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Autore: MattySan    13/08/2019    1 recensioni
Sequel di Gli Affari Sono Affari.
Sono passati mesi dall'ultima avventura di Leodore e adesso tutto sembra andare per il meglio nella sua vita.
Ma il passato tornerà a farsi sentire in modo inaspettato, coinvolgendo il leone e gli altri protagonisti in una reazione a catena dalla quale nessuno sarà escluso.
E stavolta Leo non sarà solo.
Genere: Drammatico, Generale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Capitan Bogo, Judy Hopps, Nick Wilde, Sindaco Lionheart
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La pioggia batteva incessante sul vetro della finestra di Leo.
Il leone se ne stava nel suo appartamento con la testa chinata e non diceva una parola, nell’altra stanza non c’era più niente di Gazelle, aveva già fatto tutte le valigie e non vi era più una traccia di lei in quella casa divenuta improvvisamente fredda.
Freddo e solitudine che stavano tormentando il leone, lui d’altro canto non poteva far altro che incolparsi ancora di più per il suo gesto, eppure non voleva ancora togliersi dalla testa quei dubbi ed era ormai in un completo stato confusionale.
Sperava solo che Gazelle lo chiamasse, lo cercasse, anche solo per un istante, sperava che avrebbero chiarito tutto e ci fosse stata una seconda chance per lui, lo sperava con tutto il cuore, stava a sedere sul divano con accanto il telefono fisso e aveva il cellulare in tasca col volume della suoneria al massimo, pronto a rispondere in qualsiasi momento.
Voleva fosse lei a fare la prima mossa, lui non ne era capace anche se avrebbe dovuto ma sicuramente lei non lo avrebbe nemmeno ascoltato.
Come dargli torto.
Un fulmine illuminò la stanza, le gocce di pioggia che scendevano lungo la finestra parevano delle lacrime, Leo non pianse più per il momento, si era già sfogato abbastanza qualche ora prima e quella notte pareva volerlo inghiottire con sé, non si riconosceva più e ora non poteva far altro che aspettare.
Quasi fece un salto per aria quando udì improvvisamente la suoneria del suo cellulare, lo afferrò freneticamente ed era proprio Gazelle.
Era più di mezzanotte ma Gazelle lo stava chiamando.
La paura stava salendo insieme all’emozione, il leone tremò ma poi decise che non poteva attendere oltre e rispose alla chiamata.
“Pronto? Gazelle?”.
“Ciao Leo”.
Dall’altra parte la voce di lei parve strana, aveva un tono cupo con una vena di tristezza, ma non sembrava che stesse piangendo o altro, Leo si sentì quasi intimidito da quel tono.
Ascoltò senza fiatare tutto quello che le stava dicendo, camminava per il salotto freneticamente, avanti e indietro, avanti e indietro…
Guardò ogni tanto fuori dalla finestra e camminò ancora per tutto il salotto senza fermarsi, ad ogni passo iniziò a sudare freddo, la sua espressione si fece via via più angosciata e sconvolta.
Cadde a terra in ginocchio sul tappeto e si appoggiò al divano.
“No, ti prego no… Gazelle ti prego… no!”.
Le lacrime stavano tornando a sgorgare, non fecero nemmeno in tempo a scendere lungo le guance del leone che la chiamata finì lì, Leo continuava a sibilare qualche frase sconnessa invocando Gazelle ma ora si udiva soltanto il bip-bip dall’altra parte, la voce di lei non c’era più e mai più ci sarebbe stata.
Leo spense il cellulare e rimase lì fermo a fissare il vuoto, i suoi occhi non esprimevano più nessuna emozione e nemmeno il suo volto, si sentì del tutto vuoto, non si mosse, era come se si fosse congelato.
Rimase lì fermo, le lacrime iniziarono a rigargli il volto e non si volevano fermare, strinse i pugni e si sbloccò improvvisamente da quella specie di trance con un feroce e forte ruggito di disperazione, ne lanciò un altro e poi afferrò un cuscino e lo strinse forte alla sua faccia piangendoci dentro.
Voleva sfogarsi, urlare, ruggire, voleva spaccare tutto ma non ci riuscì.
Gli erano rimaste solo altre lacrime da far sgorgare come una fontana.
Il suono del campanello lo destò da quella disperazione e gli fece alzare la testa dal cuscino, guardò verso la porta e dopo qualche secondo si alzò e si diresse all’ingresso, non guardò nemmeno chi c’era dall’altra parte, era improbabile che si trattasse di Gazelle, lui era solo un povero illuso.
Aprì la porta e non c’era ovviamente la gazzella, al suo posto una faccia familiare che tutto avrebbe pensato ma mai che si presentasse a casa sua a quell’ora tarda.
Non era nemmeno in divisa, indossava normali abiti civili ed era raro vederlo con quegli indumenti.
“Bogo!”.
“Ciao Leo! Scusa per l’orario!”.
Il bufalo aveva una faccia imbarazzata ed era molto impacciato, teneva in mano una bottiglia di un pregiato liquore e non riusciva a guardare il leone negli occhi, era rosso in viso e cercava di pronunciare qualche parola ma era una vera frana in questo, non era mai stato capace di fare discorsi seri e profondi senza balbettare e bloccarsi un paio di volte.
Duro e autoritario sul lavoro ma imbranato e timido ogni volta che usciva da quella divisa.
“Ecco io… volevo dirti…” cercava di dire mentre guardava altrove, Leo lo fissò senza proferire parola, sapeva che stava facendo un grande sforzo.
Poi il bufalo alzò finalmente gli occhi verso il leone.
“Accetti le scuse di un amico? Mi è dispiaciuto molto per come ti ho urlato contro oggi, non so che mi è preso”.
Leo rimase ancora a fissarlo senza parlare, il cuore iniziò a battergli forte.
“E se vuoi possiamo farci anche una insieme come ai bei vecchi tempi! Ti ho portato un liquore speciale!” gli disse mentre mostrava la bottiglia.
Bogo stava ancora per dire qualcosa ma si interruppe.
Il leone afferrò improvvisamente il bufalo e lo abbracciò, stringendolo forte a sé.
Per poco la bottiglia di liquore non gli cadde dalle mani, Bogo dapprima sorpreso e rosso in viso, abbracciò Leo a sua volta.
 
“Leo, che succede?”.
“Gazelle mi ha lasciato! In un colpo solo l’ho persa e non vuole rivedermi mai più! Mi sono ancora fottuto con le mie stesse mani, che mina vagante che sono, eh? Distruggo tutto ciò che tocco!”.
“Non dire cazzate! Vogliamo parlare di quello che feci io anni fa? Tu hai perso la tua ragazza, io in un colpo solo ho perso mia moglie, la stima dei miei amici, la mia casa e altri miei affetti, mi rimaneva solo il mio lavoro e i miei colleghi che sono sempre stati come una seconda famiglia per me. Altro che mina vagante, tu sei il mio migliore amico! Uno come te non lo ritrovo nemmeno tra cent’anni, non voglio perdere anche te e ti chiedo ancora scusa per come ti ho urlato contro oggi!”.
“Ma tu dicevi che…”.
“Lascia stare cosa dicevo, avevi ragione te, sono uno sciocco e un pazzo se penso di provare ancora qualcosa per quella gazzella, questa è solo una mia illusione che ora mi sono tolto dopo averti ascoltato. Tu hai sbagliato con lei è vero, ma adesso non puoi portarti dietro questa cosa per sempre! La vita va avanti! Ricordalo Leo! E poi non sei solo, tra tutti i tuoi amici ci sono anche io, ricordatelo!”.
 
Leo si staccò da Bogo e lo guardò dritto negli occhi, aveva un aspetto diverso e un’aria interrogativa ma felice allo stesso tempo.
“Sei proprio sicuro di essere il vero Chief Bogo?”.
“Non fare lo stronzo con me adesso!”.
“Ah ecco volevo esserne sicuro!”.
Bogo entrò in casa e appoggiò la bottiglia sul tavolo, Leo afferrò due bicchieri e li riempì, andando successivamente a sedersi sul divano insieme al bufalo.
I due si guardarono dritti negli occhi mentre stavano per fare il brindisi e il leone adesso mostrava finalmente un sorriso, anche il bufalo fece lo stesso ed era veramente raro vederlo sorridere.
“Comunque è tutto il giorno che ci penso e credo che alla fine questi tuoi sospetti e dubbi incessanti siano veritieri, non mi fido molto di quella ragazza dopo tutto quello che sta succedendo, ho pensato che fossero solo coincidenze e che qualcuno stesse cercando di incastrarla, ma forse lei c’entra davvero qualcosa” disse Bogo.
“Parli di Gazelle?” chiese Leo.
“Si, esatto! Non mi convince appieno devo essere sincero ma che questa cosa rimanga tra noi, mi raccomando!” disse il bufalo con aria severa.
Leo annuì e strinse la mano a Bogo.
Il leone guardò il suo bicchiere e poi rivolse nuovamente lo sguardo al bufalo.
“Volevo dirti che non c’era bisogno che ti scusassi ti avevo già perdonato quando sono uscito dal tuo ufficio, apprezzo molto comunque le tue parole e ti ringrazio per essere venuto qui da me, ne ho proprio bisogno in questo momento, hai ragione la vita deve andare avanti…”.
“Io te l’ho detto Leo, e comunque sono venuto da te a scusarmi perché avevo paura di perderti, non potrei mai perdonarmi una cosa simile, tu sei l’unico vero amico che mi è rimasto, voglio bene a tutti i miei colleghi perché sono come una mia seconda famiglia ma tu sei tutta un’altra cosa, l’ho capito da quando ti trasferisti a Zootropolis anni fa”.
“E a quanto pare già all’epoca non ero l’unica testa di cazzo!”.
I due scoppiarono in una fragorosa risata, poi si decisero ad alzare i bicchieri e a fare un brindisi.
“A noi!” dissero all’unisono e bevvero un sorso di quel pregiato liquore.
Andarono avanti a chiacchierare, i minuti diventarono ore, erano già le 2:00 di notte e la bottiglia di liquore era mezza svuotata e loro due erano già abbastanza alticci, ridevano e ricordavano il loro passato con i suoi drammi e felicità.
Avevano i volti rossi e il sorriso perenne stampato in faccia.
“Adesso è meglio che io vada, si è fatto tardi e sarai stanco, non voglio rubarti altro tempo ma sappi che mi sono divertito molto” disse Bogo, si alzò dal divano ma Leo afferrò da dietro e il bufalo si bloccò.
“Rimani”.
“Ma veramente…”.
“Rimani qui con me”.
Bogo lo guardò negli occhi e annuì, si rimise a sedere sul divano e i due si bevvero un altro sorso di liquore, non riuscivano a staccarsi gli occhi di dosso e rimasero fermi a fissarsi.
“Cosa c’è Leo?”.
“Non lo so Bogo”.
“Nemmeno io”.
Un “toc-toc” li riportò alla realtà, voltandosi si accorsero che per tutto quel tempo avevano lasciato la porta socchiusa e non se ne erano resi conto, due lunghe orecchie grigie spuntarono da dietro la porta.
Poco dopo, la faccia sorridente di Judy fece capolino insieme a quella di Nick, Gerard e Manchas, i quali spalancarono la porta e fissarono il leone e il bufalo con uno sguardo curioso e stranito, Judy scoppiò a ridere.
“Abbiamo interrotto qualcosa?” chiese la coniglietta.
Leo e Bogo scattarono in piedi.
“No no! Anzi, mi fa piacere vedervi! Ma che ci fate qui a quest’ora?” chiese Leo con un sorrisone.
“Io e Nick avevamo pensato di venire a farti visita, mi dispiace per come è andata con Gazelle e volevo assicurarmi che tu stessi bene! Scusa per l’orario ma ne è valsa la pena!” disse Judy mentre mostrava un pacco.
“Cos’è?” chiese Leo.
“Una torta fatta da me e Judy, l’abbiamo fatta sul tardi ecco perché siamo venuti a quest’ora ma già sapevo che ti avremmo trovato sicuramente sveglio” rispose Nick.
Judy posò la torta e corse ad abbracciare il leone, mentre Nick gli strinse la mano ma stavolta aveva uno sguardo normale e non pieno d’astio come al solito.
Quella volpe stava stupendo il leone sempre di più, che avesse forse messo da parte i dissapori iniziali?
Difficile da dire ma c’era sempre la possibilità.
Manchas e Gerard si guardarono con un’espressione di indifferenza, avevano avuto la stessa idea di andare da Leo e si erano incrociati mentre salivano le scale del condominio insieme a Nick e Judy, l’unica cosa che interessava a entrambi era che il leone stesse bene.
“Non mi hai chiamato per passarti a prendere, mi sono preoccupato” disse Manchas mentre abbracciava il leone.
“Si lo so e ti chiedo scusa, sono andato a casa a piedi”.
“Mi fa piacere rivederti e sapere che stai bene” disse Gerard stringendo la mano a Leo.
“Anche a me fa molto piacere! Sei sempre in forma!”.
Bogo si diresse verso tutti gli altri e cercò di richiamare la loro attenzione.
“Bene, visto che siamo tutti qui, io direi di cucinare qualcosa! Ci penso io! E come dessert avremo la torta di Judy e Nick!” esclamò il bufalo.
Gli altri acconsentirono con gioia, chiusero la porta e prepararono una bella tavolata, mangiando tutti assieme a notte fonda, Gerard e Manchas avevano portato anche delle bottiglie di champagne e fecero tutti un brindisi finale.
Quella giornata fu una delle peggiori e una delle migliori allo stesso tempo per Leo, quella notte in particolare non l’avrebbe mai dimenticata e adesso tutta la disperazione pareva sparita di colpo, il leone si sarebbe ripreso sicuramente più in fretta dal duro colpo di Gazelle perché aveva capito finalmente di non essere solo e questo gli bastava.
Si sentì vivo e più forte di prima, la notte andò avanti tra bevute, risate e mangiate, finendo con una sonora sbornia per tutti che non riuscirono a resistere e si addormentarono sparsi in giro per la casa.
Leo sistemò Judy e Nick nel suo letto, Gerard e Manchas sul divano letto sempre nella stessa camera e Bogo sul divano del salotto, lui invece non andò subito a dormire, si diresse sul terrazzo ad osservare il sole che lentamente sorgeva su Zootropolis, non pioveva più e il cielo era limpido.
Erano ormai le 5:30 del mattino, l’aria fresca riempì i polmoni del leone e gli diede un senso di libertà.
Leo fissò ancora l’immensa metropoli che si stava lentamente svegliando e disse a sé stesso: “Questo caso non è ancora chiuso”.
  
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