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Autore: heliodor    23/07/2019    2 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Muori, Strega Rossa!
 
Bardhian si lanciò verso Joane e la raggiunse con due balzi decisi. “Smettila” le urlò.
Joane evocò i dardi magici in successione, tempestandolo con decine di proiettili.
Joyce vide con orrore i dardi avvolgere Bardhian e incresparne lo scudo. Era così vicino che se uno solo fosse riuscito a passare, lo avrebbe centrato in pieno.
Joane gridò qualcosa e si ritrasse. Bardhian emerse dalla tempesta di dardi che l’aveva avvolto per un istante e la colpì allo stomaco con un pugno.
Bastò quello per scagliare Joane verso la parete opposta. La strega vi si abbatté con un tonfo sordo e rimbalzò in avanti, crollando al suolo.
“Ben fatto” disse Kellen esultante, i dardi magici già pronti.
“Aspetta” disse Bardhian. “Prima devo chiederle una cosa.”
Joane alzò la testa e puntellandosi sulle braccia e le gambe si raddrizzò. Il suo ghigno adesso era meno intenso di prima. “Un buon attacco. Sei stato fortunato a sorprendermi in quel modo.”
“Dimmi perché vuoi uccidermi” ringhiò Bardhian.
“Te l’ho detto. Sei un errore che devo cancellare.”
“Perché? Di che cosa stai parlando?”
“Chiedilo alla strega rossa. Lei sa molto più di quanto credi.”
Gli occhi di Bardhian incrociarono quelli di Joyce.
“Ti crede un mostro” disse lei. “Perché sei un erede.”
“Hai scelto tu di farmi nascere così” disse Bardhian rivolgendosi di nuovo a Joane.
“Allora credevo che farti nascere fosse una buona cosa” rispose la strega. “Per un attimo, quando ti hanno messo tra le mie braccia, ho davvero sperato che tu fossi la speranza che tutti stavamo aspettano. Ma poi ho capito.”
“Cosa?”
“Che non eri una speranza, ma solo un altro strumento d’oppressione.” Joane scosse la testa. Le lacrime rigarono le sue guance. “Mi dispiace tanto di averti permesso di vivere. Se potessi parlare a quella ragazza stupida e ingenua, a quella Joane piena di speranze e sogni, le direi che è un’illusa e che sta commettendo lo sbaglio più grande della sua vita. Ma non posso. Tutto quello che posso fare è cercare di rimediare ora all’errore che ho fatto.”
“Io non sono un errore” gridò Bardhian. “Sai per quanti anni ho desiderato conoscerti? Hai idea di quanto ho sofferto non potendo sapere chi fosse mia madre? Sono dovuto andare via da Malinor per non sentire più le chiacchiere su di me, per non sentirmi più un estraneo nella casa di mio padre.”
“Sono qui per alleviare le tue sofferenze” disse Joane concentrando nelle sue mani l’ennesima sfera di fuoco.
“Uccidila ora, principe di Malinor” disse Kellen. “Avanti.”
Bardhian esitò.
Joane ne approfittò per lanciare la sua sfera infuocata. Stavolta le fiamme si espansero al punto di occupare metà della sala.
Ecco cosa si prova a stare in un forno, pensò Joyce mentre evocava lo scudo per proteggersi.
Poi pensò che Jakris e Lilie non erano protetti e si gettò verso i due urgar che stavano assistendo a quella battaglia. Li avvolse con lo scudo prima che le fiamme potessero colpirli.
Lilie si abbassò mentre Jakris sgranò gli occhi.
Il fuoco raggiunse il soffitto e premette su di esso con forza immane, facendone crollare una parte.
Quando la tempesta di fiamme scomparve, Bardhian era ancora in mezzo alla sala, lo scudo che l’avvolgeva.
Joane, dalla parte opposta, l’osservava ansimando.
“È stanca” gridò Kellen, anche lui col fiatone. “È questo il momento.”
Bardhian strinse i pugni. “Ora tocca a me.”
Joane evocò un’altra sfera, ma non fu abbastanza veloce.
Bardhian alzò una mano e dal palmo eruppe un solo lampo accecante, seguito da un rombo di tuono che fece tremare le pareti della sala.
Il fulmine corse veloce verso Joane e in un solo istante l’avvolse e la colpì nonostante lo scudo che la proteggeva.
La strega venne scagliata all’indietro mentre il pavimento davanti a lei esplodeva in migliaia di frammenti che vennero proiettati in ogni direzione.
Joane ricadde in ginocchio a qualche passo di distanza.
Joyce era sicura non si sarebbe rialzata e invece la strega si rimise in piedi. “L’ha mancata” disse.
“No” rispose Kellen. “L’ha fatto di proposito.”
“Bardhian non l’ha voluta colpire?”
L’inquisitore scosse la testa. “Non andremo da nessuna parte così.”
“Non voglio ucciderti” disse Bardhian. “Non sono quel tipo di persona. Non più. Sei abile, ma non abbastanza da uccidermi. Vattene finché sei in tempo.”
“Sono qui per ucciderti o morire nel tentativo” disse Joane.
“Risolverò la questione a modo mio.” Kellen si voltò e corse via verso le sale interne del circolo.
“Finalmente una buona idea” disse Jakris. “Togliamoci di qui prima che questi due uccidano anche noi.”
Bardhian può resistere a Joane, si disse Joyce, ma se non vuole ucciderla quanto ci metterà lei a trovare il modo di colpirlo nonostante tutto?
Non voleva abbandonare Bardhian, ma al tempo stesso voleva sapere dove era andato l’inquisitore e cosa intendeva dire con quelle parole.
“Andate” disse Bardhian. “Lilie. Mettiti al sicuro. Ti raggiungerò dopo aver risolto la questione con questa donna.”
Joane ghignò. “Finalmente cominci a ragionare.” Tra le sue mani apparvero i dardi magici. “Prima stavo solo saggiando le tue forze. Ora farò sul serio.”
“Anche io stavo saggiando le tue” rispose Bardhian.
Joyce si voltò e corse via insieme a Jakris e Lilie. Udì l’eco dei colpi che Bardhian e Joane si stavano scambiando, ma non si voltò.
Raggiunsero la sala circolare con la grande colonna al centro che sosteneva la cupola del circolo.
“Dove sono tutti?” chiese notando che era vuota. “C’erano almeno tremila persone qui dentro.” Era impossibile che Kallia li avesse fatti scappare prima della battaglia nel poco tempo che aveva avuto a disposizione.
“Nei sotterranei” disse Jakris. “La donna al comando pensava che sarebbero stati al sicuro lì sotto. Almeno per un po’.”
Lo sguardo di Joyce vagò per la sala cercando Kellen.
Vide l’inquisitore davanti a una delle colonne sulla parte esterna. Era alta quanto dieci uomini e spessa almeno dieci braccia, ma quando Kellen la colpì col pugno, si spezzò senza opporre resistenza.
Joyce vide altre due colonne spezzate giacere a terra.
Kellen stava già passando a quella successiva.
“Che cosa stai facendo?” gli gridò Joyce.
Kellen si voltò per guardarla. “Invece di parlare dammi una mano.”
“A fare cosa?”
“A buttare giù queste colonne. Altrimenti, vattene e cerca una via d’uscita.”
“Perché?”
“Tra poco questo luogo non sarà più molto sicuro.” Con un pugno bene assestato spezzò la colonna che si abbatté al suolo sollevando una nuvola di detriti.
“Fermo” gridò Joyce. “Così farai crollare la cupola.”
Kellen si era già avvicinato alla colonna successiva. “È quello che voglio. Così seppellirò qui sotto quella rinnegata.”
“Ci sono migliaia di persone nei sotterranei” esclamò Joyce sgomenta. “Cosa ne sarà di loro?”
Kellen rimase col pugno sollevato per un istante. “È vero. Moriranno a migliaia. Se non vuoi essere una di loro, ti conviene andartene subito.”
“Sei pazzo” gridò Joyce. “Non te lo posso permettere.”
Kellen si voltò di scatto. “Attenta a quello che dici, strega rossa. Io sono un inquisitore. Sai cosa succede a chi si mette contro di noi? Noi proteggiamo queste terre dai rinnegati. Vuoi che ti consideri uno di loro?”
Joyce evocò i dardi magici. “Togliti di lì” disse sibilando tra i denti.
Kellen sbuffò. “Sei una strega appena passabile. Come pensi di battermi?”
“Ho sconfitto Rancey.”
“Quell’idiota rinnegato? Ti ringrazio per il favore che ci hai fatto, ma quello stregone di infimo livello era poco più di un incapace. Ora metti via quei dardi prima che ti faccia del male.”
Joyce glieli puntò contro. “Ti ho detto di toglierti di lì. Adesso.”
Kellen annuì. “Come vuoi.”
Joyce lo vide sparire all’improvviso. D’istinto mormorò la formula della vista speciale. Riuscì a scorgere un’ombra che si muoveva dietro le colonne. Si mosse con lo scudo alzato in modo da deviare qualsiasi colpo diretto verso di lei. “Jakris” disse mentre si spostava per non offrire un bersaglio semplice da colpire. “Aiutami.”
“Perché dovrei farlo?” fece l’urgar.
“Finirai seppellito anche tu se non lo fermiamo.”
“Scapperò” rispose lui.
“Dove? L’unica uscita è occupata da Bardhian e Joane.
Joyce lo vide prendere l’arco e incoccare la freccia.
“Che tu sia dannata, strega” disse l’urgar.
Lilie si ritrasse indietro.
Nasconditi, sciocca, pensò Joyce.
Un’ombra scivolò di lato rivelando per un attimo. Un lampo esplose rapido. Joyce alzò lo scudo per difendersi ma non ci fu alcun impatto.
Al suo posto, udì un grugnito di dolore e poi un tonfo. Quando si voltò, vide Jakris a terra, il petto squarciato.
“Scappa Lilie” gridò Joyce lanciandosi verso il punto da cui era giunto il proiettile magico. I dardi esplosero attorno a lei mentre si faceva strada in quella pioggia di energia pura che increspava il suo scudo.
Con un grido balzò verso l’ombra, una lama magica nella mano libera e affondò il colpo… tagliando in due l’aria.
Qualcosa le afferrò la spalla e la scaraventò via. Atterrò con la schiena sul duro pavimento di roccia rimbalzando per un paio di volte.
Kellen emerse dall’oscurità e le balzò addosso. Joyce scartò di lato evitando d’un soffio il pugno che colpì il pavimento spezzandolo in mille pezzi.
Annullò la vista speciale e un attimo dopo evocò la forza speciale. Si preparò a fronteggiare l’inquisitore, ma questi era già sparito.
Invece una corda di energia che sembrava essere spuntata dal nulla l’afferrò alla cinta e la sollevò senza alcuno sforzo.
Joyce cercò di liberarsi dalla stretta, ma un attimo dopo venne scagliata verso una delle colonne.
Evocò la pelle di pietra prima dell’impatto. La forza fu tale che la colonna si spezzò e lei venne proiettata verso la parete dietro di essa.
Tossendo e sputando sangue cercò di rimettersi subito in piedi, ma la corda magica l’afferrò di nuovo e la fece volteggiare in aria prima che Kellen la scagliasse contro la colonna successiva, distruggendola.
Stavolta Joyce evocò la lama d’energia e tagliò la corda magica. Quindi balzò in avanti e fece una capriola per evitare i dardi che Kellen le lanciò contro.
Quando atterrò, premette il palmo della mano sul pavimento con tutta la sua forza.
Kellen si gettò verso di lei e la colpì con un calcio all’addome.
Anche con la pelle di quercia sentì il colpo che le tolse il fiato. Volò via per una decina di passi atterrando sulla schiena e rotolando. Mentre si rialzava, si concesse un istante per schiacciate il palmo della mano sul pavimento.
Tanto bastò a Kellen per afferrarla per la spalla e scaraventarla contro l’unica colonna ancora intatta. L’impatto la spezzò in due facendola crollare.
Joyce tossì si rimise in piedi dopo aver schiacciato il palmo sul pavimento per la terza volta.
Kellen stava scuotendo la testa. “Hai una buona resistenza, ma non ti servirà. Morirai qui e oggi, strega rossa.”
“Sai in quanti me l’hanno detto nelle ultime Lune, inquisitore?”
Kellen ghignò. “Mentivano. Tutti quanti.”
Mi serve tempo per recuperare un po’ le forze, si disse.
“Conosci un certo Lewil?”
“È l’inquisitore di Luska” rispose Kellen.
Joyce barcollò su gambe incerte. “Un bastardo che ha ucciso una bambina dopo averla messa al rogo.”
“È la punizione che spetta a chi si mette contro di noi. Non posso che approvare la sua decisione.”
Joyce ghignò. “Non avevo alcun dubbio che lo avresti detto. Ho provato un immenso piacere a prenderlo a pugni, dopo la battaglia.”
“Hai picchiato un inquisitore?”
“Sì, ed è stata la cosa migliore che abbia fatto da parecchio tempo a questa parte. L’avrei ucciso se una lama askadiana non me lo avesse impedito.”
“Un motivo in più per ucciderti, strega rossa.”
“Adesso ti darò un motivo ancora più grande per volermi morta” rispose Joyce.
Kellen evocò i dardi magici. “Muori, strega rossa.”
“Dopo di te.” Joyce alzò le mani e scagliò i suoi dardi. Un istante dopo, attivò il primo dei richiami.
Aveva usato quel trucco con Martom, molte lune prima. Si chiese se avrebbe funzionato anche quella volta.
La sala scomparve e riapparve un istante dopo. Senza attendere un secondo, lanciò il raggio magico verso Kellen, che in quel momento era girato di lato e stava ancora parando i dardi che gli aveva lanciato prima e forse si stava chiedendo dove fosse sparita.
Joyce attivò il terzo richiamo.
La scena cambiò di nuovo. Kellen ora era girato di spalle e non poteva vederla. Joyce aveva già evocato una sfera infuocata prima ancora di attivare il richiamo. La lanciò infondendole tutta la forza che poteva.
Kellen si voltò un attimo prima di venire investito dalle fiamme, lo scudo non sollevato del tutto. Lingue di fuoco lo avvolsero per un istante e il contraccolpo lo scaraventò verso una delle colonne spezzate che giacevano a terra.
Joyce sentì le energie mancarle e fu costretta a inginocchiarsi.
Un altro colpo, pensò. Un altro solo e raggiungerò il mio limite. Anche i maghi devono averne uno, dopotutto.
Sapeva dentro di sé che se avesse compiuto un altro sforzo come quello sarebbe morta. Lo sentiva.
Ma se era stata brava, Kellen non sarebbe stato più un problema.
“Guarda” gridò Lilie indicando qualcosa verso l’alto.
Quando alzò la testa, Joyce vide le crepe nel soffitto allargarsi a vista d’occhio.

Note
Lo so, lo so, ho saltato l'appuntamento di ieri ma mi farò perdonare :)
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