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Autore: heliodor    09/09/2019    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Solo gli stupidi non cambiano mai idea
 
“Abbiamo un problema” disse Kallia vedendola arrivare. L’aspettava all’ingresso del palazzo che aveva scelto come sede del governo della città.
Joyce le badò appena. Stava ancora pensando alle ultime parole di Joane e al modo di convincere Bardhian ad accettarla come guida.
“Mi stai ascoltando, strega rossa?”
“Scusa?”
“Ti ho detto che abbiamo un problema.”
Sì che l’abbiamo, pensò Joyce, non c’è bisogno che tu me lo ricordi.
“Parlo del tuo amico erudito, Halux.”
“Che gli è successo?”
“Ancora niente, ma non posso garantire per la sua sicurezza se continua su questa strada.”
“Di che parli?”
“Ha mandato un valletto con un messaggio. Chiede, anzi no, pretende, che gli diamo libero accesso ai sotterranei dell’accademia.”
“Che problema c’è?”
“Forse dalle vostre parti è diverso, ma da noi l’accademia gode di grande rispetto e libertà. Gli eruditi locali non vogliono che uno straniero rovisti nei loro archivi.”
“Halux è un erudito di Malinor.”
“Non gode di buona fama a quanto ho sentito. Dicono che sia stato cacciato via. Ed è uno stregone rinnegato, di fatto. È una situazione delicata.”
“Che cosa c’è di tanto prezioso in quegli archivi?”
“Libri, documenti, registri” disse Kallia. “Ma per gli eruditi valgono più della carta su cui sono scritti. Non so se mi spiego.”
Ti spieghi benissimo, pensò Joyce. Anche io a casa ho la mia piccola biblioteca con i miei libri preferiti.
Quel pensiero le ricordò la sua stanza a Valonde e i bei tempi in cui guerre e duelli magici esistevano solo tra le righe dei romanzi della Stennig.
“Ne parlerò con Halux e vedrò di convincerlo a desistere” disse.
“Lo troverai al circolo. O ciò che ne resta.”
“È distrutto” gemette Joyce. Il pensiero che Halux si aggirasse per quelle macerie l’atterriva. Se gli fosse successo qualcosa…
“Ha insistito lui” disse Kallia. “Gli ho dato una piccola scorta. La città è piena di saccheggiatori e non vorrei che ne incontrasse qualcuno mentre si aggira per il circolo distrutto.”
“Nemmeno io” disse Joyce.
Raggiunse il circolo a piedi. Fu tentata di andarci in volo, ma aveva deciso di camminare di più. Giusto per tenersi in allenamento.
Il circolo era come lo ricordava. La cupola in macerie ne aveva dimezzato l’altezza, riducendola a quella degli edifici circostanti. Le colonne che sostenevano l’entrata erano piene di crepe, ma avevano retto alla tremenda energia generata da Bardhian.
Entrando, si sentì come una profanatrice di tombe. Solo per caso e per gli sforzi di tutti loro non lo era diventata davvero.
Kallia le aveva sconsigliato di accedere al salone centrale, così percorse la via sotto il colonnato, almeno fin dove era possibile procedere a piedi.
Halux doveva essere per forza passato da lì.
Dopo un centinaio di passi trovò la sua scorta. Si trattava di una strega e due soldati. Quando la videro arrivare le andarono incontro.
“Sei proprio tu?” chiese la strega. “Sei Sibyl?”
Joyce, imbarazzata, annuì.
“Ti descrivevano più alta” disse uno dei soldati, il più giovane.
“Grem” fece la strega. “Scusati immediatamente.”
“Non ce n’è bisogno” disse Joyce agitando la mano con un gesto magnanimo. “E non mi sono mai sentita a disagio per la mia altezza.”
“Volevo ringraziarti per quello che hai fatto per la città” disse la strega. “Io mi chiamo Eten.”
“Felice di conoscerti, Eten” disse Joyce impaziente. “Halux dov’è? Devo parlargli con una certa urgenza.” Le dispiaceva essere scortese con la strega, ma voleva risolvere quel problema e tornare a concentrarsi su Bardhian e Joane.
Eten le mostrò le scale. “L’erudito scorbutico è sceso lì sotto da alcune ore e non è ancora tornato.”
“Lo avete lasciato da solo?” chiese tentando di nascondere il suo sgomento.
“I sotterranei sono sicuri” disse Eten. “E lui ha insistito per andare da solo. Kallia ci ha detto di ubbidire ai suoi ordini, se ragionevoli.”
“Ho capito” disse Joyce.
Scese le scale a due alla volta. Il buio l’avvolse e lei evocò una sfera di luce.
La lumosfera – era così che gli stregoni la chiamavano – illuminò pareti di mattoni libere dalla solita umidità. Il corridoio procedeva in linea retta per un centinaio di passi.
Joyce procedette con cautela, nel timore di provocare un crollo improvviso anche col suo solo respiro.
Non ci furono crolli né smottamenti. La prima porta che incontrò conduceva a una sala vuota. Da quella successiva proveniva un debole chiarore.
Fu lì che si diresse senza esitazioni.
Oltre la soglia, vide una figura al centro della sala rettangolare. Era china su di un tavolo, intento a sfogliare le pagine di un grosso volume.
Joyce marciò decisa verso Halux.
L’erudito alzò la testa di scatto. “Eccoti qui. Lo sapevo che Kallia avrebbe mandato te.”
Joyce si fermò davanti al tavolo. “Che genere di problema hai?”
“Sei qui per risolverlo o per rimproverarmi?”
“Dimmelo tu, Gera. Lo sai che abbiamo poco tempo e ogni minuto è prezioso. Dipendiamo tutti dai tuoi sforzi.”
“Fai bene a ricordarlo. Dipende tutto da me e mi serve tutta la collaborazione possibile.”
“Kallia sta collaborando, ma ha una città da mandare avanti.”
“Ho solo chiesto di poter consultare dei libri.”
“Gli eruditi di Nazdur non sembrano disposti a farteli consultare.”
“Idioti” disse Halux.
“Non puoi farne a meno?”
Halux tasse un profondo sospiro. “Se potessi lo farei, strega rossa. Ma quei testi mi servono davvero.”
“Sono così importanti?”
“Dieci giorni fa sei venuta tu da me con quella folle idea, ricordi?”
Joyce annuì.
“Ricordi cosa ci dicemmo?”
Lo ricordava. Lei, Bardhian e Kallia stavano cercando una via sicura per raggiungere il nord.
“Secondo le poche informazioni che abbiamo” aveva detto la strega. “Tutte le strade sono state occupate dalle forze di Persym. Quelli che si dirigono a nord per unirsi all’alleanza vengono intercettati e uccisi, o costretti a unirsi all’orda. Passare di lì potrebbe richiedere molto tempo e molti sacrifici. Non so se posso darvi una scorta adeguata. Ho forze appena sufficienti per tenere sotto controllo la città.”
“E se andassimo via mare?” aveva suggerito Bardhian.
“Il porto più vicino era quello di Malinor” aveva risposto Kallia. “Ma non credo sia usabile in questo momento. Ci sarebbe anche Tommos. È un piccolo centro, ma è lontano quasi una Luna da qui e non è detto che vi siano navi in partenza per il nord. Senza contare che i mari sono infestati dai pirati.” Scosse la testa. “A questo punto è meglio andare via terra. Potreste prendere la strada che costeggia la Spina del Drago. Vi farebbe allungare il viaggio di un paio di Lune, ma è sicura.”
Joyce aveva imparato che cosa fosse la Spina del Drago. Era il nome che gli abitanti del continente davano alla catena montuosa che lo divideva in due. Era un luogo aspro e poco abitato e per questo sicuro. Ma anche privo di strade degne di questo nome.
“No” aveva detto. “Non possiamo tardare così tanto. Ci deve essere un’altra via che possiamo usare.”
“L’alternativa è andarci in volo” aveva risposto Kallia. “O con un portale. Purtroppo, nessuno a Nazdur sa usarne uno.”
“Ti sbagli” aveva risposto Joyce. “Una persona c’è.”
Così era nato il piano di cui parlava Halux.
“La mia idea” aveva spiegato Joyce all’erudito. “È che tu evochi un portale che ci conduca al campo dell’alleanza.”
“Non sappiamo dov’è” aveva protestato l’erudito.
“Basterà che ti avvicini il più possibile.”
“Non so se ne sono capace.”
“Ci hai portati a Nazdur senza tanti sforzi.”
“Lo dici tu, strega rossa” aveva sbottato Halux. “Quando evoco un portale per me è doloroso.”
“Provi disagio?”
“Parecchio. E Nazdur era distante solo due o trecento miglia dalle terre degli Urgar. Qui si parla di almeno due o tremila miglia. Ti rendi conto di quanti sforzi serviranno?”
“Va bene, ma puoi farlo? Sei fisicamente in grado di reggere un simile sforzo?”
“Dipende dalla distanza e dal numero di persone che attraverseranno il portale.”
“Per ora siamo solo Bardhian e io. E ovviamente tu.”
“Io resterò qui. Ne ho abbastanza di guerre e di certo non voglio trovarmi a nord quando arriverà l’orda di Persym con quei dannati Colossi.”
“Il tuo aiuto sarebbe prezioso.”
“Ne farete a meno, strega rossa. Io resto qui. Questa è l’unica condizione che pongo.”
“Vuoi dire che accetti?”
“Ho altra scelta? Mi servono libri, mappe, soprattutto del nord. E ovviamente un luogo tranquillo dove poterle studiare e preparare il viaggio.”
“Kallia ti farà avere tutto” gli aveva promesso senza sapere se la strega avrebbe davvero acconsentito. “Di quanto tempo avrai bisogno?”
“Mezza Luna, forse una intera.”
È comunque meglio di niente, si era detta Joyce. Soprattutto se l’alternativa è un viaggio lungo cinque o sei Lune. Potevano arrivare a nord precedendo l’orda di Persym.
“Mi avevi promesso tutto l’aiuto possibile” disse Halux riportandola col pensiero al presente.
“Ti abbiamo dato quello che potevamo.”
“Non basta. Ho bisogno di accedere a quegli archivi.”
“Cosa c’è di così importante che qui non puoi trovare?”
Halux alzò la testa. “Guardati intorno, strega rossa. Il circolo è distrutto. Della biblioteca restano sì e no un decimo dei testi. Il resto si trova sotto le macerie. Quello che si trova qui non basta. Mi servono mappe accurate per aprire un portale proprio dove vi serve.”
“Altrimenti?” chiese, anche se temeva la risposta.
“Non ti posso assicurare nulla. La distanza è enorme. Potreste ritrovarvi nel posto giusto oppure dall’altra parte del continente o in mezzo al mare.”
“Sarebbe terribile.”
“Se non vuoi correre il rischio, devi garantirmi l’accesso a quegli archivi. Non ti chiedo altro.”
Joyce annuì. “Ne parlerò con Kallia.”
Quando tornò dalla strega di Nazdur e le riferì le parole di Halux, lei assunse un’espressione grave. “È un bel guaio. Non so se posso costringere quegli eruditi a collaborare.”
“Halux dice che è importante.”
Kallia sbuffò. “E sia. Andrò all’accademia con una scorta e li costringerò ad aprire gli archivi. Ci costerà anni di ostilità da parte degli eruditi, ma se non c’è altro modo…”
“Verrò anche io” si offrì Joyce.
Kallia non si oppose. Convocò una decina di stregoni e venti soldati e con loro si avviò all’accademia. Joyce mandò un valletto da Halux dicendogli di raggiungerli appena possibile.
L’accademia era uno dei pochi edifici a essersi salvato dalla devastazione. Era un palazzo squadrato e dipinto di bianco, molto semplice nelle linee e austero.
Una dozzina di eruditi presidiava l’ingresso ma si fecero da parte vedendoli arrivare.
“Chiamate Versam” disse Kallia. “Ditele che desidero parlarle.”
Una donna di mezza età si presentò a loro dopo qualche minuto. “Io sono Versam, la portavoce e decana di questa accademia.”
Joyce non si aspettava una donna. Sapeva che le accademie ne accettavano poche e vederne una fare da decana e portavoce la sorprese.
“Io ti saluto” disse Kallia.
“Anche io” disse Joyce.
Versam le rivolse un’occhiata fugace. “Tu sei quella che chiamano la strega rossa? Quella che dicono abbia salvato la città insieme a quel principe straniero?”
“Sono dicerie esagerate” disse Kallia. “La città è stata salvata da tutti quelli che hanno combattuto e sono morti per essa.”
“Stai forse insinuando qualcosa?” fece Versam con tono infastidito.
“Per niente, decana.”
“Pretendevi che imbracciassimo spade e scudi e scendessimo nelle strade a combattere?”
Halux arrivò in quel momento. “Avete già aperto gli archivi? Mi sono perso qualcosa?”
Versam sgranò gli occhi vedendolo arrivare. “Gera? Gera Halux?”
L’erudito si accigliò. “Versam? Sei proprio tu?”
“Vi conoscete?” chiese Joyce sorpresa.
“Purtroppo sì” rispose Versam. “Sappi che non ti permetterò di entrare nei nostri archivi, né oggi, né mai.”
“Non abbiamo bisogno del tuo permesso” disse Halux con tono astioso. “Vero, strega rossa?”
Joyce guardò Kallia e questa sospirò.
“Qualunque sia il motivo del vostro contezioso” disse la strega. “Vi prego di metterlo da parte, per il bene della nostra città. Mi rivolgo soprattutto a te, vostra eccellenza Versam.”
“Un attimo fa mi hai accusata di avervi abbandonato al vostro destino.”
“È un buon motivo per riscattare il buon nome dell’accademia, non trovate?” disse Joyce.
Versam le scoccò un’occhiataccia. “La nostra accademia non ha alcun bisogno di riscattare il proprio nome. Nazdur è famosa proprio per i nostri studi sulla natura del mondo e dei fenomeni.”
Halux sbuffò. “Questo è da dimostrare. Voi di Nazdur vi vantate troppo e producete pochi testi sulle vostre ricerche.”
“Amiamo conservare un certo riserbo nei riguardi degli studi che conduciamo.”
“Una scusa davvero comoda per giustificare una tale mancanza di fonti. Qual è l’ultima volta che uno di voi ha partecipato a un simposio?”
“Non credo che sia questo l’oggetto della discussione” cercò di dire Kallia. “Quello che sto cercando di dirvi è che…”
Versam le fece gesto di tacere. “Lo sai bene qual è l’ultima volta, Gera Halux. Eri presente anche tu. Ci hai umiliati pubblicamente.”
“Non si sta mettendo bene” le sussurrò Kallia.
Joyce annuì.
“Ho solo detto la verità. Le vostre conclusioni erano del tutto errate e io l’ho dimostrato.”
“Tu hai usato un trucco” l’accusò Versam. “Noi ci fidavamo di te quando ti abbiamo affidato quei testi da correggere. Tutti dicevano che eri un esperto in storia naturale. Invece hai usato le nostre ricerche contro di noi e hai convinto gli altri eruditi che eravamo in errore. Siamo stati derisi per anni e solo per colpa tua.”
“Hai detto tu che sono un esperto” disse Halux con orgoglio.
“Allora come hai potuto negare l’evidenza delle nostre ricerche?”
“In quel momento, ero convinto che fossero sbagliate.”
“E adesso?” ringhiò Versam.
“Che importanza ha?”
“Hai cambiato idea?” lo incalzò l’erudita.
“Solo gli stupidi non lo fanno mai.”
Versam fece per dire qualcosa ma ci ripensò. “La mia risposta è no. Questa persona non entrerà nei nostri archivi.”
“Eccellenza” disse Kallia.
“Col vostro permesso” disse la decana prima di voltarsi e andare via.
Kallia e Joyce guardarono Halux.

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