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Autore: MatsuFla    23/06/2019    2 recensioni
E se esprimendo un desiderio ad un stella cadente questo si avverasse catapultandoti in una nuova vita completamente diversa?
È quello che è successo a Mickey, o forse no?!
Ispirato al film "The Family Man" (*)
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mickey Milkovich
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cap 6/8 - Terzo Giorno - parte seconda

Ho passato le ultime cinque ore alla lavanderia, giusto per tenermi occupato il tempo necessario affinché Ian torni dal suo fottuto lavoro.
Ho anche scoperto che durante il pomeriggio la lavanderia è invasa da pel di carota Gallagher, Debbie è molto più efficiente di me nell'occuparsi di tutto nonostante abbia una piccola peste rossa al seguito.
Ora sono a casa ad aspettare come un maledetto cagnolino la testarossa che dovrebbe rincasare da un momento all'altro e che farà bene a darmi una spiegazione plausibile per il suo ritardo. 
Porca troia, cerco in tutti i modi di distrarmi, perché ogni volta che mi ritrovo a pensare sento come se il cuore mi stesse per scoppiare. L'idea che queste potrebbero essere le ultime ore che passerò con Ian mi fa andare fuori di testa... la scadenza è vicina, dovrebbe essere questa notte.
Stiamo perdendo tempo prezioso, anche se lui non lo sa ce ne resta davvero poco e io non intendo sprecare più nemmeno un secondo.
Non voglio pensare a quello che succederà domani, non ho idea di cosa cazzo farò quando sarà finita.
Sento la porta che si apre e il mio cuore sobbalza, aspetto qualche momento ma Ian non mi raggiunge così decido di farlo io.
"Hey, Mick." Lui è là sull'uscio e mi sorride.
Dio, è così bello! 
Non riesco a pensare in modo lucido, mi sento come un fottuto adolescente, che vive la sua sessualità per la prima volta.
"Perché cazzo sei in ritardo?"
"Ho fatto la doccia e mi sono cambiato a lavoro così da non perdere tempo. Tu sei pronto?"
"Io sono sempre pronto!" Sorrido entusiasta, ma quando mi faccio da parte per farlo entrare lui fa un respiro profondo e resta fermo.

         

"No, Mick. Io intendevo di farti trovare pronto per uscire a prendere un hot dog!" Chiarisce il rosso, accorgendosi del mio fraintendimento. 
"Tu intendevi... un vero hot dog?" Chiedo scioccato e lui annuisce ridacchiando.
"Quale uomo, parlando di hot dog, non si riferisce in realtà al suo fottuto uccello?" Borbotto stizzito.
"Vero, ma se fosse stata un'allusione al sesso ti avrei mandato anche una foto del mio hot dog!" Poi tra le risate aggiunge velocemente.
"Forza, usciamo!"
"Ora?!" Squittisco visibilmente sorpreso.
"Si, adesso! Non entrerò, perché se lo facessi non usciremmo più. Quindi, per favore, porta il tuo culo eccitato qui fuori. Subito Mickey!"
"Cristo, smettila di darmi ordini o me lo farai venire duro, porca puttana." Sussurro, sorridendo sfacciatamente.
"Prometto di provvedere anche a questo... ma più tardi. Permettimi di portarti fuori per questa volta!"
Ancora una volta quei maledetti occhi da cucciolo hanno la meglio.
Prendo giacca e chiavi e lo raggiungo sul portico.
"Ok, andiamo!"

Non sto qui a raccontare cos'è successo durante l'appuntamento... Cristo, non credevo che ne avrei avuto mai uno in vita mia!
Basti sapere solo che abbiamo realmente mangiato degli hot dog e non abbiamo scopato affatto, niente, nemmeno un lavoretto di mano, porca puttana!
Abbiamo trascorso la serata tra risate e sguardi languidi come due fighette innamorate e per tutto il tempo non ho fatto altro che pensare a quanto vorrei rimanere incollato al culo pallido di Ian fino alla fine dei miei giorni!

Appena parcheggiamo vicino casa Ian mi attira in un bacio che dura qualche minuto, diventando sempre più approfondito.
"Ti avevo fatto una promessa... e io mantengo sempre le promesse!" Sussurra sulle mie labbra sorridendo leggermente.
"No, Ian..." Tiro indietro la testa e guardo i suoi occhi sorpresi e dubbiosi.
"Invece di fare sesso ti va di guardare il video del nostro matrimonio?"
"Ok." Dice con tono sicuro cercando di nascondere la sua incredulità.
Mi stampa un ultimo e veloce bacio prima di scendere dall'auto. Rimango fermo sul marciapiede aspettando che lui faccia il giro e mi raggiunga, poi gli passo un braccio dietro la schiena mentre lui mi avvolge le spalle con il suo. Ci incamminiamo sorridenti verso casa quando all'improvviso lo vedo...
Se ne sta tranquillo ad aspettarmi con le spalle poggiate al lampione della luce e le braccia conserte, il solito completo da damerino e i capelli ingellati.
Mi pietrifico all'istante e il sorriso felice di poco fa si trasforma in un grugno nervoso.
Non dico di essermi scordato di lui, perché il pensiero che questo momento sarebbe arrivato non ha smesso di tormentarmi un solo attimo, ma speravo che magari fosse lui a dimenticarsi di me.
Mi ero illuso che mi avessero concesso di rimanere qui con Ian.
"Hey, Mikhailo!" Grida quando si accorge di me e salutandomi con la mano inizia ad avvicinarsi.
"Oh, tu devi essere Ian." Dice quasi canticchiando con un gran sorriso sulla faccia.
"Si, uh, ciao." Un po' sorpreso e incerto, ma sorridente anche lui.
"Ian, entra in casa." Lo supero di un passo per non fargli vedere lo sguardo vitreo con cui tento di nascondere la mia agitazione per la presenza di questo stronzo.
"Mick, cosa-" Prova a dire preoccupato, allarmato dal mio respiro pesante e gli occhi lucidi, ma io lo interrompo cercando di mostrarmi il più calmo possibile.
"Va tutto bene, tranquillo."
Ian non si muove, i suoi occhi verdi continuano a rimbalzare tra me e l'ospite indesiderato, nel tentativo di capire cosa sta succedendo.
"Inizia a preparare patatine e birre, ti raggiungo fra due minuti." Gli poso una mano sulla guancia per attirare la sua attenzione, poi la lascio scivolare sulla sua spalla e spingendolo appena lo invito ad andare. Lui annuisce leggermente, visibilmente contrariato, saluta lo sconosciuto ed entrata in casa.
"Sembri abbastanza tranquillo. Non vedi l'ora di andartene?" Dice il tizio appena Ian sparisce dietro la porta d'ingresso.
"No, sono tranquillo perché io da qui non me ne vado." Cerco di mantenere la mia solita apparenza da duro ma il tremore delle mani mi tradisce. Accendo una sigaretta e aspiro profondamente per calmare i nervi.
"Mickey-" Sospira scoraggiato dalla mia testardaggine.
"Parla con il tuo capo, fai quello che cazzo ti pare... ma trova una soluzione o giuro che ti pesto." Gli parlo con sufficienza affinché sia chiaro che sono io a dettare le regole.
"Accidenti, con te è proprio come parlare ad un muro! Non c'è modo-"
"C'è sempre un modo!" Lo interrompo urlando.
"Non questa volta." Il tono rammaricato, fa un respiro profondo prima di continuare.
"Non c'è nessun capo con cui parlare, Mickey... solo il signor fato può decidere."
"Ma chi... il tizio dei fumetti con la testa di latta e il mantello?" Sobbalzo sbigottito.
"Quello è il Dottor Fato*, idiota! Io parlo del destino, fortuna, fatalità, sorte, caso, ventura, provvidenza." Dopo avermi canzonato non smette di parlare finché io, stufo di tutto, scoppio in una crisi isterica e lo aggredisco verbalmente.
"Chiudi quella cazzo di bocca! Non me ne frega un cazzo delle tue stronzate, non mi rimanderai indietro!" Continuo inarrestabile, puntandogli addosso un dito minaccioso e gli occhi iniettati di sangue.
"Io non torno indietro. Mi hai capito?"
"Calmati, Mick." Dice dolcemente senza scomporsi troppo.
"Non lo puoi fare! Non è giusto!" Ora un po' più calmo, ma solo per mancanza di fiato.
"Un'occhiatina per definizione è un fatto transitorio, Mick."
"Non posso andarmene ora... devo dire a quella stronza del North Side di andare a farsi fottere, devo comprare le fottute lavatrici nuove alla lavanderia e devo controllare che Etta prenda le sue medicine e non mangi il cibo per gatti." 
"Niente di tutto questo è un tuo problema."
"E Ian? Devo dirgli quello che provo... io... io devo ancora dirgli che anche io..." 
"Mickey... il compito delle stelle cadenti non è quello di esaudire i desideri, ma di metterli in luce. Persino a noi stessi." Il sorrisetto soddisfatto del cazzo che sfoggia non rende meno stupide le sue parole. Mentre ansimo in cerca d'aria lui continua a fissarmi negli occhi, niente di quello che voglio ha la minima importanza per lui.
"Sto solo sprecando fiato."
"No, lo hai ammesso a te stesso. Non credevo ci saresti riuscito."
Fumo quello che resta della mia sigaretta che ha continuato inesorabilmente a consumarsi tra le dita. Faccio un tiro profondo e la getto sul marciapiede, trattengo il fumo fino a sentire i polmoni andare a fuoco poi lo butto fuori alzando gli occhi al cielo.
"Allora... che succede adesso?" Continuo a tenere lo sguardo in alto nel tentativo di ricacciare le lacrime, ormai consapevole di dover accettare la sconfitta.
"Le stelle ingoieranno questi tre giorni e tornerai indietro."
"Cosa accadrà ad Ian?" Sussurro con la voce tremolante.
"Continuerà la sua vita in questa linea temporale."
"E io? Come riuscirò ad andare avanti con la mia vita? Sapendo quello che abbiamo avuto, che avremmo potuto avere..."
Torno a guardarlo, fottendomene di mostrarmi debole e distrutto ai suoi occhi.
Lo sono, cazzo!
"Non lo saprai." Dice semplicemente.
"Cosa?! Che cazzo vuol dire?"
"Dimenticherai ogni cosa."
"Tutto quello che è accaduto... tra me e Ian." Balbetto incredulo.
"Non è mai accaduto." Continua con il tono freddo e distaccato.
"Invece sì... invece si, è successo!" La rabbia e la paura di perdere tutto mi permettono di ritrovare il fiato che mi si era bloccato nel petto, così torno ad urlargli contro.
"Non ancora, e comunque potrebbe non essere il futuro destinato a te."
"Io voglio questa linea temporale, cazzo!"
"Non spetta a me decidere, io non ho potere. Non funziona così!"
"E come funziona? Tutte quelle stronzate sull'ammettere i desideri con noi stessi... che senso hanno? Che senso ha tutto questo? Perché farmi vivere tutto questo se poi non posso fare nulla per farlo avverare?"
Non chiederò mai più un cazzo alle stelle cadenti, non le guarderò nemmeno più.
Le stelle fanno schifo, cazzo!
"Vuoi che ammetta di desiderare tutto questo? È questo che vuoi? Lo ammetto, cazzo, è questo che voglio! Ian e... questa vita del cazzo... è solo questo che voglio!"
La mia disperazione si frantuma contro il muro della sua indifferenza, ha gli occhi tristi ma non lascia trapelare nessuna speranza di riuscire a convincerlo.
"Lasciami almeno il ricordo di questi giorni, così potrò fare le scelte giuste per tornare ad avere tutto questo!"
"Se è nel tuo destino, allora accadrà."
"Me ne sbatto del destino!" Abbandonandomi alla rabbia sferro una serie di calci al cancelletto metallico sfondandolo, poi per riprendere fiato, mi aggrappo a ciò che ne è rimasto in piedi sentendo il freddo del ferro sotto le dita.
"Mickey, non c'è più tempo."
"Cazzo!" Sbotto frustrato dall'impossibilità di fare qualcosa.
"Quanto?" Stringo la presa fino a farmi diventare le nocche bianche preparandomi al peggio e dopo quello che sembra un'interminabile silenzio lo sento dire...
"Ancora un'ora."
"Un'ora?!" Grido strozzato strabuzzando gli occhi.
"No, solo un'ora non può bastare!" Ora invece è più una supplica.
"Non hai scelta, è così." Dice posandomi una mano sulla spalla.
"Dici di amarlo, quindi goditi il tempo che ti rimane con lui. Vai a salutarlo perché allo scoccare della mezzanotte sarà tutto finito."
"Non sono la fottuta Cenerentola, testa di cazzo!" Scaccio via malamente la sua mano e dopo averlo maledetto un'ultima volta torno a casa senza guardarmi mai indietro.

"Mick, le Barbecue Pringles sono finite, abbiamo solo i pop-corn." Lo sento urlare dal salotto appena chiudo la porta. Faccio un respiro profondo e lo raggiungo.
"Va tutto bene? Non hai quell'espressione perché non abbiamo le patatine, vero?" Mette su un tiepido sorriso nel chiaro tentativo di sdrammatizzare la situazione.
"Cos'è successo?"
"Non è successo niente. Ho solo..."
"È ora di tornare a casa, finto Mickey? La tua astronave è venuta a prenderti?" Ride, questa volta più convinto. Indossa già il pigiama, quello stretto che gli mette in risalto quel corpo perfetto che si ritrova.
"Ian..." Inizio incerto sedendomi sul divano per paura che le gambe posando cedere da un momento all'altro. Batto con la mano accanto a me invitandolo a raggiungermi.
"Stai bene?" Visibilmente preoccupato prende posto e posa la scodella di pop-corn sul tavolino davanti a noi. Quando io annuisco poco convinto lui inizia a parlare.
"Chi era quel ragazzo?" Ma senza lasciarmi il tempo di rispondere continua.
"Sei nei guai? C'entra tuo padre? È per la lavand-"
Mi tuffo sulle sue labbra instancabili impedendogli di proseguire l'interrogatorio.
"Cazzo, ma voi Gallagher non lo chiudete mai il becco?!" Sussurro sorridendo ad un palmo dal suo naso facendolo ridere. Lo bacio per qualche minuto finché non sembra essersi un po' tranquillizzato.
"So che sono stato strano ultimamente..."
"Puoi dirlo forte!" Concorda con me alzando le sue sopracciglia rosse.
"Cazzo, Ian, sono stato innamorato di te per tutto questo tempo, da quando eravamo solo dei ragazzini... ma invece di dirtelo ti ho sempre allontanato."
Ian sorride dolcemente nel suo solito modo sghembo facendomi perdere un battito, ma nonostante il nodo alla gola mi costringo ad andare avanti.
"Sono sicuro che se qui siamo arrivati a questo punto è solo per merito tuo. Io sarò stato il solito codardo, testa di cazzo, testardo e scorbutico... ma tu, caparbio come sei, non mi avrai mollato il culo per un secondo fino ad arrivare a convincermi. Regalandomi la vita che ho sempre desiderato, la migliore del mondo!"
La sua faccia lentigginosa si contorce dapprima in un'espressione leggermente confusa per poi diventare estremamente confusa con il proseguire del mio discorso.
"Devi riportarmi qui con te, Ian, io non ce la faccio da solo."
"Mick, cazzo, mi stai spaventando!"
"Promettimelo!" Il tono categorico e supplichevole allo stesso tempo.
"Promettimi che non ti arrenderai mai con me!"
Annego nel verde dei suoi occhi mentre lo sento afferrarmi la mano.
"Te l'ho promesso il giorno del nostro matrimonio, ed è quello che farò... per sempre."
Sorrido rincuorato mentre unisco le nostre fronti, gli prendo la faccia tra le mani e lo bacio... per l'ultima volta.
"Ora mi dici che ti prende?" Prova ancora lui.
"Facciamo che guardiamo il video e ti racconto tutto dopo?" Cerco di convincerlo facendo i miei occhi da cucciolo ancora in rodaggio mentre gli accarezzo le guance.
"Ok." Sbuffa roteando gli occhi rassegnato, poi recupera il telecomando e la scodella di pop-corn dal tavolino e si accoccola accanto a me prima di far partire il video. Con la coda dell'occhio lo vedo mentre mi osserva perplesso, si ferma a rifletterci su preoccupato qualche minuto per poi rinunciarci e tornare a concentrarsi sulla tv.

         

Le immagini del nostro matrimonio scorrono davanti ai miei occhi riempiendoli di lacrime... quel giorno che in realtà non ho vissuto e che il mio stupido destino del cazzo probabilmente non mi concederà di avere mai.
Noi due in comune in smoking come una coppia di vecchi froci ma con degli enormi sorrisi sulle labbra, un'espressione che mi è sconosciuta al punto che io stesso stento a riconoscere la mia faccia.

         

Se mi rimane solo un ora di tempo, fosse anche l'ultima della mia vita, non c'è altro modo in cui vorrei trascorrerla.
#BIP#
I secondi passano in fretta.
#BIP#
Anche se cerco disperatamente di resistere, più si avvicina la mezzanotte più mi sento stanco.
#BIP#
Guardo l'orologio e vedendo che manca solo un minuto sento un grande dolore al petto... più forte di quando mi hanno sparato.
#BIP#
Appoggio le labbra sulla testa di Ian, dopo aver posato un bacio tra i capelli rossi chiudo gli occhi e cullato dal suo profumo mi addormento.
#BIP#
Non dimenticherò mai!


*Dottor Fato: è il nome di un personaggio dei fumetti DC Comics.
   
 
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