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Autore: heliodor    26/06/2019    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Sfida
 
Le ombre parlarono.
"Lilie" disse una voce che conosceva.
La ragazza urgar si era già mossa verso la fonte. "Iruk? Sei proprio tu?" chiese con un sorriso di sollievo sul volto.
Dalle ombre emersero due figure. Una era quella di Iruk, l'altra di Jakris.
Alla sua vista il sorriso di Lilie scomparve. "Ci sei anche tu" disse con poco entusiasmo.
Jakris, una lancia decorata stretta nella mano, sembrò danzarle attorno. "Lilie" disse avvicinandosi. "Stai bene?"
La ragazza distolse gli occhi dai suoi. "Sì. Sto bene."
Jakris la osservò da vicino. "Non sei contenta di vedermi?"
"Certo" disse Lilie con poca convinzione.
Gli urgar che si erano uniti al gruppo si strinsero attorno ai due guerrieri.
Iruk le andò incontro e Joyce dimenticò Lilie e Jakris.
"Dove stavate andando?" le chiese il guerriero urgar.
"Cercavo di portarli al passaggio nelle mura" disse Joyce.
"Non è sicuro. Conosciamo un'altra strada. Passeremo di lì."
"Il passaggio è sicuro" disse Joyce. "Non passeremo da un'altra parte."
"Non parlavo di voi" disse Iruk. "Solo noi urgar. Potete andare dove volete."
"Non dobbiamo dividerci" disse Joyce.
Soprattutto perché voi siete armati e noi abbiamo solo una persona disposta a combattere.
Iruk scrollò le spalle. "Ci muoviamo meglio da soli."
"Come hai fatto a trovarci?"
"Ti abbiamo seguita" rispose l'urgar.
"Credevo che avreste difeso il campo durante l'attacco" disse Joyce.
Iruk ghignò. "Non c'era nessun attacco. È stato Kalaak ad avere l'idea. Sapeva che non ci avresti mai detto del passaggio se noi non ti avessimo promesso un aiuto nella vostra folle battaglia."
Ci sono cascata di nuovo, si disse Joyce. Hanno usato con me quel trucco anche a Nazedir.
Allora furono Gajza e Rancey a usarla per i loro scopi.
Sono davvero così stupida e ingenua? Si chiese Joyce.
"Mi spieghi che cosa sta succedendo?"
La voce di Jakris la scosse dai suoi pensieri.
Il guerriero urgar stava urlando qualcosa contro Lilie.
Non sembrano due innamorati, si disse Joyce. Non lo sembrano affatto.
"Lilie, aspetto una spiegazione" disse Jakris. "Me la devi."
"Io non ti devo niente" rispose la ragazza incrociando le braccia sul petto. "Non sono la tua sposa."
"Mi sei stata promessa."
"Io non ho dato il mio consenso."
Jakris si accigliò. "Tuo padre ti ha promessa a me."
"Non ha sentito me prima di farlo."
"Ma tu sembravi felice."
"Adesso non lo sono più." Lilie guardò Bardhian. "Non se devo passare la mia vita con te."
Jakris l'afferrò per le spalle e la costrinse a voltarsi. "Queste non sono parole tue. Il tempo passato con queste persone di ti ha cambiata, ma tornerai quella di prima una volta al villaggio."
"Non so se tornerò con voi."
Jakris impallidì. "E dove intendi andare? Gli urgar non vivono lontani dalla loro tribù."
Lilie sospirò e guardò di nuovo Bardhian, che se ne stava in disparte. "Troverò il mio posto." Fece per allontanarsi, ma Jakris la trattenne.
"Tu non andrai da nessuna parte" disse l'urgar afferrandola per il braccio.
"Lasciami" protestò Lilie.
"È per il tuo bene."
"No" esclamò la ragazza. "Bard, aiutami."
Bardhian scattò in avanti e Joyce temette il peggio, ma si limitò a toccare il braccio di Jakris, lo stesso col quale stringeva quello di Lilie.
"Non c'è bisogno di usare la violenza" disse. "Lottare è sbagliato."
Jakris lo allontanò con uno scatto violento. "E tu che cosa vuoi? Chi sei?"
Bardhian fece un passo indietro. "Lilie ha il diritto di scegliere quale strada vuole seguire. Imporre il proprio volere porta alla sofferenza e la sofferenza al conflitto."
Jakris gli puntò la lancia contro il petto. "Ti ucciderò se non la smetti di parlare. Vattene."
Joyce ne aveva abbastanza. Scattò in avanti e raggiunse Jakris. Afferrò la lancia con la mano dopo aver evocato la forza straordinaria e gliela strappò come avrebbe fatto con un bambino capriccioso che stava torturando il suo giocattolo.
Jakris fece un passo indietro e la fissò incredulo.
"Anche se per motivi del tutto diversi da quelli di Bardhian, penso che Lilie debba scegliere da sola chi sposare" disse.
Ricordava ancora quello che aveva provato quando suo padre le aveva detto che avrebbe dovuto sposare Tharry di Taloras.
Gli altri urgar le puntarono contro le lance.
Jakris continuò a fissarla. "Restituiscimi la lancia e farò finta che non sia mai successo."
Joyce rimase immobile. I guerrieri urgar si avvicinarono di un passo. Con la coda dell'occhio vide Iruk che si teneva in disparte.
"Togliere la lancia a un guerriero è un atto di sfida" disse l'urgar con tono calmo. "Jakris avrebbe tutto il diritto di ucciderti se lo volesse."
Se ci riuscisse, pensò Joyce.
Afferrò la lancia anche con l'altra mano e la spezzò in due con un gesto deciso. Grazie alla forza straordinaria fu come spezzare un rametto nonostante fosse più spessa del suo braccio.
Lanciò la due metà ai piedi di Jakris.
Gli occhi dell'urgar si socchiusero. "Hai commesso un grosso errore, straniera." Tese una mano verso Iruk. "Dammi la tua lancia, così potrò piantarle la punta nel petto come merita."
Iruk sembrò esitare. "Jakris, sai che rispetto il tuo valore e so che sei un guerriero abile."
"Dammi la tua lancia."
"Ma devo avvertirti che la strega rossa è forte. Mi ha sconfitto senza alcuna difficoltà."
"Tu sei solo un vecchio inutile" ringhiò Jakris. "Dammi la lancia."
Iruk scrollò le spalle e gli passò la lancia.
Jakris la soppesò nella mano. "Ora vedremo quanto sei abile, straniera."
"Non c'è bisogno di tutto questo" disse Bardhian con tono lamentoso. "Non lo capite che tanta violenza è inutile e non porta da nessuna parte."
"Ti ho detto di tacere" fece Jakris minaccioso.
Joyce non lo corresse. Anche lei iniziava a non sopportare più Bardhian.
Lilie si frappose tra i due. "Se ti fermassi un attimo ad ascoltare, capiresti perché non ti voglio più."
"Io ho pagato" ringhiò Jakris. "Secondo tutte le leggi degli urgar, tu mi appartieni."
Joyce ne aveva abbastanza. Afferrò la lancia di Iruk e gliela strappò di mano.
Stavolta Jakris non rimase a guardare mentre la spezzava. Con un movimento agile estrasse dalla cintura il pugnale e facendo ruotare il braccio scattò in avanti.
Joyce si sentì afferrare per le spalle e tirare indietro. La lama le passò davanti al naso, lì dove un attimo prima si trovava il suo collo.
Fece un passo indietro mentre Jakris avanzava e abbassava di nuovo il braccio per sferrarle un fendente. Lasciò cadere la lancia e se ne dimenticò all'istante.
È veloce, si disse. Poteva uccidermi nonostante la mia magia.
Con la coda dell'occhio vide Iruk allungare l'altra mano per tirarla via di lì e metterla in una posizione più sicura.
"Lasciala" ringhiò Jakris. "Le taglierò solo il naso e un orecchio, giusto per ricordarle il giorno in cui mi ha sfidato."
Iruk si frappose tra lei e l'urgar.
Jakris, la mano ancora sollevata, lo fissò con astio. "Togliti."
"È pur sempre la mia figlioccia" disse l'urgar. "Dovresti chiedermi il permesso prima di colpirla."
"Colpirò tutti e due se non ti fai da parte."
Joyce si stava riprendendo per la sorpresa di quell'attacco. Mormorò la formula della pelle di quercia.
Lilie afferrò il braccio di Jakris con la mano. "Ora basta, cerca di ragionare."
L'urgar le diede una spinta decisa. Lilie fece un passo indietro e crollò sulla strada, atterrando con la schiena.
Bardhian si chinò su di lei. "Lilie. Stai bene? Ti ha fatta male?"
Jakris lo guardò accigliato. "La sua salute non ti riguarda, straniero."
Bardhian tese la mano a Lilie. "Ti aiuto io."
Lilie fece per afferrare la sua mano.
Jakris scattò in avanti con la stessa velocità di prima e colpì col pugnale il braccio di Bardhian.
Fu così veloce che Joyce lo notò appena.
Bardhian ritrasse la mano di scatto, sorpreso da quell'attacco. "Volevo solo aiutarla" disse. Dallo strappo nella tunica stava colando del sangue.
Ora tocca a me, pensò Joyce.
Balzò in avanti per afferrare Jakris.
L'urgar si voltò di scatto come se avesse gli occhi anche sulla nuca e allo stesso tempo fece roteare il braccio col quale reggeva il pugnale. Joyce non si mosse e attese che la lama la colpisse all'addome, tagliando il giacchetto imbottito che aveva indossato sopra la camicia.
Il pugnale attraversò il tessuto ma arrivata alla pelle affondò senza riuscire a penetrare all'interno. Joyce avvertì un lieve pizzicore dove l'arma l'aveva colpita.
Afferrò il braccio di Jakris e strinse, l'incantesimo della forza straordinaria ancora attivo.
L'urgar gridò e lasciò andare il pugnale, che cadde al suolo tintinnando.
"Mi piaceva questo giacchetto" disse Joyce trattenendogli il braccio. "Ora dovrò buttarlo via per colpa tua."
Jakris le mostrò i denti in una specie di ringhio. "Credi di farmi paura, strega? Noi urgar non vi temiamo. Dacci il tempo e troveremo il modo di ucciderti nonostante i tuoi incantesimi."
C'eri quasi riuscito in effetti, si disse Joyce. È stato un errore sottovalutarti e cercherò di non farlo mai più.
"Non mi importa quello che farete dopo" disse rivolgendosi anche agli altri urgar che stavano fissando la scena in silenzio. "Andiamo via da questa città e poi ne riparleremo."
Iruk raccolse la sua lancia. "Ora lascialo andare, strega rossa."
Joyce guardò Jakris. "Solo se promette sul suo onore che non cercherà di colpire me o Bardhian. O Lilie."
Jakris rimase in silenzio.
"Gli urgar non fanno giuramenti" disse Iruk. "Ma Jakris ha capito che sei forte e non ci riproverà. Non è stupido."
L'altro si limitò a fissarla in silenzio.
Joyce lo lasciò andare ma rimase in guardia. Guardò Bardhian, che stava tamponando con la mano il braccio ferito.
"Stai bene?" gli chiese.
Bardhian annuì, gli occhi puntati su Jakris.
Iruk sembrò rilassarsi un poco. "Andiamo, abbiamo già perso troppo tempo."
"Da dove intendete passare?" chiese Joyce.
"È inutile che ce lo chiedi" disse Jakris. "Tu non verrai con noi. E nemmeno lo straniero" aggiunse indicando Bardhian.
"Se lui non viene allora non vengo nemmeno io" disse Lilie.
Jakris le rivolse un'occhiataccia. "Questo straniero conta qualcosa per te?"
Lilie arrossì.
"Possiamo discuterne dopo?" disse Iruk con voce preoccupata. "Più tempo restiamo in mezzo alla strada, più rischiamo di fare un incontro spiacevole." Guardò Bardhian. "Lo straniero può venire con noi. E anche tu" disse a Joyce. "Ma non gli altri."
"Quella gente non sa dove andare" protestò Joyce.
Iruk scrollò le spalle. "Ci muoveremo in fretta. Se li portiamo con noi ci rallenteranno."
"Non posso lasciarli qui. Li ho convinti io a seguirmi."
"Allora sono sotto la tua responsabilità."
"Andiamo" disse Jakris. "O vi lascerò tutti qui."
"È la tua ultima possibilità" disse Iruk.
Joyce scosse la testa. "Io vado con loro" disse Joyce. "Per favore, veglia su Bardhian."
"Se non ci sarà d'ostacolo..."
Joyce li guardò allontanarsi, poi si rivolse ai prigionieri. Sembravano attendere che dicesse qualcosa.
"Venite con me" disse Joyce.
Il passaggio usato da Caldar era ancora lì, come in attesa del loro arrivo. Joyce scelse due uomini che sembravano meno spaventati degli altri. "Tu starai davanti e tu chiuderai la fila."
"Non sappiamo dove andare."
"Il passaggio è dritto. Una volta fuori usate le trincee per nascondervi. Non fermatevi per nessun motivo e state attenti agli urgar. Potrebbero essercene in giro."
"Tu non vieni con noi?"
"Devo trovare una persona."
Attese che fossero entrati nel passaggio, poi chiuse la porta di ferro alle loro spalle e si sentì più sicura.
Si guardò attorno. L'eco della battaglia era lontana, ma poteva seguirla per raggiungere Kallia e darle una mano nella difesa della città.
Non poteva fare molto per Bardhian, se non sperare che fosse al sicuro. Tornò verso la piazza che si era lasciata alle spalle, dove sperava di trovare le forze di Kallia ancora radunate per lo scontro imminente.
Un'ombra scivolò sulla sua destra. Fece appena in tempo a girarsi verso quel lato prima che qualcosa la investisse con forza, scagliandola lontano.
Evocò lo scudo d'istinto un attimo prima di atterrare sulla schiena. Quando si rialzò, vide l'ombra prendere la forma di una donna dai capelli lunghi e castani e il volto severo.
"Joane" disse Joyce a denti stretti.
"Dimmi dov'è Bardhian" ringhiò la donna. "E ti ucciderò senza farti troppo male."

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