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Autore: heliodor    04/06/2019    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Peggio dei Colossi
 
Joyce si immerse nella vasca. L'acqua era calda, ma non spiacevole. Il catino era stato ricavato da un foro nel pavimento di pietra, al centro di una grotta.
Le donne l'avevano accolta con cortesia, ma senza rivolgerle più di qualche parola. Era stato Kalaak ad ammonirle.
"Non parlate con la straniera se non è strettamente necessario."
Un paio di ragazze avevano portato delle spazzole dalle setole morbide e con quelle avevano raschiato via il fango indurito dopo tutti quei giorni.
Con pazienza avevano lavato via tutto lo sporco, facendo riemergere la pelle rosea sotto di esso.
Per i capelli c'era voluto qualche sforzo in più e anche dopo l'ultimo lavaggio li sentiva ancora duri e attaccaticci.
Una donna le aveva passato una bottiglia con del liquido ambrato all'interno.
"Spalmalo dove la pelle è arrossata" le disse.
Joyce ubbidì. La sostanza aveva un odore sgradevole ma le diede un po' di sollievo. "Che cos'è?" domandò alla donna.
"Estratto di radici, grasso animale, ossa tritate" rispose lei.
Joyce scrollò le spalle. Tanto non le interessava rifare quella ricetta a casa.
Quando fu asciutta e pulita, le portarono dei vestiti. Erano di fattura grossolana come quelli che indossavano gli altri abitanti delle grotte, ma erano comodi e puliti.
Mise la tunica sopra i pantaloni e recuperò gli stivali, anche se erano ancora sporchi di fango. Trovò la sua borsa dove l'aveva lasciata e la mise a tracolla.
Una delle donne la portò a una grotta aperta sul fianco della collina. Solo allora notò i camminamenti che salivano e giravano attorno all'altura collegando le abitazioni. Bambini e ragazzi giocavano a inseguirsi senza badare all'altezza sotto lo sguardo vigile delle ragazze più grandi. Donne di mezza età intrecciavano cesti o cucivano abiti sulla soglia delle grotte. Gli anziani erano pochi e non vide alcun uomo adulto mentre salivano verso la cima della collina.
Un cerchio di pietre a forma di fungo delimitava uno spiazzo verde con al centro un altare di pietra sormontato da due rocce appuntite verso l'alto. Quattro guerrieri armati di lancia sorvegliavano il cerchio, gli sguardi rivolti verso l'orizzonte.
All'esterno del cerchio sostavano Sirak, Kalaak e Halux.
"Vai da loro" disse la donna ritirandosi.
Joyce ubbidì e li raggiunse.
"Eccola qui" disse Halux. "Come vedi, sotto quel fango c'è un bel visino, ma non farti ingannare. Dalle una sola occasione e distruggerà tutta la tua vita."
Joyce sospirò. "Vi ringrazio per la vostra ospitalità" disse rivolgendosi a Sirak con un leggero inchino. "Vi sono debitrice."
"Che ti dicevo?" fece Halux. "Ha già iniziato."
Sirak annuì. "Perdonaci per averti aggredito, strega rossa" disse l'uomo. "Come Halux ti potrà spiegare, siamo molto diffidenti verso gli stranieri." Guardò Halux. "Sei amico dello stregone bianco e tanto mi basta per considerarti nostra amica. Vieni Kalaak, lasciamoli soli. Avranno molto di cui parlare."
Kalaak seguì Sirak lungo il pendio della collina.
Halux sembrò rilassarsi solo dopo averli visti sparire dietro la cresta. "Ora spiegami che cosa ci fai qui."
"È stato un caso, te l'ho detto" disse Joyce.
"Tu non arrivi mai per caso, Sibyl. Se questo è il tuo vero nome. Non ho messo cinquecento miglia tra me e Malinor per vederti arrivare di nuovo qui a turbare le mie giornate."
"Scusa se cerco di fare la cosa giusta" disse Joyce. "Tu, piuttosto. Sei sparito prima dell'attacco. È qui che sei venuto a nasconderti?"
"Non mi sto nascondendo" disse Halux. "Quando ho saputo che l'orda si stava avvicinando, ho deciso di andare via."
"Sai anche dei colossi, no?"
Halux annuì. "Le voci corrono, persino tra gli Urgar. La notizia sta già facendo il giro del continente."
"Che ne pensi?"
"Penso di aver fatto la cosa giusta a scappare via."
"E la tua assistente? Lei non è venuta con te?"
Halux scosse la testa. "Quella stupida ha deciso di restare in città. Ha una madre malata e un fratello piccolo a cui badare."
"E non ti spiace un po' per lei? Potrebbe essere morta o ferita."
Halux scrollò le spalle. "Una persona in meno di cui occuparmi. Ora dimmi perché sei qui. Stai davvero cercando quella rinnegata della stella nera?"
Joyce annuì. "Devo trovarla."
"Perché?"
"Ho paura che possa fare del male a una persona."
"Parli di te?"
Joyce scosse la testa. "Parlo di suo figlio, Bardhian di Malinor."
Halux sgranò gli occhi. "Il principe?"
Joyce annuì.
"Questa sì che è una notizia. Come hai fatto a scoprirlo?"
"Me l'ha detto un amico."
"Hai amici bene informati. Era un segreto ben custodito." Si grattò il mento. "Perché Joane vorrebbe fare del male a suo figlio? Per quanto la sua fama sia sinistra, non la credevo capace di tanto."
"Non è facile da spiegare" disse Joyce.
"Prova" la esortò lui.
Joyce si concesse qualche secondo per raccogliere le idee. Si sentiva stanca, anche dopo il bagno. Solo allora ricordò che non mangiava e non beveva da quasi due giorni.
"Che hai?" le chiese Halux.
"Ho fame" disse Joyce.
"Cibo" disse Halux. "Voi giovani non pensate ad altro. Andiamo, ti farò preparare qualcosa di buono."
Raggiunsero una grotta più ampia delle altre. Sul pavimento di roccia erano state poggiate delle stuoie e dei cuscini.
Halux sedette su uno di questi e la invitò a fare altrettanto.
Joyce scelse quello di fronte a lui e si lasciò cadere. Per un attimo le tornò alla mente il villaggio degli Alfar.
Anche lì usavano le stuoie e i cuscini. Anche quelli degli Urgar erano pieni di foglie secche.
"Ti piace?" chiese Halux.
"Cosa?" fece lei tornando alla realtà.
"Quel cuscino sembra piacerti in modo particolare."
"Mi ha ricordato dei giorni piacevoli." Aveva passato poco tempo con gli Alfar e ogni volta che pensava a Leyra e Zefyr sentiva la nostalgia assalirla. Oren le aveva raccontato che i due erano sopravvissuti alla battaglia e stavano bene.
Oren. Anche quel pensiero le provocava una dolorosa fitta allo stomaco.
Perché l'ho lasciato andare da solo in quella folle avventura? Si chiese. Non da solo. Con Shani.
Il ricordo della ragazza dagli occhi obliqui le provocò un moto di irritazione.
Una donna portò dei vassoi di legno pieni di carne e verdura. Poi mise una ciotola piena di una sostanza rossa e densa accanto a ciascun vassoio e se ne andò.
Joyce guardò il piatto. "Cos'è?"
Halux fece spallucce. "Non lo so. Non l'ho mai chiesto, in verità, ma penso sia qualche animale che cacciano nelle pianure. Come avrai notato, gli Urgar non allevano né coltivano."
Joyce assaggiò la carne. "È buona" disse. Era anche dura, ma finché non la strozzava andava bene.
"Se lo dici tu" disse Halux intingendo un pezzo di carne nel liquido rossastro.
"Almeno quella sai cos'è?"
"È una salsa, credo" disse l'erudito. "È molto buona, ma piccante."
Joyce la provò. Era davvero piccante, ma meno di quanto si aspettasse. "Chissà se hanno delle noci?"
"Non crescono vicino alla costa" rispose Halux. "Quando ti senti pronta, rispondi pure alla mia domanda."
Joyce ingoiò il boccone che stava masticando. "Joane" disse raccogliendo i pensieri. "Vuole eliminare suo figlio perché lo crede un'arma o qualcosa del genere."
"Un'arma?"
"Crede che sia un erede."
Halux annuì. "Crede?"
"Ne abbiamo già parlato, ricordi? Gli eredi dovrebbero essere quattro. Eryen di Nazedir, Tharry di Taloras o sua sorella Lionore, Bryce di Valonde e Klarisa di Malinor."
Halux assunse un'espressione pensosa. "Questo è quello che pensiamo, ma non è detto che sia così."
"Potrebbero essercene altri?"
"No, io credo che siano quattro, ma non è detto che siano chi pensiamo."
"Eryen lo è di sicuro" disse Joyce. "E anche Bryce." Sua sorella era la strega suprema, lo sapevano tutti. Lei era la più forte, anche di quella arrogante di Eryen. O almeno così pensava.
Elvana le aveva confidato che le due si erano sfidate e Bryce aveva perso, anche se di poco.
Halux grugnì. "Ma di Lionore e Klarisa non abbiamo alcuna prova. Io credo che Bardhian possa essere uno di loro. Non posso dirlo con assoluta certezza, ma se Joane lo sta cercando per i motivi che tu dici, è probabile che ne sappia molto più di noi."
"Gladia sa tutto" disse Joyce.
"Ti prego, non nominare più l'inquisitrice in mia presenza. Solo sentire qual nome mi rovina l'appetito."
"Scusa. Ora posso farti io qualche domanda?"
Halux annuì. "Mi sembra giusto."
"Perché sei venuto a nasconderti proprio qui?"
"È isolato e gli Urgar tengono lontani gli stranieri. Quasi tutti, almeno."
"Sembri amico di questa gente."
"È vero."
"Perché?"
"Una volta, tanti anni fa, quando ero giovane e stupido." Fece una pausa. "Meno giovane e meno stupido di te, comunque. Come ti dicevo, mi trovai a passare da queste parti e venni catturato dai cacciatori Urgar. Il loro capo era un giovane Sirak e li stava portando a un incontro con il capo di una tribù confinante per risolvere una disputa di confine. Non ci crederai mai, ma questi selvaggi sono ferocemente territoriali." Sbuffò. "In ogni caso, aiutai Sirak con i miei consigli e lui riuscì a strappare un accordo molto favorevole. Per ringraziarmi, decise di liberarmi e fare di me un membro della sua tribù."
"È una storia interessante" disse Joyce. "Non credevo che tu avessi viaggiato così tanto."
"Ero alla ricerca di alcune cose" disse Halux facendo un gesto vago con la mano.
"Quali?"
"Non voglio tediarti con argomenti troppo complicati per la tua giovane mente."
Joyce decise di ignorare l'offesa e cambiò discorso. "Non vuoi chiedermi niente sui colossi?"
"Cosa puoi sapere che io non sappia già?"
"Li ho visti di persona."
Halux sbuffò. "E allora? Sono mostri, distruggono tutto ciò che incontrano."
"A Malinor sembravi terrorizzato da quelle creature."
"E avevo ragione ad averne paura, visto quello che è successo."
"Ho parlato con Falcandro, un erudito di Orfar."
"Lo conosco" disse Halux. "È uno stupido che traffica con alambicchi e strane sostanze. È stato cacciato via dalla sua accademia per questo motivo."
"Adesso serve la regina Skeli" disse Joyce.
"Chissà perché non sono sorpreso. Gli stupidi amano viaggiare insieme."
"Lui dice che i colossi sono indistruttibili."
"Per quanto sia stupido, ha detto la verità" disse Halux.
Joyce sospirò. "Ma deve esserci un modo. I maghi riuscirono a sconfiggerli."
"I maghi. Lasciali perdere quelli. Ti ho già detto che il circolo supremo ha eliminato ogni traccia delle loro conoscenze, no? Se avessimo quei libri, forse potremmo scoprire come fecero, ma..." Scosse la testa. "Se ci fosse il modo."
"E c'è?" chiese Joyce.
"No" disse Halux alzandosi di scatto. Raggiunse l'esterno della grotta.
Il sole era calato e i fuochi erano stati accesi lungo i camminamenti, facendoli assomigliare a serpenti attorcigliati alla collina.
Joyce trovò quello spettacolo affascinante.
"Non hai risposto alla mia domanda" disse seguendo Halux.
"Invece sì" rispose l'erudito. "Lascia perdere, ragazza. Ci sono cose che è meglio non sapere."
"Tu mi hai detto che eri innamorato della conoscenza."
Halux prese un sentiero che discendeva. "Tu non sei me."
"Non posso credere che rinunci così."
Halux si voltò di scatto. "Rinunciare a cosa?"
"A scoprire come distruggere i colossi."
"Credi che non ci abbia pensato?"
"Hai rubato dei libri dalla biblioteca prima di partire" disse Joyce con tono accusatore.
"Vammi a denunciare agli eruditi di Malinor. Ah, non puoi. L'accademia è in macerie come il resto di quella maledetta città."
"Tu cercavi il modo per distruggerli" insisté Joyce. "Lo hai trovato?"
Halux riprese a scendere lungo il fianco della collina.
"Lo hai trovato?" gli urlò dietro Joyce.
Halux si fermò. "Potrei aver trovato qualcosa di peggio" disse con espressione cupa.
"Peggio dei colossi?" chiese Joyce.
Dal basso giunsero delle urla.

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