Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: EuphemiaMorrigan    29/06/2019    1 recensioni
[Questa storia partecipa alla challenge Somewhere over the Rainbow indetta dal gruppo SasuNaru Fanfiction Italia]
What if...? Tutti vivono. GioMis. Accenni FugoNara.
01: Lui arricciò la bocca disgustato, neanche avesse addentato un limone. «GioGio ha gusti migliori di quel che credete, non può essere innamorato di Mista».
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Giorno Giovanna, Guido Mista, Pannacotta Fugo, Trish Una
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Don't you know you're queen.
Yet even flower bloom at my feet.
Don't you know you're queen.
Gleaning, wrapped in golden leaves.
Don't you know me?
Queen; Perfume Genius.

Blu – Armonia – Nessun compromesso.

Le scarpe in pelle lucida calpestavano il pavimento producendo un rumore continuo e leggero; le chiacchiere dell'uomo che gli camminava al fianco continuavano imperterrite, e Giorno represse l'esigenza di sbadigliare per non dimostrare il suo tedio.
Solitamente non incontrava mai altri Don alla villa, Ferdinando Busiati era un'eccezione. In visita a Napoli direttamente dalla Sicilia, aveva insistito per conoscere di persona il famoso Boss di Passione nella bella dimora situata lungo la costa.
Busiati era anziano, per cui furbo, ben consapevole di essere in svantaggio s'era affrettato al capezzale di Giorno in cerca di benevolenza; con fare fin troppo viscido e confidenziale, sia con lui che con il suo underboss.
Dinnanzi alla porta d'ingresso, sperando di liberarsene presto, il giovane rivolse un gesto di saluto sia all'altro che agli uomini della scorta.
«Le auguro buona permanenza a Napoli».
«Don Giovanna, sono stato molto felice di conoscere lei e il signor Mista» gli strinse con decisione le mani.
«Mi scuso da parte sua per essere dovuto scappare nel bel mezzo del pranzo».
Busiati rise, poi lo lasciò andare. «Figurarsi! Anzi, è un'ottima qualità! Un uomo del genere deve avere molta energia per soddisfare il proprio capo».
L'occhiolino che il vecchio gli rivolse prima di voltargli le spalle fu come se lo avesse colpito con dell'acqua gelata in pieno Inverno; rabbrividì e si voltò verso Murolo, poggiato alla parete del corridoio.
«Cosa intendeva?».
L'uomo sistemò il fedora sul capo, poi disse: «Magari era solo la battuta di un vecchio».
«Inutile! Fai in modo di venirlo a sapere!» esclamò a denti stretti, tutta la sua proverbiale calma perduta.

Giorno, di fronte al suo riflesso allo specchio, l'espressione crucciata e pensierosa, iniziò sciogliere la treccia bionda con dita nervose; il pomeriggio era trascorso in un clima pesante, nonostante gli amici più stretti avessero provato a ridimensionare la questione.
Presto o tardi lo avrebbero scoperto, non poteva tenere segreti in eterno i suoi gusti sessuali, così gli avevano detto. Eppure Giorno avrebbe voluto più tempo per riflettere, capire come affrontare future battute di scherno, e soprattutto continuare a farsi rispettare, indifferentemente dalla persona con cui divideva il letto.
Aveva a malapena fatto pace con il suo cuore.
Quelle elucubrazioni vennero interrotte quando due braccia pesanti gli circondarono le spalle, la schiena attirata contro la calda maglia di cashmere e labbra carnose si appoggiarono alla tempia dolente.
«Bucciarati mi ha detto quel che è successo, ho parlato anche con Murolo e...».
Giorno si voltò, rapido. «È già tornato?».
Mista gli tappò la bocca con la mano, zittendolo, in seguito avvicinò la fronte alla sua. «Respira e ragiona, tesoro mio, non puoi far pedinare un capo mafioso senza motivo. Sono stato io a dirgli di ritirarsi, sperando non lo abbiano visto».
Giorno s'irrigidì maggiormente e, strattonandogli il polso per liberarsi, sputò fuori: «Hai scavalcato i miei ordini».
Il sospiro rassegnato di Mista fece indurire ancor di più i lineamenti del giovane; sperava in delle scuse, invece l'underboss non pareva per nulla intenzionato a farlo.
«Avevo un buon motivo» disse serio, il solco fra le sopracciglia scure diventò più profondo.
«Quello di farmi passare per un moccioso che non riesce a farsi rispettare dal fidanzatino?».
«Vuoi punirmi per averti salvato la faccia da una pessima figura?» domandò con sarcasmo; passò una mano sul collo e fece una smorfia. «Amore... Giorno, capo,» sottolineò grave «sai anche tu sarebbe stato ben peggio di avvalorare i sospetti di una penosa cariatide».
Non gli rispose immediatamente, lo sguardo vagò per qualche attimo.
Da quando si erano dichiarati era raro Guido dormisse nella vecchia camera, seppur non fosse così distante da quella di Giorno; il trasferimento era avvenuto in modo naturale e graduale: prima il pigiama sotto al cuscino, qualche vestito sparso sulla sedia, i proiettili abbandonati sul comodino per cui discutevano ogni mattina, poi il cambio di scarpe e gli abiti che avevano cominciato ad essere piegati e riposti nella grande cabina armadio, le riviste d'auto...
In quell'esatto momento, mentre osservava il dopobarba di Mista riposto accanto al suo profumo, sopra il grande comò davanti al quale poco prima si stava pettinando, Giorno realizzò come ormai non potesse più fare a meno di quella quotidianità. O nasconderla.
«Mi dispiace» abbassò il viso, consapevole di aver esagerato.
Le mani gentili del compagno lo risollevarono con cura, e parlò affettuoso: «Ehi, sei il Boss di Passione, ti basta scoccare le dita e verrebbe a sposarci anche il Papa».
Alleggerito del peso provato in precedenza, propose sagace: «Mi stai chiedendo di sposarti?».
«Provi sempre ad incastrami» borbottò divertito, stringendolo fra le braccia.
Giorno lo lasciò fare, sicuro di averlo già incastrato da un pezzo.

   
 
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