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Autore: heliodor    10/06/2019    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Nazdur
 
La città prese forma attorno a loro, come se una fitta nebbia si fosse diradata all'improvviso.
Joyce trattenne il fiato finché le mura color mattone del palazzo non ebbero preso il posto della pietra grigia della caverna di Halux.
L'erudito era al suo fianco, l'espressione corrucciata.
"Ed eccoci qui" disse dissolvendo il cerchio magico del portale. "Proprio dove volevi."
"Sei sicuro che siamo proprio a Nazdur?" domandò Joyce guardandosi attorno. Il portale li aveva lasciati al centro di un vicolo, in mezzo a due palazzi separati dallo spazio appena sufficiente a consentire il passaggio di due persone fianco a fianco. Da lì poteva vedere le finestre con la volta ad angolo retto simili a quelle di Orfar.
"Osi mettere in dubbio la mia competenza, ora?" fece Halux offeso.
"Per quanto ne so, potremmo essere ovunque."
"È Nazdur" disse Halux. "So seguire il percorso di un portale, io."
"Se lo dici tu" fece Joyce scrollando le spalle.
Halux fece per dire qualcosa ma la sua voce venne coperta dal boato di un'esplosione.
D'istinto Joyce si accucciò ed evocò lo scudo. "L'hai sentito?"
"Non sono sordo" disse l'erudito offeso. "Veniva da quella parte." Indicò l'estremità del vicolo con il braccio teso, in fondo alla quale sembrava aprirsi una piazza.
Delle figure umane si muovevano avanti e indietro.
"Cerchiamo un posto sicuro" disse Joyce guardandosi attorno.
"Finalmente dici qualcosa di sensato" disse Halux. "Pensavo che ti saresti gettata nella battaglia senza pensarci due volte."
"Prima devo capire da che parte combattere."
Lui sospirò. "Sempre a cercare qualcuno con cui schierarti. Non potresti semplicemente startene nascosta a guardare mentre gli altri combattono?"
"Non se posso fare la mia parte. Ora andiamo."
"Dove?"
Joyce indicò un punto sopra le loro teste. "Lo vedi quello?"
Halux socchiuse le palpebre. "Io vedo solo la cupola di un circolo."
"Esatto. È lì che andremo."
"Perché?"
"Se Kallia è in città, sarà al circolo."
Si gettarono tra i vicoli della città. Ogni tanto facevano delle soste per ascoltare i rumori della battaglia.
Joyce fremeva dalla voglia di unirsi a Kallia e i difensori di Nazdur. Era ovvio che stessero combattendo contro un invasore. Prima però doveva mettere al sicuro Halux.
Anche se era uno stregone, non sembrava in grado di difendersi. A volte aveva l'impressione che non volesse farlo di proposito.
Dietro di lei, Halux arrancò. "Fermiamoci" disse col fiatone. "Non ce la faccio più."
"Il circolo è vicino" disse Joyce ripartendo di corsa. "Ti riposerai lì."
"Dannata ragazza" rispose Halux seguendola.
Joyce non aveva idea di quale strada seguire. Per orientarsi guardava la cupola del circolo, scegliendo di volta in volta la direzione che la portava più vicina. Quando si accorgeva di allontanarsi dal suo obiettivo, tornava indietro e ne sceglieva un'altra.
"Mi sembra di girare in tondo" disse Halux. "Questi palazzi sono tutti uguali."
Anche Joyce aveva la sensazione di essere passata almeno un paio di volte per la stessa strada, ma non poteva farci niente. Non dovevano fermarsi. I suoni della battaglia erano sempre più vicini.
E all'improvviso la strada si aprì in un'ampia piazza esagonale con al centro le statua di una donna in sella a un destriero.
Joyce afferrò Halux per il bavero e lo spinse indietro, un attimo prima che una pioggia di dardi li investisse in pieno.
I proiettili, lanciati da un trio di stregoni coi mantelli grigi, si infransero sul muro di un palazzo, staccando una grossa porzione di pietre e intonaco.
"Volevano ucciderci" disse Halux sorpreso.
"Lo so" fece Joyce appiattendosi contro il muro.
"Capirai che per me è una novità assoluta" disse l'erudito quasi a scusarsi.
"A me invece capita sempre." Joyce si sporse per un attimo.
Due dardi esplosero sull'angolo.
Oltre la piazza si arrivava a una strada più larga che portava al circolo.
"È proprio lì di fronte" disse Joyce ad Halux.
"È come se fosse sulla Luna, per me" rispose lui. "Torniamo indietro e prendiamo un'altra strada."
Joyce guardò nella direzione da cui erano venuti. Proprio in fondo alla strada si vedevano soldati e stregoni battersi in dozzine di piccole mischie.
"Da quella parte non possiamo andare" disse voltandosi di nuovo verso la piazza.
"Vuoi passare di lì?" chiese Halux sbalordito.
"A meno che tu non abbia un portale pronto..."
"Non ne sento nessuno. E anche se ci fosse, con tutta questa confusione, non so se riuscirei a evocarlo. Sempre che vi sia un portale d'arrivo nel circolo, cosa di cui dubito."
Joyce si accigliò. "Perché?"
"Sciocca ragazza, non sai che i circoli sono protetti dai portali? Gli stregoni li hanno costruiti in modo che nessuno potesse entrarvi usando quell'incantesimi."
"Non lo sapevo" ammise.
"Che razza di strega sei? Dove hai studiato?"
"Devo aver saltato quella lezione" rispose cercando di concentrarsi su quello che doveva fare. La sua mente lavorava febbrile mentre alle loro spalle la battaglia si avvicinava. Tra poco quei soldati si sarebbero accorti di loro.
"Allora che vuoi fare?" le domandò Halux.
Anche lui deve aver capito che siamo nei guai, pensò Joyce.
"Non possiamo avanzare né indietreggiare" disse. "Quindi andremo sopra." Indicò la cima del palazzo.
Halux alzò la testa. "Vuoi arrampicarti?"
"So volare. In un certo senso."
"Levitazione" disse lui con tono aspro. "Chiamala col suo nome."
"Tu puoi usarla?"
"No, ma immagino che tu possa, vero?"
Joyce gli volse le spalle. "Aggrappati a me."
Halux le passò le mani attorno al collo.
"Non stringere troppo o mi soffocherai."
"Stringerò abbastanza forte per non precipitare. E se dovessi soffocarti, peggio per te."
"Se soffoco precipiteremo" l'ammonì lei.
"Vai, sciocca ragazza."
Joyce pensò alla formula della forza straordinaria. Quindi pensò a quella della levitazione e dopo aver piegato le ginocchia, si diede uno slancio deciso verso l'alto.
Salirono fino al tetto del palazzo, tre livelli più in alto. Joyce afferrò il cornicione con entrambe le mani per fermare la salita e puntò i piedi contro il muro. Con un movimento deciso si voltò e permise a Halux di scendere sul tetto in sicurezza.
"Incredibile, ci sei riuscita."
"Lo prendo come un complimento" disse Joyce.
Una figura umana balzò sopra il tetto e dopo un'agile capriola, si fermò davanti a loro a una ventina di passi.
"Gent ci aveva visto giusto" disse l'uomo, il mantello grigio agitato dal vento.
Tra le sue mani apparvero i dardi magici.
D'istinto Joyce evocò lo scudo, un attimo prima che i proiettili li raggiungessero. Dietro di lei Halux gemette.
L'altro continuò ad attaccarla, impedendole di muoversi.
"Non sembri una di loro" disse l'uomo. "Non hai il mantello dei Nazdur. Chi sei?"
Joyce non aveva una risposta da dargli e nemmeno voleva dargliene una, ma voleva guadagnare tempo. "Sono solo di passaggio" disse.
"Sei passata nel momento sbagliato."
"Scappa" urlò a Halux.
"Dove?" chiese l'erudito.
"Sui tetti. Cerca di raggiungere il circolo senza farti ammazzare."
"E tu?"
Joyce non ebbe il tempo di rispondergli. Il suo scudo venne investito in pieno dal raggio magico evocato dall'avversario. Il contraccolpo fu così forte che quasi venne sbalzata via, precipitando nel vuoto.
Concentrò le sue energie nello scudo e fece qualche passo avanti. "Vai adesso" gridò a Halux.
L'erudito era già partito di corsa.
Il mantello grigio annullò il raggio magico.
Joyce notò che aveva il fiatone. Da quanto tempo stava combattendo? Si chiese. Da parecchio. Deve essere stanco.
L'uomo guardò in basso, alle sue spalle.
Aspetta che qualcuno venga ad aiutarlo, pensò Joyce. Devo approfittarne.
Evocò il raggio magico e lo diresse verso lo stregone. Questi alzò lo scudo e si piegò sulle ginocchia per resistere al contraccolpo.
Joyce aumentò i suoi sforzi e lo costrinse a indietreggiare.
Lo stregone arrivò al bordo dell'edificio, lo scudo sempre più sottile e debole.
Se continuò così lo butterò giù, pensò Joyce con un senso di trionfo che non sapeva spiegarsi.
"Mi arrendo" gridò lo stregone con voce smorzata dalla fatica. "Mi arrendo. Basta."
Joyce attenuò il raggio magico. "Abbassa lo scudo."
"Se lo faccio tu mi colpirai" gemette lui.
Joyce annullò il raggio magico, ma tenendosi pronta a evocarlo di nuovo se necessario.
Lo stregone annullò lo scudo e cadde in ginocchio, boccheggiante. Solo allora Joyce si rese conto che aveva due grosse macchie di sangue sulla schiena.
È ferito, pensò.
Lui alzò la testa. "Che vuoi fare adesso?"
"Come ti chiami?" chiese Joyce senza sapere che cosa fare.
"Reynaud" rispose lo stregone. Rimase come in attesa.
Joyce voleva solo andarsene da lì. In qualsiasi momento potevano arrivare i compagni dello stregone. Guardò verso il circolo, sperando che Halux fosse sano e salvo.
Si sentiva responsabile per lui. L'aveva condotto lei a Nazdur, nel pieno di quella battaglia.
Se fosse morto...
"Ti ho chiesto che cosa vuoi fare" disse Reynaud.
"Cosa?"
Lo stregone alzò una mano. "Sono ferito e senza forze. O mi uccidi qui e adesso o mi fai prigioniero."
Ci manca solo questa, pensò Joyce.
"Io..." esitò. "Non posso farti prigioniero."
Reynaud chinò il capo in avanti. "Molto bene. Sapevo che la mia ora sarebbe giunta. Posso almeno conoscere il nome della strega che mi ucciderà?"
"Non c'è bisogno di ucciderti" disse Joyce. "Voglio solo raggiungere il circolo. Puoi andare."
Reynaud alzò la testa di scatto. "Puoi ripetere?"
"Ho detto che puoi andare" ripeté Joyce.
Sta avvenendo davvero questa discussione? Si chiese.
"Non puoi" disse lui indignato. "Non è leale."
Joyce si accigliò. "Non credo di capire."
"Non è leale" ripeté lui. "Non puoi lasciarmi qui dopo avermi sconfitto. O mi uccidi o mi fai prigioniero."
"Ti ho già detto che non posso" disse Joyce spazientita. "Ora devo proprio andare."
"Ma devi" fece Reynaud con voce piena di disperazione. "Se mi lasci qui, sarò umiliato davanti ai miei antenati."
"Sono sicura che loro capiranno."
"No che non lo faranno" insistette lo stregone.
Joyce stava perdendo la pazienza. Si voltò e fece qualche passo. Il tetto tremò come se un gigante lo avesse scosso. Udì lo schianto della pietra che si rompeva e qualcosa la trascinò verso il basso. D'istinto piegò le ginocchia per attutire il colpo, atterrando su un monticello di pietre scalcagnate. Nella polvere e nella confusione rotolò di lato per evitare una parete che le stava crollando addosso e batté la testa contro una pietra.
Un dolore intenso le esplose nella tempia sinistra e si ritrovò a boccheggiare carponi. Tossì inalando la polvere che si era alzata e cercò di trascinarsi fuori, ma qualcosa la bloccò. Cercò di girare attorno all'ostacolo ma le forze le mancarono. La luce si spense e con essa scomparvero il dolore e il bruciore al petto.

Prossimo Capitolo Martedì 11 Giugno
  
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