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Autore: Chiisana19    08/09/2019    5 recensioni
| AU • Avventura • Azione | SasuSaku • accenni NaruHina |
Il destino è imprevedibile e delle volte anche ingiusto e doloroso.
Sakura lo ha subito sulla sua stessa pelle la notte del suo ventunesimo compleanno, ritrovandosi di fronte ad una realtà che non ha mai affrontato, rimasta per troppo tempo chiusa e al sicuro nella sua grande gabbia dorata.
La storia per scoprire la verità e il proprio destino avrà inizio, ma non sarà da sola: i suoi amici d'infanzia la proteggeranno fino alla fine, scoprendo insieme a loro che cosa significa davvero vivere ed essere libera.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Un Destino trasportato da un Vento Primaverile





Capitolo 4 ~ From Suna with Love  
 


Dopo quell’episodio avvenuto nel bosco erano succede diverse cose.

Prima di tutto Fugaku aveva scoperto che i tre ceffi erano dei semplici fuggiaschi del Paese del Vento, una delle terre più vaste, ricercati per rapina e tre omicidi. Decise di riportarli personalmente alla capitale del loro Paese d’origine, lasciando il loro destino nelle mani di altri, dopo aver avuto naturalmente il permesso da parte del Re.
Dire che questo avesse digerito con difficoltà la vicenda fu poco.

Quando era venuto a conoscenza della cosa era quasi svenuto dalla paura e non appena vide le condizioni in cui riversava la figlia non aveva trattenuto le lacrime. Naturalmente la ramanzina non era mancata, promettendo a se stesso e all’intera guarnigione e non fare uscire mai più Sakura fuori dalle mura.

Per quanto riguarda Naruto e Sasuk, furono messi in punizione per due mesi interi, rimanendo anche loro segregati in casa, anche per cercare di guarire il più velocemente possibile.

Naruto alla fine ne era uscito con un semplice livido sullo zigomo e sotto l’occhio, evidenziando maggiormente il colore dei suoi occhi, mentre Sasuke, incluso qualche livido e taglio, si era ritrovato due coste incrinate per colpa della ginocchiata ricevuta. Sakura invece riprese a camminare solo dopo due settimane, dato che si era lussata la caviglia.

In sostanza, i tre amici non si videro per almeno tre mesi di fila.

Sasuke per tutto quel tempo parlava a malapena, soprattutto quando era presente la figura del padre che dopo quella sera non gli aveva più rivolto parola. Il solo pensare di aver distrutto in mille pezzi con un semplice errore la sua fiducia l’aveva completamente abbattuto, nonostante fosse riuscito finalmente ad attivare per la prima volta lo Sharingan, ma a Sasuke questo non importava più.

Mikoto era rimasta sempre la stessa, portandogli ogni giorno durante la guarigione il pranzo a letto con la sua pietanza preferita, nella speranza di tirarlo su di morale, ma tutti i suoi sforzi furono invanì. Anche Itachi provò a parlare con lui, ma per la prima volta si sentì inutile.

Dai otouto, capita a tutti di sbagliare. L’importante è che tu e i tuoi amici stiate bene, no?

Il silenzio fu l'unica risposta che ottenne.

Solo dopo essere guarito del tutto, esattamente due mesi e mezzo dopo, Fugaku, per la prima volta, entrò in camera sua intenzionato a parlare.

«Quello che hai fatto è imperdonabile Sasuke» aveva iniziato lui con voce dura, facendo sentire ancora peggio il figlio «Mi hai deluso e per colpa di questo tuo errore hai messo in grave pericolo non solo la tua vita, ma anche quella di Naruto e della principessa»

Ad ogni parola Sasuke sentiva qualcosa penetrargli il petto con rabbia, come se il coltello dell’uomo con la cicatrice l’avesse infine davvero trafitto con più pugnalate. Non aveva il coraggio di guardarlo, mentre a testa bassa continuava a stropicciare il lenzuolo bianco del suo letto.

La voce di suo padre era fredda e decisa; era la prima volta che usava su di lui quel tono, o forse era meglio dire che l’adoperava la prima volta in generale, dato che Itachi non aveva mai fatto niente di così sbagliato.

Quello che però Sasuke non sapeva era del perché Fugaku avesse deciso dopo due mesi di mutismo di riparlare con lui.
 





Il giorno precedente, il capo degli Anbu stava tranquillamente camminando lungo il corridoio del secondo piano del palazzo, ornato da un lungo e profumato tappeto rosso. Ad un certo punto, da dietro una colonna dove sopra stava poggiato un vaso di fiori freschi, spuntò una piccola figura.

Fugaku riconobbe immediatamente la bimba con i capelli rosa, con indosso una camicia da notte bianca e i piedi nudi; quello destro era ancora fasciato, nonostante ormai camminasse da qualche settimana.

«Signor Fugaku» sussurrò timida lei, uscendo dal suo nascondiglio e obbligando l’uomo ad arrestare la sua camminata «La colpa non è di Sasuke» continuò lei, stuzzicandosi le dita delle mani.

Fugaku la guardò dalla sua elevata altezza, non intenzionato ad addolcire la sua occhiata «Non ho mai detto questo. La colpa è di tutti e tre» disse secco e conciso.

Sakura abbassò dispiaciuta il capo, ingoiando leggermente un po’ di saliva dato che lagola era divenut improvvisamente asciutta.

«Volevo chiederle scusa»

Non aspettandosi un responso simile Fugaku si ammutolì, ma Sakura non se ne accorse, continuando a parlare con voce bassa e timida.

«So che ci siamo messi in pericolo da soli, ma nonostante la paura Sasuke non mi ha mai abbandonata. Lui è il mio eroe» l’ultima frase la disse con un sorriso, sotto l’espressione sorpresa dell’Uchiha.

Decisa, alzò i suoi occhioni verdi su di lui, chiamando completamente tono «La prego non sia ancora arrabbiato con lui, non lo merita. Papà dice che errare è umano..» esclamò, senza neanche dargli il tempo di dire qualcosa «Lui e Naruto mi mancano tanto. Sii buono e ci perdoni, non lo faremo più»

Per la seconda volta Sakura riabbassò la testolina rosata, mentre il suo tono mutò ancora, divenendo più basso e dispiaciuto, quasi tremante.

«Sicuramente anche Sasuke starà soffrendo per averla fatta arrabbiare»

Fugaku sussultò a quelle parole.

Quella bambina aveva solo otto anni e mezzo e, nonostante lui conoscesse la sua reale storia, gli sembrava comunque di avere davanti ai propri occhi un degno membro della casata reale del Paese del Fuoco.

Questo pensiero lo turbò appena, mentre la sua mente volò su Sasuke e il suo istinto paterno prese il sopravvento. Come stava lui? Era triste? Arrabbiato? Deluso? Turbato..? Non lo sapeva, perché per colpa del suo dannato orgoglio e senso del dovere l’avevano obbligato a trascurare una delle persone più importanti della sua vita.
Aveva messo davanti il lavoro al suo ruolo di padre e questo non lo accettava.

Con un sospiro si scompigliò i capelli scuri «Fra qualche giorno li riporterò qui» mormorò, ma per Sakura furono le parole più belle del mondo.

Senza esitazioni si lanciò sull’uomo, abbracciando una sua gamba e nascondendo il viso ornato dalla contentezza.

«Grazie signor Fugaku»

Il capo Anbu non riuscì a trattenere un sorriso.

 





Dopo quel ricordo Fugaku tornò con i piedi per terra, scrutando il figlio minore che ancora non l’aveva degnato di uno sguardo.

In quel momento si sentì di aver fallito come padre. In quei mesi non si era accorto minimante dello stato d’animo che albergava il bambino, nonostante le continue avvertenze da parte della moglie o il figlio maggiore.

Non aveva idea se era ancora in tempo per salvare il suo rapporto con Sasuke, ma voleva tentare lo stesso. Se per caso, nonostante tutti i suoi sforzi, avesse fallito una piccola parte dentro di lui continuava a ripetergli che forse se lo meritava anche.

Allungò lentamente una mano verso di lui, sfiorando la sua gamba coperta dal lenzuolo «Però.. sono felice che tu stia bene»

Sasuke, credendo di non aver sentito bene, alzò di scatto il viso, come se qualcuno lo avesse improvvisamente bagnato con una secchiata d’acqua ghiacciata, ma quando incrociò il lieve sorriso del padre, dovette confermare che sì, aveva udito perfettamente.

Ricambiò con timidezza il suo sorriso e Fugaku accarezzò ancora la sua gamba.

«E poi hai finalmente risvegliato lo Sharingan, no?»

Sasuke arrossì leggermente, ma annuì con la testa, mentre il suo cuore prese a battere all’impazzata «Non sei più arrabbiato?» sussurrò, guardando distratto il simbolo della casata reale sulla sua spalla.

«No»

Sasuke per la prima volta sentì i suoi occhi tremare, senza neanche rendersi conto che erano diventati lucidi.

«Vieni qui» proferì lui con tono dolce, aprendo le braccia e accogliendo il figlio in un caloroso abbraccio paterno. In quel momento si sentì l’uomo e il padre più fortunato al mondo ad avere un figlio così forte e fiero, ma allo stesso tempo con un grande animo.

«Fra una settimana tu e Naruto potrete ritornare a palazzo»

Questa volta Sasuke non riuscì a non sorridere dalla gioia, senza staccare il volto dal petto caldo e protettivo del padre.
“Non ti deluderò più, te lo prometto”.


**
 
[ Tre anni dopo ]
 
L’inverno era arrivato particolarmente violento quell’anno. Il Paese del Fuoco era famoso per il suo clima caldo e soleggiato, soprattutto durante l’estate, mentre durante le stagione fredde le temperature scendevano, ma mai in maniera così elevata come in quei giorni.

Sakura si strofinò leggermente le mani infreddolite, nonostante il camino continuasse a scaldare la sua camera da letto, dove si era rinchiusa per leggere ancora una volta il suo libro preferito.

Il tomo di medicina che aveva casualmente trovato qualche anno prima lo aveva infine terminato, nonostante le numerose a difficoltà nel comprendere determinati termini, nascondendolo poi nella sua stanza. In biblioteca, successivamente, ne aveva trovati molti altri che affrontavano lo stesso argomento, senza però accennare al chakra curativo; a quanto pare quella tecnica non esisteva più da anni, senza dare così la possibilità a qualcuno di immagazzinare più informazioni possibili.

Da qualche mese invece ne aveva recuperato un altro che spiegava alla perfezione l’intera casata del clan Uchiha, la famiglia di Sasuke. Incuriosita si era messa a leggerlo, conoscendo così l’origine della sua famiglia e le loro abilità innate. Uno dei capitoli era praticamente dedicato a tutti i tipi di arte oculare, scoprendo che in realtà non esisteva soltanto lo Sharingan.

Attraverso le diverse figure aveva capito che esteticamente non era solamente di colore rosso, ma anche che attorno a l’iride e alla pupilla si disponeva un tomoe, fino ad arrivare ad un massimo di tre e, a seconda del numero di tomoe lo Sharingan sarebbe stato in grado di sviluppare nuove abilità.

All’inizio Sasuke ne aveva mostrato solo uno, ma esattamente sei mesi prima era apparso il secondo, durante un allenamento con un Anbu che non si era risparmiato benché avesse davanti a lui un rivale molto più debole.

Dopo aver scoperto tutte quelle novità decise di tenersele per sé, riportando il libro al suo posto, anche perché sicuramente Sasuke era molto più informato di lei e non c’era bisogno che gli facesse una breve lezione.

Riportò la sua attenzione sul volume che stava sfogliando in quel momento, scaldandosi con il respiro caldo.

Col tempo aveva imparato a memoria i nomi delle ossa e muscoli più importanti e anche ad individuali, sfruttando il proprio corpo come cavia. Suo padre non sapeva di questa sua passione a differenza di Naruto e Sasuke, anche se in realtà non aveva mai parlato loro dell’esistenza dei Ninja medici.

Il pussare alla porta la risvegliarono e velocemente chiuse con un tonfo il libro e lo nascose sotto il letto, per poi aprirne un altro a caso che si trovava sulla sua scrivania.
«Avanti» disse sbrigativa, iniziando a leggere per finta il tomo appena scelto.

Un viso conosciuto e sorridente sbucò dall’uscio «Sakura..»

«Papà!»

Sakura gli regalò un accogliente sorriso, mentre l’uomo entrò in camera, dopo aver chiuso la porta. Si avvicinò curioso a lei, che innocentemente teneva le mani intrecciate dietro la schiena.

«Cosa fai?» domandò curioso, allungando il collo.

«Leggevo un po’..» disse lei in difficoltà. Abbassò leggermente lo sguardo per cercare di capire quale cavolo di argomento trattasse quel volume «.. un po’ di storia» farfugliò, ma per sua fortuna suo padre non se ne accorse.

«Lo sai che non mi piace interromperti fiorellino, ma ho bisogno che tu ti prepari» disse calmo, accarezzandole con dolcezza la testa di colore rosa.

Sakura piegò il capo di lato, curiosa «Perché?»

«Tra poco arriveranno come ospiti il Re del Paese del Vento insieme ai suoi parenti»

Il Paese del Vento era una delle più vaste terre della zona. Il suo clima era tipicamente asciutto e ventoso e la maggior parte della sua superficie era ricoperta in gran parte dal deserto; di conseguenza le tempeste di sabbia erano un normale avvenimento.

Non conosceva alla perfezione le abilità dei Ninja del Paese del Vento, ma fortunatamente, fin dall’inizio dei tempi, c’era sempre stato un trattato di pace con il Paese del Fuoco, stipulato dopo una grande battaglia durante il periodo di Madara Uchiha e Hashirama Senju, rimasto tutt’oggi illeso.

Inizialmente il Paese del Vento era composto solo da terre desertiche impossibili da coltivare ma, col passare degli anni, il primo Re riuscì ad ottenere alcune delle terre fertili sul confine col Paese del Fuoco, dando così inizio ad una grande alleanza. La sua capitale era Suna, chiamata comunemente anche Villaggio del Sabbia – chissà perché – e, a differenza loro, l’abitazione del Re si trovava proprio al centro di essa.

Per Sakura quella era la prima volta che conosceva il sovrano di un’altra terra, dato che in passato era sempre stato suo padre ad essere invitato, lasciando lei lì da sola ad attendere il suo ritorno.

Sorrise emozionata, mettendosi in piedi «Va bene»

L’uomo sorrise e dopo averle dato un leggero bacio sulla fronte leggermente spaziosa raggiunse la porta «Ti aspetto nella sala principale»

Una volta uscito Sakura raggiunse il suo bagno personale, dandosi una rinfrescata. Dato che quel giorno era particolarmente freddo preferì indossare un abito dalle maniche lunghe di colore rosso e rosa, risaltando così i suoi capelli. Ormai erano diventati lunghi, fino a raggiungere metà schiena.

Decise di tenerli sciolti, legandoci attorno la sua solita fascia rossa, in modo tale che la frangia non le coprisse i suoi occhioni verdi.

Infilate le ballerine nere uscì dalla camera, pronta a raggiungere suo padre. Camminò lungo il corridoio, intenzionata a raggiungere le scale che l’avrebbero condotta al pian terreno, ma non appena il suo sguardo si posò sulla finestra constatò con sorpresa che gli Anbu si stavano addestrando come ogni mattina, sfidando il freddo pungente. Il cortile dedicato ai loro allenamenti era privo di tetto, ma circondato da quattro mura, formando così un quadrato perfetto.

Senza farsi vedere si avvicinò al vetro, cercando con gli occhi due figure a lei conosciute. Immediatamente fu attirata dal colore acceso dei capelli di Naruto, mentre colpiva senza sosta con pugni e calci un manichino appeso ad una trave con la corda. Arrabbiato, dato che questo mentre oscillava l’aveva colpito in faccia, si lanciò letteralmente su di lui, ma dato che la fune non era in grado di reggere il suo peso si spezzò, facendolo cadere a terra come un sacco di patate, sotto lo sguardo scioccato degli altri Anbu.
Sakura si portò una mano davanti alla bocca, per cercare di non scoppiare a ridere, ritornando poi a scrutare l’area di allenamento e finalmente vide anche Sasuke.

Era talmente concentrato che non si era nemmeno reso conto della figuraccia che aveva appena fatto il biondo. Con occhi seri e duri osservava davanti a lui quello che sembrava Itachi, che se ne stava tranquillo con le braccia lungo il corpo, completamente avvolto da un mantello, sicuramente per proteggersi dalle temperature gelide.
Rapita dalla situazione Sakura osservò il maggiore che, come un fulmine, scattò verso di lui con un kunai in mano, ma Sasuke, dopo aver attivato lo Sharingan scansò senza difficoltà il suo attacco, contrattaccando con un altro kunai.

I due si guardarono soddisfatti, ma allo stesso tempo concorrenziali e ancora una volta ripresero a battersi; un continuo gioco tra attacco e schivata.

Sakura rimase un attimo a contemplare l’immagine di Sasuke. In quei tre anni era cresciuto tanto, soprattutto in altezza, così come Naruto. Il suo fisico stava cominciando ad essere più teso e robusto grazie ai muscoli che stava sviluppando, specialmente quelli delle gambe, sebbene fosse un semplice tredicenne.

I suoi capelli, diventati più lunghi, erano di conseguenza diventati più ribelli, ma per evitare che gli dessero noia agli occhi teneva quasi sempre legata una fascia azzurra sulla fronte, abbinata alla maglietta a collo alto che indossava.

Sakura sorrise appena e rimase ancora a guardarlo, ma non appena lo vide fermarsi per riposare un po’ si staccò dalla finestra, con la paura di essere scoperta. Riprese a camminare, ricordando solo in quel momento che suo padre la stava aspettando.

Con passi veloci raggiunse il grande portone di legno scuro ed entrò nella sala principale. Era una delle stanze più grandi dove si rivelava sia il trono di suo padre che il lungo tavolo dove poter discutere di affari con altri uomini importanti.

Alla sua entrata Sakura avvampò dalla vergogna quando diverse paia di occhi si voltarono nella sua direzione.

«Sakura» disse sorridente suo padre, mettendosi in piedi e incoraggiandola a raggiungerlo «Vieni, ti presento il Re del Paese del Vento, il mio amico Rasa»

Arrivata al suo fianco, la rosa osservò davanti a lei l’uomo appena indicato. Il suo sguardo era serio, ma non come quello del signor Fugaku. La sua pelle era abbronzata e i capelli rossi, leggermente scoloriti, forse a causa dell’età.

Come le era stato insegnato, la ragazza si inchinò leggermente, in segno di rispetto.

«È un piacere conoscerla»

Questo sorrise, cambiando totalmente espressione facciale «Altrettanto» disse, con voce decisa e profonda «Questi sono i miei figli: Temari, Kankuro e Gaara»

Il Re indicò con la mano i tre ragazzi che si trovavano in piedi dietro di lui. Sakura li scrutò uno ad uno, domandosi se quelli fossero realmente fratelli.

L’unica ragazza, sicuramente la più grande, aveva la stessa espressione iniziale del padre, mentre i suoi capelli erano legati in quattro codine bionde. A differenza sua indossava un abito tutt’altro che femminile. Il secondo portava una casacca nera con il cappuccio calato, mostrando così i suoi capelli castani, anche se la sua attenzione fu attirata più che altro dagli strani disegni sul viso di colore viola. E infine l’ultimo - sicuramente il più piccolo dato che era il più basso - le fece salire un brivido lungo la schiena; i suoi occhi azzurri evidenzianti da un pesante trucco color nero la scrutavano intensamente, come se in quel momento potesse leggere all’interno della sua anima, provocandole un forte disagio. I capelli erano rosso fuoco e l’espressione raggelante, ma fisiologicamente era quello che assomiglia di più al padre. Anche lui aveva un segno disegnato sul volto, esattamente sulla parte sinistra della fronte, vicino il sopracciglia.. sembrava una scritta, ma da quella distanza non leggeva bene.

Sakura rimase diversi secondi a contemplarsi, cosa che sicuramente fecero anche loro, mentre il Re ospite riprese a parlare «Lei invece è la mia consigliera, la vecchia Chiyo e suo nipote Sasori»

In quel momento Sakura si accorse di altre due figure, rimaste in piedi di lato, poco distanti dai figli.

La rosa osservò sia la vecchia signora, che il ragazzo che l’affiancava. Il colore dei suoi capelli era molto simile a quello di Gaara, però si dovette ricredere quando incrociò le sue iridi scure, molto più profonde e inespressive; non sembrava neanche umano e il modo in cui l’osservava non le piaceva per niente.

La sala rimase in silenzio. Sakura aveva salutato i presenti con un formale inchino che solo Gaara e Kankuro avevano ricambiato – quest’ultimo persino sorridente – obbligando così il Re a riprendere parola, per cercare di rompere il ghiaccio.

«Finalmente conosco tua figlia Nawaki.. non ti somiglia per niente» scherzò lui con un ghigno e incrociando le braccia muscolose al petto.

Alla sua battuta suo padre sospirò «Me ne sono reso conto»

Ridacchiarono divertiti, mentre Sakura cercava di non pensare agli occhi di Sasori perché sì, ne era convinta, non avevano smesso un attimo di squadrarla.

«Ragazzi noi andiamo, dobbiamo discutere di alcune faccende. Chiyo, controlla i miei figli» disse improvvisamente il Re dai capelli rossi, dando una pacca amichevole all’amico, iniziando ad allontanarsi, mentre la vecchia fece un gesto col capo.

I ragazzi rimasero per diverso tempo in silenzio. Sakura non aveva idea di come iniziare un discorso per provare ad interagire con loro dato che un futuro, avrebbero dovuto farlo davvero.

Al suo posto ci pensò la bionda a rompere il silenzio, iniziando a stiracchiarsi le braccia con fare svogliato «Io mi sto annoiando. Gaara, andiamo a fare un giro?» domandò con tono seccato.

Kankuro roteò gli occhi, mentre Gaara, dopo aver lanciato un ultimo sguardo alla rosa annuì lentamente, iniziando ad incamminarsi verso la porta, seguito dai fratelli.

Sakura, ancora leggermente confusa, batté gli occhi. Cioè l’avevano mollata così, su due piedi? Molto simpatici, davvero..

Sbuffò scocciata, incrociando le braccia al petto.

In quel momento sentì qualcuno avvicinarsi e quando riconobbe il volto della vecchietta la guardò curiosa.

«Fammi vedere le tue mani»

La sua voce era consumata dalla vecchiaia, ma era comunque alta e ben udibile. Le sue mani si erano aperte a coppa nel momento in cui le aveva proposto quella piccola richiesta e, malgrado Sakura si sentisse titubante, face come richiesto, per educazione.

Le sue piccole, bianche e curate mani furono studiate da quell’occhietti neri, come se stessero esaminando un diamante prezioso. Continuava a rigirarle e toccarle con lieve carezze, soprattutto sul palmo, dove si trovavano le linee incise sulla pelle.

«Come sospettavo..» borbottò lei, chiedendole in un pugno dolcemente «Le tue sono speciali»

La rosa alzò la testa di scatto e vide la consigliera del Re sorriderle. Subito abbassò la testa, imbarazzata «Prego?»

«Davanti a te hai ancora una lunga strada da percorrere.. Sakura Senju»

Il tono che utilizzò per dire il suo cognome non le piacque affatto. Sembrava una signora gentile, ma improvvisamente era cambiata, anche se la sua espressione era rimasta la stessa.

Tentando di essere più educata possibile Sakura si liberò le mani, regalandole un sorrido forzato «E’ stato un piacere conoscerla, ma adesso devo andare»

Non aspettò risposta e con passi svelti raggiunse la porta che pochi minuti prima avevano solcato i figli del Re del Paese del Vento.

Ripercorse la stessa identica strada, lanciando uno sguardo veloce alla finestra per vedere il campo di allenamento completamente vuoto; sicuramente gli Anbu avevano finito di esercitarsi.

Salì le scale fino a sopraggiungere al secondo piano, col pensiero fisso di chiudersi in camera sua per poter aspettare l’arrivo di Naruto e Sasuke. Girò l’angolo del corridoio completamente deserto, ma quando pose una mano sulla maniglia della porta una presa forte e poco amichevole le bloccarono l’arto.

La porta venne richiusa con un tonfo, che echeggiò lungo la corsia e Sakura alzò gli occhi, più spaventati che sorpresi, incrociando quegli inquietanti di Sasori. Non aveva idea di come avesse fatto a raggiungerla così velocemente.

Lui la lasciò andare, ma la mano rimase poggiata sopra l’uscio, impedendole di aprirlo.

«Scusa, ma vorrei entrare» dichiarò infastidita, gonfiando le guance.

Sasori in risposta spostò completamente il suo corpo davanti alla porta e Sakura fece istintivamente un passo indietro. Ora che lo vedeva da più vicino dovette riconoscere che il ragazzo avrà avuto a malapena venti anni, forse anche diciotto. Continuava a studiarla con attenzione con quei occhi così seri, ma allo stesso tempo belli, donandogli quasi un tocco femminile, ma la sua bellezza veniva completamente offuscata dalla sua aria grave, o almeno era quello che pensava Sakura.

«Non è molto educato lasciare da soli gli ospiti principessa»

Per la prima volta udì la sua voce e la rosa dovette ammettere che questa rispecchiava la sua figura: fredda e inumana.

«E non è educato impedire ad una persona di entrare nella propria stanza»

La ragazza non era riuscita a trattenere la lingua e la sua testardaggine, da sempre stato uno dei suoi più grandi difetti. Poteva anche essere la figlia del Re e di conseguenza avere un comportamento regale e rispettoso verso il prossimo, ma quando qualcuno non le portava rispetto – soprattutto senza alcun motivo - riusciva a stento nel trattenersi.

Alle sue parole sul volto di Sasori sgorgò un’emozione simile al divertimento.

«Solo perché sono il cugino dei figli del Re non significa che debba ricevere un trattamento diverso» mormorò, afferrando privo di tatto il polso e strattonandola, avvicinando così il viso al suo.

Non aspettandosi tale gesto Sakura dilatò gli occhi, rimanendo bloccata, senza neanche rendersi conto che l’altra mano del rosso aveva agguantato una ciocca che le sfiorava la gota, sicuramente sfuggita al suo nastro, iniziando a tastare con le dita i suoi filamenti.

«I tuoi capelli sono così rivoltanti..»

I’intonazione che aveva utilizzato era rimasta bassa e calma, come se in quel momento non avesse detto nulla di offensivo. Non sapeva se erano state le parole o i suoi modi, fatto stava che quel piccolo aggettivo aveva fatto sentire Sakura fiacca e.. brutta. Per la prima volta si sentì brutta.

«Sakura»

Una terza voce si destò dal corridoio, obbligando Sasori a lasciare la presa. Sakura, riconoscendo la voce, non riuscì a trattenere un sospiro di sollievo, ricominciando a respirare regolarmente; solo in quel momento si rese conto che le sue ginocchia stavano leggermente tremando.

«Sasuke..» sussurrò lei, mentre il moro raggiunse i due ragazzi con passi lenti.

Il nuovo arrivato posò i suoi occhi neri come la pece sulla figura del ragazzo mai visto prima, studiandolo dalla testa ai piedi, per poi posarli subito dopo verso l’amica, divenendo leggermente più dolci.

«Stai bene?»

Lei, ancora leggermente scossa annuì, portandosi il ciuffo che aveva toccato un attimo prima Sasori dietro l’orecchio

«Finalmente vedo un Uchiha con i propri occhi»

La voce bassa e tranquilla del rosso obbligò entrambi a voltarsi, notando immediatamente il suo sorrisetto, simile ad un ghigno, ornare le sue labbra pallide.

Sasuke, per niente intimorito, assottigliò gli occhi. Quel tipo avrà avuto la stessa età di Itachi, ma non era altissimo e quei suoi occhi sembravano quasi privi di vita. Da lontano aveva notato il modo brusco con cui aveva afferrato Sakura e il suo istinto gli aveva suggerito di buttarsi su quella brutta faccia per riempirla di pugni, ma dato che in questo modo sarebbe finito solo nei guai aveva preferito mantenere la calma.

«Vattene» disse a tono, seguito da un gesto col capo.

Per fortuna lui non obbiettò e fece come richiesto, ma poco prima di farlo guardò ancora una volta la rosa.

«Alla prossima.. Sakura»

La fanciulla sentì un lungo e fastidioso brivido lungo la schiena. Il modo in cui aveva pronunciato il suo nome le aveva ricordato lo stesso che aveva utilizzato poco prima la consigliera del Re ospite; che ce l’avessero con lei?

Sasuke intanto aveva seguito per tutto il tempo il ragazzo, fino a quando non scomparve dietro l’angolo e solo in quel momento sospirò col naso, riportando la sua attenzione sull’amica.

«Chi era?»

Sakura si morse il labbro, stringendosi con la mano destra il gomito, tenendo il braccio sinistro disteso «Un membro del Paese del Vento, nipote del Re» spiegò veloce.
Chissà perché durante le presentazioni Re Rasa non aveva specificato il suo grado di parentela..

Solo in quel momento realizzò che se non fosse stato per l’intervento del moro forse Sasori avrebbe continuato ad importunarla. Felice alzò lo sguardo, di nuovo sorridente.

«Grazie Sas’ke-kun»

A quel nomignolo il ragazzo roteò gli occhi. La rosa aveva cominciato a chiamarlo con quello stupido appellativo già da qualche mese, però – non aveva idea del perché – non le diceva mai niente; forse perché infondo non gli dispiaceva.

«Naruto sta arrivando col pranzo» cambiò velocemente discorso, notando con la coda dell’occhio il sorriso di Sakura scomparire.

«Mangiamo in camera mia?»

Lui annuì e insieme entrarono.

Come il resto dell’intero palazzo, anche quella stanza era abbellita con mobili eleganti e raffinati. Il colore scelto delle tende era di un semplice color panna, mentre la coperta e le fodere dei cuscini rosse e bianche.

Vicino alla scrivania Sakura aveva chiesto al padre di aggiungere una piccola libreria dove poteva collocare tutti i libri che finiva di leggere; preferiva collezionarli piuttosto che riportarli nella grande biblioteca del terzo piano ad accumulare di nuovo polvere.

Sasuke si lanciò con un sospiro sul materasso morbido, affondando leggermente tra le lenzuola, iniziando a togliersi dalla mano sinistra le garze che aveva cominciato a legarsi da qualche tempo attorno al palmo e le dita, dato che ogni volta che si esercitava a mani nude o col Chidori rischiava sempre di ferirsi.

Sakura invece si sedette sulla sedia della scrivania, assorta nei suoi pensieri. Le parole di Sasori continuavano a rimbombarle nella sua testa.

Rivoltanti.

Insicura prese tra le dita una sua ciocca, osservandola distratta. Nessuno prima d’ora aveva mai offeso il suo aspetto estetico, anche se era già consapevole della sua fronte leggermente più grande della norma, ma era stata comunque sempre attenta nel nasconderla.

Ma in quel momento, ora che ci rifletteva, nessuno a parte suo padre le aveva mai fatto un complimento alla sua immagine; che in realtà fosse davvero orribile agli occhi degli altri? Per un attimo cedette a quei pensieri, ipotizzando che, dato che si trattava della figlia del Re, nessuno poteva permettersi di deridere il suo aspetto, preferendo tenere per sé quel giudizio.

Per un attimo perse un battito quando la sua mente volò su Naruto e Sasuke; che anche loro la considerassero così?

«Sasuke..» sussurrò lei e lui rimase sdraiato a pancia in su, ascoltandola «Secondo te i miei capelli sono brutti?»

Il moro corrugò la fronte e alzò il busto coi gomiti, per riuscire a vedere l’amica che continuava a squadrare con occhi assorti il lungo ciuffo rosato. Lei alzò un attimo gli occhioni verdi su di lui, dato che era rimasto in silenzio e Sakura si pentì, riabbassando la testa.

«Niente, lascia stare»

Sasuke non aveva idea del perché gli avesse fatto una domanda così assurda, forse era stata colpa di quel Sasori; chissà cosa le aveva detto.. per un attimo si pentì di non averlo pestato a sangue, ma preferì cacciare quei pensieri, ritornando alla realtà.

Anche se erano passati cinque anni Sasuke ricordava ancora perfettamente le sue commozioni quando vide per la prima volta quella tinta così inusuale. Tutte le volte che ci pensava non poteva fare a meno di ringraziarli perché, alla fine, erano stati proprio quelli che gli avevano permesso di scorgere quella piccola bambina timida nascosta dietro l’albero.

Certo, non era il suo colore preferito però, ora che ci rifletteva, lo considerava molto bello su di lei. Con i suoi occhi verdi creavano sempre un bel contrasto, ricordandogli ogni volta la primavera e i delicati fiori di ciliegio. Doveva ammettere che il Re ci aveva proprio preso nello scegliere il nome della figlia.

Sasuke tornò a guardarla, notando immediatamente il suo muso lievemente abbattuto, forse delusa dal suo mutismo. Impacciato provò a dire qualcosa, percependo immediatamente le guance andare a fuoco.

«Sono unici nel suo genere» sputò la prima cosa che gli venne in mente nel modo più impacciato e ridicolo che potesse fare. Si portò le mani dietro la testa, osservando scocciato il soffitto, non avendo il coraggio di vedere la reazione di Sakura che, ne era convinto, si era voltata verso di lui con il suo gran sorriso.

«Ho portato il cibo!»

Con la grazia di un elefante il tornado Naruto fece la sua classica entrata in scena, aprendo con un calcio la porta, dato che le sue mani erano completamente occupate.
Tutto sorridente si avvicinò a Sakura, porgendole un vassoio ricco di polpette di riso e carote.

«Questo è per Sakura..»

Lei lo accettò, sorridente «Grazie Naruto-kun»

Con tre lunghi passi raggiunse il letto, dove Sasuke si era messo a sedere a gambe incrociate e a piedi nudi, lasciando le scarpe per terra.

«Questi cosi schifosi per Sasuke..» borbottò il biondo con area schifata in direzione del piatto ricco di verdure cotte, tra cui pomodori – al suo commento Sasuke ringhiò appena.

«E il ramen per me. Buon appetito!» concluse felice, mettendosi a sedere per terra come un indiano, non prima di aver unito le mani in segno di preghiera. Spezzò le bacchette e iniziò a mangiare gli spaghetti, o meglio divorare.

«No sporcare il pavimento come l’ultima volta» lo minacciò la rosa con occhi furenti, ricordando l’episodio della settimana scorsa dove Naruto, dato che si era scottato la lingua, gli era quasi sfuggita tra le mani la ciotola, salvandola in tempo, peccato che metà brodo fosse finito sul pavimento.

Naruto però era troppo concentrato sul suo pasto per poterla ascoltare ,e dopo aver ingoiato il boccone, si massaggiò soddisfatto la pacia.

«Finalmente un po’ di calore. A forza di allenarci all’aperto mi si era congelato il naso, dattebayo!» borbottò, toccandosi col pollice la parte interessata «Sakura-chan, prima mentre salivo ho incrociato tre tipi. Quello con i capelli rossi mi ha guardato con una faccia..»

Mentre raccontava Naruto osservava l’amica e allo stesso tempo ispirava rumorosamente con le labbra gli spaghetti. Sasuke fece una faccia schifata.. possibile che quel dobe non sapesse mangiare come le persone normali?

La rosa invece ridacchiò, capendo perfettamente dalla sua descrizione che si trattava di Gaara «Sono i figli del Re Del Paese del Vento, sono ospiti al castello, ma credo che andranno via stasera»

Alzò con non curanza le spalle e ritornò a mangiare. Quei ragazzi si erano dimostrati menefreghisti e poco amichevoli, quindi prima se ne andavano e meglio era.
«Erano proprio buffi» ridacchiò sotto i baffi Naruto, bevendo il brodo.

Sasuke afferrò con la bacchetta un pezzetto di peperone «Anche tu lo sei dobe» disse tranquillo.

Per poco Naruto non soffocò con la brodaglia, mentre il suo viso divenne rosso sia dalla rabbia che dalla fatica nel trattenere i colpi di tosse «Stai zitto teme!»

Finito di mangiare i tre riportando i piatti sporchi nelle cucine, sotto gli occhi riconoscenti dei servitori. Camminarono e chiacchierando lungo i vasti corridoio, facendosi ogni tanto degli scherzetti, ma col passare del tempo cominciarono ad annoiarsi.

«Che facciamo? Fuori è troppo freddo» borbottò Naruto, guardando fuori dalla finestra il cielo completamente ricoperto da nuvole bianche.
Sakura si portò pensierosa una mano tra i capelli.

«Che ne dite del dojo? Infondo è al chiuso» propose lei.

«Non viene utilizzato?» domandò Sasuke, iniziando a seguire la rosa.

Sakura sapeva che il piccolo dojo veniva sfruttato raramente per gli allenamenti speciali dedicati agli Anbu, per questo motivo era sicura di trovarlo vuoto «Qualche volta, ma credo che ora sia libero»

Naruto aumentò il passo, incrociando le mani dietro la testa «C’è solo un modo per scoprirlo» proferì, facendo l’occhiolino.

Per loro fortuna, una volta entrati, non trovarono nessuno, così decisero di rimanere in quella piccola saletta a forma cubica. Molte pareti raffiguravano ritratti di guerrieri Ninja del Paese del Fuoco durante un combattimento, mentre il pavimento era rivestito da un tappeto blu notte, leggermente morbido.

I ragazzi, poco prima di entrare, si tolsero le scarpe, rimanendo a piedi scalzi.

Naruto corse al centro della sala «Sakura-chan guarda, finalmente posso mostrarti la mia tecnica della moltiplicazione!»

Lei rimase ferma a guardare curiosa l’amico, affiancata da Sasuke, che aveva chiuso gli occhi e assunto una posa annoiata, con la mano sinistra poggiata sul fianco.
Naruto si concentrò ad occhi chiusi e, dopo aver posizionato le mani una ventina di altri Naruto apparvero in una nuvoletta di fumo.

Sakura guardò con occhi brillanti la scena, cercando di invidiare il Naruto originale, con scarsi risultati. Un secondo dopo tutti quanti sparirono e il biondino rimase solo al centro del dojo con le mani dietro la nuca e un gran sorriso soddisfatto.

«Forte!» commentò Sakura, raggiungendolo.

«Già» si vantò, toccandosi il naso con l’indice «Sono molto più bravo di questo teme qui»

Preso in causa Sasuke assottigliò gli occhi, incrociando le braccia al petto «Non sfidarmi Naruto»

«Tanto perderesti» lo sfidò.

I due iniziarono a fronteggiarsi come al solito, pronti ad uno dei tanti combattimenti corpo a corpo che svolgevano durante gli allenamenti, ma poco prima di iniziare la rosa si avvicinò a loro, scrollandoli.

«Mi insegnate qualcosa?» li pregò, facendogli completamente dimenticare la loro sfida.

I due la guardarono come se fosse impazzita – oppure lo era davvero.

Naruto si allontanò da Sasuke, grattandosi incerto la nuca, scompigliando ancora di più i suoi capelli color oro.

«Ma.. Sakura-chan tu sei una principessa» disse incerto.

«E allora?»

Lui si morse il labbro, cercando di trovare le parole adatte, sperando che l’amica non si offendesse «Di solito le principesse non combattono»

Sapeva che quello non era il comportamento degno di una reale, ma non le importava. Più di una volta aveva desiderato imparare qualche mossa Ninja, specialmente quando rimaneva a vedere gli Anbu allenarsi; l’avevano sempre affascinata le loro abilità.

«Ma io voglio imparare qualche mossa, così per curiosità, anche perché in questo modo potrò difendermi da sola»

Quella mattina il comportamento di Sasori l’aveva presa in contropiede, senza neanche darle il tempo di ragionare o agire per difendersi. Per questo motivo aveva pensato che forse, se avesse accumulato qualche perizia, la sua sicurezza sarebbe aumentata e di conseguenza, di fronte a simili episodi futuri, ne sarebbe uscita illesa.. o almeno sperava.

Naruto continuava a guardarla confuso, mentre Sasuke sembrava aver letto i suoi pensieri. Anche lui credeva che quella voglia di imparare fosse dovuta all’episodio avvenuto con Sasori.

Con sguardo serio si mise di fronte alla rosa.

«Colpiscimi»

Questa strabuzzò gli occhi «Come?»

«Non esitare, colpiscimi»

Sul serio, voleva che lo ferisse? No, non poteva farlo, e se gli avesse fatto male? Certo, era più grande di lei e il suo corpo era pronto e allenato, ma non voleva rischiare di combinare qualcosa di spiacevole.

Alzò leggermente i pugnetti, mentre il suo corpo era rimasto rigido come un paletto di legno, a differenza di Sasuke, che sembrava tranquillo di fronte a lei, senza neanche tenere le braccia alzate per difendersi.

«Convinta» la spronò ancora.

Sakura ispirò col naso e dopo aver chiuso gli occhi mosse a caso il braccio verso il moro, sperando di non fargli male. Sorprendentemente Sasuke bloccò il suo pungo con la mano, come se fosse stata una semplice pallina di carta.

«Non devi avere paura quando aggredisci il tuo avversario» la rimproverò, mentre lei riaprì gli occhi.

Naruto, che per tutto il tempo era rimasto a guardare sorrise, avvicinandosi ai due amici.

«E le tue gambe devono essere posizionate così. In questo modo hai più libertà di movimento sia nello schivare che nell’attaccare»

Il biondo spiegò alla ragazza la giusta posizione degli arti inferiori, che fino a quel momento erano rimasti impiantati come rocce. La rosa seguì le sue indicazioni, cercando di imitarlo, portando la gamba destra più avanti a quell’altra, stando leggermente piegata sulle ginocchia.

Naruto e Sasuke sorrisero soddisfatti e quest’ultimo la incoraggiò ancora, indicando il suo palmo aperto vicino il petto .

«Riprova adesso»

«E ricorda Sakura-chan, per qualsiasi cosa hai anche il piano B» aggiunse tranquillo Naruto, facendola confondere.

«Cioè?»

I due ragazzi divertiti scrutarono all’unisono verso il basso, per poi rialzare lo sguardo. Sakura seguì la loro indicazione, rimanendo sempre più confusa, ma quando notò le loro gambe leggermente divaricate che davano spazio ad un punto che per i maschi era considerato ‘delicato’ arrossì leggermente, scoppiando poi a ridere.

 Beh, sicuramente quella era la mossa più sicura.


**


Naruto e Sasuke continuarono questo loro nuovo ruolo da insegnanti per diverso tempo, rimanendo abbastanza soddisfatti e divertiti.

Alla fine Sakura si era dimostrata una brava allieva, sicuramente grazie alla sua determinazione. Naturalmente i suoi muscoli non erano particolarmente abituati all’attività fisica - e la cosa la imbarazzò abbastanza – però per essere  stata la sua prima volta se l’era cavata piuttosto bene.

Grazie a Sasuke aveva imparato a liberarsi da una presa da dietro, utilizzando il peso del corpo avversario come fonte di vantaggio. Il moro le aveva spiegato che quella era ad una semplice tecnica di difesa che apparteneva alle mosse di arti marziali.

Naruto invece le insegnò il procedimento migliore per come tenere e caricare un pugno, sia col destro che col sinistro, nel caso in cui un suo avversario fosse riuscito a fermare l’altro suo braccio. Durante la piccola lezione aveva provato a colpirlo al petto, riuscendoci dopo l’ennesimo tentativo, peccato che non avesse calcolato la resistenza del biondino; per un attimo pensava di aver colpito una corazza di ferro.

Aveva cominciato a saltellare dal dolore, mentre Sasuke prese la sua mano tra le sue, aprendo le sue dita per controllarle. Fortunatamente non si era fatta niente, ma le nocche erano diventate subito rosse, così decisero di smettere, non prima di aver rubato di nascosto del ghiaccio delle cucine per far allievare il dolore alla rosa.

«Scusami Sakura-chan» ripeté ancora Naruto, mentre lei continuava a premere il ghiaccio avvolto dentro un telo sulla mano lesa.

Lei sorrise, negando col capo «Non fa niente Naruto-kun»

I tre raggiunsero la sua camera, notando che questa era lievemente illuminata dai pochi raggi solari che erano sfuggiti dalla copertura delle nuvole, scomparendo lentamente dietro l’orizzonte.

Naruto sbadigliò rumorosamente, buttandosi a pancia in giù sul letto «Sono stanco morto» parlottò, chiudendo gli occhi.

Anche Sakura lo raggiunse, dopo aver lasciato il ghiaccio sul comodino.

Spinse leggermente l’amico col gomito, per farlo spostare «Naruto togliti le scarpe» mormorò lei, rilassandosi completamente non appena la sua testa sprofondò sul morbido cuscino.

Sasuke sorrise, e dopo aver chiuso la porta, li sopraggiunse «Lasciatemi un po’ di spazio» si lamentò, salendo a carponi sul letto, schiacciando involontariamente la milza del biondo col ginocchio.

«Ahia teme! Mi hai fatto male!» si lamentò questo, accarezzandosi la parte pestata, mantenendo comunque la stessa posizione.

Sasuke sbuffò, sdraiandosi dall’altra parte di fianco «Non è colpa mia se sei grasso»

Naruto alzò la testa di scatto «Grasso?!»

I due si lanciarono saette con gli occhi mentre Sakura, che si trovava in mezzo ai due a pancia in sù strinse le loro mani, portandole al petto.

«Vi voglio bene» frusciò, ormai vicina al mondo dei sogni.

Inteneriti i due ragazzi, dopo essersi scrutati, sorrisero, cedendo anche loro al potere di Morfeo.


**


Fugaku continuava a cercare con evidente nervosismo lungo i corridoi del palazzo. I domestici gli avevano riferito che i ragazzi non erano mai usciti quel giorno per colpa del freddo rigido e dopo minuti di ricerca si era unito a lui anche Nawaki, dopo aver salutato Rasa, ripartito con i suoi parenti per il proprio Paese.

«Tranquillo Fugaku, sicuramente sono in camera di Sakura» disse lui sorridente, con le mani incrociate dietro la schiena.

L’uomo grugnì in risposta, non accentando quell’improvviso ritardo da parte dei ragazzi. Tutte le volte che dovevano tornare a casa si ritrovavano davanti al portone nel momento in cui il sole cominciava a calare, peccato che suo figlio e Naruto non si fossero presentati e come se non bastasse era sparita pure la principessa.

I due camminarono lungo il corridoio del secondo piano, mentre dalle finestre riuscivano a scorgere la luce delle torce che illuminavano l’ampio cortile, dato che oramai era calata la notte.

Nawaki bussò lievemente sull’uscio della stanza della figlia, ma dato che dall’altra parte non ricevette risposta, decise di aprirlo.

La stanza era completamente immersa dall’oscurità, solo una parte era leggermente illuminata grazie al chiarore che arrivava dalla finestra.

I due uomini si affacciarono e quando videro il letto occupato strabuzzarono gli occhi.

Naruto, sul lato del bordo russava rumorosamente, forse per colpa della sua posizione a pancia in giù. Sasuke invece si trovava sull’altro lato, dove si trovava il muro, dormendo tranquillo di fianco, mentre i capelli di Sakura gli solleticavano leggermente il naso. La ragazza dormiva tranquilla tra i due, stringendo con una leggera presa le loro mani.

Quella scesa non l’avrebbero dimentica così facilmente, ne erano sicuri.

Il Re sorrise, richiudendo la porta senza il minimo rumore.

«Forse è meglio lasciarli dormire» sussurrò, mentre Fugaku, ancora con la bocca socchiusa annuì sconcertato.
  
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