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Autore: Princess Crow    23/08/2019    0 recensioni
Immerso com'era nei suoi pensieri non si rese conto della folla che lo aveva sospinto all'interno del locale fin sotto ad un palcoscenico dove in una avveniristica scenografia dai toni spaziali scintillavano gli strumenti della band che stava per esibirsi: un basso, una chitarra elettrica , una tastiera e una batteria. Ora il frastuono era cessato e nel locale aleggiava un'atmosfera di attesa, una tensione crescente che esplose in un'ovazione quando avvolti da un turbinante scintillio di luci i protagonisti dello spettacolo entrarono in scena. I loro costumi richiamavano al nome del loro gruppo, essendo composti di abiti dalle linee squadrate e dai tessuti brillanti.
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Capricorn Shura, Leo Aiolia, Ophiuchus Shaina, Pegasus Seiya
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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“Caro Aphrodite” pensò Camus sorridendo tra se, “a volte si dimostra di un’ ingenuità sorprendente, nonostante quel suo modo di fare da uomo di mondo. Ma lui non conosce Milo, non come lo conosco io.”

Mentre pensava questo Camus si accomodò sull’ultimo sedile in coda all’aereo chiuse gli occhi e si ritrovò a ricordare, a ricordare come tutto era cominciato.

Da che l’aveva visto la prima volta Milo aveva dimostrato particolare simpatia nei suoi confronti, simpatia che si era trasformata in un’intensa amicizia in un modo tanto naturale da dargli la sensazione che fosse sempre stato così, che Milo avesse sempre fatto parte della sua vita. Giunti a questo punto il passo che li avrebbe portati verso un intenso legame d’amore era stato breve, era cominciato tutto con un bacio e sarebbe finito tutto con un bacio, due circostanze tanto simili eppure tanto diverse. Il loro primo bacio, era venuto come una cosa naturale, quasi scontata, al termine di una battaglia dalla quale erano usciti vittoriosi e fieri per essersi guadagnati l'ambito titolo di Cacciatori di draghi.

Al termine dello scontro, tornati alle loro case, indeboliti dall’ingente perdita di sangue e dal veleno del drago, si stavano medicando reciprocamente le ferite, o meglio Milo stava medicando le sue ferite, dal momento che, era lui quello che ne era uscito messo peggio, ed era successo, era successo, e basta.

Durante quello scontro aveva fatto del suo corpo lo scudo che avrebbe permesso al suo compagno di portare a termine l’attacco che li avrebbe portati alla vittoria, ma gli era costata parecchio quella strategia,era rientrato infatti ferito piuttosto seriamente. Era stato proprio quando si accingeva stancamente ad occuparsi di curare il proprio corpo ferito, che Milo si era presentato sulla porta della sua casa con quel suo irresistibile sorriso stampato in faccia , e in mano un catino e tutto il necessario per medicare le sue ferite a regola d’arte.

“sono io l’esperto di veleni o no? ” aveva risposto, facendo spallucce, alla sua tacita domanda obbligandolo poi a sedersi sul pavimento mentre lui andava a prendere l’acqua.

“Non farlo mai più” gli disse a lavoro ultimato, la voce ridotta ad un roco sussurro, quasi un ringhio, gli occhi bassi.

“Ma…” provò ad argomentare Camus subito zittito dalle dita di Milo che avevano incominciato ad accarezzargli le labbra, ferite in più punti.

“Mi hai fatto perdere dieci anni di vita” disse lo scorpione, la voce talmente bassa da essere appena percettibile, il viso tanto vicino a quello di Camus da fargli sentire il suo respiro sulla pelle, sulla bocca il calore delle sue labbra, labbra che non tardarono a posarsi delicatamente su quelle ferite di lui, prima incerte si fecero poi più sicure e passionali nel sentirlo accogliere quel bacio con altrettanto trasporto.

Era stato intenso il loro primo bacio, un insieme di apprensione e dolcezza che aveva il sapore salato del sangue e quello amaro del veleno che ancora scorreva nei loro corpi.

“ Non farlo mai più” disse Milo subito dopo “prometti che non rischierai più la tua vita con così tanta leggerezza, che affronterai ogni battaglia con l’intento di uscirne vivo e tornare da me, promettilo!” concluse afferrandolo per le spalle con tanta foga da fargli male.

“te lo prometto” rispose Camus guardandolo negli occhi, per dare più valore alle proprie parole. Aveva fatto una promessa, ma non sapeva che di lì a pochi anni, troppo pochi, sarebbe arrivato il momento in cui sarebbe dovuto venir meno alla parola data.

Era successo durante quella che sarebbe passata alla storia come “La battaglia delle dodici case”. Tra i Cavalieri ribelli che avevano invaso il Santuario, si trovava anche il suo amatissimo allievo Hyoga, lui aveva tentato in tutti i modi di aiutarlo, di dargli i mezzi necessari per poter combattere quella battaglia, ma Hyoga non voleva essere aiutato ed, alla fine, si era arreso. Così lo aveva rinchiuso in una gelida bara di ghiaccio per dargli una morte dolce e sottrarlo alle terribili sofferenze che lo avrebbero atteso. Delusione, frustrazione, tristezza si erano mescolate nel suo cuore e nelle lacrime che aveva pianto copiose in quelle terribili ore. Ed aveva il sapore delle lacrime quell’ultimo bacio che li aveva uniti, quando aveva incontrato Milo, prima di affrontare un redivivo Hyoga in quella che sarebbe stata la loro ultima battaglia, prima di affrontare la battaglia in cui sapeva avrebbe infranto quella promessa, la promessa che aveva fatto solo qualche anno prima ad un giovanissimo Milo che lo guardava con occhi ardenti di passione, avrebbe infranto quella promessa perché in cuor suo sapeva che la battaglia contro Hyoga gli sarebbe costata la vita.

E poi… poi tutto era cambiato, la situazione era precipitata con il risveglio del signore degli inferi e dei suoi guerrieri. Il suo ritorno dall’Ade era stato segnato dell’oscuro marchio del tradimento, era stato un male necessario alla salvezza del mondo, una messa in scena, una messa in scena necessaria ad ingannare il nemico, che però non aveva risparmiato il cuore dello scorpione. Non avrebbe mai dimenticato le mani di Milo che, al termine di quella tragica battaglia, si stringevano intorno alla sua gola, non poteva vedere né parlare ma sentiva ugualmente il dolore cocente di cui era intriso quel gesto, che, da parte dello stesso Milo, che solo pochi istanti prima, non aveva esitato a colpirlo con tutte le sue venefiche punture, gli era parso quasi come un atto di clemenza.

Infine, non paga di giocare con la sua anima, la sorte gli aveva offerto un’altra possibilità una nuova vita.

Grazie all’intervento di Odino era tornato in vita per partecipare alla battaglia del Ragnarock.

Si era risvegliato in un mondo di gelo, davanti a sé una nuova battaglia, una nuova vita e un amico fraterno appartenente ad un passato ormai lontanissimo, un lontanissimo tragico evento e la colpa, la colpa per la morte di quella bambina, Simone, la sorella minore di quell’amico,Surtr. Una colpa che gravava sul suo cuore come un macigno tenendolo imbrigliato, prigioniero di una promessa fatta ormai in un’altra vita, e ancora una volta Milo ad incrociare la sua strada. Ancora una volta non aveva scelta, non poteva venir meno alla sua promessa ma voleva proteggere Milo dalle intenzioni omicide del suo vecchissimo amico Surtr di Eikpyrnir, cavaliere di Asgard al servizio del dio malvagio Loki. Era stato difficile riuscire ad ingannare Surtr il suo vecchio amico era scaltro e astuto e si era dimostrato subito sospettoso. Per quanto lui avesse agito in modo da non destare alcun dubbio Surtr sembrava riuscire a cogliere, ogni dettaglio, ogni sfumatura, quel semplice battito di ciglia che avrebbe potuto tradirlo. Quindi non aveva avuto scelta, se voleva proteggere Milo da Surtr doveva essere credibile, tanto da convincere anche lui. In fondo lo aveva già fatto, poteva farlo di nuovo… conosceva Milo sarebbe stato facile ingannarlo, sapeva cosa avrebbe dovuto dire perché ci credesse. Alla fine, però, era stato tutto inutile, Surtr, forse temendo di essere abbandonato, aveva dimostrato un istinto infallibile e non era caduto nel suo inganno, tenendolo vincolato alla sua promessa, lo aveva manovrato a suo piacimento, avendo cura di eliminare, quanto prima, l’unica persona che avrebbe potuto fargli perdere quel potere che aveva su di lui. Il suo accanimento nei confronti di Milo non aveva fatto altro che confermare questa ipotesi. Poi Surtr era morto nello scontro, e la battaglia contro il dio malvagio Loky era giunta al suo apice. Arrivati ormai alla fine, di fronte alla fatale battaglia con il dio malvagio Loky, aveva voluto parlare a Milo, esprimergli i suoi sentimenti dargli la spiegazione che meritava, ma lo scorpione lo aveva messo a tacere dicendogli che l’importante era che si fosse messo il cuore in pace e tutto era finito lì. Erano di fronte ad un dio e combattevano la battaglia dell’Apocalisse ormai non era più il tempo delle spiegazioni, restava solo il tempo per combattere.

E adesso tutto era cambiato ancora una volta… si chiese cosa ne sarebbe stato della sua vita ora, senza più dei né cavalieri, si chiese se avrebbe davvero rivisto Milo un giorno. Chiuse gli occhi e si appoggiò allo schienale, mentre l’aereo iniziava la sua discesa su Parigi.

 

   
 
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