Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: heliodor    24/07/2019    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Un solo motivo
 
Non è giusto, pensò Joyce. Dopo tutti questi sforzi la cupola crollerà lo stesso, seppellendoci. Rifletti, rifletti.
Guardò di nuovo il soffitto. Le crepe si stavano allargando, formando una raggiera attorno al centro, dove la grande colonna centrale ancora resisteva sostenendo il peso della cupola.
La colonna, si disse. Non deve crollare.
Appoggiò le mani sulla superficie levigata, come a volerne saggiare la compattezza. Poteva solo immaginare a quale tremenda pressione fosse sottoposta la colonna ora che doveva reggere tutto quel peso.
Come a volerle ricordare cosa stesse per succedere, crepe si formarono sulla superficie e la colonna sembrò scivolare di lato.
Sta per crollare, pensò con sgomento. A meno che non faccia qualcosa.
Raccolse le ultime energie ed evocò la forza straordinaria. Con uno sforzo si appoggiò alla colonna sostenendone il peso.
Il contraccolpo fu tremendo e le tolse il respiro. La colonna poggiava adesso sulle sue spalle cercando di schiacciarla.
Joyce strinse i denti. “Lilie” disse. “Mettiti in salvo.”
La ragazza urgar non si mosse. Il suo sguardo era rivolto verso le colonne lungo il perimetro. Joyce vide un’ombra stagliarsi nel vorticare delle particelle di polvere sospese nell’aria.
Era Kellen.
Il viso dell’inquisitore era bruciato dalle fiamme. Aveva perso metà dei capelli e un occhio era chiuso. Parte dei vestiti e della pelle sotto di essi erano anneriti.
Camminò un passo dopo l’altro verso di lei. “Devo ammettere che mi hai colto di sorpresa, strega rossa” disse. “Non mi aspettavo che usassi un richiamo per colpirmi. È un incantesimo da spie, quello.”
Joyce gemette per lo sforzo di sostenere la colonna. Vi appoggiò la schiena puntellandosi con i piedi.
Kellen sospirò. “Tutti i tuoi sforzi sono inutili. Come ti ho detto, morirete tutti, qui e oggi.” Alzò le mani verso di lei. “Adesso muori.”
Joyce staccò una mano dalla colonna per evocare lo scudo. Il raggio evocato da Kellen lo colpì in pieno. L’energia che si formava e si annullava crepitò nell’aria con un rumore sinistro.
Alle sue spalle, la colonna scivolò di qualche altro centimetro. Joyce gemette per la fatica e lo sforzo che doveva sostenere.
“Avanti, strega rossa” disse Kellen. “Cedi e muori o difenditi con tutte le tue forze… e muori lo stesso.”
Il raggio magico premette contro il suo scudo, mentre la colonna si spostò in avanti. Sospesa tra i due, Joyce manteneva una mano sulla colonna e con l’altra si difendeva dall’attacco di Kellen, il cuore che le batteva all’impazzata.
Era quello il momento in cui si raggiungeva il limite? Si moriva così? O forse era meglio cedere e lasciarsi morire per mano dell’inquisitore, senza soffrire oltre? Si chiese Joyce.
Kellen concentrò altre energie nel suo attacco. “Ormai ci sei quasi, strega rossa. Tra poco assaggerai la collera del mio ordine.”
Joyce cadde in ginocchio, le forze che la stavano abbandonando. Sentiva già la pressione del raggio magico contro il palmo della mano. Solo uno scudo ormai ridotto a una barriera sottile la separava dalla morte.
Stava per cedere. Stava per…
Il raggio magico scomparve all’improvviso.
Joyce quasi crollò a terra priva di sensi. Sentiva dolore in ogni parte del corpo, ma in qualche modo aveva resistito all’attacco. Quando sollevò la testa, incrociò lo sguardo di Joane.
La strega era coperta di ferite che stillavano sangue e un braccio le penzolava al fianco, inerme. Respirava a fatica.
“Che stai facendo?” chiese a Kellen.
L’inquisitore fece una smorfia. “Sei ancora viva. Avevo ragione a pensare che quel Bardhian fosse un debole.” Scosse la testa. “Arrivi tardi, in ogni caso. Tra poco sarete tutti morti.”
Joane guardò in alto. “In nome degli Dei, che cosa hai fatto?”
“Vuole far crollare tutto” gridò Joyce con voce roca.
“Mi hai costretto tu a farlo” gridò Kellen puntandole contro l’indice. “Tu, rinnegata, hai condannato a morte migliaia di persone. Tutti quelli che si nascondono sotto questo tempio.”
“Era una questione solo tra noi due” disse Joane. “Non doveva morire nessun altro.”
“Dovevi pensarci prima di diventare una rinnegata. Ora morirai, maledetta.” Alzò lo sguardo, come se stesse guardando oltre le spalle di Joane.
Bardhian era apparso a una decina di passi di distanza. Anche lui era ricoperto di ferite causate dallo scontro con sua madre, ma sembrava ancora in grado di combattere.
“Arrivi giusto in tempo” disse Kellen. “Lascio a te l’onore di uccidere questa rinnegata, principe di Malinor.”
Bardhian rivolse un’occhiata prima a Joane e poi alla colonna.
Joane si voltò per fronteggiarlo. “Avanti, colpiscimi” disse allargando le braccia.
“Bardhian” gridò Joyce. “Moriremo tutti se non facciamo qualcosa.”
Bardhian guardò in alto, poi si rivolse a Joyce. “Riesci a tenere in piedi la colonna per un paio di minuti?”
“Non so nemmeno se ci riesco per due secondi” rispose lei angosciata.
“Li farò bastare” rispose Bardhian. Respirò a fondo e incrociò le braccia sul petto.
Joane lo fissò con sguardo incerto.
“Dovrò fare tutto da solo a quanto pare” disse Kellen lanciandosi in avanti. Colpì Joane alla schiena, scaraventandola lontano.
La strega rotolò su sé stessa e si rimise in piedi.
“Ora siamo solo tu e io” disse Kellen.
“Non sei un avversario degno di me” disse Joane.
“Sei stata tu a insegnarmi tutto quello che so” disse l’inquisitore. “Ora ti mostrerò quanto sono migliorato.”
Tra le mani di Joane si accese un lampo di luce. “Non ti ho insegnato proprio tutto” disse prima di lanciargli contro una scarica di fulmini.
Le saette viaggiarono veloci verso l’inquisitore, ma questi si gettò di lato un attimo prima di venire colpito. Dalle sue mani esplosero i dardi magici in rapida successione.
Joyce ne contò dieci prima di perdere il conto.
Joane si difese con lo scudo da quella pioggia di dardi mentre si spostava per non offrire un bersaglio facile.
Due dardi superarono lo scudo e la trafissero alla gamba.
La strega inciampò e cadde.
Kellen le balzò subito addosso atterrando su di lei con il pugno. Invece di evitare il colpo, Joane incrociò le braccia ed esplose un lampo di energia.
Kellen venne sbalzato all’indietro ma non cadde. Con una capriola evitò l’attacco successivo. Dalle sue mani eruppero due corde magiche che avvolsero Joane per la vita e la sollevarono per aria.
“Muori ora” gridò l’inquisitore scaraventando Joane verso il basso. L’impatto contro il pavimento fu tremendo e anche a quella distanza Joyce ne avvertì la forza.
Kellen sollevò di nuovo Joane e la scaraventò verso una delle colonne spezzate. Con un nuovo balzo le fu addosso e la lanciò verso il centro della sala, dove Joane atterrò rotolando come una bambola di pezza.
È morta? Si chiese Joyce.
La colonna guadagnò altri centimetri mentre lei sentiva le forze venirle a mancare. Guardò Bardhian, ora avvolto da scariche di energia che si avviluppavano attorno al suo corpo.
“Bardhian” gemette. “Non ce la faccio più.”
Kellen afferrò Joane per i capelli e le sollevò la testa.
Con sorpresa di Joyce, la strega aprì gli occhi. Era ancora viva, anche se il viso tumefatto e coperto di sangue tradiva la sua sofferenza.
Nella mano libera di Kellen apparve una lama di energia. “Ora ti staccherò la testa” disse con tono trionfale. Alzò gli occhi verso Joyce. “E poi staccherò la tua, strega rossa. Sarà un grande giorno per il mio ordine.”
Joyce fu tentata di lasciare la colonna e lanciargli contro i dardi magici.
Joane sputò un grumo di sangue. “Che aspetti ragazzina?” disse con voce roca.
Kellen si accigliò.
Joyce si sentì spingere in avanti dalla colonna. Ormai non la stava più sostenendo, era solo appoggiata a essa.
“Che aspetti” disse Joane. “A scoccare quella dannata freccia?”
Joyce voltò la testa di scatto. A una ventina di passi di distanza, Lilie aveva imbracciato l’arco di Jakris e lo aveva puntato verso Joane e Kellen.
Questi ebbe appena il tempo di alzare gli occhi e aprire la bocca per dire qualcosa.
Lilie scoccò la freccia e questa si conficcò nel palmo della mano di Kellen, lo stesso in cui aveva evocato la lama di energia.
L’inquisitore gridò, forse per il dolore e la sorpresa e per un istante dovette allentare la presa su Joane.
Tra le mani della strega era apparsa una lama d’energia. Con un gesto fluido ruotò sul busto con uno scatto deciso.
La testa dell’inquisitore rotolò sul pavimento.
Joane cercò di sollevarsi, ma ricadde, gli occhi levati verso l’alto.
Joyce guardò nella stessa direzione. Le crepe di stavano allargando a vista d’occhio ed enormi pezzi del soffitto si stavano già staccando.
È la fine, pensò sgomenta.
Una luce intensa l’avvolse. Sentì un calore insopportabile avvolgerla.
È questa la morte? Pensò mentre cedeva di schianto, le forze ridotte al minimo. Un rombo assordante coprì le sue grida, mentre si aspettava da un momento all’altro di venire travolta e seppellita dalla cupola che stava crollando.
Chiuse gli occhi aspettando la fine, ma questa non arrivò.
Quando li riaprì, si ritrovò avvolta da polvere e detriti in sospensione. Udiva solo il suo respiro pesante in quel buio innaturale che l’aveva circondata.
Attese paziente che la nuvola di polvere e detriti si disperdesse un poco consentendole di vedere di nuovo.
Alle sue spalle, la colonna giaceva in mille pezzi. Guardò in alto, cogliendo una fugace visione di un cielo pallido e un sole appena alto sopra di esso che somigliava a un occhio smorto e grigio.
Quando abbassò gli occhi, vide Bardhian in ginocchio che boccheggiava. Si puntellava sulle braccia per non crollare a terra.
Joyce cercò di muovere un passo verso di lui, ma le gambe rifiutarono di muoversi.
Joane emerse dalla nuvola di detriti come un fantasma. Era ricoperta di polvere che si era impastata col sangue che le copriva il viso, donandole un’espressione inquietante.
Joyce respirò a fondo e riuscì a rimettersi in piedi su gambe che barcollavano sotto il suo peso.
In una delle mani di Joane brillava un dardo magico. La strega fece un altro passo e si fermò davanti a Bardhian, ancora in ginocchio. La mano si sollevò, puntando il dardo verso la sua testa.
Joyce barcollò in avanti su gambe malferme. “Non lo fare” disse con voce roca.
Joane fissava Bardhian con sguardo impassibile. “Non ho un solo motivo, strega rossa. Non ho un solo motivo.”
Joyce aveva la gola riarsa e ogni muscolo del corpo che le doleva, ma avanzò di un altro passo. Tra le colonne spezzate colse dei movimenti. Ombre si muovevano tra i detriti, sparendo e comparendo come fantasmi. Vide i volti spauriti di uomini e donne, bambini e anziani.
Erano quelli che si erano nascosti nei sotterranei e ne erano riemersi, forse spaventati dai rumori della battaglia che si stava combattendo sopra le loro teste.
Non si rendono conto del pericolo, si disse Joyce. O forse lo sanno e vogliono morire alla luce del sole, invece che in un oscuro sotterraneo.
“Non ho un solo motivo” ripeté Joane, gli occhi fissi sul figlio in ginocchio.
Bardhian sollevò la testa e la fissò negli occhi in silenzio.
“Ne hai tremila” disse Joyce raccogliendo le forze.
Gli occhi di Joane vagarono in giro, senza soffermarsi su nessuna delle ombre che si muovevano attorno a loro.
Nessuno di esse parlò, né emise alcun suono. Si limitavano a guardarsi attorno.
La mano di Joane tremò per un istante, poi il dardo scompare e abbassò il braccio. Senza dire una parola si voltò e andò verso una delle colonne spezzate. Si appoggiò a essa e si lasciò cadere, sedendo con la testa nascosta tra le mani.
Lilie si precipitò verso Bardhian e gli cinse il collo con entrambe le mani, baciandolo. Lui rispose all’abbraccio stringendola a sé.
Qualcuno ruppe il silenzio e attorno a loro esplosero grida e gemiti.
Joyce si avvicinò a Bardhian, che aiutato da Lilie si era rimesso in piedi.
“Grazie” disse rivolgendosi a lei.
Joyce si strinse nelle spalle.
Lui l’abbraccio e la strinse a sé. “Grazie” ripeté.
Joyce ricambiò quell’abbraccio, anche se era un po’ imbarazzata.
Quando si separarono, Bardhian le sorrise, forse per la prima volta da quando lo conosceva. “Ora so di chi posso fidarmi.”
Joyce annuì decisa.
Soldati e mantelli irruppero nella sala. Alla loro testa c’era Kallia.
Joyce ricordò che era in corso una battaglia lì fuori.
Kallia andò decisa verso di loro. “State bene? È incredibile che siate tutti vivi.”
“Non tutti” disse Joyce indicando Kellen e Jakris.
Kallia si limitò ad annuire. “Quando ho visto la cupola cedere e poi esplodere, ho temuto il peggio.” Si voltò e vide Joane accucciata ai piedi della colonna. Evocò un dardo magico. “Quella dannata donna è ancora viva” disse. “Ora rimedieremo.”
“No” disse Joyce trattenendola per un braccio.
Kallia le rivolse un’occhiata stupita.
“Ci ha aiutati. Alla fine” disse Joyce.
Kallia restò a fissarla per qualche istante, poi si avvicinò a Joane e disse: “Noi non siamo come voi. Sarai processata e, se riconosciuta colpevole, punita come meriti.” Guardò Joyce. “E se te lo stai chiedendo, la battaglia è finita.” Le concesse un sorriso. “Abbiamo vinto.”
 
Appena fuori dal circolo, vennero accolti da grida e canti di gioia dei soldati e degli stregoni riuniti nella piazza.
C’erano corpi disseminati in giro. Come al solito, nella fissità della morte non avrebbe saputo dire se appartenessero all’orda o ai difensori della città.
Ma ha importanza? Si chiese. I morti sembrano tutti uguali.
“Strega rossa, strega rossa” udì levarsi un grido dalla folla.
“Principe Bardhian. Principe Bardhian” rispose un altro coro.
Stretta tra Kallia e altri soldati, Joyce si sentì trascinare contro la sua stessa volontà verso il centro della piazza, dove Rauda e altri stregoni dell’orda erano stati riuniti.
Le espressioni di quelli che li sorvegliavano non lasciavano trasparire buone intenzioni.
Kallia sostò d fronte a Rauda e i suoi. “È stato saggio da parte tua arrenderti.”
“Che cosa ci farete ora?” chiese Rauda.
“Sarete processati come rinnegati” rispose Kallia. “Le nostre leggi sono severe contro quelli come voi.”
“Io ci sputo sopra alle tue leggi” rispose Rauda.
Kallia fece una smorfia. “Risparmia le parole per i giudici.”
“Non ci arriverete mai a processarci” disse Rauda. “Non ne avrete il tempo.”
“Ce l’avremo invece” rispose Kallia.
Rauda rise. “Vedrai se non è vero. Ricorda le mie parole.”
“Metteteli in catene e sorvegliateli” ordinò Kallia. “E se cercano di scappare, uccideteli. Così allevieremo il carico di lavoro per i giudici.”
Si spostarono verso i confini della piazza, dove li attendevano i guerrieri urgar armati di archi e lance.
Lilie si staccò dal loro gruppo e corse incontro a Gaduk. Lui la strinse tra le sue braccia.
Joyce la invidiava. Si chiese se mai un giorno avrebbe rivisto suo padre e se lui l’avrebbe accolta in quel modo rivedendola.
Per quanto ne sapeva poteva anche essere morto o ferito in quel momento.
No, si disse scacciando quel pensiero. Non devo pensarci o mi metterò a piangere.
Iruk le venne incontro.
“Noi vi ringraziamo” disse Kallia.
“E io ringrazio te” rispose l’urgar. “Per aver protetto la mia figlioccia.” Guardò Joyce. “Non mi aspettavo che sparissi all’improvviso. Mi ero mescolato ai soldati solo per liberarti.”
Joyce abbozzò un sorriso. “Devi spiegarmi una cosa. Jakris è venuto da voi per farvi cadere in trappola. Come avete fatto a capire che stava mentendo?”
“L’altra notte è fuggito come un ladro. Noi urgar non ci fidiamo di chi fugge via.”
“Allora devi fidarti davvero poco di me” disse Joyce.
“Diciamo che stai mettendo alla prova la mia pazienza. Dov’è quel traditore? Deve essere giudicato dalle nostre leggi e ti assicuro che non sono benevole con quelli come lui.”
“È morto” disse Joyce.
Iruk annuì grave. “Spero che sia morto da guerriero almeno.”
“Questo sì” disse Joyce. “Ha cercato di aiutarci.”
“Riporteremo il suo corpo a casa e lo consegneremo alla sua tribù, allora.”
Joyce annuì. Guardò Bardhian, che a sua volta fissava in silenzio le mura di Nazdur. Stava per dirgli qualcosa, quando una mano si poggiò sulla sua spalla.
“Come al solito” disse Halux. “Dove arrivi tu porti scompiglio.”
“Gera” esclamò Joyce. “Stai bene? Non sei ferito, vero?”
“Potrei quasi pensare che sei sincera a preoccuparti per me, strega rossa.”
“Puoi chiamarmi Sibyl. Solo i miei avversari mi chiamano strega rossa” disse con un certo orgoglio.
Halux sbuffò. “Hai distrutto la biblioteca del circolo. Che cosa farò io adesso per passare il tempo?”
“Penserò al modo di tenerti occupato, allora” rispose Joyce.
“Non pensarci nemmeno” rispose Halux. “E stammi lontano per qualche giorno. Ho bisogno di riprendermi.”
Anche io, pensò Joyce. Ma prima devo parlare con una persona.
Cercò Bardhian con lo sguardo e lo trovò che parlava con Sirak e Lilie. La ragazza sembrava affranta ma stava annuendo alle sue parole.
Joyce attese paziente che finissero e quando Bardhian si separò dal gruppo, venne verso di lei.
“Hai deciso di andare con gli urgar?” gli domandò.
Bardhian sospirò. “Non sono ancora pronto per vivere in una grotta. Voglio bene a Lilie e ho chiesto a suo padre il permesso di poterla frequentare.”
“Che romantico” disse Joyce sorridendo.
“Ma prima…”
Rimase in attesa.
“Prima c’è una guerra da vincere” concluse Bardhian.
Joyce annuì.
“Voglio andare a nord, Sibyl” disse lui. “Ora ne sono sicuro. È questa la cosa giusta da fare e non posso più nascondermi.”
“Sono contenta di sentirtelo dire.”
“Vuoi accompagnarmi?”
Joyce gli sorrise. “Sì” disse. “Andiamo a nord e vinciamo questa guerra.”

Note: Joyce e io ci prendiamo un po' di meritate vacanze :)
Ci si rivede qui a Settembre (lo so sarà un mese luuungo :) )
Buone vacanze a tutti voi che mi seguite!
Prossimo Capitolo Lunedì 2 Settembre
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: heliodor