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Autore: heliodor    25/09/2019    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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“Dicci tutto” disse Kallia con tono perentorio. “E inizia dal motivo per il quale ci hai convocati qui sotto.”
Si trovavano nel livello inferiore, dove Halux aveva requisito tre intere celle per le sue ricerche. Joyce notò subito che la confusione era aumentata. Ai libri che l’erudito stava consultando se n’erano aggiunti altri, insieme a pergamene e fogli sparsi in giro pieni di annotazioni.
E sul tavolo di lavoro erano stati disposti i fogli che Lindisa aveva usato per tracciare le linee di flusso trovate nei santuari che aveva visitato.
Joyce aveva gli dato i fogli che lei aveva copiato nei santuari di Zanihf, Lotayne ed Eceron. Halux li aveva disposti sul tavolo dopo una rapida occhiata agli altri.
“Sì, sì” aveva detto immerso nei suoi pensieri. “Ora lo schema è più chiaro.”
“Erudito” disse Kallia spazientita. “Ho molto da fare e mi stai facendo perdere tempo.”
Halux annuì senza degnarla di un’occhiata. “Tra poco ti dirò tutto.” Piazzò l’ultimo foglio tra due che erano separati da uno spazio e osservò soddisfatto la disposizione. “C’è uno schema” disse. “C’è uno schema.”
Joyce gettò un’occhiata al tavolo. Le linee tracciate sui fogli si univano a formare tracciati che attraversavano il tavolo da un lato all’altro. Ogni tanto le linee si incrociavano formando dei nodi.
“Erudito” disse Kallia con tono esasperato. “Ho da fare, se non l’hai capito.”
Halux si staccò dal tavolo. “Cosa sai dei flussi di energia?”
Kallia lo guardò sorpresa. “Non ho idea di cosa stai parlando.”
“Lo sapevo” disse Halux. “Nessuno ne sa niente. È un segreto che è morto con i maghi supremi.”
“Non mi sembra una brutta cosa” rispose Kallia. “Prosegui.”
“I flussi percorrono tutto il continente come enormi fiumi” disse Halux.
“Io non vedo fiumi” rispose Kallia. “Se esistono, dove sono?”
“È solo per farti capire di cosa sto parlando” disse l’erudito seccato. Indicò le carte disposte sul tavolo. “Vedi queste linee? Ognuna di esse rappresenta uno dei flussi. Come vedi, attraversano il continente. E sì, sono invisibili. È probabile che si spostino a decine di miglia al di sotto della superficie. Ecco perché non riusciamo a vederli, ma esistono e questa mappa lo dimostra.”
“Io non vedo una mappa” disse Kallia. “Ma solo delle linee tracciate su dei fogli.”
Halux indicò una delle linee. Accanto a questa se ne intravedevano altre che non seguivano lo stesso schema. “Le vedi queste? Sono montagne e questo è un lago. Qui c’è un fiume, uno vero. Lo puoi capire anche da sola dalla forma. Le linee di flusso seguono altri percorsi e non tengono conto di montagne e corsi d’acqua.”
“Mi stai dando della stupida per caso, erudito?” fece Kallia spazientita.
“Sto solo cercando di farti comprendere che anche quello che non si vede può esistere.”
“Quindi mi stai dando dell’ottusa. Forse ho sbagliato a darti la mia piena collaborazione.”
“Quello che sta cercando di dirti” intervenne Joyce. “È che i maghi tracciarono queste linee di flusso per un motivo ben preciso.”
Kallia la guardò interdetta.
“Ho visitato almeno tre santuari e tutti avevano una mappa dove erano tracciate queste linee.”
“I maghi supremi…”
“Erano arroganti e crudeli, lo so” fece Joyce. “Ma non erano stupidi o pazzi. Non più di chiunque altro. Se hanno tracciato quelle mappe avevano i loro motivi. E Halux pensa di sapere quali sono.”
Kallia guardò l’erudito.
Halux indicò un groviglio di linee che confluivano in un solo punto su di un foglio. “Cercavano questi. I nodi.”
“Nodi?”
“Dove le linee di flusso si incontrano” spiegò Halux. “Le energie che vi si concentrano dovrebbero essere immense.”
“Lo sai o lo pensi?”
Halux la guardò incerto. “Penso di saperlo.”
Kallia ghignò. “E se ti sbagli?”
L’erudito si strinse nelle spalle.
“Ditemi in che modo può esserci utile tutto questo” disse la strega. “Hai detto che potrebbe farci vincere la guerra.”
“È così” disse Halux. “Se potessimo in qualche modo usare tutta quella energia, ne avremo abbastanza per distruggere i colossi e l’esercito di Persym e Malag uniti.”
“Come?” chiese Kallia. “In che modo pensi di poter usare l’energia di uno dei nodi?”
“Non lo so” rispose Halux. “Ma se visitassi un santuario, magari quello di Urazma, potrei scoprirlo.”
Kallia guardò Joyce. “È un’idea tua, vero, strega rossa?”
“Lo sto apprendendo insieme a te.”
“Certo” fece Kallia. Indicò i fogli. “Vi siete chiesti perché i maghi cercassero i nodi? Se come dite voi ogni loro santuario aveva una porzione di mappa, ne erano ossessionati.”
“E allora?” fece Halux. “I maghi erano uomini e donne come noi. Anche loro erano curiosi. Studiavano il mondo, il loro mondo. Cercavano la fonte stessa del potere e penso che l’abbiano trovata.”
“Tu pensi molte cose erudito” disse Kallia. “Ma ne sai molte di meno. I maghi erano dei folli che quasi distrussero il mondo che tanto avevano studiato. Hanno costruito i colossi e chissà quale altra arma si nasconde nei loro santuari. Siete davvero così sicuri che spingendovi troppo in profondità non risveglierete qualcosa che sarebbe meglio lasciare in pace?”
Joyce fece per replicare, ma ricordò i titani e i mostri meccanici che difendevano il santuario di Zanihf e l’uso che Dume voleva farne.
“Condivido i tuoi timori” disse Halux con calma. “Io sono disposto a correre qualche rischio. Potrebbe valerne la pena. Forse non scopriremo niente sui nodi, ma potremmo capire meglio i colossi. Forse Urazma li ha studiati o ha avuto accesso a chissà quali conoscenze. Il suo è uno dei pochi santuari che non è mai stato localizzato. Se lo trovassimo, sarebbe inviolato. Sarebbe un evento unico. Nella storia del mondo conosciuto, solo altri tre santuari sono stati scoperti prima che fossero depredati.”
Kallia sospirò. “Quindi sei interessato solo alle conoscenze che puoi trarne?”
“Per me solo la conoscenza ha valore” disse Halux. “Ma se trovassimo qualcosa di utile per combattere i colossi?”
Kallia guardò Joyce. “Sapete almeno dove si trova il santuario o stiamo solo perdendo tempo qui?”
“Halux credi di averlo trovato.”
L’erudito si schiarì la gola. “Confrontando la mappa tracciata sui fogli con una moderna, ho individuato alcuni punti. Una collina, una valle, un fiume. Purtroppo, non posso essere più preciso, ma una cosa è certa. Il santuario si trova a un centinaio di miglia da qui, in direzione della Coda del Drago.” Fece una pausa.
“Continua” lo incalzò Kallia.
“La cosa più interessante” proseguì Halux. “È che il santuario potrebbe sorgere in prossimità di uno dei nodi.”
“Mi sembra logico che i maghi li costruissero nelle vicinanze di una fonte di potere” disse Kallia. “È un problema per te?”
Halux scosse la testa. “La zona è molto vasta, ci vorranno intere Lune per trovare l’entrata del santuario.”
Kallia sospirò. “So già cosa state per proporre e la mia risposta è no.”
“Ci serve Lindisa” disse Joyce.
 
“Non ci senti? Ho detto di no.”
“Lei sa dove si trova l’entrata.”
“No.”
“Ci farebbe risparmiare molto tempo.” Joyce fu tentata di implorarla, ma si trattenne.
Kallia strinse i pugni. “Non libererò quella donna o di questo passo mi costringerai a svuotare le celle.”
“Lindisa può esserci utile.”
“Hai detto lo stesso di Joane.”
“E avevo ragione io. Bardhian migliora ogni giorno d più.”
Kallia sbuffò. “Devo rifletterci. Ti farò sapere che cosa ho deciso. C’è altro che dovete dirmi?”
“Ci servirà una scorta.”
“Non ho ancora detto di sì.”
“E Caldar. Lui è abile e si sa orientare bene.”
“Non ti darò i miei stregoni migliori.”
“Provviste e acqua per diversi giorni di viaggio.”
Kallia lasciò la stanza rossa in viso.
“Sei stata troppo precipitosa” disse Halux. “Con quella donna non puoi usare lo stesso tono che usi con tutti gli altri.”
“Che tono userei?”
“Quando vuoi qualcosa minacci o piagnucoli finché non lo ottieni. Kallia non cederà facilmente.”
“Deve solo convincersi che questa è la cosa migliore da fare.”
“Se lo dici tu.”
Joyce indicò i fogli. “Qual è il nodo più vicino al punto in cui si trova l’armata di Malag?”
Halux puntò il dito sulla mappa. “Se dobbiamo dar credito alle voci che girano, l’orda si trova vicino alla foresta alla base delle Fauci del Drago, nel punto più settentrionale di questa. È un luogo selvaggio e impervio. Non ci sono mappe precise.”
“Ho bisogno di sapere con precisone dove si trova il nodo.”
“Perché?”
“Non lo immagini da solo? Eppure dici di essere intelligente.”
Halux fece una smorfia. “In ogni caso, senza mappe precise non posso individuare il nodo. E per questo non c’è soluzione.”
“A meno che Versam non ci apra le porte dell’accademia.”
“Non lo farà mai. Nemmeno se andassi da lei strisciando e implorando il suo perdono.”
“Sarebbe un’idea.”
“Non lo farò” disse Halux accigliato.
“Forse ho una soluzione migliore” disse Joyce.
“Quale?”
“Chiederò a Kallia di fissare subito un incontro con Versam.”
 
Kallia venne ricevuta da Versam solo al tramonto, quando tutte le attività dell’accademia erano state completate per quel giorno.
L’incontrò duro pochi minuti.
Joyce e Halux attesero all’esterno dello studio di Versam, sorvegliati da una mezza dozzina di eruditi che li fissavano con ostilità.
Halux sedeva su di una sedia imbottita e ricambiava quegli sguardi con espressione insolente. A volte si concedeva anche un mezzo sorriso.
Joyce rimase in piedi a osservare la pesante porta di legno, chiedendosi cosa sarebbe accaduto alla sua apertura.
Quando un valletto spalancò la porta, sobbalzò per la sorpresa. Non si aspettava che l’incontro durasse così poco.
Kallia e Versam apparvero sulla soglia.
“Entrate” disse Kallia.
Joyce e Halux si scambiarono una rapida occhiata ed entrarono nello studio dell’erudita.
Versam camminò con passo lento fino al tavolo al centro della stanza. Non c’erano finestre e la luce pioveva da feritoie in alto.
“Voglio subito mettere bene in chiaro” iniziò a dire Halux non appena la porta si chiuse alle loro spalle. “Che non ho alcuna intenzione di chiedere scusa per qualcosa che ritengo di non…”
“Per gli inferi, sta zitto Gera” sbottò Versam. “Ho già detto a Kallia che avrete la nostra collaborazione.”
Halux tacque.
“Sua eccellenza Versam” disse Kallia. “Metterà a nostra disposizione gli archivi dell’accademia. E per nostra intendo Halux, ovviamente.”
“Sono impaziente di mettermi al lavoro” disse Halux tronfio.
Versam gli scoccò un’occhiataccia. “Ci sono delle condizioni.”
“Io non accetto…” iniziò a dire Halux.
“Invece accetteremo tutte le condizioni, se sono ragionevoli” disse Joyce.
Halux scosse la testa. “Non è quello che stavo per dire.”
“Ma lo farai lo stesso” disse Joyce. Era stanca di tutte quelle chiacchiere.
Ogni minuto che passa potrebbe essere l’ultimo per Galef, si disse.
Halux sbuffò. “Come al solito ricorri alla prepotenza quando non puoi usare la ragione.”
“Prima sentiamo le condizioni di sua eccellenza” rispose.
Versam la squadrò dall’alto in basso. “La strega rossa è più assennata di te, Gera Halux. Le mie condizioni sono semplici: condividerete con noi ogni scoperta che farete nel santuario di Urazma. Sono secoli che cerchiamo di localizzarlo ed essere la prima accademia a visitarlo ci restituirà il blasone e la dignità di cui qualcuno ci ha privati.”
Halux sbuffò.
“Inoltre,” proseguì Versam. “Due dei nostri eruditi verranno con voi.”
“Saranno un peso” disse Halux.
“I nostri eruditi sanno prendersi cura di sé stessi” disse Versam. “Vi saranno d’aiuto grazie alle loro conoscenze sulle antiche lingue e l’epoca dei maghi supremi.”
“Mi sembrano richieste ragionevoli” disse Joyce. Era ansiosa di chiudere quella questione. “Le accettiamo.”
“Io non…” fece per dire Halux.
Joyce gli tirò un pugno sulla spalla. “Tu accetti.”
“Mi hai fatto male” si lamentò l’erudito col tono di un bambino.
“Ti farò di peggio se non dici di sì.”
Halux grugnì. “Accetto” disse a denti stretti. “Ma sarò io al comando della spedizione.”
“Il comando spetterà a Caldar” disse Kallia. “È l’unico di cui mi fidi davvero. Voi tutti ubbidirete a lui. Questa è la condizione che pongo se volete il mio aiuto.”
“Accettiamo” disse Joyce. “Ma anche io ho una condizione da porre.”
“Ti ascoltiamo” disse Versam.
“Joane verrà con noi.”
“Non se ne parla” disse Kallia. “È già tanto se lascerò uscire quella Lindisa dalla città. Joane resterà confinata tra queste mura.”
“Non abbiamo idea di cosa troveremo nel santuario” disse Joyce. “Joane è abile e potrebbe darci una mano.”
“O eliminarvi tutti nel sonno” ribatté Kallia.
“Non lo farebbe mai.”
“Ne sei certa?”
No, si disse Joyce, ma Joane mi serve davvero.
“Qualsiasi cosa sia successa a Galef” disse con calma. “Potrebbe accadere anche a noi. Dobbiamo essere pronti a combattere, se necessario.”
Kallia annuì. “Se scappa, tu prenderai il suo posto in quella cella. Sempre che sopravviviate.”
“Ce la faremo. Scopriremo il segreto di Urazma e salveremo il principe Galef” disse Joyce. “Ora devo solo convincere Lindisa a dirci dove si trova il santuario.”

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