, estrasse un pugnale dalla cintura e lo fece danzare davanti ai suoi occhi.
Kellen guardò Berryn. "Non puoi ucciderla. Prima devo giudicarla."
"Allora giudicala colpevole e lasciaci fare il nostro lavoro" disse l'uomo.
"Cosa hai da dire a tua discolpa, strega rossa?" domandò Kellen con tono annoiato.
Joyce pensò in fretta. Poteva usare un incantesimo di forza straordinaria e liberarsi di quei tre. Forse poteva anche colpire Berryn e un paio dei suoi prima che gli altri avessero il tempo di reagire.
Il problema era Kellen.
Aveva visto l'inquisitore in azione e non era sicura di potergli tenere testa. In un duello l'avrebbe uccisa. Lei era stanca, affamata e assetata, mentre lui era riposato.
"Strega rossa?" chiese Kellen seccato.
Joyce respirò a fondo. "So che cosa è successo. E so dove è andata Joane."
Kellen la guardò sorpreso. "Ti ascolto."
"Joane mi ha lasciata indietro per mandarvi fuori strada" disse Joyce. "Lo ha fatto di proposito, ben sapendo che mi avreste catturata visto che ero a piedi e non conosco questa regione."
"Continua" disse Kellen.
"Fin dall'inizio mi ha portata con sé solo per questo motivo. Lasciarmi indietro al momento giusto dopo avermi detto dove andava in modo da portare voi fuori strada."
"E c'è riuscita" disse Berryn. "Saperlo non migliora la tua situazione."
"Invece sì" disse Joyce.
Berryn si accigliò. "Come?"
Joyce guardò Kellen. "So dov'è diretta Joane."
L'inquisitore non mutò espressione. "Dove?"
"Te lo dirò se mi prometti una cosa."
"Non faccio promesse a una rinnegata" rispose lui.
"Ma lo farai" insisté Joyce. Era una proposta pericolosa ma non aveva altra via da seguire. Se Kellen non avesse promesso, avrebbe lottato e sarebbe morta lì. "O io non ti dirò dov'è andata Joane."
Kellen sospirò. "Stai aiutando una rinnegata. Ciò equivale a una confessione. Sai cosa vuol dire, vero?"
Joyce annuì. "Lo so, ma voi avete deciso di uccidermi in ogni caso. E se non lo farai tu, sarà Berryn a farlo."
Kellen guardò l'uomo.
Berryn si strinse nelle spalle. "È una rinnegata. L'ha confessato."
"Deve essere prima giudicata" disse l'inquisitore. "Spetta a me stabilire se deve morire o meno."
"Cercavo solo di renderti più semplice il lavoro. Vuoi davvero fare un accordo con questa qui?"
"Chi ti dice che vuole propormi un accordo?" chiese Kellen.
"È chiaro che lo fa per salvarsi la pelle."
La pelle e tutto il resto, pensò Joyce. E se riesco a mettere il dubbio nella mente di Kellen, sarai tu a doverti preoccupare.
Kellen la fissò con sguardo severo. "Cosa vuoi che ti prometta?"
"Prima devi farmi rialzare" disse Joyce. "E quel tizio deve smetterla di minacciarmi con un coltello."
I mercenari guardarono Berryn, il quale fece un cenno della testa.
Joyce venne aiutata a rialzarsi.
"Parla in fretta" disse Kellen. "Inizio a stancarmi di tutto questo."
Joyce annuì. "Anche io. Il tuo scudo magico è efficiente come penso?"
Kellen si accigliò. "Perché me lo chiedi? Stai forse pensando di attaccarmi?"
"Non io."
"E chi allora?"
"Posso solo dirti di stare pronto. Lo capirai da solo."
Kellen sogghignò. "O sei pazza o sei stupida."
Forse sono l'una e l'altra cosa, pensò Joyce. O forse no.
"Sto aspettando" disse l'inquisitore.
"Bene" disse Joyce raccogliendo i pensieri. "Voglio che tu mi prometta questo." Fece una pausa. "Quando ti dirò dove si trova Joane, dovrai proteggermi."
Kellen la fissò stupito. "Da chi?"
Joyce indicò Berryn. "Da lui e dai suoi mercenari."
Kellen guardò l'uomo. "Ti ho già protetta prima o ti avrebbero uccisa."
"Non l'hanno fatto perché speravano di prendere Joane" disse Joyce. "Ma adesso le cose sono cambiate."
Kellen si accigliò. "Come?"
"Prometti" disse Joyce.
L'inquisitore la fissò negli occhi. "Te lo prometto."
Berryn rise. "Direi che può bastare. Krym, Delgas. Chiudete la bocca a quella rinnegata."
I mercenari si fecero avanti.
Kellen balzò tra Joyce e loro, lo scudo alzato. "Ho detto che la strega rossa non deve essere toccata."
Berryn sospirò. "Levati di mezzo o faccio ammazzare anche te."
Joyce notò con la coda dell'occhio dei movimenti alle sue spalle. Gli altri mercenari al servizio di Berryn si stavano posizionando attorno a loro.
Non sta andando affatto bene, pensò.
"Dimmi perché mi hai fatto promettere di proteggerti" disse Kellen senza smettere di fissare Berryn.
"Non l'hai capito?" disse Joyce. "Berryn vuole uccidere Joane per farla tacere per sempre. È per questo che le da la caccia."
"Ha attaccato la sua fattoria" disse l'inquisitore.
"E chissà che cosa ha visto" disse Joyce. "E cosa potrebbe raccontarti, se tu la interrogassi. Di sicuro qualcosa che lo farebbe finire in grossi guai o sbaglio?"
Berryn scosse la testa. "Non doveva andare in questo modo" disse con tono affranto. "Tu e l'inquisitore non dovevate mettervi in mezzo, tanto per cominciare."
"È vero quello che dice?" gli chiese Kellen.
"Io non devo rispondere alle tue domande, inquisitore" disse Berryn. "Joane ti ha detto qualcosa su quella fattoria, strega rossa?"
"Mi ha detto tutto" mentì Joyce.
Berryn sogghignò. "Stai mentendo. Lei non parlerebbe mai di certe cose con un'estranea, vero Beric?"
Joyce notò che il ragazzo era al fianco dello zio. La sua espressione era perplessa. "Credo di no" disse.
"Lo ha fatto" disse pensando in fretta. "Nel delirio, quando l'hai ferita con quel dardo, ricordi? Ha avuto la febbre alta e mi ha detto ogni cosa."
"Di cosa non avrebbe dovuto parlare?" chiese Beric allo zio.
Berryn sospirò. "Peccato" disse. "Anni fa tuo padre mi fece la stessa domanda quando scoprì come trattavamo i nostri affari. Lui ovviamente non era d'accordo. Troppo legato al suo onore di stregone per comprendere che i tempi stavano cambiando e che le terre della nostra famiglia non erano più così produttive e dovevamo usare metodi più convincenti con i nostri vicini." Sospirò. "È davvero un peccato."
"Zio" disse Beric.
Berryn mosse appena la testa.
Uno dei mercenari, lo stesso che aveva minacciato Joyce col pugnale, si mosse verso il ragazzo e impugnando l'arma gliela affondò nel fianco.
Joyce vice lo stupore dipingersi sul volto di Beric mentre si voltava per fronteggiare l'attacco. Suo zio gli afferrò la testa e con un gesto fluido gliela girò in una posizione innaturale. Udì il rumore dell'osso che si spezzava.
Beric crollò al suolo in una posa scomposta.
Kellen evocò i dardi magici e li lanciò verso i mercenari. Mentre i proiettili compivano il loro percorso verso i bersagli, Berryn estrasse una spada e sorreggendola con entrambe le mani si scagliò contro l'inquisitore.
Joyce si voltò di scatto e vide due mercenari avanzare verso di loro, le spade sguainate. Altri due stavano caricando le balestre.
Evocò lo scudo magico con una mano e con l'altra concentrò nel palmo l'energia del raggio magico. Scagliò l'incantesimo verso la donna che giorni prima l'aveva aiutata a uscire dalla sabbia prima che l'ingoiasse.
Il raggio la colpì al petto scaraventandola via per cinque o sei passi.
L'altro mercenario alzò la spada e scaricò il fendente su di lei. Joyce arrestò l'attacco con lo scudo magico e usò il raggio contro l'uomo. L'impatto gli strappò via la spada scagliandola lontana. Lui invece ruzzolò per alcuni passi atterrando sulla schiena.
Kellen si lanciò in avanti e intercettò l'attacco di Berryn.
Joyce notò che dagli arbusti stavano arrivando altri mercenari.
Non sta andando affatto bene, si disse.
Guardò Kellen e Berryn che lottavano, poi i mercenari armati di balestra che stavano imbracciando le armi.
È tempo di andare via, si disse. Chiunque vinca questo scontro, non sarà affatto tenero con me. Non ho alleati qui.
"Aven Luso" mormorò.
Il buio calò su di loro.
"Samari Luso" disse. Il suo corpo divenne invisibile, come un'ombra che scivolava tra le ombre. Si mosse in una direzione a caso mentre attorno a lei udiva i suoni della battaglia farsi più concitati.
"Dov'è andata?" gridò qualcuno.
"È passata di qui, la sento."
Udì il suono sordo di un dardo che veniva scoccato. Qualcuno urlò e un corpo cadde al suolo con un tonfo pesante.
"Mi hai preso, Krym. Dannazione a te."
Joyce corse senza badare a dove mettesse i piedi finché non incontrò un ostacolo. Il contraccolpo la proiettò qualche passo all'indietro, cadde e si rialzò all'istante.
Un albero, si disse.
Si sentiva spossata per lo sforzo che stava facendo. Tenere attivi due incantesimi insieme stava consumando in fretta le sue poche energie.
Il buio si dissolse all'improvviso e Joyce poté vedere di nuovo il campo di battaglia. Tre uomini erano a terra, oltre al corpo di Beric che giaceva ancora dove lo zio l'aveva abbattuto.
Kellen stava lottando col mercenario armato di pugnale. Con due dardi piazzati nel petto dell'uomo eliminò il pericolo.
Berryn sembrava sparito e con lui la donna mercenario che l'aveva salvata. Gli altri stavano circondando l'inquisitore.
Joyce sospirò e corse verso gli alberi, gettandosi nel folto della boscaglia. Annullò l’incantesimo che la rendeva invisibile quando si sentì abbastanza lontana da non essere vista.
Corse senza fermarsi finché non sentì i polmoni bruciare. Quattro o cinquecento passi più avanti, scivolò in un crepaccio e perse l'equilibrio. Rotolò lungo un pendio sbucciandosi braccia e gambe sulle piccole pietre che affioravano. Ne sfiorò una con la tempia prima di fermarsi in un cespuglio.
Qui rimase a faccia in su a fissare il cielo, il petto che le si alzava e abbassava in maniera frenetica.
Solo dopo alcuni minuti passati a pancia in su osò alzare la testa per gettare un'occhiata alla direzione da cui era venuta.
Vide il pendio ricoperto di foglie e arbusti e piccole pietre grigie risalire verso l'alto, sormontato da una corona di alberi di alto fusto.
Rimase a guardare per qualche minuto, aspettando paziente che le forze le tornassero. Quando si sentì abbastanza sicura si alzò e uscì dal cespuglio.
Sentiva dolore in ogni osso e muscolo del corpo. Sulle braccia e le gambe aveva numerosi tagli e il sangue colato dalle ferite aveva imbrattato la tunica e i pantaloni. Sentiva anche un dolore al fianco destro dove una pietra le si era conficcata tra le costole. Respirare le costava una fatica enorme.
Si trascinò lungo il sentiero in una direzione a caso. Le bastava allontanarsi da Kellen e Berryn.
Beric, pensò.
La smorfia di dolore e sorpresa del ragazzo era ancora vivida nella sua mente.
Chissà che cosa ha provato, si chiese.
Non riusciva a darsi la colpa anche di quella morte.
È stato lui a scegliere di stare con lo zio invece di fidarsi di Joane, la donna che lo aveva cresciuto e addestrato, si disse.
Sospirò mentre passava sotto un albero dall'aspetto malaticcio. Un uccello lanciò un richiamo sopra la sua testa.
Lei si girò di scatto, ma non ci fu nessun frullare d'ali né le foglie si mossero. Per il resto del tempo la foresta rimase silenziosa finché gli alberi non cedettero il passo a una pianura coperta da sottili fili d'erba alti fino al bacino che si estendevano fino all'orizzonte.
Guardò il sole cercando di capire dove si trovasse. Era andata a sud dopo essere scappata, quindi il mare era sulla sua destra e l'entroterra sulla sinistra. Procedendo a sud prima o poi avrebbe ritrovato la strada per Malinor. La via marina non era distante.
Malinor, si disse. Non c'è niente per me lì.
A nord non poteva tornare. Chiunque fosse sopravvissuto allo scontro, non aveva voglia di incontrarlo di nuovo.
Berryn era un assassino e Kellen era indecifrabile. L'inquisitore sembrava avere i suoi motivi per dare a caccia a Joane e forse erano giusti, ora che aveva conosciuto meglio la strega, ma ne aveva abbastanza del loro scontro.
Devo ritrovare la pista per Nazdur, si disse. Lì troverò Kallia e Ames e potranno aiutarmi.
Qualcosa si mosse tra l'erba. Ebbe solo il tempo di evocare lo scudo prima di rendersi conto che tra figure erano emerse all'improvviso, come se fossero apparse per magia.

Note
Non mi piace celebrare ma oggi sono 2 anni da quando ho iniziato a pubblicare Joyce su EFP.
Ne sono successe di cose, alcune piacevoli e altre meno (e altre molto spiacevoli, ma non vi voglio tediare).
Altre cose succederanno. Anche se non sembra questa saga infinita si sta avvicinando alla fine e prima o poi la concluderò (sperando di non metterci altri due anni :D ). Vi chiedo solo un po' di pazienza perché la matassa da sbrogliare è enorme e anche se il finale è ben chiaro nella mia mente, tutto quello che si trova in mezzo deve essere messo nero su bianco.
Nel frattempo godetevi questo capitolo e i prossimi.

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