“Questa
storia
partecipa alla Parole Intraducibili Challenge indetta sul gruppo
facebook Il
Giardino di Efp”.
Prompt:
28)
Waldeinsamkeit. Dal tedesco: sentirsi come soli in
un bosco.
Cap.8
In memoria di Tony
Peter
rabbrividì, mentre la luce delle vetrate creava
giochi di luce su di lui e sul pavimento, l’illuminazione
elettrica era
accecante, ma riusciva a scorgere Luthor suonare.
Le
dita pallide di Lex volavano sulla tastiera del
pianoforte, mentre l’uomo stava curvo,
l’espressione concentrata e le braccia
sottili che scattavano.
“Sai,
Tony aveva la tua età quando si presentò con
Superman per salvarmi. Sarà diventato Ironman da adulto, ma
è sempre stato
affascinato dai supereroi, e portato per sacrificarsi.
Non
si sarebbe mai detto da uno come lui, che vendeva
armi, ma quelli sono i peccati dei nostri padri. Lui doveva tenere
buoni i
nostri genitori, la follia aveva avvelenato i loro cuori. Mio padre era
il
supercattivo che tutti hanno visto in me e mai in lui, suo padre era il
debole
colpevole…”. Iniziò a spiegare Luthor.
“Mr.
Stark, allora, vedeva visto ingiustamente come
suo padre. Lui era il migliore di noi” gemette Parker. I suoi
occhi erano
arrossati e tirò su con il naso. “Ed io come uno
sciocco ho cercato di
rivederlo in quell’impostore” gemette.
“So
come ti senti, ragazzo. Il dolore ti annebbia la
mente.
Waldeinsamkeit.
Dal tedesco: sentirsi come soli in un bosco. Però fidati, io
da quel bosco non
sono mai uscito. Troverò le prove, non preoccuparti, ti
scagionerò, ma non
smettere di credere in questo mondo, per quanto corrotto possa
essere” ribatté
Luthor. Si alzò in piedi, indossava un accappatoio bianco.
“I-io
non ne dubito… lei è un uomo pieno di risorse. Ha
addirittura creato una piscina in una vecchia stazione della
metropolitana.
Insomma, questo posto è una villa per ricconi sotterranea e
nessuno è riuscito
a individuarla.
I
miei amici quasi credono di essere in un villaggio
vacanze” biascicò Peter. Serrò gli
occhi e si passò le mani sugli occhi.
<
Lui sembra capirmi. Non riesco a capire più cosa
è realtà o fantasia, quella nebbia verde popola i
miei incubi. Non ho ucciso
nessuno, non ho fatto niente di male, io volevo solo proteggere il mio
quartiere.
Io
volevo essere un eroe, ed invece mi sto perdendo
tra i demoni > pensò.
Lex
lo raggiunse e gli posò delicatamente la mano
sulla spalla.
“Sai,
tu lo ricordi molto. Nel modo di muoverti, alle
volte di parlare, la stessa passione per la scienza e la tecnologia,
anche se
hai ancora molto da imparare sulla musica”. Gli
posò un bacio sulla fronte. “Tony
si fidava di me e non avrebbe voluto vederti commettere i nostri stessi
sbagli.
Permettimi di farti ritrovare la via”.
Parker
gli prese le mani nelle proprie.
“Perché
non esce dal bosco insieme a me?” domandò.
“So
l’uscita, ma non sono mai riuscito a percorrerla. Anthony
ci ha provato a lungo…” sussurrò Luthor
con voce stanca.
<
Alla fine ciò che mi è rimasto è la
fortuna di
mio padre, il suo impero basato sulla compravendita di terreni; e
qualche
rimpianto.
Tu
almeno sei felice Clark? Con ciò che rimane della
Justice League, con Bruce, sei felice? Avrei bisogno del mio migliore
amico
adesso > pensò.
“La
prego, si fidi di me. Ho bisogno di qualcuno che
lo faccia” implorò Peter.
Luthor
piegò le labbra sottili, quasi bianche, in un
sorriso, rispondendo: “Proveremo, allora. Voglio
fidarmi”.
<
Questo mondo ha conosciuto demoni, dei, e quant’altro,
ma non ha mai compreso mio fratello. Nessuno ha mai saputo la sua
natura
aliena, ma nessuno ha mai saputo vedere oltre l’armatura. Lo
hanno demonizzato
o idealizzato, ma alla fine era solo un ‘ragazzo’
mai cresciuto che chiedeva
amore, il mio piccolo disastro > pensò, mentre una
lacrima gli rigava il
viso liscio.