Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: heliodor    24/06/2019    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Via di fuga
 
Gli ultimi metri della galleria furono i peggiori, non tanto per la puzza e lo sporco che trasudava dalle mura, ma per i pensieri che la assalirono.
Non aveva idea di cosa sarebbe successo quando fosse giunta all'altro capo del passaggio. Quando erano passati di lì la prima volta, c'erano delle guardie, ma Caldar era con lei e non avevano fatto domande.
Ora che ritornava da sola si sarebbero insospettiti. Le avrebbero chiesto che fine avesse fatto Caldar e perché non era con lei e chi era il tizio che avevano incontrato nelle trincee.
Joyce pensò e scartò varie storie e alla fine decise che valeva la pena raccontare la verità, per una volta.
Nessuna di quelle a cui aveva pensato funzionava bene. Nella sua mente commetteva un errore e le guardie si insospettivano. Prima ancora di chiamare Kallia l'avrebbero imprigionata e l'ultima cosa che desiderava era trovarsi in catene mentre stava per iniziare una battaglia.
Percorse l'ultimo tratto col cuore che le batteva forte e solo quando vide la pesante grata di ferro che chiudeva l'entrata si rilassò.
Non c'era nessuno a sorvegliarla, mentre l'altra volta c'erano delle guardie ai due lati. Affrettò il passo e raggiunse la grata. Le bastò una spinta per spalancarla con un pesante rumore di cardini arrugginiti.
Fuori il vicolo era vuoto, non c'era nemmeno una torcia a illuminarlo, mentre poche ore prima c'era il bivacco dei soldati di guardia.
Anche questi erano spariti.
Non è un buon segno, pensò.
Ricordava la strada fatta con Caldar, grazie anche alla pianta squadrata e regolare di Nazdur. Ritrovò la via principale che portava all'edificio dove Kallia aveva posto il suo comando.
Solo allora incontrò dei soldati. Sembravano andare di fretta e le gettarono appena un'occhiata. Uno di essi, un ragazzo che poteva avere l'età di Oren, si fermò per guardarla meglio.
"E tu chi sei?" le chiese sospettoso.
Ecco, si disse Joyce. Lo sapevo che non poteva durare troppo.
"Sono uscita con Caldar" disse seguendo la scelta fatta quando si trovava nella galleria.
"Caldar? La spia?"
Joyce annuì.
"E lui dov'è?"
Joyce stava per rispondere, quando uno degli altri soldati gridò: "Lasciala perdere, Pryn. Dobbiamo rinforzare le difese della piazza."
Pryn, se questo era il suo nome, si voltò di scatto. "Aspetta, Jaskem. Potrebbe essere importante."
Joyce mormorò la formula dell'invisibilità e rimase immobile.
Pryn si voltò verso di lei e sgranò gli occhi. "Dov'è andata?" fece per muoversi verso di lei.
"Pryn, dannazione" gridò Jaskem infuriato. "Vieni o no? Stanno andando tutti lì."
Pryn si voltò riluttante e li seguì.
Joyce attese che sparissero oltre un angolo e si mosse nella direzione che stava seguendo. Prima ancora di arrivare al circolo si rese conto che qualcosa stava accadendo.
Streghe e stregoni si stavano radunando nella piazza davanti all'edificio, gli sguardi tesi. Anche i soldati si stavano allineando.
Qualcuno stava ammonticchiando mobili e tavoli ai lati della piazza, davanti alle strade che portavano verso il centro della città.
Sono barricate? Si chiese Joyce.
Si nascose dietro un angolo e annullò l'invisibilità prima che qualcuno la notasse e la scambiasse per una spia, quindi marciò decisa verso il circolo attraversando la piazza.
Subito due stregoni si misero sulla sua strada.
"Ferma lì" disse il primo.
"Non fare un altro passo."
Joyce li guardò con espressione spazientita. "Di nuovo voi?"
Atris e Yannis non si mossero.
"Devo parlare con Kallia" disse con tono perentorio.
"È occupata" disse Atris.
"Ha da fare" disse Yannis.
"Troverà un minuto per me" disse Joyce marciando decisa verso l'edificio.
I due fratelli si scambiarono una rapida occhiata e si fecero da parte.
Joyce raggiunse l'ingresso mentre ne stavano uscendo alcune persone. Tra queste c'era Kallia.
Il suo viso sembrava stanco e teso, anche più dell'ultima volta che l'aveva vista. Eppure non erano passate che poche ore.
Kallia la vide e la sua espressione sembrò ravvivarsi.
"Se sei viva, vuol dire che gli urgar sono disposti a trattare, per lo meno."
"Caldar?" chiese subito Joyce sperando che le dicesse che l'esploratore era riuscito a rientrare.
"Dimmelo tu. Era con te."
"Siamo stati attaccati e ci siamo divisi" spiegò Joyce.
"Dannazione" esclamò Kallia. "Caldar era uno dei migliori stregoni al nostro servizio. Spero che ne sia valsa almeno la pena."
Joyce scosse la testa. "Non mi hanno trattata esattamente come un ospite di riguardo."
"Ma almeno ti avranno ascoltato."
"L'hanno fatto" disse Joyce. "Ma gli urgar non sembrano capire certi discorsi."
"Gli hai spiegato che abbiamo Lilie con noi?"
"L'ho fatto" disse Joyce.
"Che cosa hanno risposto?"
"Penso che potremo avere degli alleati. O dei nuovi nemici."
Kallia sospirò. "Allora è la fine" disse scuotendo la testa.
Joyce guardò la piazza. "Che cosa sta succedendo?"
"È stata quella maledetta donna" disse Kallia. "Quei roghi non erano una trappola. Li ha usati per circondare le nostre forze e costringerle a uscire allo scoperto. Quindi Rauda ha guidato un attacco contro la parte meridionale della città. Siamo stati sconfitti e costretti a ritirarci. Abbiamo perso due quartieri e un terzo delle forze."
"Ma qui ci sono molti soldati e mantelli" disse Joyce indicando la piazza che si stava riempiendo.
"Per la maggior parte si tratta di reclute e principianti. Ormai le nostre migliori forze sono morte o prigioniere. O disperse. Molti stanno disertando davanti al nemico." Scosse la testa. "Non credo che resisteremo fino a domani."
Joyce sentì un'improvvisa urgenza crescere dentro di sé. "Devo portare Bardhian al sicuro."
Kallia scrollò le spalle. "A che cosa serve ormai? Non vuole combattere."
"Lo convincerò a tornare sui suoi passi" disse Joyce decisa.
"È così folle che potresti anche riuscirci. In fondo dicono che tu abbia ucciso Rancey in duello."
Joyce non la corresse. In quel momento aveva bisogno della fiducia di Kallia.
"Vado da lui" disse.
La donna annuì.
Raggiunse di corsa l'edificio dove Bardhian e Lilie erano ospitati e salì i gradini a due a due, fino a raggiungere il terzo livello.
Si precipitò nella stanza dove sperava di trovare Bardhian, ma era vuota. Da una sala adiacente udì delle voci.
Lilie stava parlando a una ventina di persone che sedevano su delle stuoie.
"Non dovete avere paura" stava dicendo con voce squillante. "Bardhian è sicuro che li convinceremo a deporre le armi, quando capiranno che non abbiamo intenzione di combattere."
"La guerra porta a guerra" disse Bardhian chinando la testa. "L'unico modo per evitarla è disarmarsi."
"Quello è il modo migliore per farsi massacrare" disse Joyce facendo un passo verso di lui.
Lilie le rivolse un'occhiataccia. "Eccola di nuovo, la strega assassina."
Joyce si fermò e la osservò stupita.
"Chiedetele quante persone ha ucciso" proseguì Lilie. "Le sue mani sono sporche del sangue di centinaia di innocenti, da Mar Qwara a Theroda, fino a Luska e Malinor."
Joyce fu tentata di schiaffeggiarla, ma si trattenne. Si rivolse a quelli presenti nella sala. "Se restate qui morirete."
Osservò quei visi spaventati. La maggior parte erano anziani o ragazzini. Gli uomini e le donne dovevano essere già fuggiti o morti. Quelli che vedeva lì erano stati lasciati indietro perché erano un peso.
"Non statela a sentire" gridò Lilie. "Se uscite, se cercate di raggiungere uno degli ingressi, verrete uccisi dai soldati."
Questo è vero, pensò Joyce.
Non aveva alcuna certezza che fuggire fosse la cosa giusta da fare, ma restare lì era folle.
"Io so come portarvi fuori dalla città" disse all'improvviso.
Gli occhi dei presenti puntarono verso di lei.
Joyce fece un respiro e disse: "C'è un passaggio segreto. Non è lontano da qui. Possiamo usare quello. Non posso assicurarvi che la via sia libera e sicura, ma avrete una possibilità. Con un po' di fortuna riuscirete a tornare dai vostri cari."
Se sono ancora vivi, aggiunse dentro di sé.
Lilie la guardò con disprezzo. "Mandi queste persone incontro alla morte" disse con tono accusatorio.
"E tu allora?"
"Io cerco di tenerle al sicuro."
"Se vuoi tenerle al sicuro, combatti contro quelli che stanno venendo a ucciderli" disse Joyce.
Lilie distolse lo sguardo da lei e lo rivolse a Bardhian.
"Ognuno deve decidere secondo la propria coscienza."
Lilie sgranò gli occhi. "Bard, che cosa stai dicendo?"
"È così Lil" disse Bardhian con tono grave. "Non possiamo obbligarli a restare qui."
Lilie sbuffò. "Allora andate, che aspettate?"
La metà dei presenti si alzò raccogliendosi attorno a Joyce. Dopo qualche secondo di esitazione anche gli altri si alzarono.
"È inutile restare qui" disse Joyce rivolgendosi a Bardhian. "Venite con noi."
"A quale scopo? Farmi riprendere a combattere?"
"Puoi fuggire invece di aspettare che vengano a uccidervi" disse Joyce.
Almeno ti terrò in vita per qualche altro giorno, pensò. E forse troverò il modo per farti cambiare idea.
Bardhian scambiò una rapida occhiata con Lilie. "Ha ragione."
"Adesso segui lei?" fece la ragazza con tono offeso.
"Dico solo che non ha tutti i torti."
Joyce ne approfittò per dire: "Fuori dalle mura ci sono tuo padre e il tuo promesso sposo."
Lilie impallidì. "Sono venuti qui? Per me?"
Joyce annuì.
"È una bugia" fece la ragazza. "Noi urgar non usciamo mai dal nostro territorio."
"Ma stavolta l'hanno fatto." Joyce indicò la porta. "Andiamo, svelti."
Lilie la seguì. Bardhian la prese per il braccio.
"Promesso sposo?"
La ragazza urgar arrossì. "Te l'avrei detto."
"Quando?"
"Presto. Che importanza ha, Bard? Ero lontana mille miglia dalla mia tribù, senza speranza di tornare."
"A me importava" disse Bardhian.
"Non è il momento" fece Joyce.
Dentro di sé esultò. Se riusciva a dividerli sarebbe stato più facile convincere Bardhian a ripensarci. Era un pensiero meschino e se ne vergognava, ma se quello era l'unico modo ne avrebbe approfittato.
Bardhian scosse la testa e uscì lasciandosi dietro Lilie e Joyce.
"Non dovevi dirglielo. Dovevo farlo io" fece la ragazza urgar con tono di sfida.
Joyce si concesse un mezzo sorriso. "Se non sei stata onesta non è colpa mia."
"Tu non capisci" disse Lilie.
"Capisco le ragioni di una bugiarda."
"Non sai niente e tu non sei meglio di me" fece Lilie voltandole le spalle.
Joyce la seguì fuori dalla stanza e poi giù in strada, dove gli altri si erano radunati. Nel frattempo era arrivata un'altra dozzina di persone che si erano unite a loro.
"Da questa parte" disse Joyce.
Si mossero per strade silenziose, dove l'eco della battaglia combattuta davanti al circolo di Nazdur arrivava ovattato.
Sperò che Kallia e i suoi riuscissero a spuntarla, ma non aveva molte speranze.
Bardhian, si disse. Devo portarlo al sicuro. Se Joane ha detto la verità, lui può essere la chiave per vincere la guerra. Nazdur è solo una battaglia.
Lo pensava, ma non era del tutto convinta. Stava voltando le spalle a Kallia, che l'aveva aiutata quando ne aveva avuto bisogno senza chiederle niente in cambio.
Mentre si avvicinavano al passaggio nelle mura, la sua inquietudine aumentava. Nei romanzi era a quel punto, quando l'eroe si credeva in salvo, che iniziavano i veri guai.
Lascia perdere, si disse. Orami ci siamo. La salvezza per questa gente e per noi è proprio dietro l'angolo.
Superata l'ultima svolta, trovò il tratto di mura dove Caldar l'aveva portata solo qualche ora prima, quando aveva accettato di andare dagli urgar a proporre un'improbabile alleanza.
Oltre quelle mura c'erano il buio e l'incognita, ma per ora era sollevata di sapere che erano ancora lì e che non c'era nessuno a frapporsi tra lei e il passaggio.
E fu mentre era immersa in questi pensieri che le ombre iniziarono a muoversi e prendere consistenza, prima come forme indistinte e poi sempre più definite.
Vide archi e lance strette tra le mani sicure dei guerrieri urgar venire puntati verso di loro.

Prossimo Capitolo Mercoledì 26 Giugno
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: heliodor