Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: heliodor    13/06/2019    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Fulmini di Korm
 
Reynaud fu di parola e alla fine del giorno successivo si presentò alla porta.
"Joane non ti ha fatto domande?" gi chiese Joyce.
Reynaud scrollò le spalle. "Era sorpresa di vedermi ancora vivo, ma le ho detto che ti eri presa un giorno per rifletterci."
"Bene" disse Joyce. "L'importante è che non sospetti quello che stiamo per fare. Se lo scoprisse, ucciderebbe sia te che me."
"Korm ci protegga" disse Reynaud. "Sei pronta?"
"Spiegami come faremo ad andarcene."
"Non ti fidi di me?"
"Voglio solo sapere a quali rischi andremo incontro."
"Molto pochi" disse lui sicuro. "In questa zona la sorveglianza è scarsa."
"Come faremo ad allontanarci senza essere visti?"
"Passeremo sui tetti. Tu sei capace di arrampicarti, no?"
"So levitare."
"Molto bene. Anche io ho un potere simile, ma non moto efficace. Posso salire di cinque o sei metri al massimo prima di cominciare a ridiscendere."
"A quello penserò io" disse Joyce. "C'è altro che devo sapere?"
"Lascia fare a me. Non parlare e non fissare nessuno. Le guardie sono molto sospettose."
"E se usassi l'invisibilità?" propose Joyce.
Reynaud scosse la testa. "Te lo sconsiglio. La zona è circondata da guardie che sanno usare la vista speciale. Il comandante Rauda ha insistito per averle dopo l'incursione dei nazdur che ci ha privato di quasi tutta la forza lavoro."
"Capisco" disse Joyce annuendo. Prese la borsa a tracolla e se la buttò sulla spalla. "Io sono pronta."
Reynaud andò alla porta. "Andiamo allora."
 
Si fermarono nell'ombra di un palazzo dalle mura crollate. Il foro frastagliato aveva rivelato l'interno, umile ma dignitoso come molte altre case di Nazdur. Joyce gettò un'occhiata all'interno notando un tavolo, delle sedie rovesciate e l'immancabile focolare dove gli abitanti cucinavano i loro pasti.
Era triste pensare che solo una manciata di giorni prima quella casa era abitata da persone ignare di quello che stava per accadergli.
Spero siano scappate in tempo, pensò.
"Che fine ha fatto la popolazione?" chiese sottovoce a Reynaud.
"Sono andati via prima dell'inizio della battaglia. Ma non tutti. Alcuni sono rimasti e combattono al fianco dei mantelli viola e dei soldati."
Joyce ne fu sollevata. Almeno non sarebbero morte molte persone. Eppure non riusciva a stare tranquilla sapendo che entro pochi giorni l'armata di Persym avrebbe dato l'assalto finale alla forze di Kallia.
Spero che abbia un piano, pensò.
Reynaud indicò una piazza e, oltre di essa, una strada che procedeva dritta verso la parte orientale della città.
"Le forze di Nazdur sono oltre quella strada" disse l'uomo. "Incontrerai delle guardie, è inevitabile, ma dovrai essere molto convincente o ti faranno del male. Penso abbiano paura delle spie tanto quanto ne abbiamo noi."
"Molto bene" disse Joyce concentrata.
Reynaud trasse un profondo sospiro e si inginocchiò di fronte a lei. "Io sono pronto" disse chiudendo gli occhi.
Joyce evitò di guardarlo.
"Ho detto che sono pronto" disse l'uomo con tono impaziente.
"Ti ho sentito" rispose lei.
"Ti serve ancora del tempo?"
"No, ho preso la mia decisione, te l'ho detto."
"E allora che cosa ti trattiene? Non vedo l'ora di sedere al fianco di Korm."
Joyce aveva pensato a quali parole usare per dirglielo, ma non le era venuta in mente nessuna che fosse abbastanza convincente.
"Niente mi trattiene" disse. "Ora devo andare."
"Bene" disse Reynaud ancora in attesa con gli occhi chiusi. "Che aspetti?"
"Ascolta" disse Joyce. "Non ti ucciderò stanotte."
Reynaud spalancò gli occhi. "E quando?" chiese sorpreso.
"Quando l'avrò deciso sarai il primo a saperlo."
"Hai promesso" esclamò lui con tono accusatorio. "Mi hai dato la tua parola."
"Lo so e non intendo rimangiarmela."
"E allora fai quello che ti chiedo. Ti ho portata fin qui, no? Ho fatto la mia parte, ora tu devi fare la tua."
"Lo farò" disse Joyce.
"Fallo adesso."
"No."
"Hai promesso" disse Reynaud.
"Ti ho detto che l'avrei fatto, ma non ti ho detto né quando né dove. E non sarà né qui né adesso."
Reynaud divenne paonazzo. "Tu mi hai mentito" gridò.
"Non urlare" disse Joyce. "O ci scopriranno."
"Che importanza ha ormai? La mia vita è inutile" piagnucolò Reynaud. "Che sia maledetto il giorno in cui ti ho incontrato. Perché non sono stato ucciso prima? Korm, che cosa ho fatto di così terribile per meritare questo supplizio?" chiese rivolto al cielo stellato.
Joyce lo afferrò e lo sbatté contro il muro. "Abbassa la voce" sibilò. "Se ci scoprono, ci uccideranno e allora addio al tuo piano di combattere al fianco di Korm."
Reynaud abbassò la testa sconsolato.
"Ascolta" disse Joyce. "Ascoltami bene. Non puoi venire con me o i nazdur ti uccideranno e non puoi tornare dai tuoi compagni ora che mi hai aiutato a fuggire. Rauda ti farebbe giustiziare senza nemmeno un processo."
Reynaud piagnucolò. "Che mi resta da fare allora? Suicidarmi?"
"Potresti vivere."
"Nella vergogna."
"Nell'attesa che io ti trovi e porti a compimento il tuo destino."
"Sei crudele" disse Reynaud con tono accusatorio.
Sì, pensò Joyce. Sono crudele e arrogante come tutti i maghi.
"Cosa dovrei fare mentre attendo?" chiese l'uomo.
"Torna da tua moglie. Cresci i tuoi figli."
"Li ho disonorati."
"Non dovranno per forza sapere la verità. In fondo non cambia molto, no? Hai passato l'intera tua vita ad attendere una morte gloriosa in battaglia, che cosa ti costa aspettare per qualche altro anno?"
"Chi mi assicura che tu verrai?"
"Lo farò. Un giorno" disse Joyce tenendosi sul vago.
"Se non manterrai la tua parola, Korm ti maledirà."
Me ne farò una ragione, pensò.
"Che Korm mi fulmini se sto mentendo" disse Joyce con tono solenne.
"Korm li decapita gli spergiuri" disse Reynaud.
"Bene" disse Joyce. "Almeno non dovrò preoccuparmi quando ci sarà un temporale."
Lui si accigliò.
"Sto scherzando" si affrettò a dire. "Ora devo proprio andare. Sai come lasciare la città senza farti notare?"
"Mi nasconderò da qualche parte e aspetterò che Rauda lanci il suo attacco. Scapperò approfittando della confusione."
"Cerca di non farti scoprire" disse Joyce con tono più amichevole.
"Non dovrei temere i miei compagni se tu avessi tenuto fede alla tua parola" rispose lui con tono aspro.
Quante storie per avergli salvato la vita, pensò Joyce. Forse dovrei farlo contento e mandarlo da Korm. No, che idiozia. Tutto questa storia è folle. Non ucciderò una persona per una sciocchezza simile.
Reynaud fece per andarsene.
"Che la tua via sia dritta" disse Joyce.
L'uomo si fermò. "Noi amiamo dire che Korm abbatta i tuoi nemici."
Joyce scrollò le spalle. "Allora che Korm abbatta i tuoi nemici."
Reynaud lanciò un sospiro rassegnato e sparì dietro un angolo.
Joyce attese qualche secondo, come se si aspettasse di vederlo tornare indietro per implorarla di ucciderlo.
Reynaud non tornò e lei si sentì libera di proseguire verso la zona occupata dai soldati di Nazdur.
Dopo poche decine di passi nel loro territorio, quattro soldati e due stregoni dal mantello viola apparvero da un vicolo.
"Dove vai?" chiese uno degli stregoni.
Joyce si fermò, le mani bene in vista. "Sto con voi" disse.
Lo stregone la scrutò con sospetto. "Ti seguiamo da qualche minuto. Vieni dalla zona occupata dall'orda."
Joyce annuì. "Mi hanno fatta prigioniera nella battaglia di ieri, ma sono riuscita a scappare."
"Stai mentendo" disse l'altro stregone. Era più giovane del primo e dal mento a punta. Gli occhi sottili la scrutavano con sospetto. "L'orda non fa prigionieri. Dovresti essere morta e quelli non camminano."
Joyce sospirò. "Dico la verità."
"Io non ti ho mai vista" disse lo stregone anziano. "Non sei di Nazdur. Parli con un accento strano. Sei straniera?"
"Vengo da Nazedir, quindi è come se fossimo alleati."
Lo stregone fece schioccare la lingua. "Noi alleati con quei debosciati? Sei venuta qui per offenderci?"
Che ha che non va questa gente? Si chiese Joyce. Nessuno sopporta gli altri. Malag dovrebbe solo attendere che si scannino tra di loro per vincere la guerra. "Sono qui per parlare con la vostra comandante, Kallia."
Lo stregone dal mento a punta si accigliò. "Che cosa vuoi da lei?"
"Ci conosciamo. Siamo fuggite insieme da Orfar, quasi una Luna e mezza fa."
I due stregoni si scambiarono un'occhiata veloce.
"Pochi sanno che la comandante è stata a Orfar" disse lo stregone col mento a punta. "Come fai a saperlo? Sei una spia dell'armata?"
Che l'Unico mi aiuti, pensò Joyce.
"Se fossi una spia mi sarei presentata di fronte a voi disarmata? Sarei passata senza farmi vedere."
Mento a punta fece una smorfia. "Attenta a quel che dici, ragazzina impudente. Potrei ucciderti qui e adesso e la comandante mi darebbe un premio per averti eliminato."
"Darà quel premio a me, Yannis" disse l'altro stregone. "Visto che sono io il comandante di questa pattuglia."
Yannis sbuffò. "Tu sarai anche il comandante, ma io sono il più abile, Atris."
"Il più abile? Ti ho picchiato fin da quando eravamo nella culla."
Yannis lo squadrò minaccioso. "E nella culla sei rimasto. Ricorda che io sono nato per primo."
"E io ero il più grosso" rispose Atris.
I due si afferrarono per il bavero, squadrandosi con occhi minacciosi.
Joyce tossì.
Atris e Yannis si voltarono verso di lei.
"Portatemi da Kallia e forse avrete un premio. Tutti e due."
I due si lasciarono.
Atris la fissò con sospetto. "Un premio? Non vali così tanto."
"Kallia vi sarà grata se le porterete una vecchia amica. E se invece sono davvero una spia, vi premierà per avermi catturata."
"Darà a me quel premio" disse Yannis. "Ti ho visto io per primo."
"Ma io ho capito che era una spia prima di te" rispose Atris.
"Scommetto che Kallia saprà capire a chi debba andare il premio" disse Joyce.
"Portiamola dalla comandante" disse Yannis.
"Portiamola da Kallia" disse Atris.
La condussero a un edificio alto cinquanta metri. La cupola era sostenuta da archi in pietra che si innalzavano per una ventina di metri. Sotto ciascuno di essi era stata eretta una statua che raffigurava un personaggio diverso.
Joyce non aveva idea di chi fossero ma guardando i loro visi sereni li invidiò. Avrebbe voluto anche lei avere la stessa serenità.
Atris e Yannis litigarono per tutto il tragitto attraverso le strade e le piazze deserte di Nazdur. Incontrarono poche persone, quasi tutti inservienti che erano rimasti per cucinare e occuparsi delle mille incombenze che un'armata non poteva svolgere da sola.
Davanti al circolo erano state erette delle palizzate. Dai palazzi che circondavano la piazza giungevano le luci che la illuminavano. I soldati si erano accampati nelle case abbandonate.
"Vai da avvertire la comandante" disse Atris a uno dei soldati di guardia al circolo.
L'uomo corse via mentre diversi stregoni e soldati si avvicinarono per guardarla.
"Dove l'avete trovata?"
"Che ci fa qui?"
"È una spia?"
"Dovremmo giustiziarla."
Yannis li guardò con aria di sfida. "È mia prigioniera."
"È anche mia prigioniera" disse Atris.
Kallia arrivò qualche minuto dopo, scortata da mezza dozzina di soldati e tre mantelli viola. Aveva una vistosa benda sull'occhio sinistro e l'aria stanca e assonnata, come se fosse stata svegliata da un sonno già difficile.
"Tu" disse andandole incontro. "Da quanto sei qui?"
"Due giorni" disse Joyce.
"Come hai fatto a superare l'assedio?"
"È una storia lunga."
"Me la racconterai davanti al fuoco. Hai mangiato? Sei ferita?"
"Sto bene" rispose.
"Comandante" disse Atris sorpreso. "È davvero una vostra amica?"
Kallia annuì. "Chi di voi l'ha trovata?"
"Mio fratello" disse Yannis indicando l'altro.
"È lui che la credeva una spia" rispose Atris. "Io non c'entro."
Yannis quasi gli saltò addosso. "Eri tu al comando della pattuglia, fratello."
"Basta così" disse Kallia. "Tornate nella vostra zona e restateci. Avete fatto un buon lavoro. Tutti e due."
Kallia la guidò nel palazzo del circolo, prima nel livello più basso, occupato da sale ampie e decorate in maniera sobria e poi ai livelli superiori, con stanze più piccole e appartamenti privati.
"Quei due mi faranno impazzire" disse la strega massaggiandosi le tempie. "Questo è il mio studio." Indicò la porta tenuta aperta da un inserviente in livrea.
Joyce accettò l'invito ed entrò. Lo studio era arredato in maniera sobria. C'era una scrivania di legno ingombra di cartigli, un paio di sedie dall'aria scomoda e una libreria piena solo a metà.
Kallia chiuse la porta e andò verso la scrivania. "Hai trovato Joane?" le chiese subito.
"Purtroppo sì" rispose Joyce. "Mi ha abbandonata in una palude e adesso è al comando dell'orda."
"Quella donna è un flagello, ti avevo avvertita."
"Vuole uccidere Bardhian, il suo stesso figlio" esclamò Joyce.
"Non mi sorprende affatto. Per fortuna lui è al sicuro."
"Dove?" chiese Joyce sorpresa.
"Proprio qui, non molto distante dal punto in cui ci troviamo."
"Perché non è all'interno del circolo? Non sarebbe più sicuro per lui?"
"Lo sarebbe, ma non vuole."
Joyce si accigliò.
"Siediti, ti dirò tutto, ma non so se ti piacerà. Il principe di Malinor potrebbe essere un problema."

Prossimo Capitolo Venerdì 14 Giugno
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: heliodor