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Autore: Sebbyno    25/06/2019    2 recensioni
C’è una storia che viene narrata sulla Terra, che un giorno il mondo finì, e ricominciò due ore dopo: nessuno lo ricorda, nessuno lo sa, è solo... una novella, per addormentare i bambini.
Genere: Angst, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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C’è una storia che viene narrata ai piccoli angeli del regno celeste, una novella creata appositamente per la loro educazione alla vita, una sorta di Vangelo non scritto.

La trama del racconto si snoda nell’esplicazione di 5 regole da seguire per essere dei perfetti spiriti degni della grazia divina: non uccidere, mai mentire, mai cadere in tentazione, amare incondizionatamente, e per ultima regola, combattere contro il demonio: ucciderlo, se necessario, anche se questo infierisce con la prima e fondamentale regola.

Ad ogni legge, corrisponde anche una punizione per la sua violazione: un angelo che uccide un qualsiasi altro essere vivente, non importa la motivazione, viene tramutato in demone, ma nel caso dell’uccisione di un altro angelo, viene inflitta la morte, provocata per mano di un demone e... e i dettagli non vengono forniti.

Un angelo che mente viene punito con l’asportazione di una piuma: più è grave la menzogna, più piume verranno estirpate, senza possibilità di ricrescita.

Un angelo che cade in tentazione viene lasciato fuori dalle porte celesti per un tempo che viene deciso dalla Magnifica corte del Santo Giudizio, mentre per chi non è in grado di amare il suo prossimo, vale la punizione alla violazione della prima regola.

L’ultima legge, per essere trasgredita vede solo il suo contrario: aiutare un demone, fraternizzare con lui.

Il quinto dogma è anche il peggiore, per cui la sua condanna è terribile, anzi, impronunciabile.

Gli angeli non ne parlano, e da che esiste il mondo, nessuno ricorda qualcuno a cui sia mai stata applicata tale pena... soltanto uno.

In verità, la quinta regola, non essendo mai stata attuata, può ricevere delle modifiche, può essere manipolata, insomma, ai fini di una degna punizione.

Ma cosa c’è di peggio al terribile e impronunciabile?

Più di 6000 anni fa, un angelo buono (e sottolineo, buono) cadde dai confini del Paradiso e finì all’Inferno, dove egli mutò animo e aspetto: divenne un demone.

La caduta fu vissuta con profondo dolore e rammarico dalla creatura che non voleva essere un demone; egli non visse mai, infatti, come un essere infernale, né riuscì mai a trasformare del tutto il proprio aspetto.

Per giorni e mesi si rifiutò di visitare il nuovo mondo che lo apparteneva, nascosto in una grotta a contare quante piume bianche cadessero dalla schiena, mentre di nuove iniziarono a spuntare con dolore e prurito: erano nere.

L’angelo buono aveva lunghi capelli e occhi castani, belli e profondi: gli ultimi si tinsero di giallo, e l’iride si assottigliò molto, fino a somigliare a quello di una serpe, mentre la chioma bruna si accese di rosso.

Quando la creatura mutò del tutto, tutti lo nominarono Crowley, e da allora fu per sempre un demone... con un animo buono.

Duemila anni più tardi, l’apocalisse si abbatté sulla Terra, angeli e demoni erano pronti a distruggersi a vicenda, perché così il piano divino voleva... ma un angelo e un demone disobbedirono.

 

C’è una storia che viene narrata sulla Terra, che un giorno il mondo finì, e ricominciò due ore dopo: nessuno lo ricorda, nessuno lo sa, è solo... una novella, per addormentare i bambini.

Però, qualcosa di strano in un giorno assolutamente normale dell’anno 2018, avvenne: il cielo si tinse di scuro, e dopo un’esplosione che ridipinse lo sfondo di rosso, qualcosa cadde precipitosamente nell’atmosfera, abbattendosi sulla Terra.

Ciò che cadde nessuno lo seppe mai, perché non fu mai trovata, e tutti decisero che si trattasse di uno scherzo della natura... qualcuno, dimenticò persino che avvenne, ma molte cose l’umanità abbandonò nell’oblio quel giorno... l’apocalisse, per esempio.

Tutto si era vanificato nel nulla, le cose erano tornate esattamente come prima, nessun palazzo o famiglia distrutta: la natura, le strade, le persone e tutto il resto, erano sempre lì, come due ore prima... eccetto una.

C’era un uomo sulla Terra, un uomo in più: non aveva padre, non aveva madre, non possedeva lavoro o famiglia, non aveva amici, non aveva nome, e non aveva memoria.

Un angelo era caduto due volte in oltre 6000 anni di vita, la prima era stata dolorosa, e atrocemente difficile da accettare, ma alla fine, le cose erano continuate.

La seconda volta, fu peggiore, la seconda non avrebbe ricordato della prima, né degli angeli, o dei demoni, o dell’apocalisse.

Aveva dimenticato, come tutti.

E dimenticando, aveva perso ogni cosa: casa, auto, pensieri, amore...

Il Paradiso e l’Inferno sarebbero potuti tornare, qualche volta: in sogno, in un brutto o bellissimo sogno.

Un Angelo avrebbe vegliato su di lui, a controllare che tutto rimanesse come era stato creato, che Crowley non ricordasse mai, MAI, di essere stato un demone.

Era umano, ormai. Un uomo normale: un banalissimo uomo senza poteri angelici o demoniaci, posseditore di un solo e unico potere: il libero arbitrio.

Era questa la peggior punizione per un angelo: diventare un mortale.

Ma Crowley non era un angelo, bensì un demone. 

Paradiso e Inferno scelsero insieme la punizione per uno spirito buono e uno maligno che avevano disobbedito insieme al piano divino. Loro non avevano semplicemente trasgredito a Dio, ma avevano confabulato insieme, fraternizzato, e peggio di ogni altra cosa, quello che fecero era innominabile, abominevole, assurdo anche da punire perché tecnicamente non era possibile: loro si innamorarono.

Non c’era e non ci fu mai una punizione per un angelo innamorato di un demone, per cui fu creata in sentenza davanti ai deputati alla Magnifica corte del Santo Giudizio, sotto gli occhi di tutti gli angeli, e tutti i demoni.

L’imputato Crowley era stato dichiarato colpevole per aver salvato un angelo dalla spada di un demone, uccidendo il suo stesso collega infernale.

L’imputato Aziraphale era stato dichiarato colpevole per non aver ucciso il demone che lo aveva salvato dalla morte.

Entrambi erano poi stati dichiarati colpevoli per aver rifiutato di uccidere le proprie controparti, e in secondo appello, erano stati condannati per aver ammesso, di fronte alla corte del Santo Giudizio, di essere amici e amanti.

La colpa era gravissima, e la pena doveva essere altrettanto memorabile.

Perciò si decise che la pena peggiore per un angelo innamorato di un demone fosse osservare il proprio amato cadere dal cielo sulla Terra, vederlo mutare da immortale a umano, e poi, per rendere la pena un girone senza fine, vegliare su di lui, fare in modo che non potesse mai, e dico MAI ricordare chi fosse.

Nessuna punizione fu mai tanto crudele: Aziraphale avrebbe sempre visto il demone che amava vagare sulla Terra senza una meta, senza uno scopo, e tutto questo senza poterlo aiutare, parlare o toccare.
Sarebbe stato il suo angelo custode, senza che Crowley l’umano, lo sapesse.

 

Sono le nove e trenta minuti del mattino, martedì, mese di settembre, giornata fresca, coperto ma soleggiato nel pomeriggio. Un nuovo giorno è iniziato e, come tutti i giorni, i lunedì, martedì fino ai sabati e qualche domenica, Aziraphale apre la sua vecchia libreria nel centro di Londra, posizionata proprio a pochi passi da Carneby Street. È estremamente orgoglioso del suo negozio, la sua gioielleria del sapere terrestre, contenente una quantità cospicua di libri, saggi, e riviste, come risultato di secoli e secoli di inesauribile raccolta. Aziraphale ogni giorno li sistema attentamente nelle apposite mensole, rispolverandoli con cura e dedizione, catalogandoli in ordine alfabetico, per genere e autore. Poi, fatto questo rito, si mette seduto nella sua poltroncina vecchio stile, come il suo negozio, mentre dalla porta principale entrano, uno dopo l'altro, nuovi clienti.

È sempre la stessa storia: lì, seduto in quella poltrona, attende e poi accoglie ogni piccolo essere umano: giovane, bambino o vecchio che sia, mentre nell’attesa il suo sguardo rimane fisso oltre la vetrina, sulla strada, dove un via vai di gente passa con frenesia. Attende. E attende. Il pendolo rintocca le dieci e trenta minuti, e il battito di Aziraphale accelera di due, poi anche tre, accorciando il suo fiato. Ed è lì, proprio in quel momento che lo vede, tra il trentunesimo e trentaduesimo minuto, tra il sessantesimo e sessantunesimo secondo, l'essere più importante dell'universo. Passa davanti alla vetrina del suo negozio, a passo lungo e svelto, facendolo sorridere ogni volta al pensiero di quelle gambe esageratamente snelle e lunghe. Per non parlare dei suoi capelli, poi: corti e castani, fissati, nonostante le intemperie, cornice di un volto giovane e costantemente assorto. Chissà cosa sta ascoltando da quelle cuffie bianche che gli pendono dalle modiche orecchie; Aziraphale vorrebbe immaginare che stia ascoltando Bohemian Rhapsody, o magari qualcosa di più moderno, chi lo sa. Il tempo di pensarci ed è già andato via, tra il terzo e quarto secondo del trentaduesimo minuto, come sempre, come da tre anni a questa parte.

Un sospiro gli rilassa le membra, e può tornare nel brodo della sua solitudine, tra i libri, tra i clienti, tra un “Buongiorno mr. Henry”, e “Buonasera mrs Jodie”.

In attesa, del giorno successivo: un po’ dopo il “dong” del pendolo, un po’ prima di essere di nuovo in quel girone infernale, in quella punizione di eterna, interminabile, insormontabile attesa.





















(Salve! Vorrei aggiungere una piccolissima nota per fare il punto e specificare due cose; la storia è di mia invenzione, le linee generali e la maggior parte del contenuto sono scritte completamente da me, ma le parti dei pensieri e delle azioni di Aziraphale sono costruite da una mia amica. Difatti, il racconto proviene da una role nata per puro divertimento -anche se chiamarlo divertimento con tutto questo angst, è quasi offensivo...- che io poi revisiono, perfeziono e ricostruisco sotto forma di romanzo. Perciò quella che spero non risulterà una storia mal scritta o troppo banale, è frutto di due mani e due menti.
Sperando che il primo capitolo non vi faccia soffrire troppo, vi auguro una futura buona lettura,
-  Seb)
  
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