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Autore: kissenlove    18/08/2019    1 recensioni
– Devi lasciarla andare, Ikuto. Dalle la tua benedizione e permetti al suo corpo di abbandonare questo mondo. O non potrai andare avanti ed essere felice. –
– Vorrei ma non posso. - rispose il ragazzo, accovacciato sul pavimento.
La donna continuò: – Ricorda Ikuto, dopo un'estenuante fine, c'è sempre un grande inizio. –
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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♦ Breathe Again... 






 
Sono di nuovo in ospedale per i soliti controlli giornalieri, e il dottore non la smette più con le sue raccomandazioni. La figura del medico si erge di fronte a me, seduta dietro la sua scrivania fissandomi attraverso gli occhiali. Oggi gli ho comunicato che ho intenzione di lasciare l'ospedale per un po', e il dottore non sembrava felice dei miei piani. 
- Io comunque non ti ho tolto dalla lista e sto facendo di tutto per accelerare i tempi... - 
- Ti ringrazio per le tue premure, ma ormai non ci credo più. Restano poche possibilità.- 
Il suo viso si rabbuia mentre scrive qualcosa con la sua penna stilografica, ma ormai ci sono abituata. Ogni medico a cui abbiamo chiesto un consulto sulla mia malattia mi guardano con quell'espressione di pura pietà, come a dire, "mi dispiace che devi morire."
- No, Amu. Non devi arrenderti e smettere di crederci! - 
L'ho fatto per troppo e non ho ottenuto nulla. Avrei voluto che il mio cuore collaborasse e mi desse la possibilità di vivere più a lungo, ma nell'ultimo consulto mi hanno detto chiaramente che la situazione può solo peggiorare.
- Se abbiamo finito, io andrei.- 
- Certo, va bene. - si rialza, e mi stringe la mano. - Amu non fare troppi sforzi e rilassati. Ci vediamo domani - 
Prima di uscire dall'ospedale passo dalla stanza di Akira, sicura di trovarci sua zia. Mi ha fatto piacere parlare con lei, e mi dispiace molto della tragedia che si è abbattuta su di lei.
Ma una volta arrivata davanti alla porta mi blocco sentendo la voce di un uomo. Forse è un medico. Cerco silenziosamente di avvicinarmi e appoggio l'orecchio alla porta nel tentativo di capire se c'è anche lei, ma per poco non cado come una cretina quando la porta si spalanca all'improvviso. Sto per finire elegantemente sul pavimento quando due braccia mi afferrano.
Tiro un sospiro di sollievo e appena alzo il viso per guardarlo, per una volta, il mio cuore batte energicamente ma non per la mia malattia. 
Nel momento in cui i miei occhi si incastrano in quelli ametisti di lui mi si mozza il respiro. Rimango per un po' a osservarlo, lui intanto si è messo le mani nelle tasche del pantalone con un'espressione sciocciata.
-Oh, ehm... scusami. Stavo cercando Hisa e poi tu... insomma hai aperto e io ho perso l'equilibrio - spiego, impacciata. Non vorrei che si facesse una strana idea di me, o che pensasse che stavo origliando la sua conversazione. Che vergogna...
- E non potevi semplicemente bussare invece di appoggiarti sulla porta e origliare? Potevo farmi male se mi fossi caduta addosso! - 
Cosa?  Che faccia tosta!
- Rompiscatole... - sussurro.
- Hai detto qualcosa? - dice, avvicinando il suo viso al mio.
- No, assolutamente. - 
- Hisa è andata a casa a riposare. Puoi tornare ad origliare domani se vuoi. Ora scusami, ma dovrei passare... - con un'espressione arrabbiata mi sposto per farlo passare, e mi volto guardandolo allontanarsi verso le scale. "Maleducato, presuntuoso..." penso, portandomi una mano alla fronte. Tutte queste emozioni possono mettere a dura prova il mio cuore. Dovevo aspettarmelo, di solito nei film gli uomini belli sono tutti bastardi, ma questo ha vinto il primario. Non so chi sia e nemmeno voglio saperlo visto il modo in cui mi ha trattata. Sono passata per salutare Hisa e Akira, non avevo nessuna intenzione di origliare, e spero vivamente di non incontrarlo una seconda volta, perché non potrei reggere un altro confronto. 
Entro nella stanza con cautela e mi avvicino al suo letto per salutarla, prima che quell'antipatico torni. Anche con le bende e con le cannule che le entrano nel corpo, è davvero una bella ragazza. Chissà che tipo era, ma sono certa che doveva essere buona e simpatica, circondata da amici e persone che le volevano bene. Le sfioro dolcemenente una mano, facendo attenzione alla farfallina sul suo dorso.
- Ciao Akira. Io sono Amu, piacere di fare la tua conoscenza. - le parlo come se potesse rispondermi, mentre mi accomodo sulla sedia. - Mi dispiace per quello che ti è successo.  So che magari adesso starai pensando che io non ti conosco e non dovrei essere qui, che non conosco nulla della tua vita, ma abbiamo qualcosa che ci accomuna. Qualcosa d'importante. Anche io come te mi è stato impedito di vivere. Non ho vissuto, e se l'ho fatto è stato in funzione della mia malattia. Non avrei nemmeno nulla da raccontarti perché non ho ricordi belli, potrei stare qui ore ed ore a parlarti di tutti gli ospedali e pazienti e delle loro sofferenze, di quanto questa vita sia stata ingiusta con entrambe. Questi sono gli unici ricordi che ho della mia infanzia... - 
Sentendo le lacrime sul punto di uscire, scuoto la testa. - Ma non voglio rattristarti col mio racconto. Voglio poter venire qui e raccontarti cose belle, che forse tu hai già vissuto, e io vorrei tanto che tu me ne parlassi. Sento che hai tanta voglia di svegliarti, ma il destino ha scritto le ultime pagine in maniera sbagliata. Alla nostra età dovremmo vivere una vita diversa. - 
Mi blocco, non riesco più a parlare, la voce è a scatti. 
- Io voglio vivere così. La vita è troppo breve e io voglio godermi gli ultimi giorni che mi restano, e vorrei che anche tu avessi questa possibilità. Ma tu non ce l'hai... -

Sono ormai sull'orlo di una crisi di nervi. Questa ragazza aveva un presente ed un futuro e l'è stato tolto tutto quello che avrebbe voluto costruire. Io non voglio che succeda anche a me. Voglio continuare perchè l'ho voluto, non perchè altri hanno deciso per me.

- Ti faccio una promessa, se ti fa piacere accettala. Da questo momento vivrò le tante piccole cose che la vita potrà offrirmi fuori da quest'ospedale, e lo farò anche per te. Verrò qui ogni giorno e ti racconterò tutto. Forse non vorrai ascoltare i discorsi di un'estranea, ma io lo farò... - 

Mi sento una stupida. Anzi, lo sono. 
In questo momento forse è l'ultima cosa che vorrebbe sentirsi dire date le sue condizioni. Io sono qui, mentre lei è intrappolata in una dimensione da cui forse non ne' uscirà. Ma in un certo senso anch'io lo sono, forse per questo motivo sento il legame divenire più forte ad ogni parola.

Abbandono il suo capezzale con la promessa di tornare domani, e mentre sto camminando per il corridoio, ecco apparire all'angolo l'impertinente di prima. Abbasso la testa e mi fisso i piedi, cercando di passare inosservata, ma lui s'interrompe a pochi passi da me. 

- Di nuovo tu?- 

Mi fermo anch'io. - Riguardo a prima, io non stavo origliando. Sono venuta per vedere se ci fosse Hisa. Mi dispiace di esserti caduta addosso, ma non stavo origliando. Perchè avrei dovuto? - 

- Stai tergiversando, ragazzina. - 

- Scusami per l'incidente, la prossima volta starò più attenta. - 

Lui continua a guardarmi attentamente socchiudendo gli occhi. 

- Se non ti dispiace, dovrei passare. Ti auguro buona giornata. - e velocemente lo sorpasso.










Ikuto 

Sono di ritorno dal bar, e quando svolto l'angolo mi ritrovo fra i piedi la ragazzina di prima. Non appena mi fermo a pochi centimetri da lei, comincia a dire una valanga di parole per tentare di scusarsi per l'incidente di prima. Non nego che non sia una bella ragazza, e forse qualsiasi essere umano avrebbe pagato un capitale per ritrovarsela fra le braccia. 

Ma è stata poco delicata. Un elefante avrebbe avuto più grazia. 

Ha detto che stava cercando Hisa per chiacchierare un po' e che era venuta a trovare Akira. E' strano che mia zia non mi abbia parlato di lei l'ultima volta che ci siamo visti in ospedale. Probabilmente è un'amica o conoscente della mia fidanzata, allora perché non ci siamo mai visti? Non c'è sicuramente altre spiegazioni plausibili, evidentemente è una nuova collega di lavoro. Quando mi sorpassa infastidita per il mio atteggiamento poco cortese il suo profumo m'inebria i sensi. Poco prima, mi è praticamente caduta nelle braccia, e quando lei ha alzato lo sguardo i nostri occhi si sono incrociati, e per un'istante ho sentito una sinergia attraversare ogni fibra del mio corpo.

Forse sono stato maleducato, ma lei non è stata da meno.
Ignoro quella sensazione, che mi tortura lo stomaco, ed entro nuovamente nella stanza di Akira. Me la chiudo alle spalle e mi appoggio ad essa, ascoltando in silenzio il rumore regolare delle macchine. Sbatto le palpebre e batto lievemente la testa contro quella superficie dura mentre il mio sguardo cade sul viso rilassato di Akira. Quanto vorrei specchiarmi nei suoi occhi, sentire la sua voce e toccare il suo corpo fino a fondermici, ma nonostante lei sia in quel letto da più di tre mesi mi rifiuto di accettare la realtà. Mi rifiuto di capire che lei non potrà svegliarsi, che l'incidente ha spezzato la sua giovane vita. Mi rifiuto di concepire una vita senza di lei. Forse la zia ha ragione, dovrei permetterle di raggiungere la luce anzichè condannarla a stare distesa in un letto come una bambola di porcellana, solo per puro egoismo.

Appena la raggiungo, le stringo forte la mano portandomela alle labbra, e gliela bacio.

- Amore mio, perché te ne sei andata? - 

La fisso speranzoso, in attesa di un cenno o di una risposta. Una risposta che non arriverà mai. 











N/A: 

 Finalmente l'incontro è avvenuto, e c'è stato già un piccolo scontro fra i due. Chi non vorrebbe cadere nelle braccia di Ikuto? :D 
Io sicuramente lo farei ad occhi chiusi. Nel frattempo, Amu sembra aver stretto un legame intenso con Akira...
Cosa succederà quando Ikuto verrà a scoprirlo? Scoprirà chi è la persona misteriosa che gli è caduta fra le braccia?
Spero che il capitolo vi piaccia, e nel frattempo lasciatemi qualche piccolo appunto o parere!

 
 Kiss.
   
 
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