19.
Era
piacevole e quasi insperato veder ridere e scherzare Chelsey assieme a
Iris,
immerse nella piscina della villa dei Wallace assieme alle cugine di
quest’ultima.
Devereux
non aveva mai realmente sognato di trovare una donna che potesse
apprezzare
tanto la compagnia di sua figlia, avendo a torto chiuso con il genere
femminile, almeno sul piano personale.
Il
tentativo grossolano che aveva fatto con Sherry, culminato poi con il
colpo di
testa di Alyssia, era stato più un riflesso dovuto alla
solitudine, non tanto
un reale interesse a creare una nuova vita di coppia.
Sherry
era una bella donna, e lui era un uomo di sani appetiti e, dopo anni di
vita solitaria,
gli era parso normale cercarsi una compagna.
La
cosa, però, non aveva funzionato e, da quel momento, aveva
semplicemente
pensato di rimanere solo finché Chelsey non fosse stata
adulta. In seguito,
forse, avrebbe anche potuto pensare a un impegno di qualche genere.
L’arrivo
a sorpresa di Iris, con la sua vita così complicata e i suoi
modi così teneri
nei confronti di Chelsey, però, lo avevano destabilizzato.
La
sua bellezza lo aveva certamente colpito, ma era stato il suo carattere
così
tenace a fargliela apprezzare.
Era
sempre stata schietta, con lui, non aveva mai finto condiscendenza, e
Dev aveva
potuto essere se stesso, sia nei pregi che nei difetti.
A
sua volta, Iris non aveva mai finto di essere migliore di quanto non
fosse, e
non si era mai nascosta dietro ai propri difetti, non li aveva mai
mascherati.
Con
Julia non era mai stato così. Fin da quando aveva memoria,
lui si era sempre
annullato per farla felice, convinto com’era che, a quel
modo, lei lo avrebbe
amato.
Si
era reso conto del suo errore nel modo peggiore, rimanendo solo con una
bambina
di tre anni, senza alcuna spiegazione a corollario. A quel punto, con
quella
dura realtà a fare da spartiacque nella sua vita, aveva
finalmente capito di
non poter concedere più nulla alla madre di sua figlia.
Aveva
dato troppo, di sé, a Julia. Anche se l’odio era
stato una parte del suo animo,
per qualche tempo, anche quello era stato cancellato, sostituito dalla
consapevolezza di aver amato la persona sbagliata, e per i motivi
sbagliati.
Si
era perciò impegnato per crescere al meglio Chelsey,
lasciandosi aiutare da
coloro che gli erano rimasti vicino … e poi era giunta Iris,
con la sua
parlantina sciolta e la sua lingua tagliente.
Vederla
con Chelsey lo aveva scosso non poco, riscaldandolo dentro dopo anni di
ghiaccio silente. Che fosse stato o meno il richiamo tra lupi ad
avvicinarle,
non poteva saperlo, ma era lieto che quella donna fosse entrata nella
sua vita.
In
quel momento, vederla mentre giocava con Chelsey, Helen e Liza nella
piscina,
era gratificante e lo appagava ma, in fondo in fondo, provava anche un
po’ di
inquietudine.
Poteva
realmente credere di aver trovato una persona che sarebbe rimasta con
lui per
la vita?
«Fa
un po’ paura, vero?» chiosò al suo
fianco Richard, sorseggiando del succo di
mela all’ombra del gazebo sotto cui si trovavano.
Devereux
lo guardò a mezzo, la camicia aperta sul torace e i
pantaloncini corti per
combattere il caldo di quella giornata, e assentì lentamente.
«Ho
sempre il terrore di svegliarmi. O che Iris possa pensare che io e
Chelsey non
siamo abbastanza per lei. Dopotutto, qui ha voi e tutto questo mentre,
a
Clearwater, non avrebbe nulla di tutto ciò.»
«La
vecchia Iris, forse, avrebbe potuto darti qualche pensiero»
ammise l’uomo,
sorridendogli divertito. «Sono abbastanza onesto per dire
che, quando Iris era
ancora vent’enne, i suoi capricci mi preoccupavano un
po’, così come
preoccupavano suo padre Aaron. Ma ora? No. Questa
Iris non si permetterebbe mai di ferire te o Chelsey. Ciò
che ha scelto è ciò
che le dice il cuore. Inoltre, non siamo così distanti da
non poterci vedere
spesso.»
Dev
rise sommessamente, ammettendo: «Sì, mi ha detto
di non essere stata molto
matura, a suo tempo. Ma chi non è stato un po’
egoista e superficiale, in
gioventù? Io fui assai superficiale nel credere di poter
cambiare Julia, la
madre di Chelsey, ma fallii miseramente e, soprattutto, sbagliai
nel pensare di cambiarla perché
andasse bene a me. Mi convinsi che il mio amore potesse
bastarle, o che lei mi avrebbe amato proprio per il mio modo di
comportarmi, ma
sbagliai alla grande. Ora so di non sbagliarmi, con Iris, ma il solo
pensarlo
mi terrorizza non poco, perché richiede anche che io sia
all’altezza di un tale
sentimento.»
«Non
credo che Iris sia meno in pensiero, soprattutto in virtù
del fatto che tu hai
una figlia, e perciò non avrà a che fare solo con
te, ma anche con quella
splendida bambina» dichiarò Richard, sorridendo
quando Chelsey levò un braccio
per salutarli. «Ciò che posso dirvi è;
il peggio lo avete passato, no? Ora, la
strada è solo in discesa.»
Dev
rise, asserendo: «Beh, sì, direi che venire a
sapere che tua figlia è un lupo
mannaro da una perfetta sconosciuta che, tra l’altro, muta in casa tua in un lupo enorme, sia un
battesimo del fuoco assai
singolare, ma molto allenante. Peggio di così non sarebbe
potuta andare. Ma
sono lieto che lei fosse lì, quella notte.»
«Iris
mi ha detto che l’hai messa all’ingrasso»
ironizzò Richard, guardandolo con
curiosità.
«Beh,
sulle prime, ho pensato che fosse giusto sdebitarmi in qualche modo, ma
poi ho
cominciato a preoccuparmi per la sua salute, perché era
veramente troppo magra
e rischiava di crollare da un momento all’altro. Inoltre, ha
questa sua pessima
abitudine di sfinirsi per gli altri,
perciò…»
«Capisco
bene cos’hai provato, perché era ciò
che pensavo anch’io nel vederla ogni volta
durante le nostre video-chiamate. Essere così distante da
lei e non poterle
essere d’aiuto, mi metteva a disagio. Sono lieto che abbia
trovato qualcuno
come te» assentì Richard, servendosi
dell’altro succo prima di offrirne anche a
Dev, che accettò.
«Mia
madre direbbe che Iris è una santa, a volermi
sopportare» ironizzò Devereux.
«So benissimo di non essere un tipo sdolcinato ma, in tutta
onestà, non mi è
mai parso che Iris cercasse miele e fiorellini, da me.»
Richard
scosse il capo, ridendo di un ricordo che poi condivise con Devereux.
«Rammento
bene quando, a un gala, danzò per diverse volte con il
figlio di un magnate
dell’edilizia. Era uno snob plurilaureato a Harvard che non
faceva che vantarsi
dei suoi successi, e dispensava perle di saggezza a ogni piè
sospinto. Mi
chiesi per tutta la sera perché Iris si fosse ostinata con
lui, visto che non
mi sembravano compatibili ma, quando vidi quel che combinò a
fine serata,
compresi.»
«Tremo
già al pensiero» esalò Dev, sollevando
dubbioso un sopracciglio.
«Oh,
fai bene a tremare. Iris non solo gli rovesciò addosso una
flûte di champagne –
lui voleva portarla nel suo appartamento, scoprii in seguito
– ma gli disse
chiaramente che, se un uomo dava così tanta aria alla sua
bocca, non aveva il
tempo di pensare ad altro, figurarsi a una donna. Lo aveva preso in
giro per
tutta la sera, in pratica, illudendolo per poi mollarlo in tronco
quando lui
pensava di averla avuta vinta su di lei.»
Devereux
scoppiò in una grassa risata che incuriosì le
donne in piscina e, nel
rivolgersi a Richard, esalò: «Ora capisco
perché non si è mai lamentata dei
miei silenzi. Di certo, non potevano darle fastidio!»
«Iris
ha sempre cercato la sostanza, nelle persone, anche se a volte ha
peccato di
superbia, nel farlo. Ora, credo sia molto più umile di
così» disse Richard,
prima di ridere nel notare l’occhiata sardonica di Iris
rivolta verso di lui.
«Ci hai sentiti, tesoro?»
«Vi
ho ascoltati per tutto il tempo, se è per questo. Devereux
non si è ancora
abituato, perciò si dimentica spesso che posso
farlo» chiosò Iris, prima di
tornare a giocare con Chelsey, che stava sogghignando fin quasi alle
lacrime.
Dev,
a quel punto, arrossì un poco e borbottò:
«Mi ero proprio scordato.»
Richard,
allora, gli batté una mano sulla spalla, consolatorio e,
mentre Rachel li
raggiungeva con degli stuzzichini per la merenda, disse: «Non
è un male, se la
tua donna sa quanto tieni a lei.»
«Sarà…»
brontolò Dev, lanciando un’occhiata da sopra la
spalla a Iris.
“Pensi
me ne
approfitterò?”
“Lo
farai?”, replicò cauto
Dev.
“Hai
ben visto
cos’ho combinato al Vigrond, per te. Più esposta
di così, non avrei potuto
essere, eppure non ho paura di averlo fatto.”
“D’accordo.
Non
mi preoccuperò, allora.”
Iris
rise, balzò fuori dalla piscina senza alcuna
difficoltà – causando così i
fischi eccitati di Liza – e, raggiunto che ebbe Dev, lo
abbracciò con fare
possessivo e disse: «Non temere. Mi approfitterò
della cosa solo in modo
appropriato.»
Rachel
ridacchiò a quella battuta e, nel posare il vassoio sul
tavolino da giardino,
chiosò: «Tesoro… sono cose da dirsi
altrove.»
«Oh,
fai finta di niente, zia. Tu non mi hai sentito, vero?»
«Io
no, cara. Ho una sordità selettiva che è
imbattibile» celiò Rachel, allungando
uno stuzzichino alle olive a Devereux. «Pensavo piuttosto a
una cosa, Devereux.
Che tu sappia, ci sono lotti liberi, nei pressi di Clearwater, dove
poter
costruire una casa?»
Iris
e l’uomo sobbalzarono sorpresi e la donna, con nonchalance,
si accomodò accanto
al marito e proseguì dicendo: «E’
inutile avere una casa ad Aspen, quando mia
nipote abiterà a Clearwater. Ho controllato sul sito, e ho
scoperto che il
parco naturale che avete in zona è molto bello. Essendo
un’appassionata di
fotografia, potrei divertirmi non poco. Inoltre, se volessimo andare a
sciare,
Calgary sarebbe molto vicino.»
Devereux
fissò dubbioso Iris, ma lei assentì tranquilla.
«E’ vero. E’ una paesaggista di
rara bravura. Inoltre, le piace anche dipingere. I quadri nel salotto
sono
tutti opera sua.»
Richard
ridacchiò di fronte all’espressione basita quanto
ammirata di Dev, e asserì:
«Ci piace molto la vita all’aria aperta e, infatti,
la casa di Aspen viene
usata sia in estate che in inverno. Sapendovi però a
Clearwater, pensavamo di
poter acquistare qualcosa lì.»
«Ah,
beh, non credo ci siano problemi. Mi informerò presso un mio
amico impresario,
e…»
Rachel
lo bloccò subito e, scuotendo il capo, replicò:
«No, caro. Penso di essermi
spiegata male. Io intendevo dire che la casa dovresti costruirla
tu. Liza mi ha mostrato il tuo sito internet e, a questo
punto, esigo una di quelle
splendide
case, o penso che piangerò fino alla fine dei miei giorni,
se non ne avrò una.»
Ciò
detto, estrasse un kleenex e si pose dinanzi a lui con occhi
così supplichevoli
da rasentare il pianto. Sconfitto da quello sguardo strappalacrime,
Devereux
non poté che dire: «Se ci tieni così
tanto, Rachel, mi informerò non appena
rientrerò a Clearwater. Va bene?»
La
donna sorrise immediatamente e, allungandosi per dargli una pacca sul
braccio, dichiarò:
«Non vi saremo d’intralcio, stai tranquillo. Ma
sarei davvero felice di passare
le mie vacanze in una casa costruita dal mio futuro genero.»
“Che
ti avevo
detto?”
“Mi
informerò se
cercano costruttori a Yellow Knife”, ironizzò
l’uomo, facendola ridere.
***
«…quindi,
cos’hai intenzione di fare, delle tue quote
azionarie?» terminò di dire
Richard, chiudendo la carpetta che aveva innanzi per poi osservare
attento la
nipote.
Non
lo aveva stupito vederla comparire dinanzi alla porta del suo studio,
subito
dopo cena, pensierosa ma con lo sguardo sicuro e pronto a tutto.
Nel
momento stesso in cui Richard aveva saputo della decisione di Iris di
trasferirsi al nord, aveva anche intuito che, presto o tardi, quella
discussione avrebbe avuto luogo.
In
fondo, se l’era aspettato fin dall’inizio, a
prescindere dall’esito che il
viaggio della nipote avesse avuto.
Iris
non aveva mai apprezzato quel lato della sua vita. Non era mai stato
nelle sue
corde e, fino a quel momento, a trattenerla in seno alla ditta era
stato il
ricordo dei genitori e la sua lealtà verso il loro progetto,
non la sua reale
volontà.
Iris,
però, in parte lo sorprese, asserendo: «Non
intendo abbandonare il Consiglio,
perché mi sembrerebbe di fare uno sgarbo sia a te che ai
miei genitori. Inoltre,
sento di poter dire la mia, a questo punto, e di non essere
più così
terrorizzata dalle prospettive che mi offre il futuro. Però,
vorrei vendere
parte delle mie quote a Helen e se lo vorrà, quando Liza
diventerà maggiorenne,
ne venderò una parte anche a lei, così che
entrambe facciano parte del
consiglio interno.»
«Come
mai hai deciso così?»
«Helen
è più brava di me, in queste cose, e ha occhio
per gli affari. Io rimarrei soltanto
come socio minoritario, al pari di molti altri consiglieri del board, e
seguirei
l’andamento della ditta che papà e mamma fondarono
anni addietro, e che tu stai
egregiamente guidando, ma non sarei io ad avere in mano le sorti
dell’azienda»
gli spiegò Iris, convinta del suo dire. «Sei tu la
roccia che ha tenuto in
piedi tutto, fino a oggi, ed è giusto che sia tu il membro
con le quote di
maggioranza, ma non per questo voglio abbandonare la ditta,
poiché vi è troppo
dei miei genitori perché io la tagli fuori dalla mia
vita.»
Richard
assentì, mormorando: «Mi sembra una decisione
sensata. Hai pensato a una
vendita, invece di un lascito, per non scontentare i consiglieri,
vero?»
«Sì,
credo che donare semplicemente parte delle mie quote sia da
irresponsabili. Ne
ho parlato anche con Helen, e lei è d’accordo. Mi
ha già detto di avere i fondi
necessari per l’acquisto. A mia volta, devolverò
quei soldi per gli studi di
Liza, così mi sentirò un po’ meglio a
livello morale, e anche in questo Helen è
d’accordo.»
Richard
rise sommessamente, replicando: «Potresti tenerli per gli
studi di Chelsey.»
«Metterò
da parte i dividendi che matureranno nel corso degli anni, per lei. Io,
invece,
farò in modo di diventare un’insegnante di Musica,
genere molto più nelle mie
corde» asserì Iris, scrollando le spalle.
«Sì,
questo è vero. Sei sempre stata brava, in questo. Liza era
felicissima, quando
tu le davi ripetizioni. Accontentare lei era un dramma, e lo sappiamo
entrambi.
Non a caso, Nancy era felice che tu avessi condotto degli studi
umanistici, e
non economici.»
Iris
assentì divertita, e ammise: «So che
sarà un salto nel buio, ma sento di
poterlo fare, che è giusto
per me.
Spero che durante la riunione di domani tutti siano d’accordo
con le mie
decisioni. Non voglio fare le cose sottobanco, non mi è mai
piaciuto.»
«Si
battibecca sempre, quando ci sono dei cambiamenti ma, tra i progetti di
modifica che vorresti proporre e la decisione di vendere parte delle
tue quote,
vedrai che qualcosa di buono ne verrà fuori»
dichiarò Richard, annuendo
soddisfatto. «Naturalmente, quando sarai a Clearwater,
terremo le riunioni in
videoconferenza, così che tu possa parteciparvi sempre e,
quando potrai, verrai
in ditta di persona.»
«Credi
che i membri del board saranno ancora disposti ad accettare questa
trafila?»
domandò allora Iris.
«Oh,
qualcuno storcerà il naso, ma sappiamo bene che la
maggioranza del Consiglio ha
sempre dato man forte a tuo padre… così,
sarà anche per te.»
Lei
allora assentì, più rilassata e, sprofondando
nella poltrona su cui era assisa,
mormorò: «Mi piace l’idea di affrontare
questa nuova avventura. Non ne sono
spaventata. Dici che è un buon segno?»
«Dico
che è un ottimo segno.
So bene quanto
ti stesse stretto il tuo ruolo prioritario in seno al Consiglio,
perciò capisco
perché tu abbia voluto fare un passo indietro. Avere
Devereux al tuo fianco,
inoltre, ti aiuterà ad affrontare anche i momenti
più difficili che potranno,
eventualmente, apparire all’orizzonte. Non è poca
cosa avere una spalla così
forte a cui aggrapparsi.»
Iris
annuì, coprendosi il viso prima di singhiozzare:
«Avrei tanto voluto che mamma
e papà potessero conoscerlo!»
Richard
si levò immediatamente dalla poltrona per raggiungerla, alla
sola vista delle
sue lacrime e, stringendola a sé, mormorò:
«Sono sicuro che loro ti vedono,
Iris, e sono felici per te.»
Tuo zio
ha
ragione. E’ possibile vedere il mondo reale attraverso le
Polle della Visione,
quando ci si trova su Niflheimr. Se i tuoi genitori avevano anime
senzienti,
possono sicuramente vederti e, poiché io sono qui,
è possibile che anche i tuoi
genitori non fossero dissimili da te, dichiarò Gunnar con
calore.
“Lo
dici solo
per consolarmi?”
Sarebbe
sbagliato?
“No,
affatto.
Grazie, Gunnar.”
Scostandosi
da suo zio, Iris perciò gli sorrise e disse:
«C’è ancora una cosa che non ti ho
detto, ma è stato già abbastanza difficile da
accettare per noi, e non so se
sarebbe facile, per voi, conoscere tutta
la verità. A ogni buon conto, non cambia nulla, saperlo o
meno ma, quando mi
sentirò pronta, te ne parlerò.»
«Mi
basta sapere che non sei sola, che hai persone che ti amano e che tu ti
senti
felice. Il resto può aspettare»
dichiarò Richard. «Ora, però,
sarà il caso che
tu vada a dormire. Domani avremo un sacco di impegni, tra la ditta e il
tuo
appartamento di Santa Monica.»
«Già.
Sarà il caso che vada. Buonanotte, zio»
mormorò lei, baciandolo su una guancia
per poi uscire.
Rimasto
solo, Richard tornò alla sua scrivania, sfiorò il
ritratto di sua sorella e
disse: «La tua Iris è cresciuta, Nancy, e ne
saresti davvero orgogliosa.»
Ciò
detto, sospirò e, con calma, raggiunse la sua stanza, dove
trovò Rachel
impegnata a pettinarsi i lunghi capelli castani.
Nel
vederlo, gli sorrise attraverso il riflesso dello specchio e, poggiata
la
spazzola sulla toeletta, si volse e domandò:
«Allora, tu e Iris avete parlato
di affari?»
Annuendo,
Richard si sedette sul bordo del letto e mormorò:
«Vuole inserire Helen nel
consiglio direttivo e, se Liza lo vorrà, anche lei ne
farà parte, perché Iris
vuole vendere a entrambe parte delle sue quote.»
«Oh,
cielo! Ma è…»
«…
troppo? Secondo me sì, ma capisco anche Iris. Non ha mai
amato quel ruolo, non
è mai stato nelle sue corde, e anche Aaron lo sapeva bene.
Ne parlammo poco
prima del suo viaggio, quel maledetto
viaggio, e lui era concorde con me. Iris avrebbe dovuto
ritirarsi per poter
fare ciò che più le piaceva»
mormorò Richard, passandosi una mano sul viso per
la stanchezza.
Rachel
lo raggiunse per carezzargli una spalla, comprensiva, e
mormorò: «Iris è
felice? Della sua scelta, intendo.»
«Credo
di sì. E’ davvero molto maturata, in questi due
anni e mezzo, e vederla assieme
a Devereux e Chelsey me l’ha confermato. E’ quella,
la sua vita.»
«Allora,
direi che va bene così. Devereux mi è parso un
uomo con le spalle robuste… e
non parlo solo del suo fisico» ironizzò Rachel,
ritrovandosi addosso lo sguardo
divertito del marito. «Sa accenderle lo sguardo, e lui ha gli
occhi giusti, quando la guarda. Mi
piace.»
«Sì,
piace anche a me. Le sa tenere testa, il che va bene, ma sa anche
essere
affettuoso. Mi spiace soltanto che Nancy e Aaron non lo abbiano
incontrato.
Sono sicuro che Aaron avrebbe avuto di che parlare, con lui.»
«Cercheremo
di essere noi, i loro occhi» sussurrò Rachel,
stringendolo in un abbraccio.
Richard
assentì, avvolgendo la vita della moglie con un braccio,
sentendo attorno a sé
il calore e la fiducia di Rachel.
Lei
poteva anche essere emotiva e facile alle lacrime ma, quando serviva,
diveniva
la roccia di cui lui aveva bisogno per aggrapparsi e non cadere.
Sperò
con tutto il cuore che Iris trovasse questo, nell’abbraccio
di Devereux.
***
«Tutto
bene?» domandò Devereux, in piedi accanto alla
porta-finestra della stanza che
divideva con Iris.
La
luce dei lampioni filtrava attraverso la tenda di batista bianca,
allungando
nere ombre sul pavimento in parquet.
Iris
seguì con lo sguardo per alcuni istanti le sagome simili a
sottili dita distese
sull’assito di legno, prima di tornare a scrutare il viso in
ombra di Devereux.
Era
così strano poter cogliere le sfumature del suo volto a quel
modo! Se fosse
stata ancora umana, non avrebbe mai potuto notare le infinitesimali
increspature della sua pelle, o la sua espressione.
Da
licantropo, invece, poteva scorgere senza problemi il leggero tremolio
delle
vene sul suo collo, così come l’aumento della sua
pressione sanguigna o il
formicolio del sangue nei suoi occhi. Lupo e uomo la desideravano,
eppure
ancora non si muovevano verso di lei, consci del suo nervosismo.
Lei
assentì muta, lo avvicinò per togliere dubbi a
entrambe le entità di Dev e,
spogliandosi completamente, lo abbracciò. Devereux allora la
prese tra le
braccia per depositarla sul letto e, dopo averla imitata, le si
sdraiò accanto
per avvolgerla con un braccio.
«Mi
spiace che domani dobbiate ripartire, ma è giusto che tu non
ti assenti troppo.
Qui, finirò tutto in una settimana, poi vi
raggiungerò» mormorò Iris, nel buio
della stanza.
«Se
vuoi, possiamo rimanere ancora» le propose Dev.
«Non
serve. Inoltre, preferisco tornare a L.A. con tutta calma e farla
visitare a
entrambi quando avremo davvero tempo,
e non così, di corsa. Faremo le cose per bene. E
ciò prevede che io chiuda i
ponti col passato, prima di cominciare con voi la mia nuova
vita» replicò Iris,
scuotendo il capo.
«Ti
terrò caldo il letto, nel frattempo» le promise
lui, baciandole la carne tenera
dietro l’orecchio.
Lei
si inarcò contro il suo torace, mormorando:
«Capisco perché i lupi si annusano
in quel punto. La sensazione di contatto è
magnifica.»
Devereux
la strinse maggiormente a sé e sussurrò:
«E’ magnifico in ogni caso. E’ come
essere percorsi da una carezza di velluto.»
Ridendo
sommessamente, lei replicò: «Non ti facevo
così poetico.»
«Non
saprei in che altro modo descrivertela. Non fare la pignola e
assecondami»
brontolò lui.
Iris
assentì, si volse tra le sue braccia e lo baciò.
«Quando parli così, potrei
assecondarti in tutto.»
«Molto
spiritosa. Meriteresti una punizione, sai?»
mugugnò l’uomo. «Ma sarebbe una
scocciatura perdere tempo in punizioni, quando posso fare altro, con
te.»
Lei
non poté che sorridere e, per il resto della notte, Devereux
le fece capire più
che bene cosa intendesse lui, per ‘fare
altro’.
La
mattina perciò venne velocemente e, quando la coppia discese
per la colazione,
trovò una Chelsey particolarmente divertita, al tavolo della
cucina.
Iris
si limitò a un bacetto sulla testa dell’amichetta
mentre Devereux, dandole un
pizzicotto sulla guancia, borbottò: «Non un fiato,
nanerottola.»
«Chi
dice niente?» ironizzò la figlia, guadagnandosi
un’occhiataccia da parte del
padre.
Barbara
fece finta di nulla, di fronte a quello scambio di battute e, nel
consegnare ai
due una tazza generosa di caffè, disse: «I pancake
saranno pronti a minuti. Nel
frattempo, ho messo marmellata e toast sul tavolo.»
«Potrei
abituarmi davvero male… grazie, Barbara»
dichiarò Dev, sedendosi al tavolo.
Nel
breve decorrere di qualche minuto, anche la famiglia Wallace si
ritrovò al
tavolo della cucina e, mentre le chiacchiere si diffondevano come
un’onda
leggera e piacevole, Iris non poté che sorridere compiaciuta.
Trovava
surreale quanto bellissimo ritrovarsi a quel tavolo che, per tante
volte,
l’aveva vista assieme ai suoi genitori e che, in quel
momento, vedeva un’altra
famiglia, un’altra realtà, al suo fianco.
La
sua nuova vita, assieme al suo uomo e alla figlia di
quest’uomo, che lei già
amava come se fosse sua, erano lì accanto a lei, pronti a
condividere tutto.
Dall’altro
lato, la sua vecchia vita, la sua famiglia, coloro che
l’avevano saputa amare
nel bene e nel male, apprezzandone le virtù e accettandone i
difetti.
Riuniti
insieme, magicamente, e pronti a muovere i passi in quella nuova
dimensione.
Non
stai
diventando sdolcinata?
“Concedimi
cinque minuti in stile soap opera,
dai…
tra poco, dovrò affrontare una riunione del Consiglio, un
trasloco e una
noiosissima compravendita con l’immobiliarista.”
Sii
sdolcinata,
allora. Alla parola ‘riunione’ ero già nel panico per te.
Ridendo
tra sé, Iris asserì: “Come
antico
guerriero, preferivi i fatti alle parole, vero?”
Nel
bene e nel
male, temo di sì.
“Beh,
oggi
armati di pazienza.”
Nel
caso,
dormirò. Per un po’, posso farlo…
esattamente come ho fatto stanotte. Tu e Dev
sapete essere assai indisponenti, quando volete.
“Ti
abbiamo disturbato?”
I film
a luci
rosse non sono il massimo, quando sei da solo a guardarli.
Iris
faticò molto a non ridere a crepapelle e Dev,
nell’intercettare quella
chiacchierata, asserì: “Il
tuo spirito si
è lagnato?”
“Lo
abbiamo
disturbato.”
“Non
mi scuserò,
sappilo.”
“Neanche
se lo
aspetta, credo. Ha detto che si è messo a dormire per non
vedere troppo.”
“Buono
a
sapersi. Potrei anche decidere di essere geloso di lui, sai?”
“Caschi
male. Il
mio Gunnar non si tocca”, ironizzò Iris,
sorridendo ammiccante a Dev, che
sbuffò.
“Ti
salvi
soltanto perché non si può fare altrimenti,
sennò lo gonfierei di botte.”
Il tuo
uomo sa
essere molto territoriale, sai?
“Lo
so, infatti
la cosa mi diverte molto, tutto sommato.”
Gunnar
preferì non replicare e, quando Iris ebbe terminato la sua
colazione, guardò lo
zio e domandò: «Hai già avvisato i
consiglieri della mia presenza, oggi al
Consiglio?»
«Ho
mandato un messaggio a tutti ieri sera, dopo che te ne sei andata dallo
studio»
assentì Richard. «Ho anche accennato alla tua idea
di far subentrare Helen e,
come pensavo, almeno tre consiglieri hanno avuto da ridire.»
Iris
sogghignò, replicando: «Non ti devo neanche
chiedere chi. Posso ipotizzare che
siano stati Robson, Starling e Fletcher?»
Lo
zio sorrise divertito e assentì. «Vedo che, anche
se manchi da un po’, ricordi
bene le loro intemperanze.»
«Non
fosse che sono vecchi collaboratori di papà, ne chiederei la
radiazione dal
Consiglio» brontolò Iris, levandosi in piedi per
raggiungere la finestra e
scrutare il giardino.
Alcune
cinciallegre stavano balzellando su e giù dalle sedie da
giardino, ciangottando
nel raccogliere le poche tracce di ciò che avevano mangiato
il giorno
precedente nel patio. Poco lontano, un corvo le osservava con interesse.
Fu
assai strano notare come gli uccelli fossero consapevoli della presenza
di un
predatore nelle vicinanze; i loro piccoli corpi fremevano per la fretta
di
mangiare il più possibile, non sapendo se essere
più preoccupati per il corvo,
o per il lupo.
“Povere
bestiole… dobbiamo sembrare loro degli scherzi della natura
coi fiocchi” pensò tra sé
Iris
prima di volgersi a mezzo, scrutando la tavolata dietro di
sé e aggiunse: «A
tal proposito, zio… non potrei comprare le loro azioni, se
vi fossi costretta?»
«Il
tuo capitale te lo permette, ma dubito che le metterebbero su
piazza» scrollò
le spalle Richard, mentre Dev levava sorpreso le sopracciglia e fissava
curioso
Iris in cerca di spiegazioni.
“Ne
riparliamo
un’altra volta” disse
sbrigativa la giovane.
“Vuoi
evitare di
dirmi che sei una sottospecie di Paperon dè
Paperoni?”
“Ti
preoccupa?”
“Magari
un po’
sì. E se tuo zio pensasse che sono un cercatore di
dote?”
“Lo
sei?”
“VAI
AL DIAVOLO,
SCEMA! SAI CHE NON LO SONO!”, sbottò a gran voce
Dev, mandandole quel
messaggio mentale corredato da un’occhiata raggelante.
Lei
però non vi badò, regalandogli solo un sorrisino
divertito.
“Di
che ti
preoccupi, allora?”
“A
volte mi
chiedo perché sia stato tanto idiota da innamorarmi di
te” grugnì
Devereux,
ingollando il suo caffè per poi alzarsi e scusarsi con la
famiglia di Iris,
dirigendosi poi al piano superiore per preparare le valige.
Richard,
allora, fissò la nipote con aria vagamente confusa e Iris,
scrollando le
spalle, ammise: «E’ preoccupato che tu possa
vederlo come un cacciatore di
dote.»
«Oh…
per il mio accenno di prima?» esalò sorpreso
l’uomo. «E’ chiaro che non lo
è,
ma è anche carino che si sia arrabbiato con te per questo.
Perché immagino che
tu lo abbia punzecchiato in merito, vero?»
Iris
fece la linguaccia e assentì, facendo sorridere zia Rachel,
che asserì: «Sei
davvero dispettosa, quando vuoi, tesoro.»
Chelsey,
allora, intervenne dicendo: «Al papà
passerà. Anche quando lo faccio arrabbiare
io, fa così, ma poi si calma.»
Liza,
che era al suo fianco, le diede una pacca sulla spalla e disse:
«E’ un po’
diverso, ma sono sicura che il tuo papà non terrà
il broncio troppo a lungo.»
Ciò
detto, guardò la cugina con divertimento e aggiunse:
«E’ troppo cool
questa cosa della lettura del
pensiero. Ti invidio un sacco.»
«Se
si potesse fare con tutti sarebbe utile ma, da quel che sappiamo,
possiamo
farlo solo tra lupi» le spiegò Iris, facendo
spallucce. «Vado a cambiarmi. Non
vorrei mai presentarmi al Consiglio meno che perfetta.»
Nel
risalire le scale, Iris sperò davvero che quella fosse
l’ultima volta in cui si
trovava a lottare all’interno del Consiglio. Era
già stato difficile la prima
volta quando, alla morte dei suoi genitori, lei era diventata azionista
di
maggioranza.
La
sua decisione improvvisa di partire, e di lasciare la gestione delle
sue quote
in mano allo zio, aveva generato più di un malcontento ma,
alla fine, la
maggioranza aveva prevalso.
Il
suo ritorno – oltre alla scelta di proporre Helen come nuovo
membro del
Consiglio – avrebbe scatenato ulteriori attriti, ma sperava
di essere giunta a
un livello di sicurezza tale da poterli affrontare a testa alta.
Non
era più la spaurita Iris, la donna che era fuggita da L.A.
senza sapere nulla
di sé stessa. Ora era la lupa Iris, la landvættir
del branco di Lucas, la donna di Devereux.
Raggiunto
il primo piano, sorrise nel vedere Dev sulla porta della sua stanza
che, con un
mezzo sorriso, le disse: «Stendili tutti, lupetta.»
«Contaci»
assentì lei, raggiungendo infine la sua stanza per cambiarsi
d’abito.