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Autore: heliodor    07/06/2019    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Dentro la piramide
 
La piramide sorgeva a dieci miglia dalla collina degli Urgar. Halux faticò non poco con Sirak per avere il permesso di visitarla, ma alla fine lo convinse.
Il capo tribù gli assegnò una scorta di due guerrieri che cavalcarono al loro fianco fino al luogo indicato dall'erudito.
Joyce non aveva mai visto quel tipo di costruzione. La superficie di pietra grigia era consumata dal tempo. Non si vedevano finestre o feritoie, né camminamenti o torri di guardia.
Sorgeva in mezzo alla pianura come una muta sentinella di pietra. Tutto intorno l'erba cresceva rigogliosa ma non sulle pareti della costruzione.
"Ne hai mai vista una prima d'ora?" le chiese Halux smontando da cavallo.
Joyce scosse la testa.
"Ovvio" fece l'erudito. "Le piramidi non si costruiscono più né sul vecchio né sul grande continente."
"Più?"
"Hai mai aperto un libro di storia antica in vita tua, ragazzina?"
Joyce ne aveva letto qualcuno, ma le storie più antiche si fermavano a pochi secoli dopo la rivolta di Harak e Ambar. E lì non si faceva menzione delle piramidi.
Quanto erano antiche? Si chiese.
"Ne ho letto qualcuno" disse sulla difensiva.
Halux fece una smorfia. "Hai letto quelli sbagliati, allora. Le piramidi sono antichissime. Esistevano da prima dei maghi, per quanto ne sappiamo."
"Prima dei maghi ci fu l'era dei mostri, no? È quello che mi hai raccontato una volta."
Halux annuì deciso. "Almeno mi ascolti quando parlo. È vero, prima dei maghi ci fu l'era dei mostri. E prima di quella, l'era dei primi insediamenti. È a quel tempo che risalgono le piramidi più antiche."
"Quanto tempo fa?"
"Drigor di Valonde sosteneva che tra la nostra epoca e quella della piramide più antica conosciuta ai suoi tempi, fossero passati dodicimila anni. Più o meno."
"Dodicimila anni" disse Joyce. "È molto tempo."
"Mi prendi in giro, ragazzina? È almeno tre o quattro volte la durata della nostra epoca. È un tempo lunghissimo, eppure alcune piramidi sono sopravvissute. O almeno il loro ricordo. La maggior parte è stata ridotta in pezzi o è diventata polvere. Molte altre si sono perdute per sempre."
"Chi le ha costruite?"
"I primi uomini" rispose Halux. "O gli Dei. Chi può dirlo? È passato troppo tempo. Andiamo." Guardò i due guerrieri. "Voi restate qui. Saremo di ritorno tra qualche ora."
I due si strinsero nelle spalle e rimasero vicini ai cavalli.
Halux fece il giro della piramide.
"Che cosa stai cercando?" chiese Joyce.
"Questo" disse l'erudito puntando la mano verso una pietra di colore più chiaro di quelle che la circondavano.
"Sembra diversa dalle altre" disse Joyce.
"Non sembra, è diversa dalle altre. Ce l'ho messa io."
"Perché?"
"Per nascondere l'entrata" disse Halux. "Spostala."
Da quando mi da ordini? Si chiese Joyce.
Si avvicinò alla pietra e la tirò. Il masso venne via con facilità. "È leggera" disse sorpresa.
"La volevi pesante?" chiese Halux.
Joyce si strinse nelle spalle. Oltre la pietra c'era un'apertura buia larga appena per accogliere un adulto a quattro zampe. "Si entra da qui?"
"Mi sorprendi" disse Halux serio.
Joyce si accigliò.
Mi sta prendendo in giro? Si chiese. A volte sa essere davvero irritante.
Halux si chinò per guardare all'interno. "Sembra che non sia crollata nonostante il tempo passato e le piogge." Si rialzò. "A te l'onore, strega rossa."
"Io?" fece Joyce sorpresa. "Perché non vai tu per primo?"
"Chi è adesso il codardo? Io ci sono già entrato una volta, molti anni fa. Accadde la prima volta che venni qui. Non ripeterò quella esperienza."
"Che cosa c'è lì dentro?" chiese Joyce guardando nel buio.
"Un vecchio mistero che attende di essere svelato. Prima però dimmi la verità. Ti ho detto cosa potrebbe esserci lì sotto. Tu cosa speri di trovare?"
Joyce ci aveva riflettuto sopra dal primo momento che Halux gliene aveva parlato. "Se c'è qualcosa di peggio dei colossi, forse potrei usarla per distruggerli."
Halux sogghignò. "Come sospettavo. La tua mente non sa vedere altro. Vuoi solo una cosa."
"Io voglio distruggere i colossi."
Halux annuì. "Vedremo. Adesso entra, svelta."
Joyce si chinò ed evocò un globo luminoso. Il condotto venne rischiarato da una luce fredda e innaturale. Oltre l'entrata c'erano pareti di pietra che affondavano fin dove la luce non arrivava.
Senza esitare oltre si infilò nell'apertura.
Percorse alcuni metri carponi con la sgradevole sensazione che il condotto potesse crollare e seppellirla.
Si fermò, incerta.
Dietro di lei, Halux disse: "Che succede?"
Joyce non poteva voltarsi né girarsi. "Quanto è antico questo luogo?"
"Avrà almeno cinquemila anni."
“Hai dettto che le piramidi hanno dodicimila anni.”
“Lo ha detto Drigor, non io. E parlava delle piramidi più antiche, non di tutte le piramidi esistenti. Questa è più recente.”
"E se crollasse e venissimo seppelliti?"
"Il condotto è sicuro" disse Halux. "Ci sono già stato, non ricordi?"
"Ma se accadesse?"
"Vuoi che torniamo indietro?"
"No" disse Joyce. "Ma andare avanti così, senza sapere che cosa ci aspetta… non mi sento tranquilla."
Halux rise. "È la vita di noi eruditi. Quando solleviamo una pietra o apriamo per la prima volta un libro perduto da secoli, non sappiamo mai cosa troveremo."
"Tu cosa trovi di solito?"
"Niente. È l'aspetto più frustrante della mia attività. Ora vai avanti. Sono vecchio e mi stanco presto a stare in questa posizione."
Joyce raggiunse una svolta. "Il corridoio si divide."
"Vai a destra."
"Che cosa c'è a sinistra?"
"Un vicolo cieco. Quel tratto è crollato secoli fa."
Joyce avrebbe sobbalzato se avesse potuto. "Quindi questi condotti possono crollare" esclamò.
"Andiamo, strega rossa. Se qualcosa doveva crollare, lo avrebbe già fatto secoli fa. Questa piramide è stata costruita dagli antichi maghi ed è concepita per durare in eterno."
"In eterno, dici?"
"Quasi. Quello che per dei maghi onnipotenti poteva essere l'eternità, credo. Ora procediamo, svelta."
Joyce imboccò il corridoio di destra.
"Non sembra così grande dall'esterno" disse.
"Forse non te ne sei accorta, ma il condotto è in discesa. È molto leggera, ma se ci fai caso, te ne accorgerai anche tu."
È vero, si disse Joyce. Ora che me lo fa notare è davvero in discesa. "Questo vuol dire che stiamo scendendo."
"Mi sorprendi sempre di più, strega rossa. Dico sul serio. Sì, stiamo scendendo. Quella che hai visto all'esterno è solo una piccola porzione della piramide. La maggior parte è stata sepolta."
"Di proposito?"
"O dal tempo. Molti monumenti del passato vengono sepolti e poi dimenticati. Questo luogo non fa eccezione."
"Puoi dirmi almeno cosa stiamo cercando esattamente?"
"Lo vedrai tu stessa."
"Quando?"
"Presto."
Joyce sospirò e continuò ad avanzare nel condotto. Dopo qualche tempo cominciò a notare dei segni sulle rocce.
"Che cosa sono?"
"Rune" rispose Halux. "O qualche antico linguaggio perduto. Chi lo sa?"
"Che cosa dicono?"
"Non lo so, ma ho una teoria."
Joyce attese che proseguisse.
"I costruttori della piramide devono averle incise. Forse è la loro storia o forse sono solo note che mettevano sulle pietre per ricordarsi in che ordine andavano piazzate."
"Tutto qui?" fece Joyce delusa.
"Come sarebbe a dire tutto qui? Che cosa ti aspettavi, una rivelazione? Qualche storia epica sulla discesa di un Dio che li aveva ispirati a costruire questa piramide?"
"Non ti arrabbiare" disse Joyce. Aveva bisogno di distrarsi e parlare mentre strisciava come un verme in quel condotto. Il solo pensiero che potesse crollare e intrappolarla lì dentro la faceva sudare.
Aveva già vissuto quel tipo di esperienza.
A Mar Qwara aveva strisciato in un condotto più stretto, quando doveva sfuggire agli albini. E nel santuario di Lotayne era rimasta intrappolata in una galleria.
In entrambi i casi era durato troppo poco per avvertire il panico. Lì sotto aveva troppo tempo per pensare a quello che poteva accadere.
"Sei ancora lì, strega rossa?"
La voce di Halux la riportò alla realtà. "Sì”, disse. “Sono qui."
"Mi sembrava che tu fossi altrove."
Per un attimo lo sono stata, si disse.
"Chi ha costruito questa piramide? E perché?"
"Posso rispondere alla prima domanda" disse Halux. "È stato un mago di nome Eceron."
"Non l'ho mai sentito."
"Non mi sorprende. Come per molti altri maghi, il suo ricordo si è perso per sempre."
"Era uno di quelli che vennero sconfitti da Harak e Ambar?"
"Dal poco che ho scoperto, Eceron era già polvere da almeno cinque secoli quando scoppiò la rivolta."
"Allora è davvero antico."
"Non immagini quanto."
"E ha costruito lui questa piramide?"
"Così sembra."
"Perché?"
"È quello che spero di scoprire arrivando al suo santuario."
Joyce sobbalzò. "Vuoi dire che questo era il suo santuario?"
"È quello che ho appena detto" disse Halux con tono seccato. "Ti dispiace?"
"I santuari sono luoghi pericolosi."
"Qualunque cosa ci fosse qui dentro è morta da secoli."
"Il santuario di Zanihf era sorvegliato da mostri di metallo" disse Joyce.
"Davvero? Interessante. Sapevo che quel mago amava costruire degli artefatti."
"Io li chiamerei più mostri." Ricordava bene il guardiano, i ragni e i due giganti meccanici che avevano quasi distrutto Mar Qwara. "Non voglio ripetere quell'esperienza."
"Ti assicuro che non accadrà. Eceron non era quel tipo di mago."
Joyce si accigliò. "Che tipo di mago era?"
"Lo vedrai. Ormai dovremmo esserci. Tra poco il condotto terminerà."
Bastarono quelle parole a moltiplicare le sue forze. Dopo un'altra svolta, il condotto terminò in una sala rettangolare. Alla luce del globo luminoso, non riusciva a vedere la parete opposta e il soffitto.
Halux emerse dal condotto sbuffando e lamentandosi. "Ho le ginocchia a pezzi" disse raddrizzandosi. "E tu?"
"Io sto bene."
"Giovani" rispose l'erudito scuotendo la testa. Guardò in alto. "È come la ricordavo. Non è cambiata affatto."
"Dove siamo?"
"Questo è solo l'ingresso del santuario vero e proprio."
"Si entrava da qui? È piuttosto scomodo."
Halux sbuffò. "L'entrata vera e propria è crollata secoli fa, credo. Doveva trovarsi alla base della piramide e ora è sepolta dalla terra. Quello che abbiamo usato noi era un condotto di servizio. Serviva agli operai per muoversi nella piramide mentre la costruivano."
"Doveva essere un lavoro orribile."
"Lo penso anche io, ma Eceron era un sovrano benvoluto. Il suo popolo lo amava."
"Come fai a dirlo? I maghi erano crudeli e arroganti."
"Solo dal nostro punto di vista. I maghi proteggevano i loro sudditi."
"Da chi?"
Halux ghignò. "Dagli altri maghi, ovviamente. Vieni, più avanti ci sono cose interessanti da vedere."
Le pareti della sala erano occupate da bassorilievi. Joyce li osservò alla luce del globo luminoso.
Uno raffigurava il popolo adorare una piramide. Nel cielo sopra di essa brillava una stella seguita da una scia.
"Che cos'è?" domandò ad Halux.
"Una cometa."
Joyce sapeva delle comete. Ne aveva vista qualcuna prima di allora, ma non si sarebbe mai aspettata di trovarne una incisa nella roccia all'interno di una piramide vecchia di migliaia di anni.
"Anche io fui sorpreso quando la vidi per la prima volta" disse Halux. "Proseguiamo."
Lungo la parete le scene si susseguirono una dopo l'altra. Eceron era raffigurato come un giovane uomo. A volte salutava la folla dall'alto della piramide, altre sfilava tra la folla adorante. In una sembrava benedire i contadini che lavoravano nei campi. Piccole figure reggevano quelli che sembravano delle vanghe e degli aratri. In un'altra gli venivano offerti degli animali in dono.
La scena successiva mostrava di nuovo la piramide sovrastata da una cometa.
"Quella cometa sembra averli impressionati" disse Joyce.
"Non immagini quanto."
Altre scene sfilarono davanti ai loro occhi, poi di nuovo la solita cometa che sfrecciava nel cielo sopra la piramide.
C'erano delle piccole differenze con le altre due, ma non c'era alcun dubbio che fosse lo stesso astro e non uno simile. Persino le rune incise vicino alla cometa erano le stesse.
Più avanti la cometa compariva per la quarta volta e poi una quinta, dopodiché le raffigurazioni terminavano con la scena solenne di un feretro portato a spalla dal popolo riunito.
"Il funerale di Eceron?" chiese ad Halux.
"Di uno dei suoi figli, credo."
"Perché non lui?"
"Non l'hai ancora capito, strega rossa? Il mago Eceron era immortale."

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