Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: heliodor    12/06/2019    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sul mio onore
 
Joyce chiuse gli occhi, in attesa che il colpo fatale arrivasse. In quel momento non riusciva a pensare ad altro se non alle occasioni che aveva sprecato.
Dovevo dire a Oren chi ero, lui avrebbe capito, pensò. Se lo avessi fatto a Malinor, invece di lasciarlo a quell'antipatica dagli occhi storti ma comunque più belli dei miei, ora saremmo a mille miglia di distanza. E dovevo tornare a Valonde quando ne avevo l'occasione, invece di cacciarmi in questo guaio. Avrei potuto inventare una scusa qualsiasi e attendere che mio padre e Bryce e Vyncent e tutti gli altri tornassero a guerra finita.
Poi le venne in mente che la guerra non sarebbe finita affatto e che il motivo per cui era lì era scoprire il più possibile sui colossi e portare Bardhian al sicuro in modo che potesse fare quello che doveva e tenere fede alla promessa che aveva fatto a Vyncent, che in quel momento poteva essere morto.
Forse allora ci rivedremo dall'altra parte, pensò. A meno che non ci sia un dio dome Korm che accetta solo i guerrieri al suo fianco e gli altri nella polvere per l'eternità. Sarebbe davvero una gran beffa. Sarebbe davvero...
"Che sta succedendo qui?" chiese una voce femminile.
Joyce aprì gli occhi e impiegò qualche secondo per mettere a fuoco la scena.
Una donna sostava di spalle vicino a Gent, che sembrava intimorito da lei.
"Ordini di Rauda" disse deglutendo a vuoto.
"Ordini? Da quando quell'idiota da degli ordini che gli altri seguono?"
"Il comandante Rauda" iniziò a dire Gent.
"È un completo idiota" disse la donna. Il suo mantello non era grigio, ma di un rosso stinto. "Abbiamo una prigioniera dalla quale possiamo ottenere delle informazioni e lui la fa uccidere? Per fortuna Reynaud è venuto ad avvertirmi."
Solo allora Joyce notò lo stregone al fianco della donna. Era Reynaud.
Gent guardava a disagio ora la donna ora Joyce. "Eseguivo solo gli ordini" disse con voce tremante. "Non sapevo che fosse una prigioniera importante."
"Ci servono informazioni" disse la donna. "Se uccidiamo tutti quelli che ne hanno, non vinceremo questa battaglia senza grosse perdite. Lo capisci, Gent?"
"Sì, comandante."
La donna sospirò. "Ora vai. Sparite. Tutti quanti."
"Questo vuol dire che non avremo il mezzo scudo?" chiese uno dei ragazzi.
"Ringrazia di avere ancora la tua pelle attaccata addosso" rispose la donna con tono brusco.
Gent e gli altri tre marciarono via a passo veloce. Joyce li osservò allontanarsi con sollievo e quando tornò a guardare nella direzione della donna, ebbe un sussulto.
Lei si era voltata e la stava osservando con espressione per metà divertita e per metà compiaciuta.
Joyce aprì la bocca per dire qualcosa e subito la richiuse.
Joane si avvicinò con passo lento dopo aver scambiato due parole con Reynaud. "Sei stata fortunata" disse seria. "Un altro minuto e avrei dovuto farti seppellire. E con te quei quattro idioti." Poi, a voce più bassa, aggiunse: "Non credere che i tuoi guai siano finiti, ragazzina. Sono appena cominciati."
 
Joane le lasciò il braccio solo dopo averla spinta a forza oltre l'ingresso di una casa al pian terreno di un palazzo di due piani. La donna chiuse la porta sbattendola e vi piazzò contro un asse di legno per sbarrarla.
Nella stanza c’erano un tavolo con quattro sedie, un focolare spento e una scala che portava al livello superiore.
"Siediti" le ordinò con tono perentorio.
"Dove?" chiese Joyce.
"Dove ti pare" rispose lei. Andò all'unica finestra e la chiuse, lasciando solo un sottile spiraglio dal quale filtrava la luce del sole. Quando si voltò il suo volto era una maschera di rabbia. "Che cosa ti è saltato in mente di venire qui a Nazdur? Perché non sei rimasta dove ti avevo lasciata? Potevi tornartene indietro o prendere una nave a Berger e lasciare il continente, ma tu no. Tu dovevi venire proprio qui e farti quasi ammazzare. E per cosa?"
Joyce attese che si calmasse. "E così sei tornata con l'armata di Malag."
Joane sospirò. "Adesso è l'armata di Persym. E una volta combattevo per l'armata di Aschan. Non ho mai preso ordini dall'arcistregone."
"Non ha importanza" disse Joyce con tono di sfida. "Sei comunque una rinnegata."
Joane rise. "Proprio non ti arrendi mai, vero? Ti ho appena salvato la vita e ancora mi tratti come se fossi uno straccio sporco di fango. Chi cedi di essere, principessina?"
"Che cosa hai fatto a Bardhian?" A Joyce interessava solo quello e nient'altro.
"Niente" rispose lei.
"Stai mentendo."
“No” ribatté. "È la verità."
"Dov'è?"
"Se lo sapessi, andrei a prenderlo io stessa" ammise Joane. "Ma non lo so."
"Era stato preso in ostaggio da razziatori al soldo di Persym, no? Quindi è qui da qualche parte."
"Ascolta" disse lei con tono impaziente. "Io sono arrivata qui solo qualche giorno fa. Sì, è vero, i razziatori hanno preso un po' di gente in giro per l'altopiano. Dovevano utilizzarli per costruire macchine d'assedio, trincee e fossati. Ed è quello che stavano facendo quei disgraziati. Poco prima che arrivassi, da quello che ho potuto capire, c'è stata una sortita della comandante di Nazdur in persona. Quella dannata donna ha attaccato il campo dove si trovavano i prigionieri e ne ha liberati la maggior parte, portandoli all'interno delle mura. Il suo piano era di rallentarci, ma non le è servito a molto. Come vedi siamo entrati lo stesso, anche se per colpa di quello stupido di Rauda ci è costato il triplo delle forze per raggiungere lo scopo."
"Quindi Bardhian è ancora vivo."
Joane sospirò. "Proprio non sai pensare ad altro, vero? Sì, probabilmente è vivo e si trova da qualche parte nella zona controllata dai Nazdur. Ma non lo resterà a lungo. Tra due o tre giorni sferreremo un attacco in forze e li staneremo. Tutti quanti. Sarà come rovesciare cera rovente nella tana di un topo. Non so se rendo l'idea."
"Sei una persona spregevole" disse Joyce con tono rabbioso.
Joane scosse la testa. "Ti ho salvato la vita, dannata ragazzina. Dovresti ringraziarmi invece di offendermi. Quando ti ho vista in mezzo a quella piazza mi è quasi venuto un colpo."
"L'hai fatto solo per estorcermi delle informazioni."
"E quali informazioni avresti? Reynaud dice che ti sei ferita negli scontri di ieri. Sai dove si nascondono Kallia e gli altri per caso?"
"No" disse Joyce. "Ero appena arrivata."
"In nome dei nove inferni, come hai fatto a entrare? La città è sotto assedio."
"Ho approfittato della confusione" disse Joyce. Non voleva dirle di Halux e del fatto che sapesse usare i portali.
"La confusione, certo" disse Joane accigliata. "C'è sempre tanta confusione in una battaglia. Comunque, ora sei qui e ci rimarrai. Sarai al sicuro in questa zona. Poi vedrò come farti andare via. Dirò a Rauda che hai collaborato e ho deciso di premiarti risparmiandoti la vita."
"Io non me ne andrò senza Bardhian e non resterò qui ad aspettare che tu lo uccida."
"Non so perché, ma ero sicura che l'avresti detto" disse Joane divertita. "Sei prevedibile come un fiume che scorre sempre nella stessa direzione. Non so se afferri il concetto."
"Dovrai legarmi e sorvegliarmi a vista per farmi restare qui."
"Sì, quella sarebbe la soluzione più complicata, ma io ne ho una più semplice. Potrei spezzarti tutte e due le gambe, così non potresti muoverti. I nostri guaritori sono abili e in due o tre lune potrebbero rimetterti in piedi, così avrei tutto il tempo per trovare Bardhian e ucciderlo."
"È tuo figlio" urlò Joyce. "Non ti importa niente di lui?"
"Ti ho già spiegato come la penso, non costringermi a ripeterlo. E non obbligarmi a spezzare quelle belle gambe affusolate, ragazzina. Sarebbe un vero peccato. Gli uomini certe cose le notano subito."
Joyce incrociò le braccia sul petto. "Fai quello che ti pare" disse con tono di sfida.
Joane annuì. "Bene. Ora dimmi che cosa hai fatto al povero Reynaud."
"Io? Niente. Quell'uomo è pazzo."
"Tutti gli imoriani lo sono" disse Joane. "Chi più, chi meno. Sono combattenti eccezionali e indomiti, peccato non averne di più tra le nostre fila, ma anche un po' eccentrici. Credono di dover morire in battaglia per compiacere il loro dio. Quando vengono feriti e sconfitti, implorano il colpo di grazia dai loro nemici." Scosse la testa. "Gran brutta storia. Quel poveretto non tornerà mai più come prima."
"Io non lo ucciderò."
Joane sospirò. "Sapevo che avresti detto così. Dovrò inviare qualcun a farlo al posto tuo. Sai, per non farlo soffrire. Poi inventeremo una bella storia da raccontare alla sua famiglia, ma è inevitabile che prima o poi si venga a sapere che è morto con disonore. Ciò ricadrà anche sul futuro dei suoi figli. Lo sai che ne ha due, vero? Con un padre disonorato, li attende una vita di stenti e sofferenze da emarginati."
Joyce scosse la testa. "Non mi convincerai" disse con tono duro, ma dentro di sé si sentiva in colpa.
Un momento, si disse. Non posso dispiacermi per avergli salvato la vita. Dovrebbe essermi grato. Così come io dovrei essere grata a Joane per avermi salvata.
Sospirò.
Joane la fissava divertita.
"Grazie per avermi salvata" disse Joyce a denti stretti.
La donna rise. "Niente di che, ragazzina. Ora stai qui buona e tranquilla. Ti farò portare da mangiare e qualcuno verrà a prepararti un giaciglio comodo dove dormire. Non è un castello, ma con un paio di ritocchi questo posto migliorerà di sicuro."
Joane andò alla porta.
"Aspetta" disse Joyce.
Lei si fermò. "Che altro vuoi?"
"Puoi dire a Reynaud di venirmi a trovare non appena avrà tempo?"
Lei si accigliò. "Perché?"
"Vorrei risolvere il suo problema" disse Joyce.
Joane annuì grave. "Sei davvero sicura di volerlo fare?"
"Non potrei sopportare il pensiero dei suoi figli che soffrono a causa di un mio capriccio. Le tradizioni sono importanti, anche se assurde."
Joan sorrise. "Ero certa che avresti compreso. Lo farò venire stanotte. Sii silenziosa e attendi l'arrivo di un paio di miei soldati di fiducia. Loro si occuperanno del povero Reynaud e gli daranno una degna sepoltura."
Joyce annuì. "Grazie di nuovo."
"Per così poco" rispose lei prima di richiudersi la porta alle spalle.
Joyce andò a sedersi in un angolo e attese.
Nel pomeriggio giunsero degli inservienti che le prepararono un giaciglio e le diedero un vassoio con della carne appena cotta, una scodella piena di zuppa calda, del pane, della frutta e una caraffa d'acqua.
Joyce mangiò tutto e bevve l'acqua.
Le ore trascorsero lente e lei le occupò leggendo il compendio, ma senza trovare la giusta concentrazione per tradurre il nuovo incantesimo al quale stava lavorando.
Quando le ombre calarono sulla città, chiuse il libro e lo ripose nella sua sacca a tracolla. Accese una delle lampade e sedette al tavolo, la tensione che cresceva dentro di lei.
Qualcuno bussò alla porta. Joyce si alzò e l'aprì. Sulla soglia c'era Reynaud.
"Grazie" disse l'uomo. "La comandante mi ha spiegato ogni cosa. Non sai quanto mi rendi felice."
Joyce lo invitò a entrare. "Siediti lì" disse.
Reynaud scelse una sedia e si accomodò. "È bello quello che fai. Che Korm ti benedica."
"Io non credo che Korm mi benedirà" disse Joyce. "Non dopo quello che sto per dirti e per fare."
"Sto onorando un patto millenario tra me e il signore delle battaglie. Niente potrebbe rendermi più felice."
"Il fatto è che io non ho intenzione di ucciderti, Reynaud."
L'espressione dell'uomo si fece contrita. "Cosa? Avevo capito il contrario."
"Purtroppo c'è stato un terribile fraintendimento."
"Perché mi ai fatto venire qui allora?"
"Per aiutarmi a fuggire. E tu verrai con me."
Reynaud scattò in piedi. "Io non farò una cosa del genere" disse con veemenza.
Joyce rimase calma. "Torna a sederti e permettimi di spiegarti come stanno le cose."
"Ho sentito abbastanza" disse lui facendo per voltarsi.
"Se non ti siedi, domani Joane manderà qualcuno a ucciderti."
Reynaud si bloccò. "Lei non lo farebbe mai."
"Ne sei certo? Ci scommetteresti il tuo patto con Korm?"
L'uomo scosse la testa. "La comandante..."
"Non vuole vederti soffrire. E soprattutto non vuole che tu vada in giro a implorare una prigioniera di ucciderti. Rauda ha ragione. Non fa un bell'effetto sugli altri stregoni dell'armata."
"Le mie tradizioni sono sacre" disse Reynaud. "E ho giurato di rispettarle fino alla morte."
"Ed è quello che mi auguro tu possa fare, ma non qui e non adesso."
"E dove allora?"
"Dall'altra parte della città, dove tu mi aiuterai ad arrivare."
"Non lo farò mai, per niente al mondo."
"Nemmeno se ti prometto solennemente che ti ucciderò se mi aiuterai?"
Reynaud la fissò con sguardo incerto. "Tu faresti una cosa del genere? Lo giuri?"
"Su quanto ho di più caro. E sul mio onore" disse Joyce toccandosi il petto.
Reynaud abbassò gli occhi. "Potrei aiutarti a raggiungere il posto che cerchi, ma non farò del male ai miei compagni né combatterò contro l'armata. Sarà l'unica cosa che farò per te e in cambio tu dovrai mantenere la promessa. D'accordo?"
Joyce annuì decisa. "D'accordo."
"Dammi un giorno di tempo per preparare la fuga. Domani notte lasceremo questa zona."

Prossimo Capitolo Giovedì 13 Giugno
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: heliodor