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Autore: heliodor    06/06/2019    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Sono un vigliacco
 
Sotto di loro, una dozzina di figure si muoveva alla base della collina. Vide cavalli e lance agitarsi nelle mani di guerrieri.
Uno di essi indossava una corona fatta di penne di vari colori.
"Tu non ascolti Sirak" stava dicendo il guerriero, un ragazzo che poteva avere sui venti o venticinque anni.
Sirak sedeva su una pietra di forma quadrata, l'espressione seria. "Sei tu che non ascolti, Jakris. Sono giorni che ti ripeto le stesse cose."
"Ripetile davanti al circolo delle tribù, se hai coraggio" disse Jakris.
"Attento a quello che dici" esclamò uno dei guerrieri al fianco di Sirak. Anche da quella distanza, Joyce lo riconobbe. Era Iruk.
Halux le fece cenno di allontanarsi. "Non sono discorsi che stranieri come noi dovrebbero ascoltare."
Joyce faticò a seguirlo. "Di cosa stanno discutendo? Sembravano piuttosto arrabbiati."
"Jakris" disse Halux.
Joyce attese che continuasse.
"È l'erede di una tribù vicina. Doveva sposare la figlia di Sirak, ma è stata rapita insieme ad altri giovani dieci giorni fa."
"Rapita? Da chi?"
"Razziatori. Mercenari. Chi lo sa?"
"Forse so chi erano" disse Joyce. Era un'idea folle, ma poteva spiegare quello che era accaduto. "Dei razziatori hanno attaccato Shoni, un villaggio dell'altopiano."
"L'altopiano è distante duecento miglia" disse Halux.
"Forse non erano gli stessi razziatori" suggerì Joyce. "Ma i loro compagni. Qualcosa del genere."
"E allora?"
"Hanno rapito Bardhian."
Halux scrollò le spalle. "Peggio per lui. A quest'ora sarà morto."
"Io non credo" disse Joyce. "Penso li abbiano portati a Nazdur."
"Nazdur è a trecento miglia da qui" disse Halux. "Perché dovrebbero rapire della gente e portarla fin lì?"
"Non lo so" disse Joyce. "Ma so che a Nazdur sta per avvenire una battaglia." Ames aveva portato quella notizia. "Per qualche motivo, stanno rapendo decine di persone portandole lì."
"Forse vogliono usarli come lavoratori."
"Per costruire cosa?"
"Non ne ho idea" disse Halux.
Joyce guardò in basso. "Forse dovrei dirlo a Sirak. Che ne pensi?"
"Penso che dovresti farti gli affari tuoi, ragazza. Sei una straniera tra gente che non ama gli stranieri. Se non sei morta è per merito mio, ricordatelo."
"Iruk mi voleva come schiava."
"Gli Urgar hanno uno strano concetto di schiavitù. È più un'adozione. Saresti diventato parte della sua famiglia, col tempo."
"Voleva una figlia?"
"Iruk ha quattro figli maschi e nessuna femmina. Forse gli serviva qualcuno che si occupasse di lui quando sarebbe diventato vecchio."
"Allora dovrebbe prendersi un'ancella o un valletto" disse Joyce storcendo la bocca.
"Gli Urgar sono fatti così. Che vuoi fare?"
Joyce aveva già deciso. Si voltò e a passo di marcia raggiunse la base della collina.
Dietro di lei Halux trasse un profondo sospiro. "Sei davvero stupida come temevo. Ti metterai nei guai."
"Devo tentare."
Sirak può darmi una mano a liberare Bardhian, si disse mentre raggiungeva il gruppo di guerrieri.
Sirak si stava rivolgendo a Jakris. "Non sappiamo nemmeno dove sono andati" stava dicendo.
"Lo sapremmo, se li avessi inseguiti" ribatté il giovane guerriero.
"Non potevo rischiare la vita dei miei guerrieri senza sapere a cosa andassimo incontro" replicò il capo tribù.
Jakris agitò il pugno minaccioso. "Tu non volevi rischiare la tua, di vita. Non hai mai amato Lilie come una vera figlia."
"Fin dal giorno in cui i suoi genitori morirono" disse Sirak. "L'ho cresciuta dandole tutto quello che potevo. L'avrei data in sposa a te."
"Forse non volevi l'alleanza tra le nostre tribù" l'accusò Jakris.
"Taci, Jakris" disse Iruk.
Il giovane guerriero lo fissò con aria di sfida. "Non credere di farmi paura. Ho saputo che una ragazzina ti ha battuto."
"Come osi?" fece Iruk afferrando la lancia.
Jakris fece lo stesso. "Avanti, risolviamola con un duello."
"Con piacere."
"Fermi" disse Kalaak. "Questa è una riunione pacifica. Se spargerete sangue commetterete un sacrilegio."
"Verrà sparso solo il sangue di questo qui" disse Iruk.
"Basta" fece Sirak. Solo allora sembrò notare la presenza di Joyce e Halux. "E voi che cosa ci fate qui?"
"Ho cercato di convincerla" disse l'erudito. "Ma ti ho detto che era una testa dura. Ti ho messo in guardia, amico mio."
Sirak guardò Joyce. "La stregoneria non è ben vista qui."
"Quello che ho da dire non ha a che fare con quello che sono" disse Joyce.
"Vuoi dirmi qualcosa?" chiese Sirak.
"Forse so dove sono andati quei razziatori. Quelli che hanno rapito tua figlia."
Jakris si fece attento. "Chi è questa ragazza che parla con tanta sfrontatezza?"
"È la stessa che ha battuto Iruk" disse Joyce.
Jakris rise. "Lei?" Guardò Iruk. "Dice la verità?"
"Sì" disse il guerriero a denti stretti. "Mi ha colto di sorpresa."
Jakris rise più forte. "Sei caduto davvero in basso per farti mettere sotto da questa ragazzina. È la metà di te."
"Ha usato un trucco" disse Iruk.
"Basta così, Jakris" fece Sirak. "Non puoi offendere Iruk. Lui è il migliore dei nostri guerrieri."
"Migliore" disse Jakris. Guardò Joyce. "Che cosa dicevi a proposito di quei razziatori?"
Halux si mise tra di loro. "Niente. Ha passato una brutta avventura e la sua mente è sconvolta."
Joyce lo spinse via. "So chi sono. Soldati al servizio di Persym."
Sirak si accigliò. "È l'alleato di Malag di cui tutti parlano? Quello che ha evocato i giganti di cui mi hai parlato?" chiese rivolto a Halux.
L'erudito si strinse nelle spalle. "Questa è l'unica parte vera di questa storia." Guardò Joyce. "Continua pure. Ormai non posso fare più niente per farti desistere, immagino."
"Gli Urgar devono sapere" disse Joyce. E soprattutto doveva sapere Jakris.
Tra tutti i presenti sembrava l'unico a voler salvare la figlia di Sirak, Lilie. Joyce non la conosceva, ma trovava romantico che il guerriero volesse andarla a salvare.
Poteva quasi immaginarlo cavalcare sull'altopiano da solo e sfidare le armate di Persym per farsi restituire la donna amata.
Se almeno qualcuno avesse fatto tutto quello per lei.
Halux sospirò e andò via.
"Continua" disse Jakris perentorio.
"Sono stati i razziatori inviati da Persym" disse Joyce. "Hanno attaccato un villaggio e ucciso metà degli abitanti, quasi tutti gli anziani e gli infermi. Gli altri li hanno portati con loro."
"Perché?" chiese Sirak.
"Per usarli come schiavi, credo" disse Joyce.
"Dove sono andati?" chiese Jakris.
"Nazdur."
"Nazdur" fece Sirak. "È troppo lontana."
"Non se partiamo subito. E in forze" disse Jakris. "Manderò messaggi a tutte le tribù. Se quel Persym crede di poter prendere le nostre cose come se niente fosse, si sbaglia."
"Tu non farai niente di tutto questo" disse Sirak.
Jakris strinse i pugni. "Ora che sai dove sono andati, non vuoi fare niente?"
"Nazdur è troppo lontana" disse Sirak. "E l'armata di Persym è troppo forte. Non possiamo sfidarlo e sperare di sopravvivere."
"E il nostro onore? E Lilie?"
Joyce sentì le lacrime pizzicarle gli angoli degli occhi a quelle parole.
Deve essere proprio innamorato di lei, pensò. Devo aiutarlo o me ne pentirò per il resto della mia vita.
 "Incolpa pure me" disse Sirak. "Se ti fa stare meglio."
"Non mi fa sentire affatto meglio" disse Jakris. Si voltò e marciò lontano, seguito da due guerrieri.
Gli altri rimasero a guardarlo finché non fu rimontato a cavallo.
"Troverò un esercito e riporterò Lilie qui" disse Jakris ad alta voce. "E allora dimostrerò che Sirak della tribù della collina è un vigliacco."
Iruk scattò in avanti, ma Sirak lo bloccò col braccio. "Lascialo parlare. È giovane e stupido."
E innamorato, pensò Joyce sospirando dentro di sé.
Jakris e i due cavalieri che lo accompagnavano cavalcarono via.
"La colpa è tua" disse Iruk rivolgendosi a Joyce. "Se Jakris farà una sciocchezza."
Joyce si strinse nelle spalle. "Ho detto solo la verità."
"Hai detto quello che faceva comodo a te" disse Sirak. "Perché vuoi catturare quei razziatori? Che cosa ti hanno fatto?"
"Hanno preso un mio amico."
"Allora vai a riprendertelo e non coinvolgere anche noi" disse l'uomo.
"Hanno rapito tua figlia" disse Joyce.
"Le avevo detto di non uscire" disse Sirak. "Ma lei ha insistito per unirsi ai cacciatori. Non erano nemmeno veri guerrieri."
"Se fossero stati dei veri guerrieri non si sarebbero fatti catturare" disse Iruk.
Sirak annuì grave.
"È pur sempre tua figlia" ripeté Joyce, sperando che bastasse quello a fargli cambiare idea. "Perché non vuoi salvarla?"
"Non devo certo dire a te i miei motivi" disse Sirak. "Halux aveva ragione. Tu porti guai. Puoi restare altri due giorni, poi dovrai andartene." Le voltò le spalle e si allontanò con Iruk e gli altri guerrieri.
Tutti tranne Kalaak, che rimase a fissarla in silenzio. "A differenza degli altri, io non ti giudico" disse l'uomo. "Hai solo fatto quello che ritenevi giusto, anche se pensavi che ti avrebbe danneggiata. Ammiro il tuo coraggio. Sono sincero."
Joyce trattenne la sua sorpresa. Non si aspettava quelle parole. "Grazie" disse.
Kalaak le rivolse un leggero inchino e si allontanò.
Joyce risalì la collina e trovò la grotta di Halux. Era spoglia, fatta eccezione per un giaciglio e un paio di borse buttate in un angolo.
Halux era inginocchiato davanti a una di queste. "Hai ottenuto ciò che volevi?"
"Credo che Jakris andrà a salvare la sua amata" disse Joyce. "E io mi unirò a loro."
"Sirak ti ha cacciata via, vero?"
Joyce si strinse nelle spalle.
"Non gli hai reso un gran servigio" disse rialzandosi. "Hai dato a Jakris un buon motivo per sfidarlo."
"Ho fatto quello che ritenevo giusto."
"E basta questo, vero? Tu fai sempre la cosa giusta, anche se magari per gli altri è quella sbagliata."
"Io non..." Joyce pensò a Fredi, al suo viso terrorizzato e alle sue grida quando era bruciata sul rogo. A volte quella immagine la tormentava fino a privarla del sonno.
"Visto?" fece Halux con un ghigno. "Lo sai anche tu che ho ragione io."
"Hai ragione, commetto degli errori."
Halux le lanciò un'occhiata di disapprovazione.
"Faccio molti errori. Moltissimi" ammise Joyce. "Ma almeno faccio qualcosa. Non scappo davanti al pericolo come qualcun altro."
"Mi stai dando del vigliacco per caso?"
Joyce lo fissò con aria di sfida.
"Se è così, hai ragione" disse Halux. "Sono un vigliacco, non mi vergogno ad ammetterlo. Uno come me può solo scappare. Non ho certo la forza di un guerriero e l'abilità di voi grandi stregoni. I miei poteri sono limitati."
"Ma sei intelligente" disse Joyce. "Potresti aiutarci con quella."
"L'intelligenza non fa vincere le guerre." Halux tornò a rovistare nella sacca.
"Tu che farai?" chiese Joyce dopo qualche istante di silenzio.
"Andrò via. Fuggire è la cosa che so fare meglio."
"Dove andrai?"
"E pensi che lo dica a te, strega rossa? Sei riuscita a trovarmi nel luogo che ritenevo più sperduto e selvaggio di questa parte di continente." Scosse la testa. "Chissà com'è Krikor in questa stagione?"
"Prima mi stavi dicendo che hai scoperto qualcosa di peggio dei colossi."
"Lascia perdere."
"Voglio sapere tutto" disse Joyce.
"Non è una cosa di cui voglio parlare adesso."
"Cosa può esserci di peggio dei colossi?"
Halux sospirò. "Non usare questi patetici trucchi con me, ragazzina."
"Deve essere qualcosa di veramente misterioso" disse Joyce ignorandolo. "Qualcosa che nessuno ha mai visto prima."
"Smettila"esclamò Halux. "Vuoi sapere che cosa ho scoperto? È così?"
Joyce annuì. "Se è davvero peggio dei colossi, sì."
Halux andò all'ingresso. "Vieni con me e te lo mostrerò.”

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