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Autore: Lexy    27/07/2009    10 recensioni
Ispirata da "The Dark Knight", i criminali di Gotham decidono di unire le loro forza sotto il segno dell'ingiustizia con lo scopo di sconfiggere Batman. Ma cosa accadrà davvero? BatmanXJoker EnigmistaXJoker. Leggete e commentate!
Genere: Dark, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Per Boopsie: Ciao! ^^ Come sempre sei la prima a recensire i miei capitoli, quindi sei la prima a cui rispondo ogni volta *_*!  Rieccomi tornata, finalmente! Mi sono divertita tantissimo a scrivere il capitolo precedente, ho immaginato davvero lo stupore di Eddie e la sua faccia buffissima quando si è trovato "acciuffato" dall'infermiere xD! Comunque la "bisboccia con strani atterzzi elettrici" mi ha fatta morire dal ridere! Ora ti lascio al nuovo capitolo, scusa se la risposta è corta stavolta, sono indaffaratissima da un po', è un miracolo che ho postato, addirittura ç_ç! Ti saluto con un abbraccio! ODDIO QUESTO E' IL FINALEEEEEE ç_ç! Spero ti piaccia, alla prossima *_*!

Per Sychophantwhore: Ciao! ^^ Innanzitutto scusa se non ho risposto alla tua mail, è un periodo tremendo, mettici pure che ora mi sono messa in testa di tenrare l'ingresso alla facoltà di medicina senza conoscere nulla di fisica, matematica e chimica... me illusa, accidenti che perdo tempo a studiare, sapendo di non farcela xD! Meglio provare comunque, no? Sono contenta ch eil precedente capitolo ti sia piaciuto, anche per me è stato bellissimo scriverlo per molti, molti motivi! Allora... la curiosità per le "persone normali" non la intendevo come pensi, so bene che lui conosce gli uomini, io parlavo solo dell'aspetto quotidiano delle loro vite, come "Che tipo di cose tengono nel portaoggetti? Che faranno nel tempo libero?" ^^. L'analisi che hai fatto al Joker, cioè che lui ha sempre tutto in controllo, specialmente nei confronti di coloro abituati a controllare o a non perderlo mai...! Sono sempre coloro che non hanno controllo a controllare, insomma ù_ù. La recensione non ha riportato le parole inserite tra le virgolette! So no rimasta ad "ho riso sul..." ç_ç. Ora ti devo lasciare, scusa se la risposta è così breve! Ti saluto con un abbraccio, alla prossima! xD

Per Mhcm:
Ciao! ^^ Ti ringrazio del commento, ed eccoci arrivati al finale della storia... xD! Sono contenta che ti piaccia e che tu l'abbia seguita fino a qui, non perdere il seguito!! Un abbraccio alla prossima!

Per Ladyblack: Ciao! ^^Sono contenta che  questi ultimi capitoli ti siano piaciuti ed alla fine siamo arrivati... beh, "alla fine" xD! Sono felice anche del fatto che dici di adorare Crane ed il suo rapporto con Harvey perché al momento sono anche i miei personaggi perferiti, intendo nel contesto della storia, almeno *_*! Se finiranno insieme o sopravviveranno non te lo anticipo, ti lascio al capitolo finale ed avverto anche te che ci sarà un seguito presto o tardi ^^! Perciò se ti va, tieni d'occhio la situazione, un abbraccio alla prossima!

Per Ilaria1993: xD Insisti col dire ed hai ragione, ormai è chiaro *_*!  Sono contenta che ti sia piaciuto anche il capitolo precedente, questo sarà il gran finale e mi raccomando, se vuoi tieni gli occhi aperti perché sto progettando un seguito spettacolare (a mio parere almeno ;)! ). Un abbraccio, alla prossima!




AVVISO IMPORTANTE!! Questo è, come avete immaginato, il capitolo finale perciò approfitto per dirvi che stavo pensando ad una parte aggiuntiva (sotto suggerimento di qualcuno) in cui inserire una specie di "intervista" ai personaggi, perciò fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate  ma soprattutto Che domande vorreste porre loro, perché saranno proprio le vostre richieste che scriverò ed arrangerò. Giuro che non sarà una minchiata! Un'ultima cosa, in questo capitolo è presente una scena Nc-17, chiunque non voglia leggerla è avverito e può saltarla tranquillamente. ^^
E... tenete gli occhi aperti per il seguito che inizierò a postare in Agosto, dopo il quindici.

 Buona lettura e grazie a tutti coloro che sono arrivati a leggere fino a qui.
Un abbraccio,

XxX.SilverLexxy.XxX





Capitolo 20: Breaking the Habit; rompendo l'abitudine.

Avanzo con passo malfermo lungo i corridoi di un ospedale che non riconosco, sarebbe tutto buio se non fosse per le abbaglianti luci che fuoriescono dalle molte stanze aperte alla mia sinistra, ma nonostante questa intensità solo un piccolo trapezio davanti ogni porta spicca bianco nel bel mezzo delle tenebre che continuano ad avvolgermi.
Pensavo di aver superato ormai da tempo la mia paura del buio; nonostante il mio unico desiderio è quello di fuggire non ho nessun posto dove andare, non ricordo neppure da dove sono entrato ed ho paura.
Vorrei fermarmi e rannicchiarmi contro il muro, restare lì ad aspettare – non so neppure io che cosa –, forse per sempre, non mi interesserebbe ma sarei alla mercé di qualsiasi cosa si celi nell’ombra ed ho paura.
Odio me stesso per la mia debolezza e continuo a camminare, vado avanti lentamente, seguendo con la mano il muro alla mia destra finché finalmente non arrivo in un luogo differente – ma non è ancora ciò per cui ero venuto qui – e mi ritrovo in una sala d’aspetto appena meno buia del corridoio ed ho paura.
Vedo qualcuno davanti a me, riconosco Joker che mi sta sorridendo e mi dirigo svelto verso di lui anche se già so perché si trova qui; è lo stesso motivo per cui ci sono anch’io.
Sembra un po’ malinconico ma mi abbraccia stretto, emettendo un mezzo grido di giubilo, contento di avermi incontrato.

“So che dovrei andare ma non mi và… tu vai subito?”

Mi chiede mentre mi lascia andare ed io vorrei dirgli che no, preferirei aspettare lui perché ho paura a proseguire da solo ma mi limito a scuotere la testa, manifestando la mia risposta negativa e lo vedo propormi ancora un altro sorriso, stavolta più allegro si prima.
Sento che mi afferra per un braccio e si fa strada  attraverso le tenebre, lo seguo a passo svelto, andando avanti con più sicurezza, visto che ora non sono più solo; Joker non ha paura, può sconfiggere qualsiasi cosa, finché è al mio fianco, andrà tutto bene.
Percorriamo quella che ora riconosco come la sala d’aspetto della struttura ospedaliera e dopo aver varcato una porta ci ritroviamo nella stanza dove i dottori vanno a riposarsi durante i doppi turni.
Continua ad essere buio ma troviamo subito uno dei letti a castello e ci sediamo lì, restando in silenzio per un po’, finché non sento la voce di Joker rompere il silenzio.

“Sai, ancora non capisco come sia successo.”
“Nemmeno io. Mi dispiace molto che sia andata così.”

All’improvviso mi torna alla mente il ricordo della nostra lite, ci eravamo allontanati bruscamente perché avevo rimproverato a Joker di aver tradito la mia fiducia ma non riesco tanto bene a ricordarne il motivo esatto ma vedo che il clown è pentito quindi – nonostante sia strano da parte mia – abbandono il pensiero, convinto che in fondo, va bene anche così.
Di nuovo lo vedo sorridere, stavolta vagamente soddisfatto e sento la sua mano sulla mia spalla, mi da una pacca amichevole e la lascia lì per qualche secondo; apro la bocca per parlare ma non faccio in tempo a dire nulla che un rumore improvviso fende l’aria, alto ed acuto e tutto si inonda di luce.

Memories consume
(I ricordi consumano)
Like opening the wound
(è come aprire una ferita)
I’m picking me apart again
(Mi sto sezionando ancora)
You all assume
(Tu dai tutto per scontato)
I’m safe here in my room
(Sono salvo qui nella mia stanza)
– unless I try to start again. –
(A meno che non tenti di ricominciare.)

Ora davanti a me vedo solo un soffitto di legno scuro leggermente rovinato ed in un gesto automatico ed infastidito vado a spegnere la sveglia sul comodino al mio fianco domandandomi per l’ennesima volta perché diavolo continuo ad azionarla prima di andare a letto, in fondo non è che debba sbrigare chissà che faccende nella giornata, anzi per dirla tutta non ho davvero nulla da fare tutto il giorno.
Sospiro rigirandomi tra le coperte, ripenso al sogno appena fatto, assurdo ovviamente, come tutti gli altri che sono venuti a tormentarmi ogni notte da quando…
rinuncio a restare a letto, mi alzo di scatto e per un momento resto stordito, non ho mai recuperato del tutto la salute da quando…
per un attimo provo la tentazione di spaccare qualcosa ma mi trattengo e vado ad aprire l’armadio in cerca di vestiti puliti, avevo già fatto la doccia la sera prima e se per caso finissi di nuovo l’acqua calda, sarebbe la volta buona che il proprietario di questo misero alberghetto mi sbatte fuori a calci.
Una volta vestito esco dalla stanza, sono appena le sei del mattino; a volte mi chiedo perché mi ostini a restare qui, l’oriente non mi ha mai attirato più di tanto ma quando sono arrivato, più o meno nove mesi fa, col solo intento di procurarmi i fiori blu per rimpinguare le scorte del mio gas, non ho poi più avuto voglia di spostarmi.
Ripenso a Gotham City, alle sue comodità, al clima molto più caldo, ai maggiori intrattenimenti ma non voglio tornare lì, no, non dopo…

I don’t want to be the one
(Non voglio essere quello)
The battles always choose
(Che le battaglie scelgono sempre)
‘cause inside I realize
(Perchè dentro di me capisco)
That I’m the one confused.
(Che sono io quello confuso.)

Caff-fai?”

Alzo lo sguardo e vedo, come tutte le mattine, il figlio cieco del proprietario di questo buco che puntualmente riconosce i miei passi e si diverte a chiedermi cosa faccio, sebbene credo gli piaccia semplicemente il suono delle parole, che non riesce mai a pronunciare correttamente.

“E tu? Che fai?”

Gli chiedo di rimando prima di proseguire e la sua risata argentina mi accompagna per un po’, passo per un attimo vicino ai tavoli della piccola sala da pranzo ma scarto subito l’idea di fare colazione, non ho nessuna voglia di mangiare.
Mi dirigo verso l’uscita ed una volta fuori non mi meraviglio di vedere già tutti gli abitanti di questo villaggio dimenticato da Dio ben svegli ed occupati; sono tutti mattinieri, fanno lavori semplici ed a volte mi domando come possano essere felici vivendo così, compiendo ogni santo giorno le stesse misere azioni pur sapendo che non avranno mai il minimo peso sul mondo.
Alzo lo sguardo verso il cielo, vedo il sole ancora pallido ma ben definito; in fondo chi sono io per poter dire questo di loro? Non sto anch’io vivendo una vita misera? Lascio andare un sospiro irritato ed auto denigratorio prima di voltarmi e camminare lungo le stradine disordinate e strette del villaggio, diretto al mercato – non è che ci sia molto altro qui – ed una volta arrivato non so che fare.

Clutching my cure
(Aggrappandomi alla mia cura)
I tightly lock the door
(Chiudo saldamente la porta)
I try to catch my breath again
(Provo a riprendere fiato)
I hurt much more
(Fa molto più male)
Than anytime before
(Di qualsiasi altra volta prima)
I had no options left again
(Di nuovo non mi erano rimaste altre possibilità.)

Da quando sono qui non faccio che evitare me stesso, i miei pensieri, ma più li scaccio, più questi ritornano, ricorrenti e devastanti; continuo a rivivere quella notte, è passato quasi un anno ma sembra allo stesso tempo molto di più e molto di meno. In quel periodo eravamo alle porte di Agosto ma lentamente – no, forse troppo in fretta – è tornata l’Estate, ancora una volta siamo in Giugno e qui è più difficile distinguere le stagioni.
Sono passati, confusi e dolorosi, undici mesi dall’ultima volta che li ho visti prima di saltare nel fiume e – non so se dire ‘per fortuna’ o meno – non ho un ricordo molto nitido dei fatti di quella sera, la mia memoria offuscata dalla delirante febbre che ha seguito il famoso tuffo.
Ricordo… Batman davanti a noi, che avevamo solo qualche pistola – e comunque questo tipo di armi non ha mai sortito alcun effetto sul vigilante – poi la voce di Joker, la sua risata.

Sai nuotare, Eddie?

Lì è cominciato il panico, non sapevo più dove guardare, cosa fare, non riuscivo praticamente a muovermi, la pioggia cadeva, era notte, mi sentivo come solo in cima ad uno scoglio con l’immensa distesa del mare tutta intorno a me ed io non so nemmeno nuotare.

Sarà la fine a dire chi è il pazzo tra noi due, Batsy!

Jonathan?

La voce di Harvey, per la prima volta aveva usato il mio nome di battesimo e questo mi fece paura, ancor prima di guardarlo conoscevo i suoi pensieri ed improvvisamente iniziai a tremare. Sollevai lo sguardo ma non riuscivo a costringere neanche una sillaba a lasciare la mia bocca, ero incapace di parlare, di pensare, di fare qualsiasi cosa.
Poi la presa di Harvey sul mio braccio, tentava di trascinarmi ma io mi ribellai con tutte le mie forze, lo sapevo, sarei morto se mi fossi tuffato in quel fiume e Duefacce era un pazzo a pensare una cosa del genere e poi…

Fidati di me.

Le parole che in assoluto mai avrei pensato di sentir pronunciare proprio da Harvey. Il suo tono lo ricordo benissimo, era perentorio, sicuro e da lì il black out è quasi completo, eccetto per la sensazione della caduta, il gelo dell’acqua così improvviso e doloroso, poi la corrente e la paura del momento – ero convintissimo che sarebbe arrivato – in cui Harvey avrebbe mollato la presa, ma lui non lo ha mai fatto, non mi ha mai lasciato andare.

Attaccati, Crane! Reggiti forte!

Mi aveva urlato nelle orecchie, io feci come mi diceva, mi sono retto forte non ricordo neppure a cosa, poi ho allungato la mano per cercare di afferrare Harvey, di aiutarlo ma non ne sono stato capace. Dopo quanto tempo mi sono mosso di lì? Per quanto tempo ho urlato il nome di Duefacce senza avere risposta? Poi un passo dopo l’altro in mezzo al nulla, mi veniva da piangere ed avevo freddo, ricordo solo di aver camminato a lungo ed essermi risvegliato nel letto di un mio ex scagnozzo dei tempi in cui lavoravo per Ra’s.
Avevo un polso spezzato e lui mi aveva medicato alla meglio ma non ho aspettato di riprendermi, in poche settimane mi sono rimesso in piedi ed ho cercato di rintracciare almeno uno di loro, di scoprire se fossero sopravvissuti ma non ho mai avuto notizie. Tre settimane dopo prenotai  un volo privato per l’oriente diretto in questo posto, dal quale poi non mi sono più spostato.
Era parecchio tempo che non mi permettevo più di pensare a loro, fa così male… mi torna alla mente il viso di Joker, deturpato in un eterno sorriso e quel bagliore di passioni sconfinate negli occhi… il ghigno strafottente di Nigma che in ogni occasione mostrava quanto narcisista e borioso fosse in realtà. Ma soprattutto fa male pensare ad Harvey, alla sua risata, al sarcasmo emanato da tutto il suo essere, al suo favoloso senso pratico, la rabbia che non riusciva mai a controllare… era passione anche quella.

I don’t know what’s worth fighting for
(Non so per cosa vale la pena di combattere)
Or why I have to scream
(O perchè ho bisogno di gridare)
I don’t know why I instigate
(Non so perché istigo)
And say what I don’t mean
(E dico ciò che non intendevo)
I don’t know how I got this way
(Non so come sono diventato così)
I know it’s not alright
(So che non va bene)
So I’m breaking the habit
(Perciò sto rompendo l’abitudine)
Tonight.
(Stasera.)

Mi appoggio contro il muro di una casa per qualche attimo, da un po’ di tempo a questa parte mi stanco troppo facilmente… chiudo gli occhi, poggiando la testa alla parete dietro di me e stavolta non riesco a bloccare i pensieri, mi torna in mente il viso di Harvey, tutte le cose che mi ha detto durante i pochi mesi passati ad Arkham.
Era sempre stato tutto davanti ai miei occhi, Duefacce non mi ha mai mentito e sarebbe bastato così poco, quel minimo di coraggio in più da parte mia per esaudire la sua unica richiesta di non avere paura di lui o di ciò che provavo. Non mi ha mai costretto a rivelare me stesso, ad accelerare i miei processi logici per ottenere le risposte che cercava da me; ha steso tutto ciò che aveva e che provava ai miei piedi ma io continuavo a guardare per aria spaventato da ciò che avrei visto se davvero avessi permesso a me stesso di pensare, anche solo per un attimo, a noi due.

I’ll paint it on the walls
(Lo disegnerò sui muri)
‘cause I’m the one at fault
(Perché sono io quello nel torto)
I’ll never fight again
(Non combatterò mai più)
And that’s how it ends.
(Ed è così che finisce.)

Mi sento invaso dal senso di colpa, dai rimpianti e dai rimorsi. In fondo è stata tutta colpa mia, se non fossi così irrimediabilmente debole non avrei avuto bisogno del suo aiuto, delle sue promesse, del suo sacrificio e mi dispiace di aver sempre ignorato le cose che avrebbe voluto dirmi, di non essere stato in grado di credergli.
Mi sposto dal muro e torno a percorrere le strade ingombre di bancarelle sudice, improvvisamente sento qualcosa urtarmi la schiena, mi sbilancio leggermente in avanti e quando alzo lo sguardo vedo un ragazzino sui sette anni correre a più non posso tra la folla. Strano. Però… controllo velocemente le tasche e sì, quella miniatura di un essere umano mi ha rubato il portafoglio. Sbuffo e, anche se non ne ho la minima voglia, tento di raggiungere il ladruncolo, che ora stringe tra le mani tutti i liquidi che possiedo. Continuo a correre ma presto sento la debolezza assalirmi, non curarmi mai completamente mi ha lasciato molto cagionevole ma non devo pensarci adesso, devo correre e basta!

Giusto! Fai bene ad accettarti come sei, devi rimare sempre piccolo, goffo, nevrotico e piatto!

Stringo i denti, abbasso lo sguardo e lentamente mi fermo, improvvisamente sembra non valerne più la pena e mentre tento di riprendere fiato alzo la testa, sbuffo ed apro gli occhi a guardare il cielo azzurro sopra di me. Riprendo a camminare lentamente quando sento una voce acuta gridare con un inglese evidentemente povero, alzo gli occhi e vedo il piccolo ladro immobilizzato nella presa di uno strano tipo.

Lascia me! Lascia me!

Urlava, agitandosi nel tentativo di liberarsi dell’adulto che però sembrava irremovibile; vedo l’uomo piegarsi per arrivare a guardare il bambino negli occhi e sento che sta parlando inglese molto migliore della media del luogo, forse era americano come me anche se dal suo modo di vestire non lo avrei mai detto.

“Non lo sai che se inizi a rubare già alla tua età finisci male? Forza, dammi quel portafoglio!”

E così dicendo sottrae quello che altrimenti il piccolo avrebbe ritenuto il miglior bottino della sua misera vita. Io resto fermo dove sono, non riesco a dare nessuna espressione al mio viso mentre osservo le apparenze di questo individuo: alto, forse muscoloso sotto quegli abiti eccentrici, spalle larghe, aveva una tunica sopra gli abiti, vedevo spuntare un paio di pantaloni scuri di una stoffa che di sicuro non aveva acquistato qui, un copricapo di feltro a coprire testa e spalle; non è un abbigliamento insolito da queste parti, sono in molti a scendere dalle montagne fino a qui, col viso coperto a proteggersi dal freddo e dai riflessi del Sole sulla neve.
Vedo che il bambino resta bloccato per qualche secondo anche dopo che lo straniero ha lasciato andare la presa, poco dopo sento il ladruncolo riprendersi dallo stupore e gridare qualcosa nella sua lingua mentre fugge ancor più velocemente che dopo avermi derubato. Continuo a non muovermi dal mio posto, seguo il ragazzino con lo sguardo e quando torno ad osservare l’uomo, vedo che sta venendo verso di me e poi allunga una mano a porgermi ciò che mi era stato tolto.

“Ah.. la ringrazio.”

Dico in tono educato ed un vago sorriso, non lo guardo negli occhi, sarebbe inutile visto che sono coperti dagli occhiali scuri. Prendo ciò che è mio e lo rimetto a posto in tasca; faccio per andarmene ma prima di voltarmi mi rendo conto che non c’è nessun motivo per essere maleducato con un mio connazionale, per giunta così gentile da aiutarmi.

“Mi scusi. Posso sdebitarmi in qualche modo?”
“Sì. Stando più attento.”

Mi risponde con un tono a metà tra l’irritato ed il divertito e sento il fastidio montarmi dentro; avevo giudicato quest’uomo troppo presto sembrerebbe. Non capisco, a che pro aiutarmi se poi ha dovuto parlare in questo modo? Sento le sopracciglia aggrottarsi istintivamente.

“Capisco. La ringrazio.” Concludo qui la discussione e mi volto, dandogli le spalle con l’intento di andarmene per la mia strada, quando sento nuovamente la sua voce trattenermi

 “Beh, cos’è questo tono? Niente gratitudine? Questo caratteraccio non ti porterà da nessuna parte.”

Sentito il suo rimprovero, mi sembra di poter avvertire il sangue scorrere sempre più veloce nelle vene del mio cervello a causa della rabbia, era da tempo che non mi sentivo così irritato per qualcosa e davvero, chi si credeva di essere questo energumeno, questo malefico denigratore per sentirsi in diritto di fare la predica a me senza neppure conoscermi e dandomi anche del tu, per giunta!? Di nuovo mi volto a guardarlo, tentando di nascondere i tremiti di collera.

“Scusi sa, ma non ho bisogno delle opinioni di uno come lei.”
“Uno come me?” Chiede, vagamente confuso.
“Sì. Un maleducato.”

Rispondo con voce fredda e per qualche secondo sento il suo sguardo fisso su di me, finché il suono basso della sua risata inizia a riempire l’aria, qualcosa inizia a stirarsi dentro di me quando noto le sue spalle sobbalzare, scosse dal divertimento; improvvisamente è come se qualcosa mi fosse entrata nello stomaco ed ora si stesse espandendo ad ondate in tutto il resto del corpo.

“A parte quell’aria da resuscitato dalla tomba sei sempre lo stesso, Crane. Goffo, nevrotico e piatto.”

Non riesco a pensare a nulla, sento il tremore aumentare e lentamente torno ad avvicinarmi a quest’uomo. Mi sto sbagliando, non può essere. Quando gli sono davanti, lentamente sollevo le mani fino al suo viso e lui non si scansa, mi lascia fare mentre con le dita stringo gli angoli degli occhiali scuri e li sfilo dal suo viso per guardare cosa nascondono. Trattengo il respiro, per qualche secondo non faccio che boccheggiare, finché finalmente costringo il fiato ad uscire dalla mia bocca

“Harvey!”

Vedo la piccola parte del suo viso ora scoperta contrarsi leggermente e sono sicuro che sta sorridendo dietro il velo. Senza che neppure io me ne rendessi conto, con uno slancio mi ritrovo a stringerlo con tutta la forza che ho, lo sento teso, meravigliato per la mia improvvisa dimostrazione di affetto ma dopo qualche secondo si scioglie, circonda con le braccia la mia schiena mentre con una mano mi stringe una spalla. Sembra volersi trattenere, non mi stringe forte come faccio io.

“Io pensavo fossi morto! Vi credevo tutti morti…!”
“Non era mica la prima volta che faccio un bagno fuori programma per colpa tua.”

Dice, riferendosi all’incidente del ponte mobile, quando Nigma ha manomesso il meccanismo per far precipitare in acqua la sua auto; io sento il viso improvvisamente caldo, anche in quell’occasione era stata colpa mia e non ho intenzione di sollevare il viso adesso, mostrando a Duefacce la mia reazione. Non mi viene in mente altro da dire, sono semplicemente senza parole e dopo un po’ sento di nuovo la sua voce.

“Ormai si è capito, l’acqua non mi ammazza.”

Lentamente lo lascio andare, sciogliendo il mio abbraccio e sento la sua mano sfiorare la mia mentre si riprende gli occhiali scuri, li infila nuovamente a coprire il suo viso sfigurato. Ancora non so cosa dire, continuo a fissarlo con un’aria probabilmente stupidissima ed ancora una volta è lui ad andare avanti.

“Edward e Joker stanno bene, sono spariti per un po’. Si sono stabiliti a Bludhaven e credo usino ancora la scusa del recuperare il tempo perduto per stare tutto il giorno a letto a sollazzarsi. Dopo dieci mesi direi che più che ‘recuperato’, abbiano ‘fatto scorta’. Tu, piuttosto… non avevi detto che avresti potuto benissimo trovarmi una volta fuori da Arkham? Non si può proprio fare affidamento su di te, eh!”

Quando sento le sue ultime parole è come se qualcuno mi avesse gettato un gavettone gelido sul petto, resto immobile a fissare Harvey ed inizio a sentire gli occhi inumidirsi ma non ho intenzione di versare una sola lacrima di fronte a Duefacce.

“Imbranato. – dice e lo sento ridere di nuovo ma il suo tono non sembrava volermi schernire, sembrava più il suo modo di dirmi sei fatto così, che vuoi farci? – Raccatta i tuoi stracci, torniamo a Gotham.”

I miei stracci? Per la prima volta dopo moltissimo tempo, sento che mi viene da ridere.

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È passato quasi un anno dall’evasione da Arkham… ancora adesso non riesco a riderci su, sono stati momenti davvero critici per tutti immagino; lì per lì, dopo essere stato spinto giù dal ponte non sono riuscito a preoccuparmi di nulla tranne di restare in vita. Grazie a Dio riesco a nuotare davvero bene e non appena sulla terra ferma, ho cercato Joker senza scorgerlo da nessuna parte.
Non avevo la minima idea di come nuotasse Joker ma ho immaginato – ed a ragione – non molto bene, anche se alla fine è riuscito a cavarsela in qualche modo, raggiungendomi poi lui stesso
alla nostra vecchia casa, dov’ero chiuso a lottare contro febbre ed ipotermia – più esattamente, vi è stato trascinato, delirante e febbricitante, da Duefacce – sapevamo bene che quel posto non era più sicuro ma non sapevamo dove altro andare.
Il mio clown non sembrava neppure accorgersi di avere una temperatura che a tratti superava i quarantuno gradi,  così dovetti costringerlo a letto con me per quasi un mese, prima che guarissimo almeno quel tanto che basta per non riportare danni permanenti.

Harvey non era ridotto male quanto noi, evidentemente è molto più robusto e dopo appena una settimana di riposo si è tirato su offrendosi – sì, lo avevo trovato strano in effetti – di occuparsi di tutto finché non ci fossimo rimessi; alla fine ha presentato il conto: voleva che rintracciassi Crane ed un modo per uscire dal paese inosservato – ovviamente una semplice identità falsa non gli sarebbe servita a nulla viste le condizioni del suo viso – dopo averlo visto partire per l’oriente, io e Joker ci siamo trasferiti a Bludhaven, l’isola satellite di Gotham City dove criminalità e corruzione impazzano ed imperano.
Un rumore dalla cucina mi distrae, purtroppo Joker si sta lambiccando nella creazione di uno dei suoi famosi piatti… ho sempre avuto una sorta di amore-odio per la cucina di Joker e già so che questa sarà una di quelle sere che mi faranno rimpiangere la minestra fredda di Arkham; il fatto è che quando sono io a preparare i pasti, seguo sempre alla lettera i consigli e le indicazioni delle milleuno ricette di ‘nonna qualcosa’ ed il risultato è sempre pressoché ottimo – non per vantarmi – mentre per quanto riguarda Joker, lui beh… la sua idea di ‘cucina’ consiste nel mettere in una pentola tutto ciò che a suo parere ha un buon sapore e servire poi in tavola; solo nel cinquanta percento dei casi le sue ‘opere’ sono commestibili.

Per quanto riguarda il bucato invece – eh sì, anche noi super criminali ci laviamo i vestiti – mi sono visto costretto a proibire a Joker di avvicinarsi più di venti metri dalla lavatrice; non posso neppure pensare a quanti abiti arcobaleno mi sono ritrovato nel guardaroba a causa sua… svuota i posacenere dalla finestra, allaga casa per pulire il pavimento e non so come, ma nel giro di due giorni tutte le piante della nostra nuova casa sono morte.
Un mese fa ha addirittura insistito per procurarsi un gatto – ora addormentato sulle mie ginocchia – che tenta sempre di nutrire non voglio neppure sapere con cosa, lo scuote, lo lancia in aria, lo tira per la coda ed una volta ho impedito appena in tempo che gli tagliasse i baffi per ‘vedere cosa fa senza il senso dell’equilibrio’; il tutto per poi venire da me, accigliato e stupito a chiedere

Perché diavolo questo coso appena mi vede fugge di corsa da te?!

Eh, bella domanda! Chissà come mai!
All’inizio, nei primi mesi della nostra convivenza dopo essere tornati insieme, continuavo a domandarmi perché mi ostinassi a restare con lui, mi sentivo irritato da queste sue stranezze e non sopportavo più di vederlo rompere tutti i miei schemi ogni momento ma alla fine, dopo liti continue e brevi separazioni, sono arrivato a capire che in realtà ho sempre amato tutto questo e continuerò a farlo fino alla fine dei miei giorni; tutta la mia irritazione veniva dalla paura di perderlo nuovamente e dalla consapevolezza che non ero più il solo a conoscere certi lati di lui, non mi sentivo più il privilegiato, l’unico a poterlo stringere a me e fare l’amore con lui.
La conclusione a cui sono arrivato dopo tutto questo tempo non è certo soddisfacente, l’unica cosa di cui mi sento sicuro è che farei di tutto pur di non perderlo ancora una volta.
Anche se mi hanno fatto piacere, mi hanno irritato anche quei cambiamenti che Joker sembra aver riportato dopo l’avventura col ratto volante, soprattutto dal punto di vista sessuale; le sue richieste di dolore sono più rare, il che ci permette di fare l’amore molto più spesso e francamente, secondo me anche in modo molto più piacevole, prendendoci il tempo per goderci il momento.

Sobbalzo, strappato dai miei pensieri improvvisamente quando sento un peso gettarsi sul divano in caduta libera, il gatto fugge nel panico, mi volto e vedo Joker protendersi subito verso di me, gettandomi le braccia al collo e catturando le mie labbra in un bacio passionale; da quando abbiamo ristabilito il nostro rapporto, l’ho visto trasformarsi anche sotto questo punto di vista, mai prima si era dimostrato così entusiasta, non esistevano di questi slanci di passione e divertimento nei miei confronti che invece ora ha così spesso e che ricambio, felice. Mi metto a ridacchiare, divertito mentre lo circondo con un braccio e di nuovo penso al passato, ad appena pochi mesi fa quando mi sembrava addirittura impossibile riuscire a recuperare il nostro rapporto, invece sembra che le cose si stiano aggiustando.

Ogni momento, ad ogni sua dimostrazione di affetto, vorrei dirgli che lo amo ma tutte le volte qualcosa mi frena, non so se si tratta della paura o di altro e questo spesso mi fa soffrire… passerei la vita con lui e non ho il coraggio di dirglielo, mi lambicco sempre col pensiero di cosa potrebbe rispondermi, terrorizzato dalla possibilità che potrebbe scoppiare a ridermi in faccia o peggio, farmi capire che per lui una cosa del genere invece è impensabile. Insomma ho paura di lui, come sempre, questa cosa non è mai cambiata.
Quanta strada ho percorso fino adesso per riuscire a stare al passo con Joker? Quante decisioni ho dovuto prendere che andassero contro la mia natura ed i miei interessi? Quante crisi ho affrontato, quanti momenti ai limiti dell’assurdo ho vissuto con lui, a quante conclusioni sono dovuto arrivare per capire il mio compagno e riuscire a stabilizzare un rapporto che sembrerebbe addirittura impossibile tra due persone come noi?

Ricordo ancora adesso, sospirando con sollievo, le prime difficoltà incontrate, il non capire perché a volte Joker si trasformasse, iniziando ad evitarmi e tentando perfino di farmi del male; quando capii che ruotava tutto attorno alle sue cicatrici, ho iniziato a regolarmi di conseguenza, accettando anche questo lato di lui e rispettandolo sempre, non ho mai insistito per ‘guarirlo’ da questa sua fissazione, limitandomi a dimostrargli quanto più potessi che per me quelle non contano nulla, che vederle senza il make-up non diminuiscono assolutamente il rispetto che ho per lui e soprattutto che non lo rendevano di certo più debole ai miei occhi, né tantomeno più brutto.
Quando porta il trucco, le sue cicatrici diventano motivo di vanto, le usa per terrorizzare e dare di sé l’immagine spaventosa che i cittadini di Gotham conoscono fin troppo bene, mentre senza… credo si ritenga solo un uomo sfigurato e nulla più; non mi ha mai detto davvero come si è procurato quei segni, una volta è stato suo padre, un’altra suo fratello o sua moglie… io resto convinto che se le sia fatte da solo, forse per noia o per sancire un cambiamento, ma è comunque un tirare ad indovinare e spero che un giorno possa arrivare ad aprirsi con me anche su questo.
Se dovessi dire qualcosa a Joker, sarebbe “Perfetto così.”. Certo, se poi non fossi sicuro che si metterebbe a ridermi in faccia

Siamo così diversi… io sono una persona schiava dei propri schemi mentali, ho un orgoglio ed un narcisismo mostruosi, ho il bisogno costante di alimentare il mio ego mentre Joker è una persona libera da qualunque regola o schema, non ha principi fondamentali tranne quello del chaos, – che elogia ogni volta gliene capiti l’occasione – è quel tipo di persona che tende a non arrabbiarsi mai, che se presa a schiaffi per esempio, si mette a riderti in faccia facendo passare te per l’idiota ed invitandoti perfino a farlo ancora, giusto per divertirsi di più. Una persona che riesce a ‘circondarti’
Però la nostra diversità è equilibrata, i nostri pensieri, seppure diversi nella maggior parte dei casi, hanno la stessa intensità, le nostre passioni lo stesso livello di potenza ma la cosa fondamentale, ciò che ci tiene uniti è il rispetto e la capacità di accettarci sempre per quello che siamo, senza mai tentare di cambiare una virgola, apprezzandoci sempre al cento percento. Questo ci aiuta non solo a restare insieme, ma anche ad accettare sempre un po’ di più anche noi stessi; lui non fa caso a molte cose, le accetta per come sono e basta, a suo modo sono convinto che mi ami davvero ed anche io lo faccio… vorrei solo riuscire a dirglielo.
Spesso mi domando se il pipistrello glielo abbia mai detto, se avrebbe potuto farlo senza i miei stessi timori, se possedesse ciò che manca a me e se, in una situazione diversa, avrebbe potuto riuscire a costruire con Joker un rapporto perfetto, la vera storia che avrebbe reso lo stare insieme per sempre possibile anche per il clown.
Odio il vigilante mascherato, lo invidio per la connessione che riesce ad avere con Joker, per come sono simili ed a volte sapere che però sono io quello che riesce ad accettarlo, l’unico che davvero può amarlo e con cui Joker ha deciso stare, non aiuta. Cristo, lo amo così tanto…

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Quando l’aereo procuratomi da Nigma atterra finalmente, dopo più di dodici ore, mi sento sollevato; non ho mai avuto paura di volare me il viaggio è stato così lungo che sarebbe potuto accadere di tutto ma fortunatamente, a parte qualche piccolo vuoto d’aria non è successo nulla di preoccupante.
Alzo lo sguardo su Crane, addormentato sulla poltrona di fronte alla mia e mi sporgo in avanti per allacciargli la cintura prima dell’atterraggio, immagino che questo sia il sonno più lungo che abbia mai fatto da mesi; quando l’ho trovato ieri, la mia prima reazione è stata ovviamente la rabbia, mi sentivo irritato nel vederlo così, molto più pallido di come lo ricordassi, sciupato e con quell’aria di apatia mortale, proprio lui che ha sempre avuto da ridire su ogni cosa, che non ha mai perso occasione per dire la sua o affrontare con testardaggine anche la più piccola imperfezione nella sua vita. Mi ha fatto molto male vederlo ridotto in questo modo, le borse sotto i suoi occhi si sono a malapena sgonfiate dopo tutto questo tempo passato a dormire.
Appena saliti sull’aeroplano, dopo giusto un paio di minuti di conversazione è crollato mentre parlavo ma non me la sono presa, mi sono limitato a coprirlo con un plaid e passare il tempo come potevo.

Ho impiegato più di quattro mesi per ritrovarlo, girando l’oriente in lungo e in largo, senza la più pallida idea di dove fosse ed avendo come unico punto di riferimento le informazioni – scarsissime ovviamente – che riuscivo a racimolare in giro, chiedendo se avessero visto di recente ‘un americano dall’aspetto scarno’ o se sapessero di qualche luogo dove crescessero dei fiori blu. È stato del tutto casualmente che sono incappato in quel villaggio sperduto ed ho fermato quel ladruncolo, senza avere nessuna idea di chi avesse derubato e francamente neppure del perché glielo avessi impedito.
Quando ho alzato lo sguardo ed ho visto Crane, sono rimasto incredulo; credevo mi avrebbe riconosciuto, invece non ha accennato minimamente di capire chi fossi in realtà, mi sono divertito a prenderlo in giro per un po’, finché alla fine non ha ricollegato… sono rimasto spiazzato quando si è gettato tra le mie braccia. Aggrotto le sopracciglia – beh il sopracciglio, visto che ne ho uno solo – tornando a guardare il mio compagno di viaggio e mi sembra quasi di sentire ancora la consistenza del suo essere premuta contro di me.

Non era mai capitato prima un gesto simile tra noi, perfino quando l’ho stretto a me prima di tuffarci dal ponte non era assolutamente la stessa cosa; durante tutto il tempo passato ad Arkham poi, ricordo che accadeva davvero raramente che ci sfiorassimo anche per sbaglio – togliendo i calci che ci scambiavamo di tanto in tanto sotto i tavoli e l’incidente in cella, leggendo la lettera di Joker – e mi sono reso conto solo al villaggio di quanto davvero irraggiungibile lo avessi reputato fino adesso.
Crane in fondo è rinomato per il suo odio nei confronti del contatto fisico, ho sentito dire che ha sempre evitato più che poteva perfino di stringere la mano a chiunque, se parla con qualcuno lo fa sempre da non meno di un metro di distanza. Sentirlo così vicino mi ha provocato un’emozione troppo forte ed inaspettata che alla fine mi ha lasciato un incredibile senso di inadeguatezza.

Vedo Crane stirarsi nel sonno ed iniziare ad aprire gli occhi, probabilmente svegliato a causa della compressione dell’aria durante l’atterraggio; lo vedo mettermi a fuoco e sorridere stancamente prima di strofinarsi gli occhi con la punta delle dita.

“Siamo già arrivati?” Chiede con la voce leggermente impastata.
“Dopo sedici ore è il minimo. Non ti sei svegliato neppure durante lo scalo.”
“Oh! – esclama, alzando la testa di scatto – Mi sarebbe piaciuto vedere Bombay…”

“Mh.” Rispondo semplicemente, senza nemmeno capire come mai ora senta il bisogno di essere così scontroso con lui ma c’è qualcosa di indefinito che mi irrita moltissimo nel profondo: lo volevo indietro, sono andato a riprenderlo ed ora è qui, seduto di fronte a me. Che altri problemi dovrebbero esserci? Quando distolgo lo sguardo dall’oblò noto che lui mi sta guardando allora faccio lo sforzo di sorridere.

“Bentornato in America, Crane.” Lui sorride, annuendo leggermente col capo.
“Grazie. Il carico è a posto?”
“Sì.”

Rispondo senza aggiungere altro e vedo che Spauracchio torna a guardare fuori; appena il mezzo si ferma e siamo liberi di scendere, lo vedo andare a parlare con gli addetti allo scarico merci, probabilmente dando le direttive su come trattare e dove mettere i suoi preziosi fiori in modo che non destino sospetti o si danneggino.
Mi guardo intorno in cerca dell’uomo che avevo incaricato di aspettarci all’aeroporto e lo vedo con una macchina dai finestrini oscurati; faccio un cenno al mio compagno per indicargli il nostro mezzo e quando mi raggiunge non ci scambiamo una parola, saliamo silenziosamente sui sedili posteriori, continuando a tacere per tutta la durata della corsa finché non arriviamo al mio nuovo nascondiglio. Vedo Crane fare qualche passo all’interno e guardarsi tranquillamente intorno come a valutarlo, prima di voltarsi verso di me e dire con un vago sorriso

“Ti sei scelto un buon posto.”
“Mh. È tutto merito di Nigma.”
“Ah, sì. Lui è meglio di un’agenzia immobiliare.”
“L’ importante è che il pipistrello sembrerebbe non essere stato in grado di trovarlo.”

Concludo il discorso poi prendo, tra le valige che il mio uomo ha lasciato sull’uscio, quella di Crane e superandolo nell’ingresso la porto fino alla stanza in più che avevo fatto preparare per lui; anche se non gli ho ancora chiesto se abbia intenzione di restare o meno, non mi è sembrato avere fretta di andarsene, il che mi fa sentire stranamente sollevato… anche per me è la prima volta che vedo questa casa, è spaziosa ed i mobili sembrano vecchi ma eleganti, i lampadari hanno tutti forma di candelabri, anche se odio che ci siano tante superfici lucide.
Poggio la valigia sul letto e mi dirigo verso il salone, una parete è occupata da una libreria vuota, al centro della stanza c’è un tavolino basso di vetro e legno, circondato da due poltrone ed un divano, sul quale vedo che Crane ha scelto di accomodarsi.
Resto a guardarlo dalla porta, nonostante abbia dormito tutto il viaggio, ha ancora l’aria stanca e debilitata, tiene gli occhi chiusi ma a parte questo sembra tranquillo come non ricordo di averlo mai visto, neppure prima dell’evasione… all’improvviso lo sento parlare e mi riscuoto, non pensavo si fosse accorto della mia presenza.

“È bello qui. Dovrò chiedere a Edward di trovarmi un posto simile.”
“Idiota. Se ti piace così tanto, puoi restare.”

Rispondo per poi pentirmene subito dopo, odio scoprirmi in questo modo ma d’altronde il solo fatto di aver affrontato un viaggio fino in Tibet ed averlo cercato per mesi parla già da sé e sento il cattivo umore invadermi, da tempo non riesco a provare altri sentimenti se non la rabbia; solo in compagnia di Crane mi è sempre sembrato di poter sentire altro ed ho sempre cercato, in sua presenza, di nascondere almeno i miei lati più violenti, anche se non l’ho mai visto fuggire o scandalizzarsi di fronte ad essi.
Lo sento ridere sommessamente e mi muovo all’interno della sala fino a prendere posto a fianco a lui, solo ora sento la stanchezza di questi mesi e del lunghissimo viaggio appena affrontato.

“Vedo che sei sempre in vena di complimenti.”

Non era una domanda quindi preferisco non dire nulla, sapendo che non riuscirei a trattenere la rabbia dalle parole, non è nelle mie intenzioni litigare con Crane proprio adesso, mi sento così stupido – quindi ancora più arrabbiato per questo – rendendomi conto che è impensabile che io possa ‘tenerlo con me’ troppo a lungo.
Non lo guardo, non più adesso che ce l’ho a fianco, non ho intenzione di mostrarmi troppo con lui, so quanto può essere freddo e calcolatore a volte e sentirmi analizzato – ancora una volta – da quegli occhi che all’improvviso si accendono di curiosità – come se fossi un fenomeno da circo – farebbe troppo male. Anche sapere che lui ha questo potere su di me è un’altra delle cose che alimentano la mia rabbia.
Averlo visto in quello stato giù in Tibet, per un po’ mi ha illuso, facendomi pensare che forse anche io ho su di lui un qualche effetto potente ma ora, al sicuro qui a Gotham, lontano dai villaggi desolati e dalle mura di Arkham – dove non mi sentivo troppo diverso da chi mi stava attorno – questo pensiero è tornato ad essere impossibile.

“Posso chiederti perché fai tutte queste cose per me? – Lo sento chiedere all’improvviso e per un attimo sento il cuore arrivarmi in gola… quante volte, al manicomio avevo sperato mi rivolgesse questa domanda? Eppure adesso vorrei con tutte le mie forze che se la rimangiasse. – Anche quando eravamo ancora ad Arkham, anche quando siamo evasi ed hai rischiato la vita ben due volte per me. Perché mi hai afferrato quando sono caduto nell’ascensore? E perché mi hai tenuto a galla senza lasciarmi mai? Perché hai preferito mettere in salvo me e non te, nel fiume? È quello che ho continuato a chiedermi fino adesso, credendoti morto.”

Tante domande, troppe ed ora come ora la mia mente è troppo stanca per formulare una qualsiasi risposta ma sarebbe davvero giusto, dopo averlo tanto rimproverato di non aver mai chiesto, tirarmi indietro per codardia? Giusto, sbagliato, giusto, sbagliato… allungo stancamente una mano in tasca e tiro fuori la mia moneta, la lancio, la riafferro con poca energia ed osservo il suo responso.

“Non fare domande idiote.”

Rispondo mentre, rilassandomi contro lo schienale del divano, rinfilo la moneta al suo posto nella mia tasca e lo sento ridacchiare, un suono che non sembra davvero divertito in realtà e chiudo gli occhi, smettendo di lottare contro la fatica di tenerli aperti… quando ricomincia a parlare non afferro subito ciò che dice, il ritmo ed il tono della sua voce mi cullano nel sonno.

“Scusami, pensavo ti interessasse. Credevo di conoscere la risposta ma forse mi sono sbagliato.”

Sento il suo peso sollevarsi dal divano, si è offeso o ha semplicemente deciso di lasciarmi riposare? Forse non dovrei lasciarlo andare via dopo una frase del genere ma alla fine non sarebbe meglio così? Se anche gli avessi detto la verità, confessandogli di essere innamorato di lui, che sarebbe accaduto?
In fondo, le parole che non gli ho detto fanno parte di un discorso che non farebbe comodo affrontare a nessuno dei due; lui, già quando eravamo ancora ad Arkham, ha sempre tentato in tutti i modi di evitare questo argomento, di non rendersi conto delle cose che stavano cambiando tra noi, specialmente da parte mia. Per quanto riguarda me, cosa potrei mai sperare ormai? Non posso davvero aspettarmi nulla da lui, perfino un bacio è diventato qualcosa di impossibile. Se anche decidessi di ricorrere alla chirurgia plastica a questo punto, metà del mio viso resterebbe paralizzata, visto che i dottori decisero di recidermi i nervi facciali, per evitare un dolore costante e lancinante. Con che coraggio qualcuno potrebbe volermi baciare? Per sentire la parte bruciata del mio viso e provare… cosa?

“Disgusto…”

Sento le labbra muoversi leggermente mormorando all’aria questa parola ed è davvero la più giusta.
Sento qualcosa  di leggero posarsi sulla mia fronte e sollevo un braccio a scacciarlo, pensando fosse un insetto ma quando apro gli occhi vedo sopra di me, vicinissimo, il viso di Crane ed i nostri occhi si incrociano, improvvisamente mi sento sveglissimo.

“No, non l’ho sentito.”

Sono a corto di parole, continuo a guardarlo negli occhi ed in fondo ad essi riesco a riconoscere quella particolare luminosità che acquistano ogni volta che lui diventa serio e risoluto, vedo ancora una volta, come prima, la sua testardaggine rispecchiata in quelle iridi chiare, insieme a qualcos’altro… ansia?
Il silenzio ci circonda, pesante e denso mentre sollevo una mano fino a toccargli una guancia con la punta delle dita; lentamente avvicino – più istintivamente che altro – il mio viso al suo, di poco, appena qualche millimetro e quando lo vedo non solo restare dov’è ma addirittura avvicinarsi a sua volta, piegando leggermente il viso da un lato, mi blocco, come se solo in questo momento mi fossi davvero reso conto di ciò che stavo per fare.
Resto immobile e lascio che le dita scivolino più in basso a sfiorare quelle labbra piene, che avevo sempre trovato invitanti e particolari addosso ad un uomo, le tocco appena e sento i miei occhi chiudersi lentamente, avvicinandomi ancor più, quasi colmando l’ormai breve distanza che ci separa ma più ci penso, più mi sento inadeguato e d’un tratto mi allontano completamente, tornando a separarmi da lui.

Vedo che mi sta guardando con aria stupita e non riesco neppure a trovarlo comico, è come se qualcosa mi avesse schiacciato le interiora lasciando solo un grande, incolmabile vuoto.
“Senti…”
Dico con un sospiro sento di dovergli almeno parlare, spiegargli perché non posso, quindi mi faccio coraggio ed inizio un discorso che non ho la più pallida idea di dove andrà a parare ma dopo appena qualche secondo lo vedo scattare con la testa, sbuffare ed esclamare esasperato

“Oh, Harvey, per l’amor di Dio!”

Detto questo, un secondo dopo mi ritrovo col viso stretto tra le sue mani mentre preme le labbra contro le mie e stavolta sono io a restare stupito, il mio occhio sano si spalanca oltre ogni modo ma pochi secondi dopo mi lascio andare, infilando una mano tra i suoi capelli mentre con l’altra trovo la sua ed inizio a carezzarne il dorso col pollice, portandola poi sul mio petto, sicuramente può sentire con che razza di velocità ha iniziato a battere.
Quando ci separiamo torniamo a guardarci negli occhi, finché scoppio a ridere e lui fa altrettanto appena un secondo dopo di me. Ok, sembrerebbe che per una volta sono stato io a fare la parte del ridicolo ma va bene anche così…

“Ma non farci l’abitudine!”

Dico prima di baciarlo ancora una volta, più appassionatamente, in fondo so che non ho bisogno di spiegargli il senso di quella frase ed infatti sotto le mie, sento le sue labbra piegarsi in un adorabile sorriso.

emotivamente fino a farti crollare, come un assedio a tutti gli angoli della tua mente.
I don’t know what’s worth fighting for
(Non so per cosa valga la pena di combattere)
Or why I have to scream
(O perché ho bisogno di gridare)
But now I have some clarity
(Ma adesso ho fatto chiarezza)
To show you what I mean
(Per mostrarti cosa intendo)
I don’t know how I got this way
(Non so come sono diventato così)
I’ll never be alright
(Non andrà mai ‘tutto bene’)
So I’m breaking the habit
(Quindi sto rompendo l’abitudine)
Tonight.
(Stasera.)

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Non capisco come mai, però da un po’ di tempo a questa parte, quando apro gli occhi ogni mattina, non avverto più quella sensazione di smarrimento che mi costringe ogni volta a ricordare dove mi trovo e perché… mi basta sentirmi avvolto dalle braccia di Eddie e tutte quelle cose cessano di interessarmi, se lui è con me potrei anche trovarmi in un missile e non me ne curerei. Ma perché Eddie dovrebbe portarmi in un missile? O forse la domanda giusta sarebbe perché non ci ha mai pensato prima a costruire un missile? Mah, che dovrà mai farci con una cosa del genere? Ehm… un momento, ma ha davvero costruito un missile o me lo sono inventato io? Ma che mi importa, può farci tutto quello che vuole col suo missile, io non ci salgo di sicuro! Stavo dicendo? Ah sì, del missile, beh niente in contrario a tal proposito.

Mi volto nel letto, vedo il viso addormentato di Eddie e mi viene da ridere, lo bacio sulle labbra ma niente, non sembra avere intenzione di svegliarsi per il momento… anche Brucey aveva il sonno pesante, a volte mi divertivo a infilargli cose nel naso mentre dormiva.
Il più delicatamente possibile mi districo dal suo abbraccio – ancora non si sveglia ma di che mi meraviglio, io sono sempre stato delicatissimo – e mi alzo dal letto, mi dirigo in bagno e non appena i piedi passano dal tiepido della moquette al gelo delle mattonelle mi sento svegliare del tutto, prendo una sigaretta ma quando la porto alle labbra sento di nuovo l’istinto di ridere e sono costretto a coprirmi la bocca con la mano per non fare rumore.
Mi avvicino alla finestra, Eddie non sopporta l’odore di fumo appena sveglio o subito dopo mangiato, sebbene lo tolleri più che bene durante il resto del giorno così mi sporgo per soffiare il fumo fuori, non è uno sforzo per me, adoro fumare a questa finestra.
C’è un panorama stupendo, da qui posso vedere il mare ed in lontananza si scorgono le punte dei palazzi di Gotham City.
Osservare l’oceano ha sempre scatenato in me molte fantasie! Lo immagino gonfiarsi e strabordare, assumere forme strane, animali fatti di acqua simili alle ombre che ci si diverte a fare sul muro con le mani: il coniglio, la colomba, il coccodrillo… beh oddio, forse nel mare un coccodrillo rischio di trovarcelo davvero! Di nuovo rido, pensando a quel tale incontrato ad Arkham, Killer Croc o come si chiamava…

So che un giorno dovrò tornare ad Arkham e che sarà Batsy a portarmici… non permetterei a nessun altro di arrestarmi, comunque non ho paura di essere separato da Eddie, dopo tutto quello che abbiamo passato insieme – sebbene non lo ricordi bene, la mia pelle mi dice che è così – ormai sono certo che avrò sempre voglia di tornare da lui e quando voglio fare qualcosa la faccio sempre perché sono libero. Ed è questo che piace ad Eddie di me.
Sorrido, penso a Brucey, probabilmente già lo ha capito che quando non sono libero, non sono più me stesso e che quindi l’unico modo di continuare ad amarci per davvero è questo.
Eddie non sembra più arrabbiarsi per il fatto che io provi questi sentimenti per Batsy,  mi ha detto qualcosa sull’aver capito che si tratta di due sentimenti diversi ed impossibili da paragonare o una cosa del genere… so solo che quando l’ho sentito gli ho dato ragione, non avrei mai pensato che sarebbe potuto arrivare a capire davvero. Quante volte gli avrò detto ‘non puoi capire’? Non ricordo ma sono sicuro che sono state tantissime.
Sento le dita bruciare, la sigaretta si è consumata più velocemente di quanto pensassi mentre la fumavo, così faccio per voltarmi e gettarla nel water ma mi blocco, torno a guardare giù dove una nostra vicina sta stendendo i panni.

Ha lasciato la bagnarola a terra poco distante da lei, così non mi resta che prendere la mira e… notando la caduta del mozzicone, innervosita si volta a guardare in alto ma io, prontamente, seguo il suo esempio con espressione interrogativa così che sembri che anch’io stia cercando il colpevole di un simile atto di scarso rispetto ed infine torno dentro, mi siedo sotto la finestra a ridere, tenendomi la pancia con una mano e coprendomi la bocca con l’altra, possibile che Eddie ancora non si sia svegliato?
Apro l’acqua dal rubinetto e la lascio scorrere per un po’, riempiendo un secchio; a quest’ora le tubature sono gelide ed il miscelatore ci mette parecchio a regolare la temperatura ma per me va benissimo così, mi sono sempre domandato che accadrebbe se ci fosse un’alluvione e di certo il mare non si riscalda a comando… per quanto vorrei non fosse così, l’unico modo per rendere tutto realistico è questo.
Con qualche fatica, sollevo il secchio colmo d’acqua gelida, esco dal bagno e guardo la figura pacifica ed addormentata di Eddie, mi viene da sorridere è così carino quando dorme… è l’ultima cosa che penso prima di rovesciargli addosso tutto il liquido gelido che ho raccolto apposta per lui, mettendomi a gridare

“Un maremoto Eddie, si salvi chi può!”

Quando il suo grido addolorato riempie l’aria e lui inizia a muovere gambe e braccia sconnessamente, io scoppio a ridere senza riuscire a trattenermi: oh, ecco cosa accadrebbe in caso di maremoto! Infine lo vedo scattare a sedere sul letto in un secondo, scansarsi i capelli dalla faccia e dopo essersi guardato velocemente attorno, fissare i suoi occhi spalancati su di me e nonostante l’espressione sul suo viso non abbia prezzo non riesco ad ammirarla a lungo prima che lui scatti in piedi e si lanci contro di me con furia cieca.
Riesco ad evitare il suo primo attacco ed inizio a correre, scappando per casa fino alla sala, salto il divano, mettendolo tra noi come una barriera ma dopo un po’ di tempo passato a girare attorno a questo mi sento afferrare per le gambe e cado faccia avanti come una pera, immediatamente il dolore esplode dal naso iniziando a pulsare; il bastardo si è lanciato per placcarmi le gambe, lentamente mi volto sulla schiena, grazie a Dio il naso non sembra sanguinare.

“Ahia…”
Ahia? Ahia?! Cosa dovrei farti adesso secondo te?! Hai idea di quello che ho provato?!”

Chiede con voce furiosa mentre, sopra di me usa il peso del suo corpo per tenermi inchiodato al pavimento, i miei vestiti assorbono l’acqua gelida dai suoi mentre piccole gocce fredde cadono dalle punte dei suoi capelli fino a bagnarmi la faccia… cavolo, era proprio fredda quell’acqua!
Alzo lo sguardo sui occhi, sento la sua mano tra i miei capelli, li stringe tirandoli verso il pavimento e nonostante sappia di essere in pericolo, non riesco a trattenermi dal rispondere ciò che mi passa davvero nella testa

“Beh sì, è per questo che è divertente!”

Pensavo che mi avrebbe come minimo fatto a pezzi e messo sotto sale per aver detto una cosa del genere, invece un secondo dopo le sue labbra scendono sulle mie con forza mentre sento che si fa prepotentemente strada tra le mie gambe finché non sento la sua erezione premere contro di me ed il mio corpo inizia a rispondere quasi immediatamente, lascio andare un gemito e sento di nuovo la sua voce

“Va bene essere libero… ma a volte non ti sembra di esagerare?”
“Oh! Questa è la parte in cui mi chiedi di regolarmi?”

Domando senza nessun particolare tono di voce, non so bene neppure io cosa pensare di quello che mi ha appena detto, forse non avrei mai immaginato di sentire una frase simile uscire dalla sua bocca e per cosa, in fondo, un po’ d’acqua? Porto un braccio tra il mio petto ed il suo per fargli capire che ora vorrei alzarmi, non mi va più di giocare ma le sue mani corrono ad afferrarmi i polsi per immobilizzarmi sotto di sé, per un attimo mi sento irritato da questo comportamento ma decido di aspettare perché sembra avere ancora qualcosa da dire.

“Mannò… perfetto così.

Dice semplicemente prima di scendere nuovamente a baciarmi le labbra, stavolta dolcemente e mi sento sciogliere, in fondo avrei dovuto saperlo che davvero, per lui va bene così.
Quando scende a stringermi i fianchi, sollevo le braccia avvolgendole attorno alle sue spalle, affondo le mani nei suoi capelli fradici e ben presto sento la sua lingua invadermi, cercando la mia per ingaggiarla in una sorta di danza intensa e profonda; non passa molto tempo prima che il suo respiro si faccia elaborato ed in questo momento non esiste nessun luogo al mondo in cui vorrei essere a parte questo, tra le sue braccia, sdraiati sul pavimento e riesco a contraccambiare il suo pensiero perfettamente:

Perfetto così.

Credo fermamente in questa sensazione, nonostante la mia natura volubile riesco ad affermarlo con certezza, in fondo è sempre stato da sdraiato che riesco a pensare meglio, no? Sento le sue mani stringermi con più forza, attirando il mio corpo contro il suo e premendo il suo piacere su di me, il nostro bacio si fa sempre più urgente e profondo e sento di voler fare l’amore con lui ora, qui per terra… così o da nessun’altra parte.
Uso i piedi per aiutarmi a sfilargli il pigiama e lui ben presto, capendo le mie intenzioni, si solleva su di me per assecondare questo desiderio, aiutandosi con una mano, poi sento le sue mani scendere fino alle anche, portando con loro i miei pantaloni e sollevo il bacino così che Eddie possa sfilarli con facilità.
Appena liberi da quegli unici indumenti che portavamo, lui torna a baciarmi, sento la sua erezione premere contro di me, solida e caldissima mentre le sue dita scendono a cercare la mia apertura, non fanno nessuna fatica a trovarla e non si trattengono troppo a lungo, trovandomi ancora reduce dalla notte precedente e praticamente pronto, ben presto lo sento farsi strada dentro di me.
Vengo colto da un improvviso tuffo al cuore, era moltissimo tempo che non provavo una sensazione simile durante un rapporto sessuale, dalla mia prima volta con Eddie ed anche se non capisco il perché di questo ritorno di quella bruciante passione – non che si fosse mai spenta, semplicemente si è attenuata a mano a mano che siamo arrivati a conoscerci – non posso che esserne felice.

Mentre una piacevolissima stretta mi attanaglia il ventre, serrandosi ogni volta d’accapo ad ogni sua spinta, volto la testa di lato e vedo il suo braccio davanti agli occhi, poggiato su un gomito e sull’avambraccio, i suoi muscoli sono tesissimi, il pugno chiuso nello sforzo e Cristo se è uno spettacolo, sapere che è così preso.
Lo sento abbassare il viso, le nostre guance si toccano e nonostante il bagno fuori programma di poco prima, lo sento quasi bruciare mentre i suoi gemiti appena respirati praticamente bombardano le mie orecchie… il suo respiro, parole sconnesse, il mio nome, la sua bocca, aperta per lo stupore di quelle sensazioni, che mi sfiora l’orecchio e capisco che non sono solo io a provare questa passione così forte e rinnovata.
Getto la testa indietro, contro il pavimento ed il suono ovattato dell’urto riempie l’aria, mentre continuo a gemere sempre più forte, sento una sua mano insinuarsi dietro la nuca e poi salire tra i capelli, in modo che non sbattessi più la testa ad ogni eccesso di piacere e ben presto ne ho davvero bisogno, visto che ora, ad ogni spinta, Eddie riesce a colpire proprio il punto debole all’interno del mio corpo, mi perdo completamente.

Sento il suo corpo schiacciarsi un po’ di più contro il mio in modo da imprigionare il mio sesso imprigionato tra i nostri corpi, grazie anche a questa nuova frizione, il piacere continua a salire, salire, sento di esserci quasi, stringo le braccia fortissimo attorno alla sua schiena e finalmente raggiungo l’apice, urlando il suo nome e sento anche lui consumare il suo orgasmo dentro di me con un gemito profondo,  proprio nello stesso momento e non penso esista qualcosa di più bello.
Continuo a cavalcare le ultime ondate di questo piacere immenso e dietro le palpebre chiuse vedo come un’esplosione di luce, poi un’altra, tutte di colori diversi e potentissimi, sembrano fuochi d’artificio, qualcuno sta festeggiando qualcosa… improvvisamente scoppio a ridere, rischiando di soffocare visto che ancora non avevo ripreso fiato; sento Eddie dire qualcosa e scuotermi leggermente per farmi smettere ma non riesco.
Lo sento più volte chiedermi cosa ci fosse di così divertente e quando riesco a calmarmi quel tanto che basta da riuscire a parlare, dico

“Le hai.. ahah.. viste anche tu? Ahahah!”
“Visto cosa?!”
“Quei… lampi, dietro gli occhi… ahah! Li hai visti?”
“Sì, certo! Non ti sembra normale?”
“Sì sì… per carità, è solo che… ahahah! È come se… avessimo meritato un… ahah! Un applauso!”

Ora che ha capito il perché del mio divertimento, lo sento poggiare la fronte contro la mia e ridere sommessamente insieme a me, sento il suo corpo scuotersi con leggeri sussulti divertiti e d’un tratto preme le sue labbra contro le mie in un bacio che non saprei davvero definire… esistono molti tipi di contatto e questo posso giurare di non averlo mai sentito prima, non è né irruente né leggero, semplicemente un bacio, sicuro di sé stesso come se non avesse nulla da dimostrare, un bacio dato solo per il gusto di farlo e senza la minima pretesa.
Quando avvolgo le braccia di nuovo attorno al suo collo ed alle spalle, sento le sue labbra spostarsi lungo tutto il viso per poi tornare infine di nuovo sulle mie, dove restano in un lungo bacio a fior di labbra, dopo il quale Eddie solleva lentamente la testa e mi fissa dritto negli occhi, c’è appena l’ombra di un sorriso sul suo volto, anche questa espressione lo rende diverso, come se non avesse più dubbi e non gli interessasse ricevere una risposta, lo vedo completamente sicuro.

“Ti amo, Joker.”

Io lì per lì resto in silenzio, continuando a guardare la sua espressione e capisco di essere stupito ma non per ciò che Eddie mi ha appena detto… forse se avesse pronunciato queste parole con un’espressione differente non mi sarei sentito così, forse gli avrei riso in faccia o avrei provato paura; invece sono… stupito di essere tranquillo.
Le sue parole non mi sono dispiaciute affatto e sento il mio sorriso allargarsi lentamente, lo stringo un po’ di più, attirandolo contro il mio corpo, ho una voglia matta di abbracciarlo fortissimo perché per una volta, anche se non so quanto tempo durerà, mi sento in pace, come se non ci fosse più bisogno di cercare.

“Ti amo anch’io, Eddie.”

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È passato quasi un anno dall’evasione di gruppo di quelli che sono tutt’ora i quattro più ricercati di Gotham City ed io sono riuscito a raccogliere ben poche informazioni sulla loro sorte, l’unica cosa di cui riesco ad essere sicuro è che sono riusciti tutti a salvarsi ed a nascondersi fin troppo bene; mi sono sentito così sollevato quando ho scoperto che Joker era ancora vivo… pare abbia incontrato Duefacce probabilmente poco dopo essere riuscito ad uscire dal fiume e che abbia fatto da esca, uscendo in strada e fermando un’auto, fingendosi spaventato ed in pericolo e non appena il povero autista è uscito dal veicolo per soccorrerlo, qualcun altro – inconfondibile la descrizione di Harvey Dent – lo ha steso e gli hanno rubato la macchina, diretti chissà dove.
Ho rintracciato un volo privato per Bangkok che però, al suo ritorno non sembrava avere passeggeri o carichi di alcun tipo a bordo, sono sicuro si trattasse di Crane ma evidentemente l’ex psichiatra aveva deciso di restare in Tibet per motivi conosciuti a lui solamente.
Un’altra segnalazione interessante è stata il furto di un veicolo con un sistema di sicurezza invidiabile e per quello sospetto l’Enigmista…
Inoltre ho sentito di un’alquanto stramba ‘rapina’ qualche settimana dopo, in cui un uomo con una ‘bardatura davvero eccessiva per la stagione’ pare essere entrato in una farmacia e quando il curioso proprietario lo ha riconosciuto come l’ex ‘ultima speranza’ di Gotham, Harvey Duefacce, si è scatenato il panico; sembra che l’ex magistrato allora abbia tirato fuori una pistola e puntandola dritta contro il farmacista, abbia gridato, spazientito ed arrabbiato

“Allora, visto che ti piace giocare allo stronzo che capisce tutto, mani in alto e dammi quella maledetta tachipirina!”

Ricordo lo stupore e sì, la paura di quella notte quando, seppure abbia battuto fino all’alba le rive del fiume, non avevo trovato nessun corpo vivo o morto che fosse, continuando a vagare insonne, fino allo sfinimento… per due intere giornate ricordo di non essere riuscito a dormire né mangiare al pensiero che Joker potesse essere davvero morto in questo modo – che ironia sarebbe stata, una volta lo avevo salvato dall’annegare per perderlo pochi mesi dopo nello stesso modo – quando sentii la notizia del suo avvistamento al telegiornale mi vergogno quasi di dire che è stato come ricominciare a respirare bene dopo tanto tempo.
Ripresi immediatamente a cercarli tutti per riportarli ad Arkham ma non sono davvero stato fortunato, tachipirina a parte infatti, nessuno di loro sembra essersi messo ancora in moto per tentare qualche ‘vero’ atto criminale; so che questo idillio non durerà per sempre, prima o poi l’allarme del bat computer comincerà a suonare ed io dovrò ancora una volta indossare il costume e già so che in quelle vesti, guidando la Batmobile, mi ritroverò per tutto il tempo a sperare che non si tratti di Joker, un ‘non ancora’ che continuerà per sempre.
Un giorno dovrò rivederlo per condurlo ad Arkham ancora, so anche che probabilmente sarà con Nigma e che vederli insieme farà male come non mai. Chiudo gli occhi contro la luce azzurrina del computer, ho un principio di quello che a breve diverrà un insopportabile emicrania ed ancora, non ho nessuna idea di dove andare a cercare questi criminali, finché non si muoveranno sarà difficile rintracciarli.

Se non riesci a pensare così, sdraiati a terra, magari funziona!

Sento me stesso ridacchiare sommessamente, questo suono basso riempie l’aria riecheggiando tra le pareti della caverna attorno a me ed è quasi come se Batman, reso in forma fisica al mio fianco, avesse emesso quella risata ed io l’avessi solo ascoltata… porto le dita a strofinarmi gli occhi dolenti e li sento leggermente umidi sotto i polpastrelli, allontano subito la mano; ricordo che quando lui disse questa cosa, io scoppiai a ridergli in faccia, continuando con ancor più fervore una volta capito che Joker non stava affatto scherzando e che anzi si era sentito anche offeso dalle mie risa. Mi alzo dalla sedia, camminando lentamente verso il centro della caverna.

Beh, perché ridi? Non lo sai che perfino io ho avuto le migliori idee guardando il cielo? O il soffitto, a seconda dei casi!

Sento di nuovo il sorriso costringere le labbra a stirarsi, mi fermo nel bel mezzo dell’enorme spazio vuoto, alzo la testa a guardare la cavernosa parete superiore e dopo un po’ piego le ginocchia, incrociando le braccia dietro la testa e mi stendo sul pavimento gelido, mettendomi a guardare le varie stalattiti ed i pipistrelli annidati ed addormentati a testa in giù.
Stavolta con amara ironia, riprendo a ridacchiare per qualche attimo, l’eco si spegne quasi subito e mi sento preso in giro dalla vita, perso nei miei sentimenti ancora così potenti eppure confusi, indecisi, vorticanti; vorrei tornare a quella chiarezza che avevo al suo fianco, in un certo senso mi sentivo sicuro sebbene la situazione fosse precaria, invece ora non so cosa pensare, mi sono cullato sempre troppo sugli allori in sua presenza.
Era scontato che sarebbe andata a finire così un giorno, eppure ancora non posso fare a meno di sentirmi a volte addirittura disperato, anche se il più delle volte preferisco non pensarci, come adesso che preferisco perdermi guardando il tetto roccioso sopra di me.
Anche se non ci avrei mai creduto, mi sento davvero come aveva detto lui, più rilassato, riesco a pensare meglio sdraiato… sento lo scrosciare sommesso della sorgente lontana.
Chiudo gli occhi.

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Quando varco la soglia della caverna, mi stupisco di non vedere il signor Wayne seduto come al solito davanti al Batcomputer e pensando che fosse salito di nuovo in casa faccio per voltarmi e tornare sui miei passi quando il mio sguardo viene attirato da un’ombra, una figura scura riversa in terra, riconosco il signorino Bruce e scatto in avanti per raggiungerlo ma dopo poco mi rendo conto che non è ne ferito ne colto da malori di nessun tipo, per quanto strano possa sembrare ha semplicemente deciso di sdraiarsi a terra, ma mi sento comunque sollevato. Lentamente lo raggiungo, già sapendo che l’umidità di questa grotta ucciderà la mia schiena .

“Potrei sapere signor Bruce, il perché di questo… peculiare comportamento?”

Lo vedo aprire gli occhi e sporgere leggermente la testa indietro per guardarmi e quando mi riconosce sorride leggermente, in modo quasi sereno e mi sento atterrito da quell’espressione, quella è la faccia di qualcuno che ha perso tutto, una cosa che speravo di non dover mai più vedere sul viso del signor Wayne, dopo la morte dei suoi genitori.

“Con i piedi a terra non riuscivo a pensare.”
“Mi permetto di ricordarle che siamo pieni di letti nella villa.”
“Ma Alfred! Non sarebbe assolutamente la stessa cosa!”

Mi sento rimproverare scherzosamente ed io sospiro, alzando gli occhi al cielo e  lentamente, con cautela, mi stendo al suo fianco, mettendomi a guardare anch’io verso il soffitto… è roccioso, pieno di pipistrelli e luccicante di quell’umidità che ucciderà le mie ossa nei prossimi giorni.

“Fino adesso com’è andata? È riuscito a pensare un po’ meglio?”
“Io sì. E tu, Alfred?”
“Con rammarico devo ammettere che sono riuscito solo a prendere il mal di schiena.”

Con la coda dell’occhio percepisco al mio fianco il movimento del signor Wayne che si solleva appena sui gomiti, sollevando il busto dal terreno e immediatamente dice

“Forse hai ragione, dovremmo alzarci…”
“Mannò, mannò… - non so neanch’io perché l’ho fermato, me ne sto già pentendo – allora signore, come procede la sua ricerca?”
“Per ora ancora nulla.” Dice, tornando a poggiare la testa sulle braccia incrociate.
“Se posso permettermi… sono passati molti mesi e mi stavo domandando se se la sentisse finalmente di parlarmi di come sono andate le cose col signor Joker. Che è successo?”

Non sapevo se fosse il caso o meno che lo chiamassi ‘signore’, in fondo il Joker per me continuava ad essere poco più di un mostro ed infatti c’è voluto da parte mia uno sforzo non indifferente per aprire la mia mente ed affrontare questo discorso; al mio fianco percepisco un altro movimento, il signorino Bruce ha voltato la testa di scatto a guardarmi, evidentemente stupito per il fatto, non tanto che sapessi, ma che alla fine ho portato a galla l’argomento. Dopo poco sento la sua bassa risata amara, dura pochi attimi e poi mi risponde

“È successo che mi ero sentito rinascere. Adesso sto quasi peggio di prima ma in un certo senso… ho capito che posso superare di tutto. Certo è finita, ma non penserò mai che sia stato inutile… il pipistrello almeno, non mi tormenta più.”

Dice, annuendo verso il costume di Batman nella teca.

“Ah, vedo allora che davvero stare steso la aiuta a pensare! In fondo anche io devo ammettere che è comodo. Chissà perché non mi ero mai sdraiato a terra, prima!”

Sento il signor Wayne scoppiare a ridere per la prima volta da quasi un anno e non potrei essere più contento per lui, anche se ha detto di essere a pezzi sentimentalmente – e non ne dubito affatto – credo che davvero il passato abbia infine smesso di tormentarlo e probabilmente, anche se prima non lo avrei mai pensato – e anche adesso non è che mi faccia particolarmente piacere questa nozione – stare vicino al Joker gli è stato realmente di aiuto.
Questo nuovo Bruce Wayne racchiude in sé sia l’uomo che l’eroe, mi sembra molto più forte e, sono sicuro, se giocherà bene le sue carte restando sempre onesto con sé stesso, avrà davanti a sé un futuro molto più sereno ed io non posso che esserne felice.


  
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