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Autore: Francesca_H_Martin    21/09/2019    0 recensioni
"[..] —Schmidt è l’unico modo. Dovete per forza farmi bere e farmi di nuovo ubriacare, così, trovandomi nelle stesse condizioni di ieri, magari posso ricordare qualcosa su Jess. —
—Ok—disse Winston con rammarico. —Lo faccio solo per Jess. Lo sai che quando ti ubriachi diventi…ancora più cattivo del solito. Mi fai paura. —la sua espressione era un misto di emozioni contrastanti.
—E poi…diventi pazzo. Completamente pazzo e senza senno. —aggiunse Schmidt, guardandolo come se fosse l’ultima volta.
—E’ proprio per questo che mi legherete alla sedia. Senza se e senza ma. Per Jess. —
—PER JESS! — risposero in coro, ponendo le loro mani una sull’altra come incitamento prima di una gara."
* “Questa storia partecipa alla Fast Challenge dei Fandom Deserti: Occhi indetta sul gruppo facebook Il Giardino di Efp”;*
Genere: Angst, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jessica Day, Nick Miller, Sam Sweeney, Schmidt, Winston Bishop
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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“NICK AND JESS”

 

Nick vagava per le strade di LA senza una meta da chissà quanto tempo.
Quello che era appena successo con Jess l’aveva sconvolto.
Non voleva abbandonarla in quel luogo sudicio, ma la paura l’aveva completamente assalito, facendolo uscire fuori di testa.
Sapeva però che di sicuro lei non avrebbe corso nessun pericolo perché c’era Sam ad aspettarla.
Sam…Dio, quanto lo odiava.
Ormai era diventato il termine di paragone per qualsiasi cosa non gli andasse a genio.
“Quanto odio Schmidt quando mi dice che devo esprimere le mie emozioni, da uno a Sam?” e ovviamente la risposta era sempre la solita, secca: “Sam”.
Il cuore gli batteva ancora forte.
Non riusciva a credere di aver baciato Jess, la ragazza che aveva già notato a diciassette anni.
Un sorriso nacque sul suo volto.
Come poteva aver ricambiato quel bacio? Lei, la persona migliore che conosceva?
Che cosa ci vedeva in lui? In una persona che a stento riusciva a prendersi cura di se stessa?
Queste domande frullavano vorticosamente nella sua testa.
Non trovava una risposta adeguata.
Forse perché ubriaca e quindi non aveva piena coscienza di tutto quello che stava succedendo.
Forse perché voleva semplicemente fare un torto a Sam.
Questo pensiero subito scomparve.
Ormai conosceva Jess e sapeva che non era capace di fare una cosa del genere. Non era per niente da lei.
E allora per quale motivo mi ha corrisposto?, si domandò ad alta voce, come se in questo modo riuscisse a trovare la soluzione all’enigma.
Dubbi su dubbi continuavano a proporsi, rendendo il suo stomaco ancora più aggrovigliato.
Ad un tratto, però, ricordò una frase.
Come il flashback di un film, vide se stesso e Jess stesi su quella giostra a fissare il cielo:
“—Sei la tipica persona che tutti vorrebbero avere al proprio fianco, quella che tutti vorrebbero conoscere una volta nella vita. Sei la tipica persona che riesce a calmarti e a farti sentire speciale.
—Jess si fermò, guardandolo negli occhi.
—E’ strano come tu faccia sentire gli altri speciali, ma tu non ti senta affatto così. —ormai erano occhi dentro occhi.
—Nick Miller, tu sei speciale! Sei l’unica persona che ancora deve capirlo. —lo urlò con tutta la forza che aveva. Il silenzio di quel posto fece rimbombare le parole più volte nella testa dell’amico.
—E se ancora non ne sei convinto, posso urlarlo anche dalla statua della libertà. Posso fare di tutto, basta che inizi a crederci, perché è così! —gli occhi di Jess gridavano più delle parole.”
E come dopo una tempesta, tutto improvvisamente si acquietò.
Il senso di nausea di Nick, i pensieri autodistruttivi, il battito cardiaco.
Jess pensa che io sia speciale. Jess vede qualcosa di buono in me. Jess crede in me.disse con espressione e tono sorpresi.
Come se si fosse appena svegliato da un sogno ad occhi aperti e avesse realizzato il tutto, iniziò a correre.
Tornò indietro nella direzione da cui era venuto.
Ogni due passi si fermava a prendere fiato perché l’esercizio fisico per lui era una cosa inconcepibile e lontana anni luce.
Sono un idiota! Come ho potuto lasciarla lì?boccheggiava, incredulo della stupidaggine che aveva compiuto.
Sto arrivando Jess! Devo dirti delle cose! Sono stato un imbecille! Pussa via da Sam!lo urlò affannosamente, come se la sua amica potesse rispondergli.
All’arrembaggioo!all’improvviso fece un salto, noncurante di trovarsi in una strada abbastanza trafficata.
Infatti, non appena atterrò con i piedi, fu investito da una macchina.
Lo sfiorò appena perché il conducente procedeva lentamente, quasi a passo di lumaca.
Nick, ormai steso a terra, cercò subito di alzarsi e riprendere il cammino.
L’adrenalina e la voglia di esprimere cose nascoste in lui da tanto tempo, erano più forti di qualsiasi cosa.
Stava per rincamminarsi quando, all’improvviso, una dolce e simpatica vecchietta scese dal veicolo, avvicinandosi a lui.
Giovanotto, ti sei fatto male?disse preoccupata.
Nick le sorrise.
Mai stato meglio, signora!rispose, sorridendo nuovamente.
La donna lo guardò come se fosse pazzo.
Oh giovanotto, sono sicura che non stai bene. Come hai detto che ti chiami?disse, guardandolo negli occhi.
Non l’ho detto. Mi chiamo Nick e sono in ritardo. Perciò…tagliò corto, alzando gli zigomi e strizzando gli occhi; era la tipica espressione che faceva quando si sentiva leggermente a disagio.
Oh figliolo, non vai da nessuna parte.rispose, avvicinandosi alla porta della sua auto.
Iniziò a cercare qualcosa.
Nick roteò gli occhi; per la prima volta fremeva di andare via e di quel passo sarebbe diventato anche lui come quella signora.
Il pensiero non gli dispiaceva.
Era convinto che la sua età attuale fosse molto al di sotto della sua età mentale.
Immaginò il suo futuro; era steso su una poltrona a guardare la tv, con un grosso contenitore pieno di ali di pollo in una mano e nell’altra una bella birra fresca.
La pancia piena gli fungeva da tavolino e nessuno gli diceva cosa doveva o non doveva fare.
Era in paradiso, nel suo paradiso.
Sorrise all’idea, poi ritornò alla realtà.
La vecchietta gli si avvicinò con un sorriso enorme e un qualcosa di indefinito in mano.
Per fortuna porto sempre medicinali con me. Sai, in caso di infarti, ictus, diarrea, vomito, ulcera… continuò a lungo ma Nick aveva smesso di ascoltare ad “infarti”, se no, data la sua ipocondria, gliene sarebbe venuto uno proprio in quel momento.
Una giovincella come lei non ne ha bisogno. Sono sicuro che servono più ai suoi figli che ad una donna  in forma come lei!disse Nick, guardandola con un sorriso mezzo pronunciato.
Non ho figli.rispose la signora, amareggiata.
Nick la fissò, imbarazzato.
Mi scusi. Volevo dire suo marito.disse Nick, cercando di riparare al danno fatto.
Non mi sono mai sposatadisse, con tono ancora più amareggiato.
Lo guardò in malo modo.
Allora lei è proprio il me di cento anni, versione femminile! La bella vita eh…disse Nick, dandole una piccola pacca sulla spalla.
La donna aveva uno sguardo da omicida.
Mi stai dando della vecchia?rispose, spostandosi proprio di fronte a lui.
No, no. Certo che no. Lei è decisamente più giovane di me! Chieda ai miei coinquilini. Ora li chiamo.disse Nick, fingendo che la chiamata fosse per quel motivo e non perché temeva di essere assassinato da quella psicopatica.
Nessuno e dico NESSUNO ha mai preso in giro Marlene.disse la donna, indicandosi con il pollice.
Vediamo chi è il vero anziano, qui!continuò, avvicinandosi in modo inquietante al ragazzo.
Nick, in risposta, iniziò ad urlare come una femminuccia.
La signora cercò di bloccarlo, ma Nick riuscì a divincolarsi.
Ok, vuole la guerra? E guerra sia!disse il ragazzo con grinta.
Ormai era troppo tardi.
La signora si era attaccata a lui come una piovra.
Nonostante la statura e l’età, aveva una forza disumana.
Lasciami!urlò con voce sottile, toccandole per sbaglio un seno.
La donna lo guardò ancora più furiosa.
Sei un maniaco!disse, dandogli un calcio nelle parti basse.
Nick cadde a terra, quasi svenendo.
Alzò gli occhi al cielo e l’ultima cosa che vide fu il volto di quella signora (secondo lui satana travestita da vecchia) che gli diceva:Non ti preoccupare, ci penso io a te. Ecco l’areoplanino…Ahumimitò quella vocina che si fa per far mangiare i bimbi piccoli.
Dopo buio.
 
 
 
 

*NEW GIRL*

 
 
Terra chiama Miller! Nick mi senti? Nick ti prego apri gli occhi!”, urlò Schmidt in modo straziante.
Nick  li aveva riaperti.
Ricordo tutto ragazzi. Il piano ha funzionato.disse fiero.
Che cosa è successo allora?disse Winston, curioso.
Oh, vediamo…Mi sono ubriacato, sono quasi morto, ho toccato le tette di una vecchia…
Penso mi abbia drogato, per questo ho avuto un blackout totale. Non so neanche come sono finito qui. disse con gli occhi al cielo, come se questa cosa lo aiutasse a fare mente locale.
Quando li abbassò, Winnie e Schmidt lo guardavano con occhi sgranati.
E dimenticavo…ho baciato Jess.disse a bassa voce, facendo finta che questa non fosse la notizia più sconvolgente.
Gli amici erano a bocca aperta.
“Hai toccato le tette di una vecchia, ew” detto da Winston e “hai baciato Jess?! La nostra Jess?!”  detto da Schmidt allo stesso tempo, fecero quasi fuggire Nick a gambe levate.
 Lui non rispose.
Tutte quelle emozioni erano già state troppe per una sola giornata. Riviverle non era per niente un’ottima idea.
Ok amico, non vuoi parlarne. Dicci almeno dov’è  Jess e perché  per telefono ha detto che eri impazzito.disse Winston, iniziando a slegare Nick.
Schimdt, nel frattempo, continuava a ripetere tra sé e sé “Nick e Jess si sono baciati” senza fermarsi.
Dondolava  avanti e indietro; sembrava appena uscito da un manicomio.
Nick lo ignorò completamente.
Si sentiva tutto indolenzito. Chissà per quanto tempo era rimasto legato e ubriaco fradicio su quella sedia.
Oh mio Dio, Jess!disse, catapultandosi in piedi e correndo verso la porta.
Nicholas dove vai?! Non voglio che rischi di nuovo la morte!disse Schmidt, singhiozzando e ritornando alla realtà.
Nick ritornò indietro, si mise di fronte al suo migliore amico e gli pose una mano sulla spalla.
Il suo sguardo era fiero e deciso.
Vado a fare la prima cosa giusta della mia vita. —rispose. —E se morirò nel farla…beh, ne sarà valsa la penadisse, rendendo Schmidt così orgoglioso.
Aveva uno sguardo tipico; sembrava una mamma che aveva appena assistito alla laurea del figlio.
Allora vai.disse, sorridendo.Sono fiero di teaggiunse, abbracciandolo.
All’improvviso si unì a loro anche Winston, canticchiando “l’abbraccio di gruppo spacca di brutto”finché Nick non scomparve dal loft.
 

*NEW GIRL*

 
Nick era fuori dal bagno pubblico, quello dove aveva visto per l’ultima volta Jess.
—Jess? —disse, speranzoso.
—Nick? Nick! Sei tu? —Jess era l’incarnazione della felicità.
Gli occhi di Nick brillavano come il sole di quella mattina.
Si avvicinò alla porta, provando ad aprirla.
Si accorse poi che il chiavistello e la maniglia erano rotti.
—Jess volevo dirti che…—disse Nick, cercando le parole giuste per poter cominciare il discorso. Un groppo in gola non gli permetteva di lasciarsi andare.
Era sempre stato difficile per lui esprimere le proprie emozioni.
Non l’aveva mai fatto neanche con suo padre.
Avrebbe sempre voluto dirgli che gli mancava, che nonostante non si fosse mai comportato come un vero genitore gli voleva bene lo stesso.
Era come se, il dire ad alta voce cosa gli passasse per la testa, lo rendesse un debole.
Lui non voleva esserlo. Non poteva esserlo, per gli altri.           
Già pensava di aver deluso le aspettative di tutti.
Non poteva deludere anche quelle della sua famiglia. Non se lo sarebbe mai perdonato, per questo reprimeva tutto fingendo sorrisi.
A furia di farlo, ormai, era diventata una specie di malsana abitudine, un qualcosa da cui non sapeva liberarsi.
Era come una seconda pelle, dura da scalfire e distruggere.
—Nick, non c’è problema. Ho capito. Basta che mi liberi da qui! —disse Jess esasperata.
—Scusami. Scusami se ti ho lasciata da sola. Scusami se sei rimasta in questo bagno puzzolente per ore ed ore. —disse Nick, poi prese un bel respiro.
Jess rimase un attimo in silenzio.
—Nick Miller che chiede scusa? Ma cosa ti è successo? —rispose, preoccupata. —
Nick ti ringrazio, ma preferisco che chiami qualcuno per farmi liberare! Reginalda ha bisogno di un bagnetto fresco, vero Reginalda? —disse alla sua vagina con tono di voce profondo, quello che utilizzava spesso per frasi del genere.
Nick sorrise e telefonò subito al suo amico Steve, il tuttofare del bar.
Stranamente la voce  e le parole dell’amica lo avevano calmato.
L’ansia e la paura di esprimere l’ondata di cose tenute sotto chiave per così tanto tempo erano sparite.
Con lei tutto diventava un po’ più semplice.
Nick era un uomo migliore quando Jess si trovava nei paraggi.
Era come se avessero una sintonia e una connessione innata.
—Jess ti prego, fammi parlare. —disse, alzando leggermente il tono di voce.
Si appoggiò alla porta e si lasciò scivolare fino a toccare terra.
 La stessa cosa fece la ragazza.
Erano divisi solo da un sottile strato di legno.
—Jess, io sono fuggito solo per paura. —disse, tutto d’un fiato. —Paura che ti accorgessi di quanto tu sia migliore di me. Paura che un attimo dopo ti rendessi conto dell’enorme stupidaggine fatta perché non sono e non sarò mai alla tua altezza. Paura che capissi che non valgo niente e che non ho niente da offrirti. —gli occhi di Nick si oscurarono improvvisamente. —Tu meriti il meglio, Jessica Day. —disse, con un sorriso amaro.
Jess non proferì parola; preferì farlo terminare, anche se si stava leggermente alterando per le cose appena sentite.
—Nonostante io pensi che staresti molto meglio senza di me, devo dirti delle cose.
 Lo faccio principalmente per il mio bene. Me lo devo. —disse, poggiando la mano sul suo cuore.
—Una delle cose che mi hai insegnato è che devo credere in me stesso perché sono speciale. Ho seguito il consiglio, per questo sono qui a provarci. —disse, sorridendo.
—Jessica Day…—si schiarì la voce, poi continuò: —mi  piaci dalla prima volta che ti ho vista, a diciassette anni. Già all’epoca ero super intelligente e spigliato perché capii quanto fossi unica nel tuo genere. Quando poi ti ho rivista, dopo tutti quegli anni, al loft…era come se il tempo non fosse mai passato. Il cuore batteva come allora e per me eri rimasta sempre la più bella e strampalata di tutte. —sorrise.
—Con te mi sento…fantastico. Mi sento come se ci conoscessimo da sempre. Mi sento compreso, amato nonostante i miei mille difetti. —una breve pausa seguì queste parole.
—Mi completi Jessica Day—continuò. I suoi occhi si riempirono di una luce intensa.
—Prima che tu dica qualcosa, sono venuto fin qui per confessarti che…mi piaci. Tanto. —il cuore ormai era diventato poltiglia e il sudore scendeva rapido sulla sua fronte.
Nonostante tutto, aveva superato la sua paura.
Era riuscito ad esprimere, senza peli sulla lingua, le sue emozioni.
Per Jess.
Un silenziò regnò per alcuni minuti.
Nick, nervoso, ricominciò a parlare: —Jess, ora puoi dire qualcosa…Anche una minuscola, tipo “Oh Nick, che cosa dolce. Anche tu mi piaci tanto e impazzisco per il tuo sedere” —disse con voce stridula, imitando quella femminile dell’amica.
Nessun suono proveniva dalla stanza in cui era rinchiusa Jess.
Nick si alzò, preoccupato, iniziando a bussare alla porta come un forsennato.
—Oddio Jess! Mica sei svenuta per le mie parole? Forse ho un po’ esagerato, hai ragione. Dovevo cambiare qualche termine. E’ tutta colpa di Winston! Mi ha consigliato di parlare con il cuore e di essere più smielato possibile! Se mai dovessimo arrivare sani e salvi a casa, penso che lo ucciderò. —urlò, preoccupato.
Il silenzio continuava a regnare sovrano.
—Jess? Jess! Ok, ora sfondo la porta, quindi attenta.
Se questo è un tentativo di farmi sparire perché sei rimasta spiazzata, ti avverto che non è divertente. Non sto ridendo. —disse Nick cercando di non pensare a quanto si sarebbe fatto male sbattendo contro quella superficie di legno.
—Ok, al mio tre. Uno…Due…—non terminò neanche la frase.
Al due un verso alla Mowgli provenne dal bagno.
 Era Jess che, con tutta la forza che aveva, si era catapultata sulla porta, distruggendola e atterrando con questa addosso a Nick.
Il ragazzo, come se nulla fosse si alzò, così come lei.
—Jess, ti sei fatta male? —disse Nick, preoccupato.
Jess lo guardava come se non avesse visto cosa più bella in vita sua.
—Tutto quello che hai detto su te stesso è un’enorme gigantesca stronzata. —disse, come se avesse ribadito la cosa più ovvia del mondo.
—E per la cronaca…Anche tu mi piaci, Nicholas Sean Miller. —il cuore di Jess batteva così forte, proprio come quello del ragazzo.
—Davvero? —disse Nick incredulo, con  una faccia da ebete.
—Sta zitto e baciami. —disse Jess con fermezza.
Nick la tirò a sé e la baciò.
Fu un bacio dolce ma allo stesso tempo passionale.
Sentivano entrambi le farfalle nello stomaco e brividi di freddo attraversavano il loro corpo.
Quando si staccarono, ripresero a parlare.
—Perché ci hai messo tutto questo tempo a venire qui? —disse Jess curiosa, camminando mano nella mano con Nick.
—Perché ho toccato la mammella di una vecchia, quindi mi ha drogato.—disse Nick, come se fosse la cosa più normale di questo mondo.
—Nick Miller, sei sempre il solito porcellino. E dimmi, era soda? —disse, guardandolo negli occhi.
—Diciamo che in una scala da 1 a Pamela Anderson, era decisamente una Cece. —disse senza peli sulla lingua, pentendosene subito dopo.
—Ew!Hai paragonato il seno di una vecchietta a quello della mia migliore amica! —disse Jess scandalizzata.
—Non riuscirò più a vedere Cece nello stesso modo. —dissero all’unisono.
—Chissà se con Schmidt funzionerebbe una cosa del genere. —disse Jess continuando a camminare.
Nick alzò gli occhi al cielo per pensare.
—Decisamente no. Troverebbe Cece ancora più attraente, anche se le persone anziane lo terrorizzano —dissero nuovamente all’unisono.
All’improvviso Nick si fermò. Guardò Jess intensamente.
—Si può sapere cosa ti ha detto Sam? —domandò, un tantino alterato.
—Sei geloso. —Jess sorrise compiaciuta.
—Non sono geloso.—
—Allora non ti dico nulla, tanto non sei geloso…—
—Ok! Sono geloso! Contenta ora? Non ti è bastata quella dichiarazione lunga mezz’ora? —disse Nick, alzando le sopracciglia.
Jess sorrise e gli diede un bacio a fior di labbra.
—Mi ha detto che mi ha lasciata andare perché la persona con cui dovevo stare realmente eri tu. —Jess abbassò lo sguardo, arrossendo.
Nick glielo alzò nuovamente, sorridendo come non aveva mai fatto prima d’ora.
—Mi piace quel Sam. Dice sempre cose giuste. —disse Nick con sguardo perso in chissà quale luogo oscuro.
Jess sorrise.
—Certo, ora ti piace. —disse la ragazza, continuando a camminare.
Erano finalmente arrivati al loro loft.
 Nonostante fosse giorno inoltrato, Jess e Nick erano stanchi morti dopo la giornata che avevano vissuto.
Finsero fosse notte, chiudendo di conseguenza tutte le finestre.
Finalmente si avvicinarono alle stanze, baciandosi per un’ultima volta.
—Notte Day—
—Notte Miller—
E così chiusero la porta alle loro spalle, consapevoli che una volta varcata quella soglia, le cose sarebbero cambiate per sempre.
 
 


ANGOLO AUTRICE: Ed eccoci qui con l'ultimo capitolo della fanfiction Ness!
E' il mio preferito, è ironico ma allo stesso tempo molto dolce. 
Mi sono emozionata nello scriverlo, quindi se vi piace mi farebbe molto piacere se lo commentaste con una recensione.
Sono rimasta un po' così perchè nessuno ha commentato questa storia, ma so che ormai questo sito è abbastanza morto, quindi va bene.
L'importante è non stroncare una passione solo perchè non si ricevono  recensioni (anche se,ovviamente, fanno molto molto piacere).
Dopo questo sermone voglio comunque ringraziare le persone che l'hanno letta e voglio dirvi che mi sono divertita troppo a scriverla.
Grazie mille a tutti e alla prossima!
 PS: Vi lascio con una foto meravigliosa di questi due piccini!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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