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Autore: bridgetvonblanche    19/06/2019    2 recensioni
[zombie apocalypse!AU]
Things really change when the undead pick a side in a war.
Genere: Angst, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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[Till the world ends trailer]




Fino alla fine


 

Raddrizzò quei suoi nuovi occhiali dalla montatura leggera e tondeggiante prima di accomodare velocemente il nodo di una semplice cravatta nera, ben nascosta al di sotto della sua elegante giacca di quello stesso, raffinato colore. Per l'occasione aveva dovuto imparare in tutta fretta il modo più semplice per legare quello scomodo accessorio attorno al suo collo, cercando di non apparire ridicolo ed in disordine. Rinsavì da questo suo frivolo pensiero solo quando l'intenso e persistente rumore dei numerosi flash ebbe fine, affievolendosi insieme allo scroscio di applausi che avevano accompagnato la sua apparizione sul palco, permettendo finalmente allo sguardo di Kim Seokjin di posarsi su un piccolo gruppo di persone sedute compostamente proprio nelle prime file di quell'ampio e gremito salone.

Sembrava fosse trascorsa una vita intera dall'ultima volta che si erano ritrovati così, sotto uno stesso tetto, tutti insieme, dopo la scoperta del funzionamento e il successivo utilizzo del dispositivo di assopimento degli infetti sottratto dalle mani dell'esercito. Dieci anni erano serviti a Seokjin e ad un ristretto team di medici altamente specializzati per trovare e mettere a punto un vaccino che potesse servire a contrastare e poi spegnere definitivamente la minaccia di una nuova epidemia zombie. Dieci gli anni anni per poter dire di essere finalmente tornati alla "normalità", per tornare a credere nel futuro e nell'umanità.

Hiraeth era stata ricostruita non più scavando nei sottosuolo ma bensì sulla superficie, diventando di fatto la prima città di un mondo nuovo. E a quella città ne erano seguite poi tante altre, sempre più grandi e sempre più popolate. Dopo anni di continui sforzi ed estenuanti ricerche, Jin e il suo team avevano di fatto riportato la vita sulla Terra. E quindi non era un caso se proprio in quel momento Seokjin si trovava sul palco del Konserthuset per ritirare un ambitissimo premio in onore della medicina.

Eppure tutto ciò a cui quel medico ormai conosciuto in tutto il mondo sembrava dare importanza erano esclusivamente le otto persone che, accomodatesi proprio nelle prime file, gli stavano sorridendo come lui non credeva di aver mai visto fare prima di allora. Si prese dunque tutto il tempo per osservare i loro volti finalmente sereni e non potè che rendersi conto di quanto quei ragazzi, dieci anni fa dei perfetti sconosciuti, erano finiti per diventare la sua sola, unica e vera famiglia. Proprio ad occupare il primo posto della fila vi era Jung Hoseok, la gamba sinistra distesa in modo insolito, atto probabilmente a far rilassare i muscoli affaticati del polpaccio mentre, appoggiata al braccio della poltrona, era stata appoggiata la sua ormai da tempo immancabile stampella. Il motivo della sua immunità aveva infatti trovato un nome e questo era stato atassia
Era bastata solo qualche breve ricerca per far capire ad Hoseok di cosa si trattasse, ma lui aveva accettato tutto ciò che gli era stato spiegato senza battere ciglio e soprattutto, senza mai smettere di lottare. Quella malattia degenerativa che avrebbe potuto costringerlo fin da subito su una sedia a rotelle aveva dato al quel giovane uomo la giusta dose di coraggio per non lasciarsi andare alla disperazione. Per nulla intimorito e avvilito dai rischi di quella malattia, Jung Hoseok aveva invece scelto di iniziare con anticipo un percorso intensivo di fisioterapia per poter continuare a camminare sul quelle gambe che di strada, in effetti, ne avevano macinata parecchia, nel corso di quegli anni alla gilda. Era riuscito ad evadere dalla sua prigione e poi aveva conosciuto Namjoon, salvato per più di una volta la vita del suo più caro amico Yoongi e affrontato orde di infetti senza mai perdere il proprio sorriso e la voglia di vivere. Con le sue battute, spesso e volentieri, Jung Hoseok aveva saputo risollevare il morale di tutti anche nei momenti più difficili, più dolorosi. E anche se ne corso degli anni si era fatto più serioso e malinconico, Kim Seokjin si era adoperato con tutto sè stesso per offrirgli delle cure che potessero servire ad allontanare il più possibile il naturale decorso della sua patologia, pur sapendo che quel mostro sarebbe sempre stato l'ombra, l'unica macchia indelebile, di quello splendido sole.

Accanto a lui aveva invece preso posto il taciturno Min Yoongi che, in quel momento, con lo sguardo sollevato verso il suo compagno più anziano, gli aveva semplicemente mimato un veloce labiale di saluto seguito da un rapido gesto con una mano di freddo metallo. Un arto nuovo, che Seokjin gli aveva ricostruito. Gli ci erano voluti un paio d'anni per progettarlo, realizzarlo e soprattutto per convincere Yoongi che sarebbe valsa la pena impiantare quella protesi nel suo braccio, prima monco. Non potè quindi che ricordare col sorriso il volto preoccupato dell'ex-stratega di Hiraeth fare decisamente troppe domande prima di consentire finalmente al medico di Hiraeth di addormentarlo ed usare su di lui i ferri del mestiere. Seokjin ricordò come se fosse trascorso un solo giorno le sincere lacrime che bagnarono il sempre pallido volto di Yoongi al suo risveglio dopo l'operazione, anche se quella fu anche l'ultima volta che lo vide, prima di ritrovarselo davanti agli occhi per questa speciale ricorrenza.

E Seokjin non potè fare a meno di notare che, nell'altra mano, quella vera, Yoongi teneva saldamente stretta quella di una giovane ragazza dai lunghi capelli biondi, per l'occasione lasciati ricadere dolcemente lungo le spalle minute. Com'era cresciuta, la piccola Lily: era diventata proprio una splendida ragazza, senza mai perdere il suo meraviglioso sorriso e quella sua incredibile voglia di rimanere aggrappata alla vita nonostante tutto il dolore che era stata costretta a sopportare in quegli anni. Seokjin tornò a sorridere al pensiero che dall'America dove aveva scelto di trasferirsi una volta dimesso dall'ospedale, Yoongi non avesse mai smesso di inviargli foto e lettere che testimoniassero il suo incredibile orgoglio per il percorso di crescita della bella Lily, continuando a nominarla all'interno dei suoi scritti chilometrici come "la sua piccola". Ma in fondo, come avrebbe potuto biasimarlo? Come per lei Yoongi era e sarebbe sempre rimasto il suo giovane padre, per quel a tratti burbero e introverso giovane uomo quella bambina sarebbe sempre rimasta sua figlia. E, come se già non dovesse guardarsi le spalle da qualunque ragazzo osasse avvicinarsi a lei, Yoongi aveva anche dovuto tenere a bada Park Jimin che, seduto proprio accanto alla giovane Lily, non aveva mai smesso di trattarla come la sua principessa, forse viziandola addirittura più di quanto avrebbe dovuto o, quantomeno, più di quanto Min Yoongi avrebbe voluto. Seokjin non potè non ricordare che quando Yoongi aveva espresso la sua ferrea volontà di trasferirsi in un altro continente, Lily non aveva dovuto fare altro che mostrare i suoi grandi occhi azzurri per convincere anche il soldato Park a seguirli in quel viaggio. E una volta atterrati negli States,  Jimin era immediatamente stato reclutato come soldato in una delle divisioni dello U.S Army, sempre pronto a mettersi in prima linea ed entrare in azione per spegnere gli ultimi fuochi di quella devastante epidemia.

Nessuno di loro aveva dimenticato cosa avessero passato, cosa erano stati costretti a subire in quegli anni, la paura ed il terrore di non riuscire a vedere l'alba di un nuovo giorno subito dopo ogni attacco, dopo ogni strenua difesa. Eppure, in qualche modo, tutti sembravano averla superata, quella dilaniante paura. Erano cresciuti tanto e non si erano più ridotti a piangere l'uno sulla spalla dell'altro, ma fatti forza vicendevolmente.

Con la mente ancora piena di orgoglio per quei suoi più giovani compagni, considerati ormai alla stregua di veri e propri fratelli, a Seokjin bastò spostare il suo sguardo di qualche centimetro oltre il volto allegro di Jimin per provare l'ennesimo tuffo al cuore. Seduto accanto al ragazzo dalla capigliatura dorata vi era infatti un giovane uomo dai capelli neri come la pece, per l'occasione tenuti a bada da una leggera dose di gel. Jeon Jungkook accolse lo sguardo incredulo e stupito del medico per quella insolita acconciatura con un largo sorriso prima di essere richiamato all'attenzione da un bambino che, seduto proprio accanto a lui, aveva richiamato la sua attenzione probabilmente per chiedergli spiegazioni su chi fosse quel burbero uomo al microfono. Doveva proprio apparire un personaggio serio e distinto Kim Seokjin agli occhi del piccolo Namhyung che, ad appena 10 anni, era già la fotocopia di suo padre, ma con lo sguardo e il sorriso di sua madre.

Dopo quella maledetta notte, stringendo a sè il corpo di quel neonato, Jungkook aveva giurato sulla sua stessa vita che sarebbe rimasto accanto a Seokjin in quell'ultima battaglia e avrebbe dunque fatto tutto il necessario per permettere al piccolo Namhyung di vivere in un mondo più sereno. Per questo motivo, insieme a molti altri volontari, il soldato Jeon aveva contribuito alla diffusione del vaccino sperimentale creato dal team di medici di Hiraeth. E prima di quanto si aspettasse, il destino era persino tornato a sorridergli benevolo quando, durante una delle sue ronde mattutine, lo sguardo ancora malinconico del giovane soldato era stato catturato dal volto di una ragazza dai lunghi capelli corvini e dagli occhi nerissimi. In quel suoi occhi magnetici, in quella folta e morbida chioma e soprattutto nella sua ferrea intenzione di mettersi in prima fila per poter fare del bene, Jeon Jungkook aveva ritrovato la forza per guardare avanti, per tornare a sorride e, soprattutto, il coraggio di innamorarsi, di nuovo.

Dopo aver visto e più volte affrontato la morte, non gli ci era poi voluto molto per farsi avanti e strappare a quella giovane e splendida ragazza un primo appuntamento, al quale ne era seguito un secondo e poi un terzo, fino al giorno in cui, sollevando da terra il suo corpo leggero avvolto semplicemente da un candido abito bianco, Jungkook l'aveva protetta da un'innocua pioggia di riso prima di posare le proprie labbra su quelle di lei ed avvolgerla così in un bacio appassionato sotto gli sguardi commossi di tutti i presenti alla cerimonia. Da quell'amore sincero era così nata la piccola Hyewon di appena 2 anni, in quel momento addormentata tra le braccia della sua premurosa madre.

Solo a quel punto Kim Seokjin si schiarì la voce, cercando di mandare giù quel nodo che sentì stringergli la gola, prima di sistemare il sottile microfono davanti a sè e prendere così la parola, costringendo l'intera sala al silenzio più assoluto.

— All'epoca dell'epidemia mi capitò di incontrare un ragazzo, un giovane soldato. Ecco, quest'uomo, Kim Namjoon ecco lui-, — esordì, sorprendendosi di come, nonostante fossero passati così tanti anni, il solo nome del suo ex-capitano fosse ancora in grado di fargli salire il magone, — Aveva una convinzione: quella di accogliere e dare un posto in cui vivere a tutti coloro che credevano nella possibilità di poter lottare contro quell'assurda epidemia, —  proseguì nel suo discorso, continuando a sentire di tanto in tanto il rumore di alcuni click delle macchine fotografiche dell'ingente numero di giornalisti presenti alla cerimonia che, fin dalle prime luce dall'alba, si erano accampati davanti all'ingresso con le loro troupe di cameraman.

— E Namjoon ci ha creduto a tal punto che ha fatto ogni cosa in suo poter per istruirci in modo tale che, quando sarebbe arrivato il momento, insieme avremmo potuto combattere la nostra guerra, — continuò dopo aver ripreso fiato, sorprendendosi di come l'intera platea fosse caduta nel più totale e profondo dei silenzi, solo nella trepidante attesa di una sua parola, — E sapete, ha portato avanti le sue idee con una determinazione tale che è stato impossibile anche solo pensare di arrenderci, — aggiunse, prima di tornare a risistemare sul naso quel suo professionale paio di lenti.

Il ticchettìo della suola della sua scarpa lento e cadenzato, il solo rumore a cui poter prestare attenzione in quegli istanti, nascondeva però un'insolita agitazione, inavvertibile ad occhi estranei.

— Col tempo, missione dopo missione, abbiamo scoperto cosa volesse dire essere una famiglia, — disse, aprendo così un secondo capitolo della sua narrazione.

— Abbiamo sperimentato il dolore e la disperazione per la perdita di persone care pur essendo dalla parte del giusto, — continuò poi, per cercare non perdere il filo di quel discorso che, nonostante avesse provato più e più volte prima di salire sul palco, non lo aveva mai soddisfatto appieno, — Abbiamo compreso il significato del fallimento, — perchè, in fondo, c'erano così tante cose che Seokjin avrebbe dovuto spiegare, che avrebbe voluto raccontare. Tanti i retroscena e momenti di ordinaria quotidianità che lo avevano portato ad essere l'uomo di cui ora Namjoon avrebbe potuto essere fiero.

— Ma nonostante tutto, anche dopo la scomparsa di quel valoroso capitano, noi non ci siamo arresi. Stupidamente avevamo pensato di aver perso il nostro uomo migliore quando invece, il vero eroe lo abbiamo sempre avuto davanti agli occhi senza mai accorgercene, — asserì dunque tutto d'un fiato, per non rischiare che le sue parole venissero sostituite dai singhiozzi.

— Kim Taehyung era un ragazzo onesto, un soldato fedele ai propri compagni e a quella stessa causa perseguita da Namjoon prima di lui, innamorato della vita così come di una ragazza splendida, ultima vera vittima di una guerra senza senso, — pronunciò quelle parole con fatica e ad alta voce, provando a convincersi che se le avesse urlate con maggiore forza forse, riaprendo gli occhi, Taehyung ed Hyeseon sarebbero apparsi lì, sotto i suoi occhi, magari seduti accanto a Hoseok o Jungkook.

Li avrebbe salutati con un sorriso e loro lo avrebbero ricambiato infondendogli, con i loro sguardi orgogliosi e sinceri, tutta la sicurezza di cui Seokjin avrebbe avuto bisogno. Lui poi avrebbe notato le loro fedi alle dita e si sarebbe sentito ancora più orgoglioso, tirando un sospiro di sollievo prima iniziare un discorso che sicuramente sarebbe stato molto diverso da quello che invece aveva finito per scrivere di getto su un banale pezzo di carta la notte precedente l'evento al quale aveva deciso di presenziare.

— I loro sforzi, le loro speranze, il loro estremo sacrificio mi hanno però dato la possibilità di studiare un vaccino in grado di debellare il virus ZT1, — riportando il suo sguardo sui volti sereni dei suoi più giovani compagni nelle prime file, Seokjin dovette invece ammettere a sè stesso di essere stato un vero idiota, nonchè forse un pò troppo egoista nei suoi pensieri come nelle proprie parole.

— Ritiro dunque questo premio per la medicina e lo dedico a loro, — informò quindi con ritrovato orgoglio l'intera platea, sollevando poi verso il cielo lo sguardo ed il simbolico trofeo dorato dalla forma di un mappamondo tondeggiante, — Perchè, come disse il caro amico Namjoon, "Cerchiamo sempre di fare del nostro meglio e dare il massimo in ogni nostra sfida", — raccontò poi, in ultima istanza, discostandosi finalmente da quel discorso che aveva studiato a memoria, — "Ma a volte, il meglio che possiamo fare è semplicemente ricominciare da capo", —

Non ebbe quasi il tempo di ringraziare o di inchinarsi con reverenza verso il pubblico perchè le sue parole di gratitudine e riconoscenza vennero presto oscurate dallo scroscio di applausi che si levarono dall'intera platea che si era alzata in piedi all'unanimità esclusivamente in onore suo e di quelle toccanti parole.

Con la mano ancora appoggiata sul petto ancora in fibrillazione, Kim Seokjin dovette solo attendere qualche istante prima che tutta la folla venisse costretta a lasciare la stanza. Si limitò dunque a promettere con un veloce labiale in direzione di Yoongi che avrebbe presto raggiunto tutti quanti del salone del buffet preparato ad hoc per l'occasione. Ringraziando quindi in maniera doverosa tutto lo staff, il primario decise di prendere una boccata d'aria fresca e di uscire quindi sull'ampia balconata antistante il salone.

Si accese così una sigaretta, un vizio che aveva preso nel corso del tempo, con l'avanzare degli anni e dello stress a cui era stato irrimediabilmente sottoposto. Ma non ebbe il tempo di farsi che un paio di tiri in santa pace perchè una mano, giunta all'improvviso alle sue spalle lo colse di sorpresa, sottraendogli quel cilindro di nicotina e gettandolo poi lontano, al di là di quell'elegante balcone.

— Non ti ho perso durante l'apocalisse e non ho intenzione di rischiare ora a causa del fumo, — esordì quindi quella insolita presenza, con una voce profonda e quasi intimidatoria che tuttavia non sembrò preoccupare minimamente l'ex-primario di Hireath.

— Yoongi ha smesso, qualcuno doveva pur iniziare, — confessò quindi Seokjin, stringendosi nelle spalle ma senza osare estrarre una nuova sigaretta dal taschino, per evitare che questa venisse nuovamente sprecata a causa del suo più giovane interlocutore.

— Yoongi ha avuto più di una buona ragione per smettere: lo ha fatto per Lily e persino per Hoseok, che a sua volta da anni ormai non si esprime in maniera inappropriata, come aveva promesso, —

— Non sai proprio quando è il momento di arrenderti eh, Jungkookie? — lo rimbeccò allora il medico, le labbra distese in un'allegra smorfia stampata sul volto finalmente sereno, non aspettandosi altro di ricevere in cambio un altrettanto sincero sorriso.

Jeon Jungkook era cresciuto così tanto in quei dieci lunghi anni, ma solo ora che si trovava proprio a pochi metri da lui Seokjin potè appurarlo con assoluta certezza. Forse la causa era solamente dovuta al gel che ancora teneva quei suoi capelli nerissimi e leggermente più lunghi di come li avesse mai ricordati dietro la fronte scoperta, oppure doveva per forza essere il completo elegante che aveva scelto di indossare per l'occasione.

In quel momento c'erano così tante domande che frullavano nella sua testa e che Seokjin avrebbe voluto fargli, che avrebbe voluto chiedergli: in un'altra circostanza, in un'altra vita, gli sarebbe piaciuto potersi accomodare in un piccolo tavolo all'aperto e parlare con quel giovane uomo del più e del meno, magari sorseggiando un bel bicchiere di vino. Gli avrebbe chiesto dei suoi figli, cresciuti con amore e affetto; sarebbe stato curioso di ascoltare delle sue notti insonni e delle sue prime volte da vero e proprio padre di famiglia. E lui gli avrebbe risposto che non sempre la sua era stata una vita tutta rosa e fiori, ma che avrebbe sempre fatto ogni cosa in suo potere per regalare alla sua famiglia un mondo in cui valesse la pena vivere e per cui valesse la pena lottare.

A quel punto, Seokjin si sarebbe commosso e insieme avrebbero sorseggiato un altro bicchiere, prima di ritornare a vivere le loro vite, l'una costantemente sotto i riflettori e l'altra quasi anonima. Ci sarebbe stato anche spazio per qualche battuta sulla nuova capigliatura di Yoongi e sulla nuova passione per le tazze da collezione di Jimin ed infine un piccolo spazio per i saluti, ma senza mai eccedere in smancerie o parole innecessarie.

Perso in queste sue assurde elucubrazioni, Seokjin venne ridestato dal suo stato catartico e richiamato così all'attenzione dalle urla scalpitanti di un giovanissimo Namhyung che, dall'interno del salone, lo stava richiamando a sè facendogli un ampio cenno del braccio minuto, frenato nel suo tentativo di corrergli incontro solo dalla mano della bellissima donna accanto a lui.

— Beh, se non posso fumare, allora ci vediamo dentro, capitano, — annunciò in tono sostenuto, fingendosi ancora un poco offeso per il precedente gesto di Jungkook.

— Volevo ringraziarti, per il discorso di prima, — gli comunicò solo allora quell'ex-soldato, voltandogli improvvisamente le spalle per avere così l'occasione di avvicinarsi alla ringhiera della splendida balconata, volgendo il suo sguardo sempre così profondo verso l'ampio e rigoglioso giardino che si estendeva per qualche ettaro davanti a loro. La cornice perfetta per un evento tanto importante.

Fu a quel punto che Seokjin si ritrovò ad abbassare invece il proprio capo, prima di decidere di avanzare ancora una volta verso il suo più giovane interlocutore e poi poggiare una mano sulla quella spalla, ancora più robusta di quanto ricordasse.

— Sai cosa penso? — affermò subito dopo, senza darsi quasi il tempo di respirare, i suoi occhi rivolti ancora verso il suo paio di scarpe lucide ed eleganti, — Sono convinto che anche Namjoon e Taehyung avrebbero detto la stessa identica cosa, — dichiarò poi, tornando improvvisamente ad avvertire quella sgradevole sensazione, come se qualcosa di tagliente gli fosse stato conficcato in gola, impedendogli di parlare.

Scelse ancora una volta di rischiare il tutto e per tutto solo quando, nonostante le sue parole, Seokjin non riuscì a percepire alcun tipo di risposta da parte di Jungkook, nè tantomeno fu in grado di notare l'espressione ora dipinta su quel volto data la sua posizione di spalle.

— Guarda che commuoversi non è un crimine, anche dopo dieci anni, —

Fu solo allora che lo avvertì sussultare impercettibilmente, dandogli così l'opportunità per stringere con maggiore forza la sua mano su quella poderosa spalla.

— Credi che loro non lo avrebbero fatto, al posto tuo? Anche se non ti nascondo che, se fossero stati qui, penso che entrambi si sarebbero già presi un rimprovero coi fiocchi da parte Hyeseon, — decise quindi di proseguire, tentando con un pò di bonario sarcasmo di smorzare quell'aria fattasi improvvisamente più tesa e rarefatta.

— Hyung, — lo sentì sussultare tra singhiozzi che ormai si erano fatti inarrestabili, costringendo il medico ad avvinare l'orecchio per sentire quelle due sole parole uscire più dal petto che non dalla bocca del più giovane — Grazie, —

Sorrise mestamente Kim Seokjin, prima di voltargli le spalle a sua volta, allentando la ferrea presa da quel corpo ora in preda ai sussulti e lasciandolo così libero di sfogare tutta la tensione e la malinconia di quel momento. Nonostante in quegli anni avesse tentato più e più volte di provare a capire, ad immedesimarsi nella persona di Jeon Jungkook, il primario della gilda aveva fallito miseramente. Il dolore che doveva aver provato provato, che cosa avesse sopportato, che vita avesse vissuto fino a quel momento, tutto appariva sempre fin troppo sfocato e decisamente ancora troppo indefinito davanti agli occhi lucidi del medico di Hiraeth che, allontanandosi nel più rispettoso dei silenzi, in cuor suo era però certo che a Jungkook sarebbe servito solo qualche minuto prima di tornare ad essere l'uomo in grado di crescere due bambini, i suoi figli, con quello stesso coraggio che lo aveva portato ad essere, all'epoca, il soldato di cui ciascuno dei suoi compagni era stato tanto fiero.

Scelse quindi di andare lui stesso incontro al piccolo Namhyung solo per avere l'occasione di accoglierlo tra le sue ampie braccia e sollevarlo così da terra, non potendo fare a meno di notare come, nonostante lo sguardo fosse identico a quello di suo padre, quel bambino fosse più simile a Jungkook più di quanto lui stesso avesse mai osato immaginare. Sorrise dolcemente a quel pensiero Kim Seokjin, prima che Namhyung avvolgesse le sue piccole braccia attorno al suo collo, lasciandosi poi cullare sereno e permettendogli così di accompagnare lui e la giovane donna, che fino a quel momento gli era stata accanto, all'interno del salone e raggiungere così tutti gli altri.

Una volta rimasto solo su quell'ampio balcone, l'ex-soldato Jeon dovette allargare leggermente il nodo della sua cravatta, allentando poi i primi due bottoni della sua camicia bianca per aver così modo di poter estrarre due ben note piastrine di freddo metallo.

Le strinse tra le mani con tutta la forza che ancora gli era rimasta in corpo, nel vano tentativo di piegarle, di distruggerle, scoprendosi debole come non si era più sentito da dieci anni. Davvero erano bastate un paio di frasi per destabilizzarlo tanto?

Si ritrovò quindi costretto ad appoggiare i propri gomiti sulla ringhiera della balconata, lasciando che le dita delle sue mani si unissero come in una preghiera, permettendo così a quelle due piastrine metalliche di ondeggiare nel vuoto, sospese dal vento. Socchiuse poi momentaneamente gli occhi Jeon Jungkook, lasciando che la leggera brezza primaverile scompigliasse definitivamente quella sua insolita acconciatura, portando finalmente un pò di sollievo anche al suo animo irrequieto. Scoprendosi tuttavia incapace di frenare quei singhiozzi e tornare a respirare regolarmente, il suo pensiero tornò irrimediabilmente a lei.

— Hyeseon, sarò davvero mai in grado di ricominciare da capo? —

E improvvisamente, oltre le sue mani giunte, oltre quelle targhette sospese nel vuoto, Jungkook la vide, davanti a sè. Hyeseon stava lì, con i piedi nudi su quel sentiero che da quell'incantevole giardino portava verso una zona non ancora battuta, un candido vestito bianco a ricoprire la sua figura delicata ma mai fragile, con quei suoi capelli nerissimi che ora le ricadevano delicatamente appena sopra le spalle, lasciando al vento il gravoso compito di spostarli più alla sua destra o alla sua sinistra, facendoli ondeggiare.

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Avrebbe voluto vederla così per il resto della sua vita, sorridente e serena, magari accanto a Taehyung e al piccolo Namhyung. Si sarebbe privato di ogni cosa in suo possesso, avrebbe rinunciato a tutto pur di riaverla lì, accanto a lui, a scherzare con ciascuno di loro.

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Avrebbe voluto urlarle tutto questo ma, in cuor suo, Jungkook sapeva che i suoi pensieri, appena sussurrati tra quei singhiozzi inarrestabili erano già arrivati alle orecchie di lei che, proprio in quell'istante, sempre con quel suo splendido e mai forzato sorriso aveva invece ripreso la sua camminata spensierata fino all'ampio cancello dell'elegante tenuta, avvicinandosi a lui per nulla triste o arrabbiata. Jungkook aveva seguito ogni suo più breve passo, per poi osservarla fermarsi proprio sulla sua soglia della porta d'ingresso. 

Gli sorrise Lee Hyeseon, porgendogli poi quella stessa mano che Jungkook non credeva potesse riuscire ad infondergli ancora tanto coraggio.

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— Dove sta soffiando il vento, Jungkook? —

Credette di averla sentita pronunciare, costringendolo così a sbattere più volte le palpebre e portare le sue grandi mani contro il suo viso ancora incredulo. Riaprendo gli occhi però, della bella Hyeseon non vi era più alcuna traccia. 
Senza quasi accorgersene, mosso dall'istinto più che dalla ragione, Jungkook percorse disperatamente l'intero perimetro della balconata, guardandosi a destra e a sinistra per cercare di ritrovare quel volto etereo tra i delicati fiori del giardino, senza successo. Con il cuore in gola ed il respiro affannato, quel ragazzo dai capelli corvini ebbe un ampio sussulto quando avvertì la sensazione di una mano delicata sfiorargli nuovamente la spalla. Era stato un gesto troppo gentile e aggraziato per essere di Seokjin, troppo effimero per essere reale. Interruppe così la sua disperata ricerca e, anche se non gli ci volle molto per capire di aver appena avuto l'ennesima allucinazione, spostando un poco il suo sguardo proprio nella direzione di quella presenza per nulla ingombrante, si trovò invece a sperare davvero che non si fosse trattato solamente di un sogno.

Ma non appena i suoi occhi si posarono sulla propria spalla, quella sensazione di inaspettato sollievo era già svanita, lasciando che il vento tornasse a soffiare sul suo volto affranto. In quell'istante però, nella mente ancora confusa di Jungkook riaffiorarono nuovamente le ultime parole della giovane, sospirate al suo orecchio dalla lieve brezza.

— Dove sta soffiando il vento? —

Solo allora quel coraggioso soldato ne comprese probabilmente il significato, tornando finalmente a sorridere. Si asciugò poi un'ultima volta le guance umide, appoggiando la sua mano proprio in quel punto della spalla dove, fino a poco prima, aveva distintamente avvertito quella sensazione di piacevole calore, prima di schiarirsi la voce per mandare giù quel grosso nodo alla gola e rientrare a testa alta all'interno della sala, giusto in tempo per incrociare tra la folla gli occhi sempre vigili e attenti del piccolo e sorridente Namhyung.

— Appa! — lo sentì chiamare da lontano, prima di osservarlo non senza un immenso orgoglio, corrergli incontro continuando ad esclamare a gran voce il suo nome.

— Dove sta soffiando il vento eh, Jungkook? —

— Verso il futuro Hyeseon, verso il futuro, — sussurrò quindi solo a quel punto, abbassando poi lievemente il suo sguardo solo per incrociare una volta ancora quello vispo ed allegro di Namhyung che, incredibilmente, non spalancò le braccia per chiedere un suo abbraccio, nè per potersi aggrappare al suo collo robusto come invece era solito fare. Jungkook dovette semplicemente limitarsi ad osservare quel bambino distendere il braccio destro proprio nella sua direzione, non perdendo per un solo istante il contatto visivo con i suoi grandi occhi che, seppur ancora lucidi e increduli, non poterono fare altro che mandare un'unica indicazione al proprio cervello.

In un attimo, le grandi dita del giovane padre si intrecciarono con quelle più sottili del piccolo Namhyung che, pienamente soddisfatto di quel gesto, iniziò a far ciondolare le loro braccia in un movimento continuo e regolare.

E in quel momento, Jeon Jungkook decise semplicemente di lasciare che il calore e l'affetto sprigionati da quella mano delicata, stretta nella sua, lo trascinassero in un momento di pura euforia.

 

Take my hands now, 
you are the cause of my euphoria





 

a/n 
 

RINGRAZIAMENTI

Temo che questo sia il capitolo più


Temo che quello che state per leggere sia stata la parte più "difficile" da scrivere per me.

Vi avevo detto che non avrei più lasciato miei personali commenti finchè non fossi arrivata in fondo a questa long, motivo per cui ora mi ritrovo qui a dare qualche ultimissima spiegazione e trarre le mie conclusioni.

Ho intrapreso questo percorso a novembre, mai credendo che avrei avuto il coraggio per arrivare a mettere la parola fine a questa semplice fanfiction: eppure, se sono qui oggi a scrivere quello che sarà un infinito angolo autrice (devo pur recuperare da tutti quelli che ho saltato no? xD), il mio primo e più grande grazie va a tutti coloro che hanno seguito questa storia. Va ai lettori silenziosi, quelli che hanno subìto i miei scleri capitolo dopo capitolo, che sono rimasti con me nonostante tutti gli avvertimenti e nonostante la mia smodata, irrefrenabile ed invincibile passione per il genere angst. E poi va a chi ha avuto la "forza" per non farmi mai mancare il suo prezioso feedback, a tutti coloro che come Vavi_14, Calowphie, Mammiloso o I_Want_Wonderland, hanno SEMPRE lasciato il loro piccolo o grande commento che come bene sapete, mi ha dato le forze necessarie per andare avanti con questo progetto che nasce e si conclude proprio qui.

Fin da quando avevo concluso hold me tight ho pensato che avrei voluto cimentarmi nella stesura di una fic apocalittica e beh, questo è stato il risultato. Spero che vi sia piaciuto, nonostante il dolore che (temo) di avervi fatto provare in qualche circostanza. Come ormai sapete, nel corso di questi anni ho fatto dell'angst il "mio" genere: in fondo, ma proprio in fondo al cuore so di essere un'inguaribile romantica, ma la realtà dei fatti è che non le so scrivere, fanfiction interamente fluff e romanticose. O meglio ci ho provato, qualche volta ci sono pure riuscita (credo, spero xD), ma ho sempre pensato che tutto ciò che scrivo, persino un tema tanto delicato come l'amore, mi "riesca meglio" se accompagnato da una buona, massiccia, dose di ANGST. A lui mi sono votata come autrice e credo gli rimarrò fedele nei secoli amen.

Una considerazione a questo proposito: fin dall'inizio avevo deciso che Namjoon e Hyeseon sarebbero dovuti morire all'interno di questa fic, ma sappiate che sono stata indecisa fino all'ultimo secondo. In cuor mio avevo già preso la mia decisione, quella di far morire Hyeseon per emorraggia post-parto (questo, del resto, era la causa della sua immunità), ma in ultima istanza persino le mie stesse mani si stavano ribellando agli ordini impartiti dal mio cervello perchè "come puoi essere un'autrice tanto crudele e far morire entrambi i genitori del piccolo Namhyung"?

La realtà è molto semplice: io NON volevo. Non era previsto all'inizio, nel mio progetto, che pure Taehyung facesse quella fine.. Avevo scelto di far sacrificare Jungkook al suo posto. Ma poi, qualcosa nel mio cervello è saltato: insomma, già Namjoon si era sacrificato per salvare Tae, doveva succedere anche a Jungkook? Da qui la decisione (ponderatissima lol), di preferire la morte di Taehyung a quella del più giovane.

E perchè non salvarli entrambi? vi chiederete.

Perchè basically sono una vera masochista quando si tratta di fanfiction.

Sono sempre stata molto spaventata per quanto riguarda il personaggio di Hyeseon, della sua testardaggine e della sua forza di volontà: nel capitolo scorso lei stessa ha chiesto a Jungkook di essere lasciata andare, forse anche un pò egoisticamente. Ho pensato che mi avreste odiata per aver reso Hyeseon tanto egoista: una donna che lascia suo figlio nelle mani di un "perfetto sconosciuto", pur sapendo che nemmeno il padre è riuscito a sopravvivere.

Eppure, mi sento di poter dire - se proprio vogliamo essere crudi ed egoisti - che l'amore di Hyeseon per Taehyung ha superato persino quello nei confronti del suo stesso figlio.

Su ciò che riguarda Jungkook non oso invece mettere bocca, ma credetemi se vi dico che quel ti amo, scritto in corsivo nel penultimo capitolo, mi è costato davvero caro. Perchè, in realtà, non è mai riuscito ad arrivare alle orecchie del suo unico destinatario. E forse, forse, se solo Hyeseon lo avesse sentito allora forse avrebbe deciso di continuare a lottare. Hyeseon se n'è andata da questo mondo ma ritorna prepotentemente in chiusura solo per far vincere a Jungkook le sue stesse paure. È lei che gli chiede da quale parte soffi il vento, convincendolo in quel modo a non guardarsi indietro, ma solamente davanti a sè, davanti a quella famiglia che lui ha saputo crescere e che lo ama incondizionatamente.

Il gesto finale del piccolo Namhyung, sulle note di Euphoria, mi è sembrato il finale più adatto: lui, il bambino di Hyeseon e Taehyung, prende per mano Jungkook riportandolo alla vita, in una realtà dove vale ancora la pena vivere e lottare, per le persone che si amano.

Se tutta la fanfiction è stata lucidamente scalettata, questo finale è invece stato scritto totalmente di getto, infatti temo che sia uno dei peggio riusciti (lol). Avevo diverse idee su come concludere questa storia, ma credo che il salto in avanti nel futuro sia stata forse la più "funzionale" per capire sia come si sono evolute le cose tra i protagonisti, ma anche per dare la giusta conclusione alle vicende.

E quindi beh, il mio sentito ringraziamento non può che andare a tutti quei film, libri e serie tv e videogiochi sugli zombie che io amo che sono stati un pò la mia ispirazione continua durante tutto il percorso, alla mia testolina fumante che ora si prenderà una bella pausa (lol) e, ovviamente a loro, ai bangtan boys, fonte costante di struggle e feels (o, per dirla a loro modo, di blood, sweat and tears). 
Ringrazio poi anche la coraggiosa Hyeseon, la piccola/grande Lily, il bellissimo Ryuk e il dolcissimo Namhyung (vi prego ditemi che avete capito anche voi il PERCHE' del suo nome, ci ho messo una vita a progettarlo lol).

Visto che poi una ragazza me lo ha fatto notare, posterò qui una fanart che secondo me è adjkjkdfdajsa ecco, aiut-

Ok, adesso evaporo davvero e in maniera definitiva: almeno ora potete anche voi tirare un sospiro di sollievo, siete finalmente libere, sane e salve (almeno fino alla prossima storia) XD       


Ok, adesso evaporo davvero e in maniera definitiva: almeno ora potete anche voi tirare un sospiro di sollievo, siete finalmente libere, sane e salve (almeno fino alla prossima storia) XD

Vi abbraccio con tutto l'affetto possibile, kamsahamnida 

La vostra bridgetvonblanche

 

bvb

 

  
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