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Autore: heliodor    21/07/2019    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Bersaglio facile
 
La piazza scomparve per un istante e quando riapparve, Joyce cadde nel vuoto, atterrando su qualcosa di morbido per una volta.
Rauda le precipitò addosso urlando per lo sgomento.
Sotto di lei, Jakris gemette per lo stupore e la sorpresa. “Che cosa?”
Joyce lo spinse via con tutta la sua forza e rotolò di lato. Nello stesso momento, qualcuno iniziò a gridare. Rauda si tirò in piedi tra Kallia che lo fissava con stupore e il soldato di scorta che si stava sfilando via l’elmo.
Kellen gettò via il copricapo e giunse le mani tra loro. “Ora morirai” gridò.
Joyce pensava che ce l’avesse con lei, ma il suo sguardo era puntato altrove. Girò la testa e vide Bardhian afferrare Lilie e tirarla giù di forza, mentre dietro di loro esplodeva un raggio d’energia.
Joane, pensò.
Kellen evocò un fascio d’energia che proruppe dalle sue mani e incontrò quello della strega a metà strada. Nel punto in cui si scontrarono scaturì una pioggia di scintille e un boato tremendo che l’assordò.
Joyce si sentì spingere via dall’onda d’urto dello scontro e venne sbalzata di qualche passo, riuscendo a stento a rimanere in piedi.
I suoi occhi vagarono cercando un punto di riferimento.
Kallia e Rauda stavano lottando tra loro scambiandosi dardi magici che venivano assorbiti dai rispettivi scudi. Jakris cercava ancora di mettersi in piedi mentre Joane e Kellen si scambiavano colpi di raggi d’energia che risuonavano come tuoni. A terra, Bardhian aveva evocato lo scudo per proteggere Lilie, che giaceva accucciata sul pavimento della piazza.
Si diresse verso di loro. “In piedi. Svelti” gridò.
Bardhian si tirò su con un balzo e trascinò con sé Lilie.
I tre soldati di scorta di Joane sguainarono le spade e si lanciarono all’attacco.
Bardhian ne colpì uno con un dardo magico e stava puntando al secondo, quando le frecce caddero e colpirono i due alla gola e sopra la spalla.
I soldati crollarono al suolo.
Joyce guardò il cielo e vide nugoli di frecce coprire il sole. Si dirigevano tutte verso il limitare della piazza, dove si trovavano i soldati dell’orda.
“È la mia gente” gridò Lilie. “Stanno combattendo.”
Se questo è vero, pensò Joyce, allora Jakris ha fallito. Ma come è possibile?
L’urgar passò proprio accanto a lei. “Mettiamoci al riparo” disse indicando il circolo. “O una freccia potrebbe colpire anche noi.”
Joyce fu tentata di ucciderlo lì e subito, ma per il momento decise di accantonare quel desiderio e concentrarsi sulla propria salvezza.
“Ha ragione” disse Bardhian.
Intanto dall’ingresso del circolo stavano uscendo i soldati di Nazdur, mentre dalla parte opposta avanzavano quelli dell’orda.
“Tra poco ci ritroveremo in mezzo alla battaglia” disse Jakris.
I primi uomini dell’orda stavano per raggiungerli. Avanzavano correndo in modo disordinato, mulinando le spade e proteggendosi con gli scudi dalle frecce.
“Prendi Lilie e portala al sicuro” disse Bardhian.
“E tu?” fece Joyce.
Lui evocò i dardi magici e li scagliò contro i soldati che avanzavano. Ogni colpo che andava a segno ne abbatteva uno.
Joyce evocò lo scudo per proteggere sia lei che Lilie e iniziò a indietreggiare verso il circolo. Dimenticò di proposito Jakris, che fu costretto a fuggire riparandosi con le mani.
Joyce notò che aveva ancora il suo arco messo di traverso sulla schiena. Lo imbracciò all’improvviso e incoccò la freccia.
Ci vuole colpire, pensò Joyce.
Si preparò a lanciargli un dardo magico, ma l’urgar si voltò e puntò la punta della freccia verso un soldato dell’orda che stava correndo verso di loro.
La freccia lo trapassò nell’esiguo spazio tra l’elmo e la corazza che lasciava intravedere il collo. Il soldato crollò al suolo spruzzando sangue come una fontana.
Joyce distolse lo sguardo e si concentrò sull’ingresso del circolo, che adesso era vicino. I soldati che continuavano a uscire dalle porte spalancate li lasciarono passare e lei ne fu grata.
Appena superata la soglia annullò lo scudo e si voltò di scatto. Bardhian era un passo dietro di lei.
“Sei una maledetta pazza” gridò Jakris afferrandola per le spalle. “Hai fatto fallire lo scambio e stavano per ammazzarci tutti.
Joyce allontanò le mani dell’urgar con uno strattone. “Tu volevi far ammazzare tutti.” Sollevò la mano per colpirlo, ma Bardhian gliela afferrò.
Cercò di liberarsi, ma la stretta del principe di Malinor era forte.
“Lasciami” gli gridò.
“Solo se ti calmi” rispose Bardhian.
“Sono calma” disse stringendo i denti, la voce che le tremava.
“Tienila ferma” disse Jakris. “O ci ucciderà tutti, come ha fatto nella piazza. Come ha fatto con me quando ha cercato di consegnarmi a Joane per tradirci.”
“Non è vero” disse Joyce. “È stato lui a consegnarmi a Joane.”
Bardhian la lasciò. “Se provi a colpirlo, io colpirò prima te” la minacciò. “Non posso fidarmi di te.”
Joyce fece per dire qualcosa ma restò zitta. “Che hai intenzione di fare?”
Bardhian si accigliò.
Un gruppo di soldati li sfiorò diretti all’esterno.
“C’è una battaglia lì fuori” disse Joyce. “Vuoi startene qui a guardare mentre quelle persone muoiono?”
“L’hanno scelto loro” disse Bardhian. “A me interessava solo salvare Lilie. Joane avrebbe risparmiato i nazduriani se mi fossi consegnato a lei, ma tu hai rovinato tutto. Li hai condannati.”
“Erano già condannati. Rauda non avrebbe mantenuto la sua parola.”
Bardhian le voltò le spalle. “Pensiamo a come andarcene” disse rivolto a Jakris.
“Purtroppo il passaggio segreto è stato sigillato.”
“Aspettate voi due” disse Joyce. Afferrò Bardhian per la spalla e lo costrinse a voltarsi. “Dobbiamo aiutare Kallia e gli urgar.”
Lui scosse la testa. “Per me la guerra è finita, strega rossa. Quand’è che lo capirai?”
“Lì fuori stanno combattendo anche per salvare voi” disse Joyce. “Volete abbandonarli al loro destino?”
Bardhian stava per dire qualcosa, quando Lilie si fece avanti. “Mio padre e gli altri stanno combattendo? Se è così devo aiutarli.” Fece per muoversi in direzione dell’ingresso.
“Lilie” disse Bardhian.
Jakris le sbarrò il passo. “Tu non vai da nessuna parte. Non dopo aver fatto così tanti sforzi per salvarti.”
“Fammi passare” disse la ragazza.
Jakris le afferrò il braccio. “No.”
Joyce guardò Bardhian. “Che cosa intendi fare?”
“Niente.”
Sentì salire la rabbia dentro di sé. “Sai che cosa penso, principe di Malinor? Penso che tu abbia paura. Sì, tu sei un maledetto vigliacco, Bardhian di Malinor.”
“Ho combattuto in decine di battaglie. Senza mai voltare le spalle al nemico. Io non ho mai avuto paura.”
“Ce l’avevi invece” ribatté Joyce. “Prima pensavo che tu fossi sono uno stupido borioso e viziato, ma ora ho capito che cosa sei davvero. Ti sei sempre nascosto dietro agli altri. Non avevi paura solo perché sapevi che persone come Bryce, Vyncent ed Elvana ti avrebbero protetto e aiutato. Ma nel momento in cui ti sei ritrovato da solo, hai iniziato a renderti conto che non sei così forte e invincibile come credi.”
“Io…”
“Resta pure qui” disse Joyce. Guardò in direzione dell’ingresso. “Io vado lì fuori. Tu nasconditi pure.”
La porta che chiudeva l’ingresso tremò davanti ai suoi occhi e parte di quel tremore si trasmise al suo corpo.
“Che cosa succede?” chiese Jakris.
La porta tremò di nuovo e i cardini scricchiolarono come sottoposti a una forza tremenda. Infine, si spezzarono e il portone precipitò verso l’interno, abbattendosi con un tonfo assordante.
Tutti fecero un balzo all’indietro.
Dal polverone alzato dal portone crollato emerse una figura.
Joyce credette per un istante che fosse Kallia venuta a soccorrerli, ma ci mise poco a riconoscere il viso dagli zigomi affilati e i capelli biondo chiaro di Joane.
“Andate da qualche parte?” chiese la strega.
Joyce evocò i dardi magici.
“Non ho niente contro di te, strega rossa” disse Joane. “Lascia questa sala e unisciti a Kallia e agli altri pazzi che stanno combattendo lì fuori o scappa più lontano che puoi, a me non importa. Ma se ti metti sulla mia strada, ti spazzerò via.”
Joyce non si mosse. “Non mi muovo di qui, Joane.”
Bardhian si fece avanti. “Che cosa vuoi da me?”
Joane sembrò esitare per un istante. “Voglio rimediare a un errore che ho commesso quando ero giovane quanto voi.”
“Scappa Bardhian” disse Joyce. “O combatti se non vuoi morire.”
“Io non mi batterò” disse Bardhian.
Joane sollevò le mani mostrando i dardi magici. “Così mi renderai il compito più semplice.”
Lilie si liberò dalla stretta di Jakris e si mise davanti a Bardhian. “Lascialo stare, mostro.”
Joane ghignò. “Il mostro non sono io.”
“Quale madre desidera uccidere il proprio figlio?”
“Una che ha sbagliato a metterlo al mondo” rispose Joane.
Alle spalle della strega emerse un’altra figura. Era quella di Kellen. Per una volta, Joyce fu contenta di vederlo.
L’inquisitore aveva il viso imbrattato di sangue e ferite sulle braccia e le gambe, ma sembrava reggersi in piedi. La sua espressione tradiva la rabbia che doveva provare in quel momento.
“Sei venuta nel posto giusto, rinnegata” disse piazzandosi a destra di Joane, una decina di passi distante.
Lei non lo degnò di un’occhiata. “Pensavo di averti eliminato con quella pioggia di fulmini.”
“Avrai bisogno di ben altro” disse Kellen. “Principe di Malinor, ricordi ciò che ti ho detto di questa donna? È una rinnegata e assassina. Chiedo il tuo aiuto per eliminarla.”
“Io non…” cominciò a dire Bardhian. “Non voglio combattere.”
“Mi fate perdere tempo” disse Joane. “E io non amo sprecarlo.” Tra le sue mani apparve un globo luminoso. “Se non ti opponi, soffrirai di meno.” Puntò le braccia verso Bardhian e lasciò partire il globo.
La sfera si espanse come se fosse fuoco liquido, un cuore di fiamme che si avviluppavano una sopra l’altra.
Joyce fissò la sfera di fuco affascinata, incapace di distogliere lo sguardo. Con la coda dell’occhio vide Bardhian evocare lo scudo.
La sfera di fuoco l’avvolse per un istante e quando si dissolse, Bardhian ne uscì senza un graffio.
Il calore sviluppato da quel colpo era così intenso che Joyce lo sentì sulla pelle e sul viso come se si fosse messa al sole in una bella giornata d’estate.
Kellen lanciò i dardi magici verso Joane. La strega balzò di lato evitandoli e fece una capriola in aria prima di atterrare come un abile giocoliere.
“Combatti, principe di Malinor” gridò l’inquisitore. “O nessuno di noi uscirà vivo da questo scontro.”
Bardhian rimase con lo scudo alzato e rivolto verso Joane. “Che cosa vuoi da me? Perché vuoi uccidermi? Dimmelo.”
“Dovrai battermi per avere una risposta” rispose Joane. Tra le sue mani era apparsa una nuova sfera infuocata.
“Strega rossa” gridò Kellen. “Sei con noi o no? Non volevi difendere Bardhian con tutte le tue forze?”
Joyce evocò lo scudo e un dardo nell’altra mano.
Joane gli rivolse un’occhiata veloce. “Ti avevo avvertita, strega rossa. Potevi andare via e vivere la tua vita. Morirai anche tu. Questo è il destino che hai scelto.”
“Vedremo chi morirà oggi” rispose Joyce.
“Sciocca” gridò Joane. Con un gesto veloce lasciò partire la sfera infuocata verso Bardhian. L’attimo dopo, la sfera si divise in due e poi in tre. Una di esse si diresse verso Joyce.
Ebbe solo il tempo di alzare lo scudo e prepararsi all’impatto. La sfera di fuoco l’avvolse e lei sentì il fuoco lambirle la pelle in maniera più intensa di prima.
La sfera si dissolse e si preparò a rispondere all’attacco. Joane apparve all’improvviso dietro l’ultima lingua di fuoco che si dissolveva e con un balzò aggirò lo scudo e la colpì al fianco con un calcio.
Joyce gridò per il dolore e la sorpresa mentre saltava all’indietro ed evitava il secondo affondo di Joane.
“Ti sei fatta ingannare da un trucco per bambini” gridò Kellen puntando le mani verso Joane.
Proiettili di ghiaccio attraversarono la sala volando verso Joane.
Lei li evitò balzando di lato e poi deviando gli ultimi due con lo scudo.
Kellen continuò a bersagliarla con i dardi di ghiaccio. Li evocava due o tre alla volta e li lanciava muovendosi a destra e sinistra.
Joane strinse i denti e volò da una parte all’altra della sala mentre evitava quegli attacchi uno alla volta.
“Sei lento” gridò la strega.
Joyce la vide evocare un’altra sfera di fuoco mentre si muoveva per non dare all’inquisitore un bersaglio facile.
Che mi prende? Pensò Joyce. Elvana mi ha spiegato come combatte una strega.
“Il segreto è nel movimento” le aveva detto tra una bastonata e l’altra. “Se resti ferma sei un bersaglio facile. Devi imparare a muoverti e mirare allo stesso tempo o in battaglia non durerai più di qualche secondo.”
Muoversi e mirare, si disse Joyce. A parole è facile.
Joane le lanciò contro la sfera di fuoco. “Vuoi proprio rendermi le cose facili, strega rossa.”
Joyce si mosse, ma la sfera di fuoco fu più veloce e la raggiunse. Frappose lo scudo tra lei e la tempesta di fiamme che l’avvolse e la scaraventò via come se fosse un filo d’erba. Le fiamme arrivarono a lambirle le gambe e le braccia ma per fortuna un attimo prima di essere raggiunta si estinsero.
Rotolò sul fianco e balzò in piedi. Riprese subito a muoversi in una direzione a caso per non farsi più colpire da Joane.
La strega stava duellando con Kellen.
Bardhian era ancora in piedi e immobile e osservava la scena con sguardo accigliato.
“Combattiamo per te” gli gridò Joyce. “Vuoi davvero morire qui e oggi?”
Bardhian scosse la testa. “No.”

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