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Autore: heliodor    01/07/2019    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Promesse infrante
 
Maledetta Joane, pensò Joyce. Maledetta mille volte. Non poteva prendere Bardhian e ora usava quel trucco. Ma come avrà fatto a capire che Lilie poteva essere una merce di scambio? E come faceva a sapere che suo figlio era con gli Urgar? Io non le ho detto niente.
Sirak guardò Bardhian. "È te che vuole?”
Bardhian si strinse nelle spalle.
"Perché?"
"Nemmeno io lo so" ammise lui. "Ma penso che lo scoprirò presto."
Non farlo pensò Joyce. Non farlo.
Se avesse potuto, gli sarebbe saltato addosso per azzittirlo e poi lo avrebbe trascinato via. Ma Bardhian era più forte e abile di lei. Lo aveva capito le poche volte che lo aveva visto in azione.
Era più forte di lei e di Elvana e doveva aver superato anche Vyncent. Forse era più forte anche di Bryce, se era davvero uno degli eredi.
Non aveva una sola speranza di sopraffarlo e portarlo via di lì.
Senza contare gli Urgar, che di sicuro si sarebbero opposti, ora che sapevano cosa avesse intenzione di fare Joane.
Kalaak stava controllando la ferita di Jakris. "Non è niente di serio, basterà applicare delle erbe e fasciarla. Ce la fai a restare in piedi?"
Jakris si sollevò senza alcuno sforzo. "Che hai intenzione di fare?" chiese a Sirak.
L'urgar lo squadrò con severità. "Ci devo riflettere."
"Non metterci troppo o la mia promessa sposa ne pagherà le conseguenze."
"È mia figlia" disse Sirak. "Pensi che voglia che le venga fatto del male?"
"Tu sai che cosa deve essere fatto" disse Jakris.
Ecco, pensò Joyce. Ci siamo.
"Diamole quello che chiede" disse Jakris.
"No" fece Joyce. "Non è la soluzione giusta."
"Non intrometterti in questa discussione" l'ammonì Kalaak. "Non ti riguarda."
"Invece sì" disse Joyce. Ma non aveva idea di come sostenere la sua tesi.
Gli urgar la ignorarono.
"Portiamo lo straniero da quella donna" disse Jakris. "Posso farlo anche di persona se voi avete troppa paura."
Sirak si rivolse a Bardhian. "Tu che cosa hai intenzione di fare?"
Jakris fece una smorfia. "Chiedi il suo permesso, ora? Facciamo quello che deve essere fatto e basta."
"Non consegnerò un uomo che non mi ha fato niente a una strega che vuole ucciderlo."
"Allora sarà tua figlia a morire al posto suo" disse Jakris.
Sirak abbassò gli occhi. "Io..."
Bardhian fece un passo avanti. "Andrò io stesso da quella donna. Non lascerò che Lilie muoia al posto mio."
Jakris annuì. "Molto saggio da parte tua, straniero."
"Mi chiamo Bardhian e sono un principe di Malinor."
"Dicono che i malinor siano pazzi" fece Jakris.
Bardhian annuì. "È vero, ma non siamo stupidi. Non voglio andare incontro a morte certa. Non senza essere sicuro che il mio sacrificio serva a salvare Lilie."
"Giusto" fece Iruk. "Non è detto che quella donna ci restituisca Lilie dopo aver ucciso lo straniero... Bardhian, voglio dire. Dobbiamo esserne certi."
"Mi ha dato la sua parola" disse Jakris.
"La parola di un'assassina e di una vigliacca" disse Sirak. "Non conta niente per noi urgar e tu dovresti saperlo."
"Allora che cosa intendi fare?" lo sfidò Jakris.
Sirak guardò Joyce. "Scommetto che la strega rossa conosce già quella donna, vero?"
Joyce annuì. "Sì, la conosco. Meno di quanto mi serve e più di quanto vorrei."
"Possiamo fidarci di lei?" chiese Sirak.
"Non è una bugiarda" disse Joyce. "E non è un'assassina. Forse non ucciderà Lilie, ma potrebbe comunque farle del male per costringervi a uscire allo scoperto." Guardò Bardhian. "E non dimenticate che ci sono anche i suoi alleati dell'orda. Su quelli non posso dirvi niente. Potrebbero decidere che è più conveniente uccidervi tutti quanti, se vi considerano dei nemici."
"Più aspettiamo" disse Jakris. "Più grande sarà il vantaggio che concederemo a quella donna. Agiamo adesso che è in corso la battaglia. Con la confusione faremo lo scambio e lasceremo la città senza essere visti."
"È meglio essere prudenti invece" disse Iruk. "Non possiamo fidarci né di quella donna né dei suoi alleati, come dice la mia figlioccia. Gli urgar non fanno le cose di fretta."
Sirak annuì. "È vero. Prendiamoci tutto il tempo che quella donna ci ha concesso per studiare la situazione. Se entro domani non avremo trovato una soluzione, penseremo a come agire."
Jakris scosse la testa. "Siete tutti dei vigliacchi. Tutti."
"Tu sei scappato" disse Iruk con tono accusatorio.
"Attento a come parli, vecchio."
"Dovevi lottare fino alla morte per salvare Lilie" proseguì Iruk. "Se è stata catturata è per colpa tua."
Jakris lo minacciò col pugno. "Ti sfido a duello. Ora."
"Come vuoi."
"Basta" gridò Sirak. "Fermi voi due. Niente duelli per stanotte. Mi servite entrambi. Se domani sarete ancora vivi, vi sfiderete a duello. Intesi?"
Jakris sputò davanti ai piedi di Iruk e andò via. "Non finisce qui, vecchio." Gli voltò le spalle e andò via.
"Gli passerà" disse Sirak. "Non starlo a sentire" fece rivolto a Iruk.
L'urgar fece spallucce.
Joyce era sollevata. Aveva guadagnato tempo e aveva tutta la notte e la mattina seguente per convincere Bardhian e ripensarci.
Le dispiaceva per Lilie ma la sua vita non contava come quelle che sarebbero morte se Malag non fosse stato fermato.
Lo sto davvero pensando? Si disse. Credo davvero che sacrificare la vita di un innocente qualsiasi sia un'azione lecita?
Gli eroi dei romanzi non agivano in quel modo.
Nooran delle foreste, nel romanzo Le Sette Gemme, tornava indietro a rischio della sua vita pur di salvare un'orfana tenuta prigioniera dal mago cattivo Jallor. E lo faceva ben sapendo che agendo in quel modo avrebbe potuto mettere a rischio tutta la sua missione e il regno che voleva salvare.
Lei non aveva la tempra morale di Nooran e nemmeno la sua folta capigliatura bionda che faceva innamorare le donzelle a prima vista. Tutto ciò che aveva era una speranza sottile come un capello. La speranza che Bardhian, con i suoi immensi e misteriosi poteri, potesse in qualche modo fermare Malag e la sua orda e i colossi che avevano devastato Malinor.
"Io ti ringrazio" disse Sirak rivolgendosi a Bardhian.
"Per cosa?" fece lui.
"Per il tuo coraggio. Sacrificarsi per una straniera..."
"Io voglio bene a Lilie" disse Bardhian.
Sirak lo fissò per un istante. "Io non ne avevo idea. Sai che lei e Jakris sono promessi sposi? C'è un patto tra le nostre tribù."
"Lilie me ne ha parlato" ammise lui. "Ma non gli dava molta importanza. Secondo lei, l'unico patto vincolante è il giuramento d'amore tra due innamorati." Mentre lo diceva sorrise.
In un momento diverso, Joyce si sarebbe commossa sentendo quelle parole. Invece provò solo irritazione.
L'amore, si disse. Come può l'amore venire prima della guerra che stiamo combattendo? C'è gente che sta morendo a nord, voleva urlare a Bardhian e tu te ne stai qui a parlare d'amore con gli occhi sognanti. Come puoi essere così stupido e incosciente?
Poi ricordò i bei giorni a Valonde, quando con Vyncent aveva pianificato le sue nozze, parlando di cose irrilevanti, ignorando del tutto che c'era una guerra ancora in corso e che poco dopo lui e molti altri sarebbero dovuti ripartire.
Cosa doveva aver pensato di lei sentendola parlare di vestiti e cerimonie e danze e scarpe da indossare, mentre si preparava a veder morire i suoi amici?
Quanto doveva essergli sembrata incosciente e superficiale, forse come le dame di corte dei romanzi che sussurrano nascondendo il viso dietro a un ventaglio? O come una ragazzina stupida e innamorata?
E tutte le vote che aveva parlato a Oren dei suoi romanzi, senza rendersi conto che lui non aveva alcun potere quando affrontava un pericolo, se non la sua abilità con la spada? O facendo finta di non rendersi conto che lui stava ancora piangendo la morte del suo amato zio, ucciso perché lei era stata troppo debole per opporsi al suo rapitore e non aveva nemmeno osato aiutarlo, guardandolo sacrificarsi per lei?
Eppure, era certa che a Vyncent non avevano mai dato fastidio quelle chiacchiere e Oren doveva pur aver provato un po' di sollievo quando parlavano delle avventure del Principe Stregone o della Regina dei Fiori.
Forse era anche grazie a quello che la guerra, nonostante tutto, non era ancora riuscita a spezzarli.
Forse era Lilie e il pensiero di esserne innamorato che impediva a Bardhian di sentirsi spezzato, non il suo assurdo rifiuto di combattere.
"E anche sapendo questo, vuoi scambiare la tua vita con quella di mia figlia?"
"Sì" disse Bardhian. "Se servirà a salvarla lo farò, ma prima di affrontare quela donna mi dovrò assicurare che Lilie stia bene. Come ti ho detto, noi Malinor abbiamo la fama di essere pazzi, ma non siamo stupidi."
"E come hai intenzione di fare?"
"Quando sarò davanti a lei, mi inventerò qualcosa."
“Non mi sembra un buon piano” disse Sirak poco convinto.
“Se sarà necessario, farò scudo col mio corpo a Lilie.”
Sirak annuì e li lasciò soli.
Joyce era ancora turbata per quello che era accaduto. Non dormiva né si riposava da ore e iniziava a sentirsi stanca.
“Dimmi tutto quello che sai su quella donna” le intimò Bardhian.
“È una storia lunga e io sono troppo stanca. Dovremo riposare.”
“Riposeremo dopo. Ora dimmi chi è e che cosa vuole da me.”
“Si chiama Joane.”
“Continua. Perché mio vuole morto?”
“È un luogotenente di Malag. È ovvio che ti voglia morto.”
“Io non significo molto per lui” disse Bardhian poco convinto.
“Sei l’erede al trono di Malinor. Forse l’ultimo rimasto in vita. È ovvio che ti voglia morto.”
Bardhian la fissò dubbioso. "Penso che dovremmo riposarci" disse. "Abbiamo ancora un po' di tempo prima di agire."
"Vuoi davvero farlo?" gli chiese.
"Tu non lo hai fatto per Oren?"
La domanda la colse alla sprovvista. "È una storia complicata."
Lui si accigliò.
Joyce sospirò. "È stato solo un caso. Io non avevo alcuna intenzione di salvarlo." Non riusciva a trattenere le parole che per troppo tempo aveva tenuto dentro di sé. "Volevo uccidere Rancey, questo è vero, ma avevo preso tutt'altra strada. Invece mi sono imbattuta in lui e ho dovuto affrontarlo. Per sopravvivere."
Bardhian annuì grave. "E tutto questo Oren lo sa?"
Joyce scrollò le spalle. "Ho cercato di farglielo capire."
"Dirgli la verità ti farà sentire meglio. E lui ti ringrazierà per questo."
"Non vorrà più guardarmi."
"Penso di no. E anche se fosse, scommetto che non perderesti tempo a trovare qualcun altro."
Joyce arrossì.
"Non parlo di me, sia chiaro. Ma tutti abbiamo notato un certo interesse da parte tua verso Vyncent."
Joyce arrossì di più. "Io non..."
Bardhian sorrise. "È normale. Metà delle streghe di Valonde lo adora e lo avrebbe corteggiato apertamente se non fosse stato promesso sposo alla principessa Joyce."
"È ancora suo promesso sposo" disse cercando di non mostrarsi offesa.
"Lei è morta, Sibyl. Ormai anche Vyncent lo ha capito. Ecco perché..."
"Cosa?" lo incalzò Joyce.
"Non so se dovrei parlartene. Se Elvana fosse qui mi colpirebbe sulla testa per farmi stare zitto."
"A me puoi dirlo" fece Joyce. "So mantenere un segreto." Anche se in verità non era certa che volesse davvero saperlo. Ma c'era qualcosa che sentiva di dover scoprire. Qualcosa che era accaduta a Orfar e di cui nessuno parlava.
"È davvero un segreto, anche se credo che dopo la guerra si verrà comunque a sapere."
Joyce era ancora più curiosa. "Dimmelo" disse con tono impaziente.
"Vyncent mi ucciderà. Te lo dico solo perché tu smetta di farti illusioni."
Joyce attese.
"Poco dopo la battaglia di Orfar è successa una cosa" disse Bardhian. "Avevamo preso la città e stavamo facendo la conta dei danni che aveva subito. Cercavamo di aiutare quelli che ne avevano bisogno e organizzare le scorte prima dell'inverno perché non andassero sprecate. Un prete del Culto venne a chiamarci chiedendoci di controllare i sotterranei del tempo. Aveva delle scorte e non voleva che venissero saccheggiate, così andammo a vedere di persona."
"Chi?"
"Elvana, Vyncent, Bryce, Bato, Djana e io, ovviamente. C'erano anche altri, ma non aveva importanza. Demmo un'occhiata in giro e organizzammo tutto affinché il tempio venisse sorvegliato dai soldati. Il prete ci fu così grato da volerci offrire il pranzo. Formaggio, noci, pane appena sformato e quelle deliziose olive che vengono dall'oriente. Le hai mai provate? Io le adoro."
Joyce le aveva assaggiate ma il sapore non le piaceva. "Continua" disse. Le sembrava che Bardhian stesse divagando di proposito.
Lui annuì divertito. "Accadde poco prima di congedarci. Stavamo per rientrare al castello di Orfar per la notte, quando Vyncent venne da me per dirmi qualcosa."
"Cosa?"
"È folle anche solo pensarci. Non ricordo le parole esatte perché in quel momento pensavo di essermi addormentato e di stare sognando, ma..." Scosse la testa. "Era tutto vero. Stava succedendo davvero."
Cosa stava succedendo? Che aspetti a dirmelo? Pensò Joyce.
"Vyncent mi prese da parte e con voce tremante mi chiese..."
Cosa? Pensò Joyce col cuore che le batteva nel petto come un tamburo impazzito.
"Mi chiese di fargli d testimone. E Bryce lo chiese a Elvana." Sorrise e scosse la testa. "Quei due avevano deciso di scambiarsi le promesse nuziali, così all'improvviso. Riesci a crederci?"

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