21.
Qualcuno
avrebbe dovuto impiantarle una nuova mano perché, ormai, la
sua era
irreparabilmente danneggiata a causa delle troppe firme.
Perché
c’era bisogno di così tanti autografi, al mondo?
Ormai, ne serviva uno anche
per chiedere il permesso per poter respirare!
Dopo
una settimana passata a correre tra un ufficio e l’altro per
sistemare le
pratiche per il passaggio di proprietà delle sue quote, per
la trasformazione
del suo appartamento in una casa di accoglienza per madri single, era
ormai
distrutta.
Il
bel tempo aveva solo facilitato le cose, ma Iris non aveva potuto
godersi il
sole e la brezza fresca dell’oceano neppure un attimo, in
quella settimana così
caotica.
Nel
frattempo, sua zia e Liza si erano messe d’impegno per capire
quale fosse la
zona migliore dove costruire la loro nuova abitazione a Clearwater, e
Helen
aveva fatto il suo primo ingresso nel board della Walsh
Inc.
Melissa
e Ronn si erano dimessi, rimettendo le loro quote azionarie in Borsa.
Nessuno
dei due aveva voluto dare spiegazioni in merito ma, da quello che aveva
saputo
Iris, Melissa stava avendo un bel po’ di problemi con la
giustizia, a causa
degli esami pagati alla figlia.
Tramite
un vecchio amico di famiglia, i Wallace e Iris avevano saputo che Susan
si era
ritrovata a ingiuriare la madre sul
pianerottolo di casa, tacciandola di essere una strega, rea
di tenerla
lontana dal suo unico amore e di averla messa nei guai.
Fosse
o meno Susan innamorata di Ronn, Iris non lo sapeva. Quel che era
importante,
era che nessuno di loro avrebbe più potuto danneggiare
l’azienda dei suoi
genitori.
Grazie
al nuovo statuto – approvato in concomitanza con
l’uscita di scena di Melissa e
Ronn – Iris avrebbe seguito le riunioni ordinarie del
Consiglio tramite video
conferenza e, due volte l’anno, avrebbe presenziato a quelle
straordinarie.
Così
facendo, Iris avrebbe potuto gestire al meglio il suo duplice ruolo,
senza
venir meno agli impegni presi e continuando a occuparsi
dell’azienda di
famiglia.
Chiudendo
l’ultima cerniera delle sue valigie, serrando di fatto anche
quei pensieri in
un angolo del suo cervello, Iris lanciò
un’occhiata d’insieme al suo bagaglio
e, annuendo tra sé, si ritenne soddisfatta.
Lì
dentro aveva ciò che, della vita precedente, aveva voluto
portare con sé a
Clearwater. Fotografie, piccoli ricordi, oggetti appartenuti ai
genitori, pezzi
di vita vissuta che le erano rimasti nel cuore e nell’anima.
Tutto
ciò avrebbe creato il tessuto di base da cui ripartire per
creare quello che
aveva sempre cercato, ma mai trovato fino all’arrivo in quel
piccolo paese
canadese.
Glenn
l’avrebbe condotta al microscopico aeroporto di Clearwater
– una striscia di
terra battuta e poco altro – e, da lì in poi,
avrebbe cominciato la sua nuova
avventura.
Un
quieto bussare alla porta riportò Iris al presente e,
sorridendo alla zia, la
giovane disse: «Ehi, ciao. Entra pure.»
Armata
di fazzoletto ma con gli occhi ben asciutti, Rachel la raggiunse per un
rapido
abbraccio e, nell’osservarla piena di orgoglio,
dichiarò: «Dirò a Devereux di
farti ingrassare ancora qualche chilo.»
Iris
rise di fronte al suo tentativo di apparire scherzosa e serena e,
annuendo,
asserì: «Tranquilla. Appena mi rivedrà,
dirà sicuramente che senza di lui ho
perso almeno due o tre chili» ironizzò Iris,
dandosi dei pizzicotti sulle
guance.
Erano
passati i tempi in cui il solo camminare le costava sforzo, in cui gli
abiti le
cadevano addosso come sacchi informi, e il suo volto appariva sempre
stanco e
malaticcio.
Ora
era una licantropa cosciente di se stessa e della razza a cui
apparteneva, e
avrebbe fatto il tutto e per tutto per essere degna di ciò
che il Fato le aveva
messo tra le mani.
Quella
notte di quasi tre anni prima le aveva destabilizzato la vita, ma le
aveva
anche concesso le chiavi di un’esistenza che non sapeva di
volere, fino a
quando non l’aveva avuta tra le mani.
Sorridendo
a sua zia, Iris seppe di aver finalmente raggiunto il traguardo tanto
agognato
anche da suo padre e sua madre; era una donna forte, orgogliosa, ma
anche umile
e pronta ad ammettere i propri sbagli.
Rachel
annuì di fronte al suo sguardo volitivo, quasi avesse
compreso i suoi pensieri
e li condividesse appieno ma, dopo alcuni istanti di sorrisi forzati,
scoppiò
in lacrime e si gettò tra le braccia della nipote,
mormorando: «Oddio, scusa,
tesoro, scusa… avevo promesso a Liza e Helen di non
piangere, ma…»
Battendole
affettuosamente delle pacche sulla schiena, Iris replicò
sorridente: «Non c’è
problema, zia. Va bene così. So che sei emotiva,
perciò mi sarei preoccupata se
non avessi pianto.»
«Vorrei
tanto essere forte come lo era Nancy, ma mi emoziono subito, e
così…»
Al
sentire nominare la madre, Iris accentuò
l’abbraccio e disse: «La mamma era una
roccia e papà ne aveva grande stima, ma sappiamo bene
entrambe che mi aveva anche
viziato e, per lungo tempo, io ne ho approfittato. Ognuno di noi ha
pregi e
difetti, e sta a noi avere la forza di amare entrambe queste parti.
Perciò io
non ho problemi con le tue lacrime, zia, e anzi, mi dicono che sei
sempre tu.»
«Si
vizia sempre un po’, chi si ama tanto»
chiosò Rachel, scostandosi dalla nipote
per poi tergersi le lacrime col fazzoletto.
«Lo
so, e infatti non darò mai la colpa a lei, ma solo a me
stessa per essermi
adagiata in quei vizi. Ora, spero di essere cambiata in meglio, e ho
tutta
l’intenzione di dimostrarlo» assentì
Iris. «Mi accompagni all’aeroporto, o
preferisci restare a casa?»
«Verrò.
Anch’io voglio migliorarmi» ammiccò la
zia, prendendo poi una delle valigie
della nipote per portarla dabbasso.
Iris
si caricò di altre tre borse mentre Gilbert e Roland
– l’autista e il
giardiniere – pensavano al resto del suo bagaglio.
La
Bentley fu caricata in breve tempo e, insieme a Rachel, Iris
partì alla volta
del LAX per il suo imminente viaggio di ritorno.
Richard
e Helen l’avevano salutata quella mattina, prima di partire
per i loro
rispettivi lavori. Liza, invece, la sera precedente l’aveva
abbracciata con
tutte le sue forze, promettendole di scriverle dal Gran Canyon, luogo
in cui
era andata in vacanza con le amiche.
Impiegarono
quasi un’ora per raggiungere l’aeroporto e, quando
infine si trovarono dinanzi
al Cessna e al suo pilota, Rachel salutò Glenn per poi
abbracciare un’ultima
volta Iris.
«Chiamami
non appena atterri… e anche tu, Glenn. Dammi un colpo di
telefono per farmi
sapere che sei rientrato tutto intero» sottolineò
Rachel, facendo sorridere
entrambi.
«La
mia Samantha non è altrettanto solerte, sa, Mrs
Wallace?» ironizzò l’uomo.
«Solo
perché lei ci è più abituata, e sa
come compartimentalizzare le cose. Io devo
ancora imparare, perciò accontentami»
replicò con candore Rachel,
sorridendogli.
«Sarà
fatto, allora» gli promise il pilota, salendo poi a bordo per
accendere i
motori.
Rimasta
sola con la zia, Iris le disse: «Ci rivedremo presto, zia,
perciò stammi bene
fino ad allora, d’accordo?»
«Va
bene» assentì la donna, dandole un buffetto sulla
guancia prima di allontanarsi
e tornare alla Bentley.
Iris
percepì il profumo delle sue lacrime, ma non vi fece caso.
La zia aveva già
mostrato di voler migliorare se stessa, accompagnandola fino
all’aeroporto.
Quelle lacrime sapevano di vittoria, perciò Iris ne sorrise
fiera e salì a
bordo.
La
sera precedente aveva telefonato a Dev per comunicargli
l’orario previsto per
il suo arrivo, e l’uomo le aveva assicurato che non sarebbe stato là ad
aspettarla come un allocco preda di una
pena d’amore.
Iris
ne aveva riso fin quasi a farsi dolere le guance e, dopo avergli
lanciato un
bacio con lo schiocco – ricevendo insulti per diretta
conseguenza – aveva
chiuso la chiamata e si era apprestata a riposare.
Non
voleva che Dev cambiasse per lei, perché Iris amava tutto di
lui, anche quel
suo lato così ruvido e imprevedibile.
Se
ci fosse stato, lo avrebbe abbracciato e, se non ci fosse stato,
sarebbe andata
bene comunque.
Non
era così insicura da volere un uomo sempre al fianco, in
ogni momento della
giornata, pronto a porgerle la mano per saltare una pozzanghera, e
sapeva che
per Devereux era la stessa cosa.
Non
agognava ad avere una donna sempre in trepidante attesa di una sua
parola.
Preferiva di gran lunga una persona con i propri pensieri e le proprie
idee,
con cui lui avrebbe potuto confrontarsi.
Le
mancava, certo, ma restava comunque se stessa, anche quando era con
lui. Era
Iris, finalmente, in tutte le sue sfaccettature.
Stare
con lui la completava, e questo era bellissimo, ma aver ritrovato un
equilibrio
con la nuova se stessa era il traguardo più importante che
avesse mai
raggiunto.
Fu
per questo che molte ore dopo, quando discese sulla pista sterrata del
piccolo
aeroporto locale di Clearwater, non si stupì più
di tanto nel non trovare Dev
ad aspettarla.
Senza
porsi problemi, perciò, salutò Glenn e chiese un
passaggio fino al campeggio,
aiutando il suo zelante tassista improvvisato a caricare e scaricare
tutti i
suoi bagagli.
Nel
ringraziare il giovane che l’aveva aiutata – uno
dei meccanici che le avevano
aggiustato il camper –, raggiunse infine la casetta della
reception del camping
per salutare Lucas.
Quando,
però, non avvertì il suo odore, ma soltanto
quello di Clarisse, si chiese dove
egli fosse finito. Era raro che, a quell’ora del giorno, non
si trovasse al suo
posto di lavoro. Forse era in giro per il campeggio a sistemare qualche
inghippo?
Nell’aprire
la porta della baita di tronchi, Iris si esibì comunque nel
suo miglior sorriso
per rendere nota la sua presenza a Clarisse, ma comprese immediatamente
che
qualcosa non andava.
Il
viso della madre di Lucas appariva tirato e stanco e, quando la vide,
si coprì
la bocca con una mano ed esalò: «Oh, cielo,
Iris!»
Raggiuntala
in pochi, rapidi passi, Iris la afferrò per le spalle,
temendo di vederla
crollare a terra per l’ansia e, turbata, le
domandò: «Clarisse, cos’è
successo?!»
«Julia!
Julia è tornata!»
Quelle
semplici parole raggelarono la giovane che, scostandosi lentamente da
Clarisse,
sgranò gli occhi e dovette aggrapparsi al bancone della
reception per non
crollare a terra.
Sorpresa,
sconforto e confusione le balenarono sul volto in un susseguirsi
caotico e,
quando Clarisse le sfiorò un braccio per consolarla e, al
tempo stesso,
sorreggerla, Iris sobbalzò scioccata, esalando:
«Spiegati, per favore.»
«E’
successo mentre Dev era al lavoro. Essendo Chelsey un licantropo, non
aveva più
alcun problema a lasciarla a casa da sola. Chi mai avrebbe potuto farle
del
male, ti pare?» scrollò le spalle la donna, ora
più nervosa di prima. «Julia,
invece, si è presentata a casa loro e l’ha portata
via. Via, capisci?!»
Iris
dovette stringersi le braccia attorno al corpo per trattenere la sete
di sangue
della sua lupa, oltre all’istinto protettivo del landvættir quale lei era grazie
a Gunnar.
Prendendo
grandi boccate d’aria, Iris si costrinse a sedersi e, a
fatica, domandò con
voce metallica: «Come sapete che
è stata
lei?»
Comprendendo
al volo cosa stesse succedendo, Clarisse si portò alle
spalle di Iris per
praticarle un massaggio rilassante alle spalle e, tesa e preoccupata,
asserì:
«Lucas e Dev ne hanno riconosciuto l’odore.
Inoltre, Dev aveva installato delle
telecamere di sicurezza, un paio di anni fa, e dalle registrazioni ha
potuto
vedere cos’è successo.»
«Lucas
non le ha avvertite avvicinarsi a Clearwater?»
domandò turbata la giovane,
mordendosi il labbro inferiore fino a farlo sanguinare.
Il
sapore metallico e forte del suo sangue la fece rabbrividire e, al
tempo
stesso, la portò a ringhiare a bassa voce mentre Clarisse,
proseguendo nel
massaggio, mormorava: «Deve averne controllato i movimenti
per qualche tempo,
per agire quando anche lui era assente da Clearwater. Non abbiamo
saputo
trovare altra spiegazione. Inoltre, c’è un altro
problema. C’era anche Alyssia,
con lei.»
Quella
notizia non contribuì di certo a calmarla ma Clarisse,
affondando maggiormente
le dita nella sua carne, disse: «Respira, Iris, respira. Non
lasciare che la
rabbia abbia il sopravvento. Lucas e Devereux stanno setacciando il
bosco alla
loro ricerca. Le troveranno, vedrai.»
«Devo
andare» mormorò Iris, risollevandosi a fatica
dalla poltrona su cui era
praticamente crollata. «Devo trovarla.»
«Ovviamente
non ti fermerò. Come potrei? Ma ricorda questo, Iris. La
vendetta ha molte
sfumature e sono quasi tutte brutte, a lungo andare» le
ricordò Clarisse, prima
di batterle una mano sulla spalla.
«Devo
raggiungere il mio Fenrir e proteggerlo, innanzitutto»
dichiarò Iris, pur
sapendo di non stare dicendo l’assoluta verità.
«Solo dopo penserò a sistemare
Julia. Dev non può farlo, e forse neanche Lucas,
perché ha un cuore troppo
buono, ma io sì che posso.»
«Oh,
per come stanno le cose ora, penso che Dev potrebbe anche divorarla,
tanto è
furioso» replicò Clarisse. «Lucas mi ha
detto che le tracce che hanno trovato
puntavano verso nord-ovest, lungo la Clearwater Valley Road.»
Annuendo,
Iris fece per correre fuori ma, prima di farlo, mormorò
spiacente: «Ho lasciato
tutte le mie valige all’ingresso. Sono molte, scusa
tanto.»
Scrollando
una mano, Clarisse ribatté: «Non mi importa se
sono anche cinquanta. Vai,
piccola, e non pensare a me. Trova quella bimba e proteggi il mio
ragazzo, se
puoi.»
«Lo
farò» assentì Iris, lanciandosi
letteralmente fuori dalla casupola per poi
dirigersi a grandi passi verso il bosco.
Non
era il caso di mutare in lupo nel bel mezzo di un campeggio gremito di
ospiti.
***
Stordita
dall’aconito, Chelsey riaprì a fatica gli occhi
dopo un tempo a lei
sconosciuto, e soltanto per ritrovarsi nel fitto del bosco, lontano da
casa e
dalla sua famiglia. Accantò a lei vide Alyssia e la donna
che, a detta di
quest’ultima, era sua madre. Julia.
Le
fotografie che aveva sbirciato - non vista - nello studio del padre,
ben
nascoste in uno scatolone, le davano ragione, ma era difficile credere
che
quella donna fosse colei che l’aveva partorita.
In
quel momento, coi capelli corti e scompigliati dalla corsa e gli occhi
invasati
quanto pericolosi, appariva sul chi vive, pronta a tutto pur di portare
a
termine la sua missione e ben decisa a uccidere chiunque
l’avesse intralciata.
Alyssia,
seduta al suo fianco su un tronco caduto, sembrava invece frenetica ed
eccitata, una neo-lupa appena risvegliata a quel mondo e disposta a
qualsiasi
sacrificio pur di seguire la vecchia amica del cuore. La sua guida in
quella
folle impresa.
Mugugnando
a causa del dolore – Julia l’aveva colpita alla
nuca, quando aveva cercato di
sfuggirle – Chelsey cercò di mettersi seduta per
non dover respirare l’umidore
della terra su cui era distesa, ma finì con
l’attirare l’attenzione delle due.
«Bene,
ti sei ripresa. Ora, vedi di fare la brava, o dovrò sedarti
di nuovo» dichiarò
Julia, lanciandole un’occhiata piena di risentimento.
«Potremmo
scappare più agevolmente, se la lasciassimo a
loro» sottolineò Alyssia,
grattandosi nervosamente un braccio nell’osservare la sua
guida con occhi
tremebondi e ammaliati al tempo stesso. «Se tornassimo con i
rinforzi, non
avremmo problemi a riprendercela, e…»
«Lei
è mia! Non la lascerò in un mondo di
rozzi umani perché cresca in una gabbia. Ora che
è un lupo, non ha più motivi
per rimanere con suo padre. Dev ha avuto la sua parte di tempo, con
lei. Ora
tocca a me. Imparerà a obbedirmi come dovrebbe fare
qualsiasi altro cucciolo, esattamente
come hai fatto tu, Aly…»
L’amica
assentì, piena di letizia all’idea che
l’amica l’avesse voluta al fianco per
quella missione che Julia riteneva così importante.
Non
che Julia l’avesse mai trattata con gentilezza, o da sua
pari, nel corso della
loro travagliata amicizia, ma almeno si era accorta
della sua esistenza. L’aveva vista,
anni prima, e l’aveva voluta di nuovo con lei, adesso, in
quel meraviglioso e
selvaggio mondo che le aveva appena fatto conoscere.
Trovarsela
dinanzi nel giardino della rehab – dove il padre
l’aveva spedita dopo la
vicenda legata a Iris – l’aveva sorpresa e confusa.
Erano anni che non si
vedevano, e aveva ormai dato per scontato che lei fosse morta.
Quando
Julia le aveva spiegato i motivi della sua presenza, così
come della sua fuga
da Clearwater, si era detta felice di essere stata scelta per
quell’impresa e,
soprattutto, scelta dall’amica per diventare come lei.
Al
suo nuovo risveglio come licantropo aveva gioito come mai nella vita,
sentendosi
più forte e più potente che mai. Julia, inoltre,
si era complimentata con lei,
mostrandole l’attenzione che, da sempre, aveva sognato.
L’aveva
così stupita sapere da Julia della sua licantropia,
così come di quella di
Lucas Johnson!
Aveva
sempre ritenuto Lucas una mezza calzetta e, anche complice il suo
carattere
così docile, non gli aveva mai dato troppo peso,
né come uomo e neppure come
persona in sé e per sé.
Saperlo
un mannaro a sua volta, e colui che per primo aveva riconosciuto Julia
come un
suo simile, l’aveva resa più guardinga. Avrebbe
dovuto proteggere la sua amica,
se mai si fosse presentato dinanzi a loro.
Attesa
la partenza di Devereux per recarsi al cantiere, quindi, avevano
raggiunto la
casa, scoprendo così della licantropia di Chelsey e,
ahimè, della sua strenua
decisione di non seguirle.
Julia,
così, l’aveva colpita alla nuca con un colpo di
taglio della mano e, con
estrema attenzione, le aveva somministrato della polvere di aconito per
tenerla
buona.
«Non…
non sei il mio capoclan…» riuscì a dire
la ragazzina, fissando la madre con
occhi intrisi d’odio e strappando Alyssia ai suoi ricordi.
«Accetterai
nuove regole, d’ora innanzi. Ho atteso anni,
perché tu raggiungessi l’età
giusta per comprendere se saresti diventata come me o meno. Ho sofferto
la
solitudine mentre imparavo a conoscere me stessa e quale fosse il posto
adatto per
persone come noi ma, infine, ho trovato l’unica creatura che
potessi seguire
come un maestro, e che mi ha insegnato a essere un vero
licantropo» dichiarò Julia, con occhi
ebbri di esaltazione.
«Lui ci guiderà verso una nuova esistenza, lontano
dagli indecenti umani e la
loro progenie.»
«Io…
voglio stare con papà… e
Iris…» singhiozzò Chelsey, disperata.
Julia
scoppiò in una risata perfida, replicando: «Tuo
padre è un lurido umano! E
quella ragazza californiana non è da meno. Aly mi ha parlato
di loro e della
loro tresca. Starai meglio con noi, te lo assicuro.»
Preferendo
non dire loro della licantropia di entrambi, ipotizzando potesse andare
a suo
vantaggio, Chelsey si limitò a mormorare: «Mi
troveranno, e ve la faranno
pagare.»
«Devi
lasciarti alle spalle la tua esistenza umana per godere appieno del tuo
lupo,
Chelsey. Ti insegnerò ciò che è giusto
tu sappia sul tuo lato animale e alla
fine mi sarai grata, figlia mia» la rassicurò
Julia, sfiorandole una spalla.
Lei
si ritrasse appena e la donna, accigliandosi, tornò a
volgere lo sguardo verso
Alyssia che, contrariamente alla figlia, sembrava pronta a esaudire
qualsiasi
suo desiderio.
«Controlla
che nessuno ci segua. Non voglio ficcanaso nei dintorni del nostro
campo.
Uccidili, se necessario, mentre io ti precedo. Farò in modo
che la nostra guida
ti invii dei rinforzi ma, nel frattempo, io dovrò
allontanarmi con lei. Troverai
la mia scia senza problemi, non temere» dichiarò a
quel punto Julia, lanciando
uno sguardo vacuo al bosco.
«Lo
farò» assentì la donna, levandosi in
piedi in tutta fretta mentre Chelsey
esplodeva in un grido di rabbia, provando a rialzarsi per fermarla.
Julia,
però, le coprì il viso con un pannetto imbevuto
di aconito e, suo malgrado,
Chelsey crollò senza forze, ormai prossima allo svenimento.
Raccoltala
inerme da terra, la madre la prese in braccio dopodiché,
amorevole quanto
gelida, disse: «Imparerai come hanno imparato gli altri
bambini, Chelsey.
Imparano tutti, alla fine.»
La
ragazzina sgranò gli occhi, confusa e spaventata, ansimando:
«In che senso, tutti?»
Sprezzante
di fronte alla sua occhiata raggelata, Julia asserì:
«Pensi di essere l’unica
ragazzina strappata a un destino infausto, passato in mezzo a umani
inconsapevoli? Io e altri come me abbiamo creato un paradiso in terra
per voi
tutti, in cui potrete essere liberi di vivere come veri lupi, senza
dovervi mai
più nascondere.»
Chelsey
rammentò le parole di Brianna riguardo ai lupi allontanatisi
volontariamente
dalla civiltà, e rabbrividì. Era questo che sua
madre le stava proponendo? O
c’era qualcosa di molto peggiore, nelle sue parole?
Vivere
in mezzo alla foresta, dimenticando il suo lato umano a favore di
quello
animale? No, davvero non lo voleva. Lei era entrambe le cose!
Voleva
essere un lupo come Iris, il papà e Lucas, ma vivere con i
suoi nonni e i suoi
amici! Non desiderava essere solo una cosa o l’altra.
Iniziando
a piangere, Chelsey reclinò il viso e mormorò:
«Voglio il mio papà…»
Julia
sbuffò di fronte a quell’inutile richiesta e,
gettandole un sacchetto di pelle
conciata tra le mani, borbottò: «Mangia. Parli
così perché sei affamata.»
Chelsey
però lo scansò con un gesto rabbioso della mano
e, ributtandosi a terra, si
ripiegò su se stessa per ignorare la donna, sperando di
prendere sonno e
fuggire almeno nel mondo dei sogni.
Sapeva
infatti che, nel mondo reale, non avrebbe mai potuto salvarsi da sola.
***
Devereux
era fuori di sé dalla rabbia, oltre che spaventato a morte.
Si sentiva un
idiota al pensiero di aver lasciato da sola la propria bambina,
convinto
com’era che nessuno avrebbe potuto farle del male, a questo
punto.
Tornare
a casa per l’ora di pranzo e scoprire che, non solo Chelsey
non era dove
avrebbe dovuto essere, ma che la sua abitazione era pregna di due aromi
che mai
si sarebbe immaginato di trovare, lo aveva mandato nel pallone.
Altri
lupi erano stati nella sua abitazione.
Subito,
aveva controllato le videocamere a circuito chiuso che, tempo addietro,
aveva
fatto sistemare dentro e fuori casa e, sgomento, aveva scoperto
un’atroce
quanto imprevista verità.
Chiamato
Lucas per metterlo al corrente della presenza di Julia nelle vicinanze,
aveva poi
avvisato Clarisse perché attendesse al posto suo
l’arrivo di Iris.
Aveva
bruciato di contrizione al pensiero di non essere presente al suo
ritorno, ma ritrovare
la figlia e impedire che le tracce di Alyssia e Julia diventassero
fredde, gli
era parso un imperativo inderogabile.
Guardare
le due donne attraverso il filtro offerto dalle telecamere di
sorveglianza, non
aveva reso più facile attendere l’arrivo di Lucas.
Vedere
Alyssia e Julia avventarsi su Chelsey per poi stordirla –
avevano usato l’aconito?
Ne erano dunque a conoscenza? – lo aveva quasi del tutto
privato del controllo
ma, anche se a stento, aveva resistito.
All’arrivo
di Lucas, trafelato per la corsa in auto da Kamloops – dove
si era recato
proprio quella mattina per alcuni acquisti – aveva chiamato
Rock perché lo
coprisse con una scusa qualsiasi al lavoro, dopodiché erano
partiti per avventurarsi
nel bosco. A Clarisse avevano lasciato l’ingrato compito di
rispondere alle
giuste domande di Iris.
Ora,
al fianco di Lucas e ben lontani da Clearwater, i due licantropi
stavano
setacciando la boscaglia per trovare le tracce olfattive delle
fuggiasche.
«Avrei
dovuto sapere che Alyssia sarebbe scappata alla prima occasione utile.
Metterla
in una clinica riabilitativa è stato un atto fin troppo
generoso. Avremmo
dovuto sporgere una denuncia effettiva, quando vi ha sparato»
brontolò Lucas
annusando l’aria, satura di odori a causa del vento che
spirava da nord.
Dev
scosse le spalle, replicando irritato: «E’ inutile
pensarci adesso. All’epoca,
lo facemmo per far mantenere un basso profilo a Iris. Chi se lo
immaginava che
Julia sarebbe ricomparsa dal nulla per rapire Chelsey e tirarsi dietro
Aly?»
«Adesso
capisco quando Duncan mi disse che, essere a capo di un clan, vuol dire
avere
occhi e orecchie in ogni direzione. E’ stata una leggerezza
da parte mia»
sbottò Lucas, snudando i denti per la rabbia.
«Siamo
in due a doverci dare la colpa, allora. Anch’io ero
d’accordo per non far
rinchiudere in galera Alyssia. Inoltre, se Julia c’entra
qualcosa con la fuga
di Aly, dubito che i muri di una cella l’avrebbero mai
fermata» dichiarò Dev,
riprendendo a correre quando percepì l’odore di
Alyssia. «Da questa parte.
Stanno proseguendo tenendosi a ovest della Clearwater Valley
Road.»
Lucas
assentì e lo seguì nel bosco, saltando cespugli e
piccoli rii con facilità
estrema, lasciando che il suo lupo prendesse il sopravvento
sull’uomo per
muoversi con un’agilità e velocità
maggiori rispetto al normale.
Si
sentiva responsabile per ciò che era successo, e provava
infinita vergogna
perché Julia e Alyssia erano penetrate nel suo territorio
senza che lui si
accorgesse di nulla.
Solo
ora iniziava a comprendere cosa volesse dire essere un capo, quanto
fossero
indispensabili le figure delle sentinelle, e quanto l’avere
un branco coeso e
forte fosse vitale. Era stato manchevole, ma avrebbe fatto qualsiasi
cosa per
dimostrare di essere degno di fiducia.
Quando,
però, avvertì altri odori oltre a quello di
Alyssia, sia Lucas che Dev si
preoccuparono non poco e, accelerando il passo, quest’ultimo
borbottò: «E’
troppo vicina alle Spahats Falls. Potrebbe aggredire dei turisti per
rallentarci.»
«Sembra
quasi che vogliano portarci a
crederlo» assentì Lucas, accelerando il passo.
«Non vorrei che fosse proprio
questa, la loro idea.»
Dev
si bloccò quasi di colpo, rischiando che Lucas gli andasse
addosso e,
sconcertato, esalò: «Si sono divise! Ecco
perché avvertiamo solo la scia di
Alyssia!»
«Che
diavolo vogliono fare?» si domandò Lucas prima di
guardare Dev, ringhiare
frustrato e mormorare: «Dobbiamo prima di tutto bloccare
Alyssia. Non possiamo
rischiare che attacchi qualcuno. Sappiamo che Julia non farà
del male a
Chelsey, ma con Aly non possiamo mettere la mano sul fuoco.
E’ come un cucciolo
senza guida, e non credo che Julia le abbia detto di non attaccare gli
umani.»
Dev
percepì senza sforzo l’irrigidimento di ogni sua
fibra muscolare e, pur se
attraversato da un’ira così profonda da poter
arrivare a uccidere, non poté che
dare ragione al proprio Fenrir.
Alyssia
era il pericolo principale, in quel momento. Chelsey, per quanto sola
con
Julia, non rischiava nell’immediato.
Stringendo
i denti fino a farli sanguinare, Dev ringhiò roco per poi
scaricare un pugno a
un incolpevole abete, che si spezzò sotto l’impeto
della sua rabbia, finendo
con il crollare sulle piante vicine.
Lucas
non disse nulla, comprendendo più che bene la sua
frustrazione e, dopo un
attimo ancora concesso a Dev per recuperare la calma, riprese la sua
corsa per
raggiungere Alyssia.
«Giuro
che la ammazzerò, stavolta…»
sibilò Dev, livido in viso per l’ira.
«Di
certo, non ti fermerò» sbottò Lucas,
imprecando subito dopo.
Aumentando
la velocità, Dev lasciò che l’odore di
Alyssia divenisse la sua unica priorità.
Quando però ravvisò l’ormai prossima
vicinanza con l’enorme parcheggio che si
trovava nei pressi della cascata, fece segno a Lucas di accerchiare la
donna in
modo tale che non potesse raggiungere i turisti.
Lucas
si spinse sulla destra, mentre Dev proseguiva diritto, speranzoso
– grazie alla
sua maggiore velocità – di poterla raggiungere in
tempo.
“Alla
tua
sinistra, Dev!”
gli urlò nella mente Lucas, mettendolo in allarme.
Acuendo
lo sguardo, l’uomo notò tra il fitto bosco la
sagoma indistinta di una donna,
piegata in avanti in una corsa sfrenata quanto selvaggia.
Lasciandosi
dominare dalla sua parte animale, permise ai suoi istinti primari di
avvolgerlo
e, come il predatore quale era, si abbatté su di lei con
tutta la sua forza.
Alyssia
e Dev, quindi, divennero un tutt’uno, ruzzolando tra il
sottobosco e contro i
trochi di abeti sitka, artigliandosi a vicenda per difendersi e
attaccare al
tempo stesso.
Fu
l’intervento di Lucas a dividerli, e a decretare la fine
della rissa.
Senza
troppi complimenti, Lucas afferrò Alyssia alla collottola e,
con forza, la
scaraventò contro un tronco, strappandole ogni stilla di
ossigeno dai polmoni.
Febbricitante
di rabbia, Dev fece per tornare ad aggredirla ma il suo Fenrir lo
bloccò,
fissando gelido la donna rannicchiata a terra.
Pur
se ferita e sanguinante, Alyssia si sollevò sulle mani con
aria di sfida e,
fissando i due uomini dinanzi a lei, sibilò:
«Siete due idioti… proprio come
aveva previsto Julia, avete pensato agli umani prima che a Chelsey.
Curioso,
comunque, trovare te nelle vesti di
mannaro, Dev.»
Ciò
detto, ghignò all’indirizzo di Devereux e
sputò a terra saliva e sangue in
spregio alla sua novella doppia identità.
«Qualsiasi
vita è importante, Alyssia. E’ questo che ci
differenzia da voi» sottolineò
Lucas, sprezzante.
«Poco
importa. Vi ammazzerò entrambi e poi la
raggiungerò al campo, dove vivremo
libere da vincoli e dal puzzo degli umani» sbottò
Alyssia, rimettendosi in
piedi a fatica.
Lucas,
però, le rise in faccia e replicò: «Sei
lupa da quanto? ...una settimana? un
mese?…e già sputi nel piatto in cui hai mangiato
per una vita? I tuoi genitori
ti hanno protetta per tutta la tua esistenza, e tu li ringrazi inveendo
contro ciò
che ti hanno dato?!»
«Se
mi avessero amata come amavano Jeremy, non li avrei odiati
così tanto!» gli
urlò contro Alyssia, perdendo la pazienza.
«Cosa
c’entra tuo fratello, adesso? E’ morto da quasi
vent’anni» borbottò Dev,
accigliandosi.
«Lui
si prendeva tutte le attenzioni, e a me non rimaneva nulla… nulla!» gli sputò
addosso Alyssia,
muovendosi per attaccarlo.
Lucas,
però, glielo impedì, bloccandola con la Voce del
Comando e Alyssia, nonostante
tutto, fu costretta a obbedire, fissandolo comunque con un odio
viscerale
dipinto negli occhi di pece.
«Cosa
stai cercando di dirci, Alyssia? Cosa c’entra Jeremy con
tutto questo?» domandò
Lucas, imprimendo il tono del comando nella sua voce.
Alyssia
imprecò, si dimenò per non rispondere ma, suo
malgrado, dovette dar seguito alle
richieste di Lucas.
Fu
così che ammise con loro l’omicidio del
fratellino, affogato nel Dutch Lake per
mano sua.
Con
una dovizia di particolari davvero agghiacciante – mista alla
follia più pura –
Alyssia spiegò come avesse congeniato quel piano ma come, a
sorpresa, le si
fosse rivoltato contro.
Ansimante
e stremata dal peso della Voce, la giovane ringhiò:
«I miei genitori lo
piansero, e lo piansero, senza mai
rendersi veramente conto che io ero ancora lì. Non pensarono
mai di riversare
le loro attenzioni su di me, perché erano troppo depressi e spezzati, per farlo. Così li
odiai
ancora di più… fu Julia a darmi ciò
che mi mancava e, solo per questo, io le
sarò fedele a vita!»
«Non
riesci a capire che ti ha solo sfruttata?!»
esclamò Dev, furioso. «Ci
ha sfruttati entrambi, e ha
abbandonato sua figlia quando le è tornato comodo!»
«Doveva
prima ritrovare se stessa e, ora che è forte e libera,
potrà prendersi degna
cura di Chelsey» replicò serafica Alyssia.
«Sei
pazza» sentenziò sconvolto Devereux, scuotendo il
capo per lo sgomento.
«Sei
ancora in tempo per cambiare idea, Dev. Rifuggi gli uomini e vieni con
noi. Io
e Julia saremo le tue lupe, e tu potrai crescere Chelsey lontano
dall’odio e
dalla discriminazione» gli propose allora Alyssia con tono
sottomesso.
Dev,
però, la fissò con estremo disgusto e
replicò: «Non mi abbasserei a toccarvi
neppure se foste le ultime due donne rimaste sulla faccia della
Terra.»
Accigliandosi,
Alyssia ringhiò: «Cosa dirai, allora, alla tua
puttana umana, quando sarà
troppo difficile trattenere il lupo che è in te? La muterai
per poterla rendere
schiava di una vita a metà?»
Scoppiando
a ridere con una certa cattiveria, Dev replicò:
«Iris è lupa da più tempo di
te, ed è stata così coraggiosa da mettere a
rischio il suo segreto, e se
stessa, soltanto per aiutare Chelsey. Lei è, e
sarà, l’unica donna – e lupa –
che io mai sfiorerò e amerò, e questo
perché la ammiro e la rispetto, oltre ad
amarla come non ho mai amato Julia.»
«Allora
muori con lei, visto che non sei in grado di essere un vero
lupo» decretò
Alyssia, estraendo dalla tasca dei pantaloni una Beretta Tomcat
nichelata.
Prima
ancora che potesse sparare, però, Lucas la bloccò
con la Voce del Comando e,
furioso come non mai, ringhiò: «Ti sei giocata la
tua ultima carta, con questa
stronzata, Alyssia. Ora assaggerai il mio lato peggiore.»
Bloccata
con ancora il braccio a metà del suo percorso, la giovane lo
fissò tremante e
confusa e, con voce resa roca dall’odio, sibilò:
«Lasciami andare!»
«Non
ci penso proprio. Adesso, mi obbedirai per filo e per segno e, se non
mi
piaceranno le tue risposte, vedrai l’abisso dietro di te, e
poi più nulla» la
minacciò Lucas, vedendola finalmente impallidire.
Dopo
un attimo di teatrale sospensione, Lucas sibilò: «Dimmi dov’è Chelsey!»
Alyssia
uggiolò dolorosamente, crollando su un fianco mentre il suo
corpo veniva
squassato dai tremiti e Dev, rabbrividendo a sua volta,
borbottò: «Cristo,
Lucas, vacci piano con la Voce…»
«DIMMELO!
ORA!» gridò subito dopo Lucas e
Alyssia, con uno strillo carico di dolore, crollò nuovamente
sul sottobosco
ricoperto di aghi di pino. Piangendo, spezzata e vinta,
cominciò a parlare.
«Morirete,
se vi avvicinerete al campo. Non avete speranze… sono
troppi, per voi. Chelsey
diventerà una lupa libera e felice, lontana dalle ipocrisie
dell’uomo» mormorò
ansimante Alyssia, fissando con odio puro il volto contratto di Lucas.
«Dove
la sta portando?» ripeté per la terza volta Lucas.
Alyssia
si strinse le mani al petto, ormai priva di forze, e
gorgogliò: «Al nord.
Vicino al McDougall Lake.»
Lucas,
allora, squadrò preoccupato Dev e borbottò:
«E’ parecchio distante da qui.
Julia ci ha trascinati lontani da lei, sacrificando Alyssia per poter
avvicinarsi ai suoi alleati. Forse, ha pensato di usare Aly fin
dall’inizio,
sapendo che io avrei tentato di impedirle di portare via Chelsey.
Creando
un’esca, mi ha attirato lontano perché non potessi
nuocerle.»
«Lei
mi aspetta» lo rimbeccò irrispettosa Alyssia,
ridendogli in faccia.
«Non
credo proprio. Tu non ti muoverai da qui finché non
deciderò diversamente»
replicò Lucas, gelido quanto lapidario.
«Tu
non puoi ordinarmi…» iniziò col dire
Alyssia prima di venire schiacciata a
terra da una forza terrificante, che la fece urlare di dolore.
«Come puoi?!
Come, dimmelo!»
«E’
il mio dono e il mio peso…» mormorò
Lucas, fissandola con astio in quegli occhi
iniettati di rancore. «…ma questo tu non puoi
saperlo, visto che Julia ti ha
raccontato solo una parte della storia.»
«Muterò
in lupa e mi trascinerò fino a lei…»
«Muta
pure, ma nulla cambierà. Rimarrai qui fino a mio nuovo
ordine, perché tu non
puoi nulla contro di me» dichiarò lapidario Lucas.
Alyssia,
allora, gli rise in faccia e replicò acida: «Julia
è cento volte più coraggiosa
di te! Non si abbasserebbe mai a usare un vantaggio del genere sul
proprio
nemico.»
Scrollando
le spalle, Lucas allora la lasciò andare e, come una furia,
le si avventò
contro, esclamando: «Affronta la ferocia di un lupo,
allora!»
Alyssia
mutò in lupo per respingere l’attacco in forma
umana di Lucas, ma a nulla servì
l’essere diventata una lupa, messa di fronte alla forza
primigenia del
licantropo lanciato contro di lei.
Dev
lo lasciò fare, ben sapendo che Alyssia aveva messo in
dubbio le sue capacità
decisionali, con quella provocazione, e spettava solo a lui mettere in
chiaro
la verità.
Fu
comunque difficile vedere l’amico combattere a mani nude
contro quell’enorme
lupo maculato, pur se cosciente della sua reale forza.
Con
tutta probabilità, se Rock fosse stato presente, avrebbe
dato di matto. Era un
bene che, almeno per il momento, Lucas non lo avesse mutato in lupo.
Alla
vista del suo compagno impegnato nella lotta, non avrebbe saputo
trattenersi, e
avrebbe rischiato il tutto e per tutto per evitargli delle ferite, o
peggio,
finendo però per mettere in pericolo se stesso.
Seguendo
il combattimento con lo sguardo, Devereux non ebbe comunque alcun
dubbio su chi
avrebbe vinto e, pur provando odio nei confronti di Alyssia, non fu
lieto di
saperla già perdente.
Julia
l’aveva manipolata, sfruttando le sue debolezze per una vita
intera. Anche
adesso, l’aveva spinta contro un altro lupo con la quasi
totale certezza che
avrebbe perso.
Nessun
giovane licantropo avrebbe potuto tenere testa a un qualsiasi mannaro
anziano e
Lucas, di fatto, lo era più di tutti loro messi assieme,
poiché che era nato così.
Essere Fenrir, inoltre, gli
conferiva una forza che nessun lupo normale avrebbe mai potuto avere.
Il
gap tra i due contendenti, non a caso, divenne sempre più
evidente finché, nel
lento procedere della lotta, Alyssia non riuscì
più a mantenere la sua forma di
lupo, mutando nuovamente in donna.
Ricoperta
di ferite ed ecchimosi, aveva in gran parte perso la bellezza che
l’aveva sempre
contraddistinta, e la rabbia che ne sfigurava il volto completava
l’opera.
Quella
non era più Alyssia. Era una creatura guidata solo dai suoi
più bassi e laidi istinti.
«Ora,
basta, Alyssia. Hai perso. Non ha più senso
lottare» sentenziò Lucas, il viso
percorso da un’infinita tristezza.
Lei,
però, scosse il capo con violenza e, rimessasi in piedi con
fare caracollante,
gli urlò contro: «Non guardarmi come se fossi mio
padre!»
«Ti
guardo come guarderei qualsiasi creatura persa in una bugia»
replicò Lucas,
allungandole una mano.
Alyssia
indietreggiò di fronte a quell’offerta di pace e,
terrorizzata, scosse la
zazzera di capelli che le ricadeva come una mantello sul volto e le
spalle,
sibilando: «Non mi toglierete la libertà. Non
farò mai più ciò
che non voglio!»
L’attimo
seguente, sorrise vittoriosa e, sorprendendo sia Devereux che Lucas,
annullò la
distanza che la separava dallo strapiombo e si gettò
dabbasso, andando a
schiantarsi sul fondo del burrone, a poca distanza dal Spahats Creek.
«Cristo
Santo…» ansimò sgomento Devereux,
guardando verso il basso prima di sentire
Lucas imprecare.
Guardandolo
a mezzo, mormorò: «Amico, non voleva essere
salvata. Non puoi fartene una
colpa.»
«Avrei
potuto tramortirla» replicò Fenrir.
«E
per cosa? Per vederla fuggire alla prima occasione? Alyssia non ha mai
voluto
la vita che le è stata donata alla nascita, ma una che non
avrebbe mai potuto
avere. Anime così sono destinate soltanto a
soffrire» dichiarò Dev, battendogli
una mano sulla spalla.
Lucas
assentì dopo alcuni istanti e, mentre le prime voci sgomente
si levavano dai
poco distanti punti di osservazione della Spahats Falls, Dev
mormorò: «Andiamo.
Qui non possiamo fare più niente.»
Le urla dei turisti si elevarono per forza e virulenza, e fu con questo coro infernale alle spalle che i due licantropi si allontanarono dal luogo in cui Alyssia aveva esalato il suo ultimo respiro.
N.d.A.: eccoci di nuovo con Iris e soci! La pacchia è finita, per così dire, e i nostri amici devono affrontare la peggiore delle loro paure... il rapimento del membro più debole del loro piccolo branco!
Alyssia e Julia hanno giocato subdolamente le loro carte, preferendo non attaccare direttamente, ma aggirando l'ostacolo per poter avere libero accesso a Chealsey senza combattere. Julia, però, non ha esitato ad abbandonare la compagna, una volta riottenuta la figlia e Alyssia ha dovuto affrontare - impreparata - le ire di un Fenrir e del suo secondo.
Iris, nel frattempo, si
è messa sulle loro tracce non appena saputa la notizia... li
raggiungerà in tempo per unirsi alla lotta, o Dev e Lucas
risolveranno tutto prima del suo arrivo?