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Autore: Elenie87    09/08/2019    8 recensioni
Guardò stupita l’anima del mezzo demone nella sua mano, conscia che tra pochi istanti questa sarebbe scomparsa in mille frammenti.
Sorrise. Non aveva mai visto un’aura così pura e forte; egli non aveva avuto alcun tentennamento.
Ridacchiò, scuotendo la testa. Mai nessuno gli aveva parlato con tanta sfrontatezza e altrettanta decisione. In tanti anni di battaglie, nessun animo si era mostrato forte quanto quello del mezzo demone. In molti, al suo posto, avrebbero desistito.
«Inuyasha. Va’. Riposa, adesso» sussurrò.
L’anima del giovane si mosse in un leggero sfarfallio, poi scomparve, brillando come miriadi di stelle.
Guardò la luce svanire, poi ripeté le parole che gli aveva preannunciato.
Esse si persero tra le pieghe del tempo.
Passeranno le lune nuove, passeranno notti di tenebra.
Passeranno i secoli e nasceranno nuove stelle.
Attenderai nel tuo sonno, riposerai nel silenzio.
Il soffio di vita resterà immutato, sino a quando si farà di nuovo carne.
Non vedrai luce, non udirai conforto, non odorerai profumi.
Cesserai di esistere, perché questo è il prezzo.
Il prezzo della vita, per rivederla.
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Sorpresa | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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IN TUTTI I MIEI PUNTI DI VISTA






 
Quando uscì dal Bar, erano le 18 passate. La leggera brezza serale le scompigliò i capelli color pece e inspirò a pieni polmoni il profumo dei fiori portati dal vento.
Guardò distrattamente l’orologio, ricordandosi di dover passare al market per comprare quanto chiesto dalla madre. Per fortuna, la distanza tra il supermercato e casa non era molta, avrebbe fatto in fretta.
Caricò meglio lo zaino in spalla ed affrettò il passo. Si sentiva stanca, la giornata era stata dura. I ricordi l’avevano tormentata in ogni ora del giorno e la notte insonne non era stata d’aiuto.
Si passò una mano tra i capelli, ricordando il momento in cui Inuyasha era corso da lei per salvarla dalle tenebre della sfera. Se sfiorava la pelle delle dita le pareva ancor oggi di poter avvertire il calore dell’abbraccio in cui l’aveva stretta con disperazione.
«Come se non avesse mai voluto lasciarmi andare…» sussurrò al vento. Ed ecco di nuovo, puntuali, le lacrime salire agli occhi.
Sciocca, non fai che torturarti, si disse. Prendendo un respiro profondo, accantonò ogni pensiero, giungendo finalmente davanti al market.
 
Cinque minuti dopo stava uscendo da lì con il sacchettino raffigurante il logo del supermercato.
Aveva trovato i funghi shitake, ma non aveva resistito dal comprare anche delle brioches calde da mangiare la notte con un po’ di latte, perché certamente si sarebbe svegliata in preda all’angoscia e ai ricordi.
Quando accadeva, si alzava e dirigeva in cucina, per poi prepararsi qualcosa di caldo.
Sospirò tristemente, mentre camminava sul sentiero che costeggiava il parco, guardando la volta celeste tingersi di rosso.
Rosso, come il suo Kariginu. E con quelle nuvole bianche, il cielo gli assomiglia proprio.
Sorrise, sentendosi ridicola. Si era data solo poco prima della sciocca, ma sapeva di essere bugiarda nel promettersi di non pensarlo.
La verità era che tutto aveva perso ogni colore, ogni vitalità.
I giorni passavano e sembravano tutti uguali. Il suo futuro era grigio, perché in ogni scenario senza Inuyasha, non vi era amore. Aveva immaginato così tanti frangenti del futuro, che aveva perso il conto.
Ma da qualsiasi punto di vista provasse a scrutare la sua vita, in ogni possibilità lui era sempre presente.
Arrestò il passo, chiudendo gli occhi.
«Mi pensi mai, Inuyasha?» bisbigliò al vento. Inspirò ed espirò, per calmare quel dolore sordo che la colpiva negli attimi di mancanza.
A volte, ho così paura che sia stato tutto un sogno…
Sollevò le palpebre e guardò dritto di fronte a lei. Nemmeno si era resa conto di essere ormai arrivata alla base dei gradini del tempio Higurashi.
Mosse un passo, accompagnato dall’ennesimo sospiro, quando qualcosa la obbligò ad arrestarsi di nuovo.
Intravide una figura indistinta, ferma in cima alla scalinata.
Un ragazzo, con i capelli neri, legati in un’alta coda, era immobile, con lo sguardo fisso sulla sua figura, mentre teneva le mani nelle tasche dei pantaloni.
Sembrava in attesa di qualcosa.
Kagome arcuò un sopracciglio, sentendosi improvvisamente nervosa.
Perché qualcosa, in quei lineamenti sfocati, le era familiare?
Si inumidì le labbra, avvertendo un nodo alla gola incomprensibile.
Lo sconosciuto prese a scendere i gradini, lentamente e con passo misurato; quando gli fu abbastanza vicino la giovane sentì un tonfo all’altezza del petto.
Non è vero. Non è reale.
La mano, come privata della forza, lasciò cadere a terra il sacchetto della spesa, mentre i suoi occhi grigi mettevano a fuoco l’aspetto del ragazzo e i polmoni arrestavano la respirazione.
Sebbene fasciato in un paio di jeans e una maglietta bianca, avrebbe riconosciuto ovunque quella postura fiera, quelle braccia tornite e quello sguardo malinconico.
E i capelli: neri come la notte, ma ricordava ancora la morbidezza di quei fili setosi.
Infine, le pozze d’ambra.
Annegò nell’oro, mentre si portava una mano alla bocca per soffocare un singhiozzo e calde lacrime prendevano a scendere sulle sue guance.
Il cuore batteva così forte che pareva scoppiare.
Lui discese l’ultimo gradino, fermandosi di fronte a Kagome, lasciando solo pochi passi a dividerli.
La giovane respirava affannosamente, sentendosi prossima allo svenimento.
Se era uno scherzo o un’ illusione, sperava solo finisse al più presto. Non avrebbe retto la delusione di vederlo scomparire.
Ma lui non svanì e restò lì, con le mani in tasca e una espressione indecifrabile, puntando gli occhi d’ambra in quelli grigi e increduli della ragazza.
Lo fissò smarrita per istanti interminabili di silenzio, quando le labbra del giovane si mossero, facendola sussultare.
«Quando viaggiavamo insieme mi arrabbiavo spesso, perché eri costantemente in ritardo. Sono persino venuto a prenderti nel tuo mondo, in qualche occasione, poiché avevo l’impressione che tu non arrivassi mai. Altre volte, invece, ho dovuto aspettare il tuo ritorno, raccontandomi che l’impazienza che sentivo era solo il desiderio di concludere al più presto la ricerca dei frammenti»
Inuyasha fece una pausa e lei credette che il cuore potesse scoppiarle in petto da un momento all’altro.
«Questa volta sono stato io a prendermi il tempo necessario per poter tornare da te… e mi chiedo se tu hai fatto come facevo io» aggiunse, senza distogliere lo sguardo dal suo. «Hai aspettato, Kagome?»
Lasciò che una lacrima scivolasse lungo la guancia, mentre un sorriso, di contro, faceva capolino sul volto.
«Stupido. Certo che ti ho aspettato» mormorò. «Sempre» aggiunse, mentre azzerava la distanza che li separava, lasciando che le braccia di Inuyasha la avvolgessero e stringessero a sé.
Oh, Dèi, è qui! È qui con me! Non è un sogno.
Un singhiozzo incontrollato uscì dalle sue labbra assieme a una risata di gioia.
Inspirò il suo profumo e si sorprese di quanto bene lo ricordasse: aspro, forte.
Inuyasha si chinò, affondando il viso tra i suoi capelli d’ebano.
 
Cielo, quanto gli era mancata.
La sentì afferrare la maglietta bianca tra i pugni, affondando il viso nel suo petto e mormorare:
«Sei qui»
La strinse più forte, notando come fosse piccola tra le sue braccia. Più piccola di come la rammentasse.
Kagome si scostò un poco, asciugandosi le gote, poi gli sorrise.
«Come hai fatto?» chiese ancora incredula.
Inuyasha sorrise a sua volta.
«Ho dormito qualche secolo» rispose, con un ghigno beffardo.
Lei lo guardò stranita.
«Non capisco. Non si è aperto il passaggio attraverso il pezzo?»
Il giovane negò con la testa e solo allora gli occhi di Kagome si soffermarono sui suoi capelli color pece; gli afferrò una ciocca, carezzandola piano.
«Sei umano…» bisbigliò. «Come…?»
Inuyasha ridacchiò e quando la vide arrossire, sentì una fitta piacevole attraversargli il petto.
Dèi, quanto era bella.
«Quando il passaggio ha smesso di collegare le nostre epoche ho passato diverso tempo a cercare un modo per riaprirlo. Purtroppo non ebbi fortuna» ammise con uno sguardo malinconico che provocò a Kagome una dolorosa stilettata al cuore.
«Erano trascorsi mesi da quando te ne eri andata. Un giorno degli uomini del villaggio raccontarono che, in un luogo non lontano dal pozzo, era apparsa una sacerdotessa dai poteri incredibili»
Lei si accigliò.
«Una sacerdotessa?» ripeté pensierosa.
Inuyasha ghignò. Era ovvio che non potesse avere idea di chi stesse parlando.
«Così, incuriosito, mi recai sul monte dove lei pareva aver creato un luogo sacro, ove si diceva compisse purificazioni e riti potenti.  Quando la trovai, lei mi stava già aspettando»
Kagome si sentì ancora più confusa.
«Com‘è possibile? Poteva vedere il futuro?» gli domandò,  Inuyasha incrociò le braccia.
«Non ne ho mai avuto la certezza, ma a giudicare da ciò che ho avuto modo di constatare, i suoi poteri sono inimmaginabili» disse.
«Cosa accadde dopo?» lo incalzò, non riusciva a trattenere la curiosità.
Inuyasha si grattò pensieroso il capo, poi incrociò le braccia al petto.
«Beh, a dire il vero… sono quasi morto»
 
«Ti stavo aspettando, Inuyasha»
La voce della donna, alle sue spalle, lo colse completamente impreparato, facendolo sussultare.
Non aveva udito alcun suono, né percepito alcun odore.
Le iridi dorate cercarono la sacerdotessa e quando si posarono su di lei sussultò.
I capelli castani, leggermente mossi, ondulavano mossi da una brezza inesistente. Gli occhi scuri, ma buoni e gentili, gli sorridevano.
«T-tu sei…» balbettò, non certo se potesse avere senso pronunciare quel nome.
Lei inclinò il capo di lato.
«Ne sei sorpreso?»
Il mezzo demone deglutì, confuso.
«Cosa sei? Non sei umana» chiese Inuyasha. Era ovvio che la sacerdotessa non fosse viva, eppure, non aveva nemmeno l’aspetto di un essere moribonda, come lo era stata Kikyo, appesa tra la vita e la morte.
«Sono diventata uno spirito errante e protettore. Gli Dèi non ritengono sia ancora il momento di riprendersi la mia essenza» gli disse, poi sorrise misteriosa.
«So perché sei qui, Inuyasha»
Lui si accigliò, improvvisamente sulla difensiva.
«Che vuoi dire?» domandò guardingo.
La sacerdotessa ridacchiò.
«Hai udito voci di una potente sacerdotessa in grado di purificare i demoni con un solo tocco. Hai sentito persone che dicevano che potesse salvare uomini dalla morte…» asserì; Inuyasha sentì il proprio cuore aumentare le palpitazioni.
«… dunque, sei venuto sin qui per pormi una domanda. Mi sbaglio, forse?»
La gola si chiuse, già arsa.
Come poteva conoscere il quesito che era nato nel profondo della sua anima e lì custodito gelosamente?
La donna non sbagliava, affatto. La curiosità e l’istinto si erano manifestati potenti, a causa di quelle chiacchiere al villaggio, e la speranza l’aveva spinto a compiere quel viaggio.
Miroku e Sango avevano compreso sin da subito il perché li stava salutando con quel fare così diverso dal solito, e loro l’avevano  abbracciato stretto con le lacrime agli occhi, augurandogli “buona fortuna”.
Quindi, forse... lei era in grado?
«Puoi farlo?» domandò con voce roca e carica di dolore. «Puoi riaprire il passaggio?»
Non diede ulteriori dettagli, poiché era chiaro che la donna avesse un qualche potere mistico che gli permetteva di leggergli nel pensiero -o una diavoleria simile-.
Lei sorrise e, sorprendentemente, scosse la testa.
Il mezzo demone strabuzzò le palpebre.
«E-Eh?...Dannata!» ringhiò Inuyasha. «Mi prendi per il culo? Che diavolo significano, allora, tutte queste chiacchiere?!»
Imperturbabile, la sacerdotessa si avvicinò a lui, fermandosi a pochi passi dalla sua figura.
«Il pozzo non si riaprirà. Così è stato deciso dagli Dèi» esordì, puntando gli occhi castani in quelli d’ambra del mezzo demone.
«Feh!.» soffocò un’imprecazione, poi strinse i pugni, sconfitto. Maledizione, che diavolo ci era venuto a fare sin qui? A farsi prendere per i fondelli da uno spirito errante?
«Tuttavia, se lo desideri, c’è ancora un modo»
Sussultò profondamente ed alzò il capo di scatto, nell’udire quelle parole.
La sacerdotessa sorrise, osservando le pozze cariche di speranza di Inuyasha.
«Quale» mormorò lui. Se c’era anche solo una strada per rivederla, lui l’avrebbe percorsa.
«La morte»
Ancora una volta, Inuyasha sobbalzò, questa volta per la freddezza di tali parole.
Cos..?, pensò.
Una vena prese a pulsare sulla fronte, segno che la pazienza stava giungendo al termine.
«Maledetta, cosa diamine vai blaterando?!» grugnì, estraendo Tessaiga.
La sacerdotessa restò impassibile e, con un solo gesto della mano, richiamò a sé la spada, la quale venne tolta senza alcuna resistenza dalle mani di Inuyasha.
«Che cosa?! Come hai fatto?!» urlò, sorpreso all’inverosimile. Si era impossessata dell’arma senza che lui potesse fare alcunché.
«Dannata, ridammi Tessaiga!» urlò, sgranchendo gli artigli e preparandosi all’attacco.
«Vuoi uccidermi, Inuyasha? È tutto qui il tuo amore per Kagome?» disse sibillina.
Il braccio teso, pronto ad attaccare la sacerdotessa, venne arrestato per volontà, nell’udire quel nome.
Ringhiò, tremante per la tensione. Non capiva, non ci capiva più niente! Era un’amica o una nemica? E come sapeva così tante cose di lui?
«Che diavolo ne sai tu, di cosa  mi lega a Kagome?» sbraitò.
La donna si avvicinò a lui.
«So ogni cosa necessaria. So che la ami, la desideri, ma non puoi averla. So che anch’ella ti ama e ti desidera, ma non può tornare. Il vostro tempo è diviso tra presente e passato e questo fatto è invalicabile»
Lasciò la frase in sospeso ed Inuyasha strinse i pugni, in attesa.
«Stammi a sentire, tu! Adesso mi dici cosa diavolo hai in testa e come rivedrò Kagome! O ti faccio fuori» sbraitò.
Lei restò impassibile, poi la sua voce riempì il vuoto.
«Passeranno le lune nuove, passeranno notti di tenebra. Passeranno i secoli e nasceranno nuove stelle. Attenderai nel tuo sonno, riposerai nel silenzio. Il soffio di vita resterà immutato, sino a quando si farà di nuovo carne. Non vedrai luce, non udirai conforto, non odorerai profumi. Cesserai di esistere, perché questo è il prezzo. Il prezzo della vita, per rivederla»
Che?!, pensò. Ma che cavolo andava blaterando?
«Non comprendi?» gli disse. «Ebbene, sarò più chiara: in questo tempo e in questa vita non ti è permesso di amarla. La rivedrai, certo, ma prima dovrai cessare di esistere. Null’altro ti è concesso sapere di più. Questo è il prezzo»

Doveva morire?! Possibile che stesse intuendo bene?
Sentì il cuore accelerare.
Cessare di esistere.
Era pronto a farlo? Poteva fidarsi di quella donna? L’istinto gli diceva che, per quanto lo inquietasse e lo facesse incazzare, lei non mentiva.
Si bagnò le labbra aride con la lingua, poi strinse i pugni.
La sacerdotessa sorrise e puntò Tessaiga al suo petto.
«Ti trafiggerò con la tua spada. Lascerai che lo faccia, o mi fermerai?» gli chiese, spingendo la lama appuntita contro la sua pelle. Istintivamente mosse un passo indietro.
E se mentisse?, si chiese. Come poteva crederle? Sebbene conoscesse delle sue gesta, come poteva sapere se diceva il vero?
Si umettò le labbra nervoso, di nuovo.
«Ho bisogno di pensarci» ammise.
Lei sorrise.
«Hai tutto il tempo. Questo è un luogo sacro, ma puoi restare» gli disse, arretrando di un passo e abbassando la spada.
Inuyasha annuì, ma quando la vide voltarsi e allontanarsi con Tessaiga sussultò.
«E-ehi, aspetta, dannata! La mia spada!»
Quella ridacchiò, ma non si degnò nemmeno di girarsi.
«Oh, la tengo io. Fino a quando non prenderai una decisione»
Il mezzo demone ringhiò, imprecando sonoramente.
«Dove diavolo vai?!» sbraitò, fissando la sua schiena.
«Nella mia grotta. Io vivo lì» sentì la risposta echeggiare nella radura, poi lei scomparve alla sua vista e il silenzio lo avvolse.
Sbuffò, sedendosi a terra e afferrandosi il capo con le mani.
Aveva un gran mal di testa.
Cosa diavolo doveva fare? Era giusto lasciare tutti? E quella donna, era buona d’animo?
Sussultò, mentre un pensiero gli accese una flebile speranza: Tessaiga non l’aveva respinta. La spada poteva perfettamente percepire la malvagità, ma non aveva reagito nei confronti della sacerdotessa.
Quindi, lei non poteva essere una nemica.
E se fosse un trucco? Se vi fosse un secondo fine?
Sospirò, appoggiando la schiena alla corteccia di un albero guardando il cielo.
La luna stava iniziando a fare capolino nella volta celeste. Presto sarebbe giunta la notte. Chiuse gli occhi, lasciando che il sonno lo cogliesse e potesse portargli consiglio.
 
E se Kagome non mi stesse più aspettando?
Si svegliò nel cuore della notte con la fronte imperlata di sudore e la domanda più terrificante a rimbombargli nella mente.
E se si fosse rifatta una vita?
Poteva accaparrarsi il diritto di ripiombare nella sua esistenza e sconvolgerla?
«Cazzo...» sussurrò roco.
Cercò di calmare il battito del suo cuore respirando profondamente.
Una volta aveva espresso questa paura con Sango e Miroku, eppure loro l’avevano rassicurato, a loro modo.
«Non possiamo sapere come se la passa Kagome, nel suo mondo. Però sono certo di una cosa, Inuyasha: se non tenti, non potrai mai sapere se lei ti sta ancora aspettando» aveva detto il monaco con una strizzatina d’occhio.
Sango gli aveva messo una mano sulla spalla.
«Non hai, forse, detto tu stesso che senza Kagome sei infelice?»
Nel ricordare quelle parole il cuore prese a battere forte e potente, sino a sentirne il rimbombo nelle orecchie.
Sono proprio un idiota, si disse. Stava lì a farsi mille domande ma non avrebbe mai avuto risposta a nessuna di quelle.
La ami?, gli chiese la voce interiore.
Sì, maledizione!
E vuoi rivederla?, aggiunse. Sbuffò, Schiaffeggiandosi la faccia.
Che domande idiote.
E cosa sei disposto a fare, pur di riaverla?
Silenzio. La sua mente si arrestò su quel quesito, poi dopo qualche istante, sorrise malinconico.
L’alba era finalmente giunta.
 
Entrò nella grotta, ove l’aveva vista dirigersi la sera prima.
Quando la chiamò - il sole era appena sorto- non lo fece certo gentilmente.
La donna ricomparve, tenendo sempre nella sua mano Tessaiga.
«Hai, dunque, fatto la tua scelta?»
Il mezzo demone deglutì. L’aveva fatta, certo, non senza paura.
Ma se vi era un solo modo di rivedere Kagome, la sua Kagome… doveva tentare.
In fondo, cos’era la vita senza di lei? Dopo aver scoperto l’amore, la dolcezza, l’accettazione in quel mondo che pareva non avere un posto per lui, con la chiusura del pozzo aveva perso tutto. E lui, quel tutto, lo rivoleva, a qualunque costo.
Ella gli puntò nuovamente la spada al petto, cancellando dal volto ogni traccia di clemenza.
Inuyasha trattenne il fiato per un istante, poi ringhiò.
«Se osi ingannarmi, se non la rivedrò… troverò un modo per tornare e ti ucciderò con le mie stesse mani. È una promessa» sibilò, senza distogliere le iridi ambrate da quelle scure della donna.
Lei non rispose e attese per secondi infiniti che lui si tirasse indietro, attimi scanditi solo dal respiro affannoso di Inuyasha,
Ma lui restò lì, immobile.
Così, la donna allungò il braccio, lasciando che la spada trapassasse il corpo del mezzo demone.
Egli sgranò gli occhi, soffocando un gemito e annaspando per il dolore straziante; incapace di restare sulle sue gambe si accasciò in cerca d’aria.
La donna sorrise e scosse la testa.
«Incredibile. Hai davvero lasciato ti uccidessi» mormorò. Con un sospiro incredulo ritirò la spada dal suo corpo, gocciolante del sangue di Inuyasha.
Tuttavia, non appena l’arma venne estratta, il sangue scomparve, così come ogni dolore dal corpo bruciante del mezzo demone.
«Cosa?...» mormorò affannato, avvertendo il corpo formicolare e la sofferenza attenuarsi, sino a cessare totalmente.
Guardò incredulo il suo petto e notò che non vi era alcuna traccia della ferita.
«Un’ illusione?» domandò con stupore, alzando gli occhi verso il volto della sacerdotessa.
Quella ridacchiò.
«Sono colpita, Inuyasha. Hai superato la prova» disse, porgendo l’elsa della spada a Inuyasha.
Lui, con sguardo incredulo, la afferrò, issandosi in piedi.
Una prova?, pensò, assottigliando le iridi ambrate, mentre un spiegazione logica si materializzava nella mente:  si era dovuto meritare Kagome?
«Mi hai giocato, dannata» sibilò, seriamente incazzato.
La sacerdotessa fece spallucce, ma gli sorrise.
«Ho vinto» enunciò Inuyasha, mentre un ghigno nasceva spontaneo sul volto improvvisamente più sereno.
Al diavolo. E adesso...
«Avanti» ringhiò, avvicinandosi a lei. «Conosco il prezzo» 
 
Kagome non aveva quasi respirato, incredula e totalmente incantata da quel racconto.
«Quindi sei… rinato nella mia epoca?» mormorò, inspirando il profumo della pelle del ragazzo.
Inuyasha le sorrise. Un sorriso caldo e rassicurante che le fece vibrare il cuore.
«Presumo di sì. Ho iniziato ad avere una strana consapevolezza che fossi in questo mondo per uno scopo, sin da piccolo. Più crescevo, più i ricordi della mia vecchia vita si manifestavano. All’inizio è stavo davvero complicato» ridacchiò, e Kagome deglutì. Non ricordava che Inuyasha avesse una risata tanto… sexy.
«Finché un giorno, circa tre mesi fa, ho rimembrato Kikyo, Naraku, la sfera. E te» concluse, carezzandole dolcemente una guancia.
«Ho finalmente ricordato qual era mio scopo, cosa fosse quel senso di insoddisfazione che mi attanagliava da sempre. Dovevo trovarti» concluse, afferrandola per i fianchi ed attirandola a sé.
Kagome trattenne il fiato, sentendo il cuore balzarle in gola.
«Così ti ho cercato…» mormorò, mentre gli occhi dorati bruciavano di un sentimento così profondo che toccò la ragazza nel profondo.
«E mi hai trovato» concluse lei in soffio, affondando il viso nel suo petto caldo.
«Non che vi fossero molte famiglie Higurashi, a Tokyo, che gestiscono ancora un tempio» ridacchiò il ragazzo, e lei sorrise, accentuando l’abbraccio.
Sentì Inuyasha chinarsi e immergere il volto tra i suoi capelli d’ebano con un mugugno di disperazione, e lei sussultò, stupita.
Quanto doveva aver sofferto anche lui? Quanta mancanza poteva aver provato, tanto da arrivare ad accettare un prezzo così alto, per rivederla?
«Sei morto per me. Stupido» bisbigliò con la voce rotta dall’emozione.
Avvertì le braccia del ragazzo stringerla con veemenza.
Le lacrime tornarono a solcarle le gote: l’amore che Inuyasha aveva per lei aveva sconfitto il tempo.
Sentendo qualcosa di bagnato sfiorargli la pelle, lui si ritrasse e sospirò contrariato, notando quelle piccole perle cadere dagli occhi grigi di Kagome.
«E questo ti fa frignare come una bambina?» le chiese con tono giocoso, asciugando le lacrime con il pollice, in una flebile carezza.
Lei ridacchiò, mentre tirava in su con il naso, osservandolo totalmente innamorata, con le guance rosee e gli occhi chiari luminosi.
Inuyasha si sentì travolgere dalle emozioni: le era mancata troppo per poter aspettare ancora.
«Quanto sei sciocca» bisbigliò con voce roca, incapace di trattenersi dal fare ciò che desiderava da secoli.
Si chinò su di lei e si appropriò delle sue labbra con un gemito soffocato.
Kagome sussultò per un istante, sorpresa, poi il cuore prese a battere forsennato e lo strinse a sé, abbandonandosi a quel bacio.
Le labbra si cercavano con impazienza mentre i respiri ansanti si mescolavano l’un l’altro.
Quando ebbero bisogno di prendere fiato si allontanarono il minimo indispensabile.
«Il tuo profumo è ancora buono come lo ricordavo» mormorò Inuyasha, trattenendosi dal non ricominciare a baciarla immediatamente.
Kagome arrossì e sorrise felice.
«Sbaglio, o dicevi sempre che era fastidioso?» lo schernì.
Inuyasha sbuffò.
«Stupida»
Lei ridacchiò, poi inclinò la testa un poco, osservando il suo viso di colpo attratta da un dettaglio.
«I tuoi occhi sono rimasti dorati» mormorò incantata, in una muta domanda. Quel dettaglio le piaceva terribilmente.
Inuyasha la guardò compiaciuto.
«Un piccolo promemoria della mia vita passata» rispose.
Kagome si accigliò.
Promemoria?
Così, l’anima di Inuyasha era rinata in quel mondo, priva del lato demoniaco, ma mantenendo comunque un segno distintivo della sua reincarnazione.
Come era accaduto in lei, con l’anima di Kikyo, rinascendo nella sua epoca con la sfera dei quattro spiriti in corpo e i poteri spirituali della sacerdotessa.
Sorrise, comprendendo l’importanza di quel particolare: il passato non andava dimenticato, ma serbato nel cuore per quello che era. Un tassello fondamentale per il proprio presente.
Si allontanò un poco da lui e gli afferrò una mano dolcemente, ebbra di gioia.
«Che ne dici se andiamo a casa? La mia famiglia sarà felicissima di rivederti» propose.
Inuyasha ghignò e sciolse la presa solo per raggirarla e andare a raccogliere la borsa della spesa che Kagome aveva lasciato cadere a terra poco prima.
«Tuo nonno tenterà ancora di esorcizzarmi?» le chiese ironico, mentre le si riavvicinava e le afferrava la mano.
Lei gonfiò le guance fintamente offesa.
«Può darsi» replicò, mentre Inuyasha le passava un braccio attorno alle spalle.
Kagome arrossì. Certo che... lui era così diverso. Così a suo agio e così… umano.
No, semplicemente... sé stesso.
Appoggiò il capo alla spalla del ragazzo, sospirando felice.
Quella sacerdotessa aveva fatto avvenire un vero miracolo.
Mentre salivano i gradini del tempio, una domanda lasciò le sue labbra.
«Inuyasha, senti… chi era, alla fine, la donna misteriosa?»
Lui le sorrise furbescamente e avvicinò il volto al suo orecchio.
«Cerca la risposta in ogni frammento della sfera» sussurrò.
La sfera dei quattro spiriti?, si chiese
Kagome sgranò gli occhi sorpresa. portandosi le mani alla bocca incredula, mentre l’immagine dei suoi ricordi della sacerdotessa si sovrapponeva perfettamente alla sconosciuta che aveva incontrato quel giorno orsono.
Una lacrima di gioia le cadde sulla guancia, mentre con una risata felice si accoccolava al petto di Inuyasha.
Lui sorrise, posandole un leggero bacio tra i capelli.
l sole tramontava davanti a loro, illuminando i loro volti.
 
 
Li osservò incamminarsi, la gioia negli occhi parlava più di mille parole.
Ridacchiò, scuotendo la testa.
«Oltre cinquecento anni di attesa per questo momento. Gli Dèi, ogni tanto, sono davvero strani, non trovi?»
Avevano vegliato su di loro per così tanto tempo, che probabilmente ne avrebbero sentito la mancanza.
«Andiamo, Kirara. Il nostro tempo è finito» disse, stiracchiandosi.
La gattina bianca riassunse la sua reale forma e guardò preoccupata per un istante la padrona.
La donna sembrò intuire il suo disappunto.
«Tranquilla, amica mia. Saremo insieme anche là» sussurrò, carezzandole il capo.
Kirara rilassò il corpo e strusciò il muso contro la sua mano, esprimendo l’approvazione per quel dato di fatto. Il suo posto era sempre stato accanto a lei, e anche nell’al di là, era al suo fianco che voleva restare.
«Chissà se capiranno mai che, comunque fosse andata, avevano una possibilità...» si chiese la donna, sorridendo all’amica.
In fondo, quel particolare fato si era attivato dall’istante in cui Kagome, quel giorno, si era avvicinata al pozzo. Ma, se questo non fosse avvenuto in quell’esatto momento, nulla di quell’incredibile avventura sarebbe accaduto: la demone millepiedi non avrebbe mai avvertito la sua presenza e non l’avrebbe mai trascinata nell’epoca Sengoku...
Tuttavia, Inuyasha, esisteva comunque nel tempo di Kagome, anche se senza alcun ricordo e come semplice umano.
Kirara mosse la coda, curiosa.
«Non ho fatto altro che donare a quel ragazzo i ricordi della sua vita precedente. Ma sai bene che certe concessioni hanno un prezzo» rispose e la nekoyasha miagolò, capendo perfettamente il nesso con il passato.
La demone tuttavia si agitò di nuovo e attese.
«Se si sarebbero incontrati comunque?» mormorò la sacerdotessa, spostando lo sguardo su Inuyasha e Kagome che risalivano i gradini del tempio abbracciati.
«Sai, Kirara...» bisbigliò.
Il corpo della donna e della sua fedele compagna prese a brillare in una miriade di luci: non c’era più tempo.
«... io credo proprio di sì»
La sacerdotessa carezzò il capo della demone e guardò sorridendo, un’ultima volta, i due giovani innamorati. Infine scomparvero, lasciando il mondo terreno in un leggero sfavillio.









ANGOLO AUTRICE


Insomma, siete arrivati fino a qui? :D Lo spero vivamente! Annoiati? Stupiti, (schifati)?
Beh, non lo so, si era meterializzato tutto questo nella mente e volevo scriverlo. Avete capito, vero, chi è la sacerdotessa? L'indizio più grande è Kirara, perchè in una puntata... viene mostrata in chiusura proprio come la fedele compagna di questa signorina!!! Mi piaceva molto l'idea di riunirle!
Cosa posso dire, ringrazio Len per avermi fatto nascere l'idea con la sua stupenda mini storia! Vi lascio il link, se volete sbirciare! https://www.facebook.com/pg/aquaspirits/photos/?tab=album&album_id=10156644504973768&ref=page_internal

Ed inultimo, spero tanto di avervi emozionato almeno un pochino e che la piccola long vi sia piaciuta! Io nello scriverla ero commossa da sola, spero di avervi trasmesso le mie emozioni!
Grazie per avermi recensito con questo entusiasmo, spero di ritrovarvi anche nel finale!
Vi abbraccio di cuore
Manu
 
  
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