Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: Kaiyoko Hyorin    26/09/2019    1 recensioni
L'epoca Sengoku ha un fascino tutto suo, ma molte creature di quella stessa epoca non sembrano coglierlo minimamente, troppo impegnate a prevaricare le une sulle altre nella costante lotta per la sopravvivenza. Ma non vi è solo odio, sangue e morte in quel mondo, Inuyasha e i suoi amici lo hanno già capito. E se la storia non si fosse conclusa così come noi la conosciamo? E se il destino dovesse impedire a Koga di ottenere ciò che brama con tutto sé stesso?
TEMPORANEAMENTE SOSPESA!
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Dal testo:
[ L'odio e la rabbia avvamparono dentro di lei. Odio per ogni demone esistente sulla terra, per ciò che le avevano fatto in passato e che le stavano facendo in quel momento. In quel preciso istante, la mente offuscata dal dolore e dall'eco di una crescente disperazione, disprezzò con tutta sé stessa lo stesso sangue che le scorreva nelle vene.
Perché se non fosse stato per quello, non avrebbe mai finito per trovarsi in quella situazione.
]
Genere: Azione, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Koga, Nuovo personaggio | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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.::[. PRESA IN CONSEGNA .]::.



– Oh, Inuyasha... qual buon vento? – esordì Totosai.
Il mezzodemone, seguito dai suoi amici, era appena entrato all'interno del suo antro da lavoro ed in reazione alle sue parole si bloccò.
– Come sarebbe?? – esclamò, sorpreso ed irritato al contempo, già accigliato – Siamo qui per la spada che dovevi fare a Juri!
La ragazza in questione, i cui lunghi capelli d'argento erano quasi identici per colore a quelli del mezzo-cane, fece capolino dal fondo del gruppetto, e Totosai si riscosse.
– Ma sì, certo! – si illuminò, prima di allontanarsi dalla forgia.
Rammentava quella mezzodemone-lupo e la commissione che gli aveva dato. Era sopraggiunta pochi giorni prima, in aggiunta alla zanna ed al capello che le aveva richiesto per il lavoro, con un frammento di un artefatto demoniaco, pregandolo di utilizzarne il metallo per l'elsa. Da mastro fabbro quale era, lui aveva acconsentito, ma quel compito aveva comunque richiesto una buona dose di abilità da parte sua, per evitare che la connessione spirituale che vi era custodita andasse perduta con la lavorazione.
Accostandosi alla parete della fucina naturale, il demone canuto tirò giù dal suo appoggio un lungo involto di stoffa chiuso da una serie di lacci rossi, quindi tornò a voltarsi verso i suoi visitatori.
– Ecco qua, proprio come mi avete richiesto – affermò, tornando sui suoi passi.
Una volta fermatosi di fronte alla ragazza lupo, le consegnò la katana così avvolta.
Quella, dopo averla presa in consegna, apparve incerta e gli occhi d'ambra le brillavano della luce delle braci lì vicine.
– È..?
Non riuscì nemmeno a completare la domanda, alternando quello sgardo carico di referenza fra l'oggetto che aveva fra le mani artigliate e il vecchietto.
Totosai, che da tempo non aveva a che fare con quel genere di rispetto, trattenne a malapena un sorriso compiaciuto ed annuì.
– Non è stata un'impresa facile – iniziò, con la schiettezza data dalla sua veneranda età – La zanna che mi hai portato racchiudeva in sé la forza del vento e della notte, ma è venuto un buon lavoro – prese a darsi dei pugnetti sulle spalle, rammentando l'indolenzimento ai muscoli dato dalla lunga lavorazione da poche ore conclusa – Ne è uscita una spada particolare, soprattutto grazie all'elsa che, come mi hai domandato, vi ho inserito, ma non so dire se il suo potere sia in armonia con quello racchiuso all'interno della lama. Dovrà pensarci il suo portatore a scoprirlo, come dovrà scoprirne la natura ed il modo giusto di utilizzarlo..
Tuttavia, in quel momento venne interrotto ancor prima di terminare la spiegazione dalla stessa mezzodemone-lupo.
– E perché?
Guardandola dritto negli occhi, Totosai si lasciò sfuggire uno sbuffo, non lasciandosi in alcun modo intenerire dall'espressione confusa ed interrogativa dell'argentea.
– Perché se non impara da solo, non ha alcuna speranza di maneggiarla correttamente! – la rimproverò.
Quella arrossì, imbarazzata, forse avendo compreso il suo errore.
D'altra parte, per Totosai quelle erano cose fin troppo ovvie e spesso dimenticava che coloro cui il mondo delle armi demoniache era estraneo, certi concetti basilari erano sconosciuti.
– Ah – commentò solo Juri, serrando le labbra in una smorfia piatta.
Presumendo che non sarebbe più stato interrotto, il fabbro allora proseguì.
– Il fodero è provvisto di una barriera protettiva, come per Tessaiga – assicurò, accennando alla spada assicurata al fianco di Inuyasha – vi ho infuso parte del potere demoniaco del pezzo metallico che mi hai portato, visto che già presentava questa caratteristica.
I suoi occhietti si soffermarono poi sul fianco della ragazza e si bloccò un'altra volta, pensieroso e sorpreso al contempo, avendo appena notato un dettaglio trascurato sino ad allora.
– Mmmh..
Incurante delle espressioni nuovamente perplesse del terzetto, l'anziano demone si prese il suo tempo.
– ..ma quella... – esordì, indicando l'arma con un dito ossuto, lasciando intercorrere una nuova pausa prima di concludere – ...è una spada demoniaca.
E tutti e tre i visitatori caddero con un tonfo caratteristico all'unisono sul pavimento in terra battuta.
La prima a riaversi da quel mancamento inatteso fu Juri, la portatrice, che sollevando una mano chiusa a pugno sfoggiò un sorrisetto forzato, che ne mise in mostra le piccole zanne di mezzodemone.
– Sì, e l'avevi anche già vista, vecchio! – sbottò.
Inuyasha aiutò Kagome a rimettersi in piedi, borbottando qualcosa mentre si massaggiava la nuca con la mano libera, ma Totosai ignorò ogni altra reazione, troppo preso dal proprio filo logico di pensieri per badarvi.
– Sì, ma all'epoca la portava un altro demone-lupo. Dimmi, che gli è accaduto? Lo hai forse ucciso?
Quei suoi ultimi interrogativi, nati da una semplice curiosità, fecero sussultare la mezzodemone dai capelli d'argento, la quale sembrò inorridire.
– Certo che no! – esclamò, come se fosse stata punta da una vespa.
A quel punto Kagome, rimasta in disparte sino a quel momento, si affiancò a lei, richiamando l'attenzione del vecchio.
– Era la spada di suo padre – spiegò semplicemente, con un tenue sorriso riappacificatore.
Inuyasha aveva scelto bene la sua compagna, così diversa da lui, che tutto era meno che portato alla diplomazia, si ritrovò a pensare Totosai osservando la sacerdotessa umana.
Annuì: – Capisco, ora è tutto chiaro.
Ma l'interesse che aveva risvegliato con le sue parole non parve affatto essersi sopito che Juri si fece di nuovo avanti, corrucciata in volto, tesa come se ne andasse della sua vita.
– Hai conosciuto mio padre? Quando??
Il vecchio fabbro demoniaco fece spallucce, tornando a sedersi sul suo sgabello da lavoro.
– Ormai saranno passati vent'anni.. – esordì pacatamente, riflettendo con calma mentre si prendeva il mento con una mano ossuta – ..mi chiese di potenziare la barriera del fodero ed era pure un tipo impaziente, ora che mi ricordo. Non aveva tempo da perdere, disse... sembrava comportarsi come se ne andasse della vita di qualcuno a lui caro.
– Probabilmente sapeva della tua tendenza ad addormentarti nel bel mezzo del lavoro, vecchio – lo sbeffeggiò ironico Inuyasha, interrompendolo.
– Inuyasha! – lo redarguì subito la sua compagna, gettandogli un'occhiataccia.
Totosai, pur facendo altrettanto, non se la prese realmente ma si strinse invece nelle spalle.
– Può darsi.. ad ogni modo, dopo aver ottenuto ciò che voleva se ne andò e non ne ho più saputo nulla – quindi, spostando di nuovo i grandi occhi a palla sulla mezzodemone-lupo, dovette riconoscere – Devo ammettere che gli somigli abbastanza, ragazza lupo. Doveva davvero essere tuo padre, quello straniero.
La diretta interessata, rimasta in silenzio sino a quel momento, ricambiò il suo sguardo con uno carico di lacrime e persino la sua espressione s'era fatta di nuovo tesa, nel tentativo di trattenere quelle emozioni che dovevano essere dovute alla sua parte umana, più che a quella demoniaca.
Un attimo dopo la vide piegarsi in avanti in un profondo inchino, i lunghi capelli d'argento che le si riversarono in avanti a quel gesto.
– Grazie mille, maestro Totosai!
Non gli diede nemmeno il tempo di rispondere che corse fuori, seguita subito dopo dai suoi compagni, e il demone rimase a osservare l'ingresso al suo antro con un senso di deja-vù persistente.
Quel demone-lupo, all'epoca, gli aveva infine rivolto le stesse identiche parole.
Totosai, di nuovo solo, si lasciò andare ad un sospiro soddisfatto.
– Prego, figlia del lupo bianco.


– Kagome, hai un minuto..?
La ragazza mora si voltò a osservarla con espressione interrogativa, prima di annuire.
Erano già arrivati al villaggio e si erano fermati a salutarsi sull'altura che costeggiava la valle. L'albero in prossimità del declivio proiettava la sua ombra sulle loro figure e la brezza che le carezzava la pelle era tiepida e piacevole nel pomeriggio. Il villaggio di Musashi era ben visibile sotto di loro, con le sue risaie ed i campi e persino il fiume scorreva placido da quell'altezza.
Juri si trovò ad arrossire e per riflesso strinse maggiormente la presa sulla spada che erano appena andati a prendere.
Inuyasha era poco distante e la mezzo-lupo sapeva che fosse a portata d'orecchio, ma non poteva più indugiare.
Aveva bisogno di una risposta.
– Puoi dirmi.. – esordì, prima di deglutire e farsi coraggio – ..che cos'è l'amore?
– L'amore? – ripeté, spalancando gli occhi castani l'umana.
Ormai rossa quanto un pomodoro maturo, la ragazza lupo annuì con un cenno del capo, le orecchie basse.
Era da un po' che ci rifletteva sopra ma non era ancora riuscita a darsi una risposta precisa, così durante il giorno aveva pensato di provare a chiedere a qualcuno che già sapesse.. qualcuno con cui poteva parlarne con franchezza, senza che venisse giudicata per la sua ignoranza. Qualcuno di gentile e compresivo, come la sacerdotessa del futuro.
E Kagome, dopo un istante, le rivolse uno dei suoi franchi e dolci sorrisi e dai suoi occhi trasparì una nuova comprensione.
– Se me lo stai chiedendo, allora dentro di te sai già la risposta.
Quelle parole, oltre a prenderla alla sprovvista, la avvilirono e deviò lo sguardo ambrato verso il paesaggio sottostante con un misto di sentimenti conflittuali che la fecero corrucciare. Strinse maggiormente la presa sulla katana avvolta nel telo di stoffa, così come le era stata consegnata da Totosai, avvertendo un moto di frustrazione.
Quello era il genere di risposta che aveva sperato di evitare.
L'attimo dopo, il tocco delicato di una mano sulla spalla destra la fece voltare di scatto a guardare la sua interlocutrice.
– L'amore è un sentimento complesso e non è facile spiegare, perché cambia da persona a persona – riprese a parlare Kagome, con quel suo quieto sorriso ad abbellirle le labbra.
Juri trattenne meccanicamente il respiro, facendosi di nuovo attenta, le orecchie candide dritte e rivolte verso la mora.
L'altra, per contro, rivolse lo sguardo color cioccolato verso la vallata, prima di continuare.
– Amore è quando ogni altra cosa perde importanza all'infuori di lui. Quando vorresti restare per sempre al suo fianco, a discapito della situazione. Amare vuol dire avere cieca fiducia e al contempo non riuscire a dormire per la preoccupazione – soltanto a quel punto tornò a guardarla in volto ed i suoi occhi scuri riflessero la luce del sole calante – ..ci sono tanti tipi di amore, ma l'amore vero è quando vorresti restare per sempre con l'altra persona e daresti tutto per lei, persino la vita se necessario. Almeno, per me è questo.
In quel momento, Inuyasha comparve al fianco di Kagome, avvolgendole le spalle col braccio sinistro, ed il contrasto fra il rosso della sua veste e le gote imporporate dell'umana andò via via diminuendo. Eppure, per quanto imbarazzati, entrambi si guardarono con espressioni identiche ed un sorriso complice che colpì Juri, più delle parole che mora le aveva rivolto.
Osservando quella coppia così particolare, la mezzodemone-lupo comprese: era quello l'amore.
L'emozione che le si risvegliò al centro del petto le fece salire un piccolo groppo in gola e, sentendosi alla stregua di una spia fortunata, si piegò in un profondo inchino, celando ai due la propria espressione.
– Grazie mille per tutto Kagome, Inuyasha! – esclamò, tesa, emozionata.
Restò in quella posizione per una manciata di secondi, per esprimere al meglio, secondo le usanze che le aveva tramandato sua madre, la gratitudine che provava nei loro confronti. Ormai, per quanto le loro nature demoniache fossero in conflitto, persino il mezzo-cane si era rivelato una presenza preziosa, in quella storia.
Si salutarono e Kagome la abbracciò, rivolgendole un ultimo consiglio prima di lasciarla andare.
– Se ascolterai il tuo cuore, ti darà sempre la risposta che cerchi.
Juri annuì soltanto, intenzionata a far tesoro di quelle parole, pur non riuscendo a comprederle appieno... non ancora.
Salutò un'ultima volta Inuyasha e Kagome con un ultimo cenno della mano, prima di saltare giù dal ripido pendio scosceso. In quella rapida discesa accolse la familiare sensazione del vento su di sé con sollievo, mentre l'entusiasmo nato dalla consapevolezza di star tornando al suo branco risvegliava in lei un brivido d'eccitazione.
Appena la vegetazione glielo permise spiccò un nuovo balzo che la portò in alto, tanto da superare la chioma degli alberi circostanti, ed i caldi raggi dell'astro diurno illuminarono la sua figura. Di fronte ai suoi occhi ambrati, all'orizzonte, la sagoma delle montagne incoronava la piana verdeggiante e delimitava la distesa azzurra del cielo.
Un nuovo brivido le salì lungo la spina dorsale, facendola sorridere.
Aveva la spada, finalmente!
La parabola disegnata dal suo salto la fece atterrare su uno spesso ramo frondoso e lei lo usò come perno per il balzo successivo. Procedette così finché il territorio circostante glielo permise, beandosi del vento che le strattonava i capelli e le riempiva le orecchie candide. La sua mente tornò alle rivelazioni che, seppur modeste, le aveva dato il demone-fabbro sull'incontro che aveva avuto in passato.
Sul momento si era sentita sorpresa, ma non solo questo. Se ciò che il vecchio Totosai aveva detto corrispondeva a verità, allora doveva essere la conferma che suo padre aveva lasciato lei e sua madre per un buon motivo.. un motivo che doveva essere legato alle sue responsabilità di demone-lupo del Continente.
Prima di andarsene, aveva persino voluto assicurarsi che la barriera della spada fosse abbastanza forte da resistere sino a che lei non l'avesse trovata.
Rammentava bene il giorno in cui l'aveva impugnata per la prima volta, la sensazione di appartenenza e familiarità che aveva percepito nello stringerla, ancor prima di sfoderarne la lama. Soltanto ora, dopo che aveva sperimentato il potere di quell'arma ed era entrata in contatto con gli Anziani e con persone sorprendenti, lo aveva realizzato.
Il demone da cui discendeva aveva amato sinceramente sua madre.. e persino lei.
La vista le si appannò e con sorpresa, quando si fermò sull'ennesimo ramo, Juri sentì una lacrima scivolarle su una guancia. Scacciandola con delicatezza, ritirando la mano la ragazza lupo osservò le dita umide, mentre il nodo che le si era formato in fondo alla gola si stringeva sempre più.
L'astio che aveva covato per anni per quello che era stato suo padre le aveva sino a quel momento donato la forza di combattere contro ogni avversità di quella vita ingiusta e solitaria. Ed ora, i rimasugli di quello stesso astio si dissolsero nel suo animo, lasciandola in balia di un rimorso ed una gratitudine inattesi.
Nuove lacrime di quella che era commozione le scivolarono sulle gote e lei se le spazzò via con un gesto secco dell'avambraccio.
C'erano ancora tante cose che non sapeva di lui, ma la prova che almeno per un momento avesse pensato a lei stava minacciando di sopraffarla emotivamente. Si chiese cosa lo avesse spinto ad attraversare il mare non una, bensì due volte... e, forse, una terza?
L'eventualità che colui che stesse venendo a cercarla fosse davvero suo padre la fece vacillare e per riflesso andò a stringere con la mano destra la pietra che aveva al collo. Ritrovò il cristallo blu solido e freddo nel suo palmo, concreto quanto il mondo che la circondava, a differenza dei suoi pensieri, e questo l'aiutò a riprendere il controllo di sé.
Poi, un attimo dopo, qualcosa cambiò.
Avvertì una sorta di pulsazione provenire dalla pietra, un singolo battito che si propagò sotto la sua pelle ed evocò un'immagine dinanzi ai suoi occhi. Una lingua di sabbia dinanzi ad un mare inquieto, la cui spuma era tinta dei riverberi del tramonto.
Juri serrò le palpebre, scuotendo il capo argenteo per scacciare quella visione inattesa ed inspiegabile dalla propria mente. Quando riaprì gli occhi ambrati, il paesaggio di fronte a lei le riportò la stessa distesa verdeggiante di poco prima.
Era accaduto di nuovo.
Lasciò la presa sul gioiello, inquietata da quell'attivazione improvvisa, e la debole aura demoniaca che si era risvegliata tornò a ritrarsi al suo interno, riportandolo al suo status di semplice cristallo.
Come aveva fatto?
Facendo attenzione a non toccarlo di nuovo direttamente, la mezzodemone si slacciò il cinturino da dietro il collo e fece penzolare la pietra color blu oltremare di fronte a sé, in controluce. Alla luce dei raggi del sole morente, in esso presero vita un gioco di luci e riflessi che in un primo momento la ammaliarono.
Come tutte le volte precedenti, non le parve nulla più di una bellissima pietra preziosa.
Cos'era di preciso a risvegliarla? Non ne era certa, ma sospettava fosse qualcosa legato alla sua sfera emotiva. O forse dipendeva da qualcos'altro... qualcun altro, si corresse.
Un raggio di sole si spostò sul suo viso, andando a infastidirla abbastanza da farla tornare coi piedi per terra.
Doveva tornare a muoversi se voleva far ritorno in tempo.
Sorrise fra sé e sé ancora una volta. Aveva un posto cui appartenere e là, Koga e gli altri la stavano aspettando.
Preda della curiosità, col pretesto di assicurarsi che in quella corsa non si fosse rovinata, svolse la stoffa intorno alla katana mettendone a nudo l'impugnatura. Nella luce del tramonto ormai prossimo, sotto i suoi occhi d'ambra, si rivelò un'impugnatura nera coronata da un'elsa di pregiata fattura. Modellando il metallo che lei gli aveva portato, il mastro fabbro aveva dato vita ad una composizione geometrica simmetrica, costituita da due spicchi di luna cavi uniti fra loro in corrispondenza del lato convesso.
Juri, di fronte a quel risultato, rimase senza parole.
Mastro Totosai aveva davvero fatto un lavoro mirabile.
Indugiò soltanto un paio di minuti in quella contemplazione, prima di ricordarsi della necessità di sbrigarsi, quindi rimise l'involto al suo posto e tornò a muoversi.
Durante la sua corsa verso i territori degli Yoro dell'Ovest, la ragazza lupo si augurò con tutta sé stessa che il capobranco apprezzasse la sorpresa che stava per fargli.


Koga non se lo spiegava: cosa diamine stava combinando Juri?
Anche quel giorno era scomparsa, andata a fare chissà-cosa chissà-dove, lasciandoli senza spiegazioni con la mera promessa di far ritorno per il tramonto. Be', il sole era ormai tramontato da un po' dietro le vette delle montagne e di lei ancora non vi era traccia!
Il demone dalla chioma corvina sbuffò, seccato.
L'agitazione che a fatica riusciva a tenere sotto controllo, ne era certo, era tutta dovuta a ciò che provava per lei.
Stupido istinto demoniaco, ci si metteva pure lui ora a peggiorare il suo umore!
– Ehm.. capo? – la voce di Ginta lo trasse dalle sue riflessioni.
Il capobranco inarcò un sopracciglio, sollevando lo sguardo torvo sui suoi due compagni.
– Che c'è? – sbottò.
– ...sembri piuttosto nervoso – gli rispose Hakkaku, con un sorrisetto teso ed incerto.
Koga sbuffò di nuovo, insofferente.
– È in ritardo – affermò, con malcelata irritazione.
Erano tutti e tre seduti intorno al fuoco, alla tana.
Aveva mandato Akiba a vegliare i confini con il preciso ordine di avvisarlo nel momento in cui la mezzodemone li avesse varcati e si aspettava di sentirne l'ululato da un momento all'altro... da quasi un'ora.
Non era mai stato un tipo paziente, niente di strano che fosse sul punto di farsi saltare i nervi. Senza contare le rivelazioni della sera precedente.
Ancora si chiedeva come aveva fatto a farsi scappare simili parole. Si era reso conto soltanto poi di ciò che aveva detto, di cosa avesse lasciato trasparire a causa dell'onda di emozioni del momento, e da quando era tornato a rifletterci a mente fredda non riusciva a non darsi dello stupido.
Se doveva andare avanti così, tanto valeva che la rivendicasse come compagna e la facesse finita.
Si diede dello stupido ancora una volta per quel pensiero insofferente, mentre una nuova vena gli si gonfiava sulla tempia.
Doveva mantenere la calma ed il sangue freddo, ammesso ve ne fosse ancora qualche traccia nel suo corpo.
Essere il capo voleva dire proteggere i suoi compagni, persino da sé stesso se necessario, si rammentò per l'ennesima volta.
Che non apprezzasse i misteri però, era un altro aspetto del suo carattere che non poteva soffocare in alcun modo. Era il capo della Tribù Yoro e come tale esigeva di essere informato di ogni cosa... ma ovviamente non era solo questo il motivo per cui il suo animo si agitava inquieto dentro di lui. E poi, la mezzo-lupo si stava comportando stranamente da troppo tempo e lui non era più disposto a lasciar correre.
In quel momento venne distratto dai suoi pensieri da un movimento al limitare del suo campo visivo ed un attimo dopo la figura pelosa di Akiba entrò nella luce del fuoco, le fauci spalancate e la lingua penzoloni.
Alla vista del lupo fulvo Koga inarcò un sopracciglio.
– Cosa fai qui?
L'animale si sedette, scodinzolando ed emettendo un breve latrato.
Juri era tornata.
A quel messaggio, il capobranco saltò automaticamente in piedi.
– Dannazione, Akiba! Ti avevo dato istruzioni precise! – sbottò il demone-lupo, serrando i pugni lungo i fianchi.
Il lupo a quel rimprovero abbassò le orecchie ed il muso e smise persino di scodinzolare, apparendo contrito e sottomesso ai suoi occhi, ma questo non lo impietosì.
– Non prendertela con lui, è colpa mia..
Come quella voce gli giunse alle orecchie, il demone-lupo alzò di scatto lo sguardo ceruleo.
Juri entrò nel cerchio di luce proiettato dalle fiamme.
– Sorella! – esclamarono in coro Ginta e Hakkaku.
– Juri – mormorò Koga, sorpreso.
Era stato talmente concentrato su sé stesso che non si era accorto della sua presenza in avvicinamento sino a quel momento. Fece un passo avanti, poi un altro, sempre più intenzionato ad affrontarla e farsi spiegare ogni cosa, e preda dell'impulso del momento si fermò soltanto una volta che le fu di fronte, ad un palmo di distanza.
Sovrastandola con la sua altezza, la sua ombra venne proiettata sulla ragazza lupo, la quale assunse sotto il suo sguardo penetrante un'espressione incerta e tesa, quasi confusa.
E l'attimo dopo non c'era più.
Completamente spiazzato, Koga abbassò lo sguardo ritrovando la mezzodemone crollata a terra sotto il peso dei suoi assalitori: Ginta e Hakkaku le erano balzati addosso preda di un'euforia nuova e inconcepibile ai suoi occhi e la stavano sommergendo di domande, senza curarsi della sua presenza.
– Bentornata sorella!
– Com'è andata?
– Hai avuto problemi?
– Come è venuta?
Torreggiando sopra di loro, al capobranco iniziò a pulsare più di una vena sulla tempia, sotto la fascia di pelliccia bruna. Senza alcun riguardo, agguantò i due demoni-lupo per le armature e le pellicce che fasciavano loro il petto e li sollevò di peso, come se si fosse trattato di due semplici cucciolotti di lupo.
Come si sentirono sollevare, entrambi sembrarono tornare consapevoli di lui e smisero di agitarsi, voltandosi con espressioni gemelle a guardarlo. I loro sguardi supplichevoli ed allarmati lo lasciarono del tutto indifferente, tanto da dare loro uno strattone che finì per fargli dare una capocciata reciproca l'uno contro l'altro.
– Ahi! – si lamentarono all'unisono.
Impietoso, Koga li lasciò ricadere a terra, a poca distanza dalla mezzodemone dai capelli d'argento ancora seduta nella polvere, gli occhi ambrati sgranati su di lui.
– Datevi una calmata! – sbottò, rivolto ai suoi compagni, più corrucciato di prima.
Quelli sussultarono e lui, giudicandone la reazione appropriata ancor prima di udirne gli assensi e le scuse, abbassò gli occhi azzurri sulla ragazza lupo. Quella, al pari degli altri due, sobbalzò, come se fosse consapevole della situazione di svantaggio in cui si era cacciata da sola.
– E tu! – esclamò, dando sfogo alla propria contrarietà – Da questo momento in poi ti è vietato allontanarti dalle terre della tribù! Sono stato chiaro?!
– Ma.. Koga..!
– Niente "ma"! È un ordine! – sbottò, interrompendola.
La ragazza lupo rimase a fissarlo a bocca aperta per un paio di secondi, finché non si rianimò abbastanza da balzare nuovamente in piedi, corrucciandosi a sua volta e sorreggendone lo sguardo accusatorio.
– Non puoi fare sul serio.. – ringhiò, arricciando le labbra in una smorfia che ne mise in vista le piccole zanne.
Il capobranco in reazione si lasciò sfuggire uno sbuffo ironico e le labbra gli si delinearono in un mezzo sorrisetto provocatorio mentre, ponendo ambo le mani sui fianchi, si chinava in avanti, abbastanza da arrivarle ad un palmo dal naso.
– Vuoi scommettere?
L'altra per riflesso fece per fare un passo indietro, piegando le orecchie candide, ma Koga fu abbastanza rapido da afferrarla ed impedirle la fuga. Strinse la mano sinistra sul suo braccio, sopra il gomito, e come Juri tentò di divincolarsi, lui le cinse allo stesso modo anche l'altro braccio, tirandola maggiormente verso di sé.
I loro occhi, d'un caldo arancio ed un freddo azzurro ceruleo, si scontrarono di nuovo, mescolandosi e scindendosi nell'aria crepitante della sera.
– Non puoi..
– Dammi un buon motivo per non farlo – affermò austero, intransigente – ..avanti. Dove sei stata?
– Io...
Lei abbassò lo sguardo e lui di fronte a tanta esitazione iniziò a spazientirsi.
– Parla!
– Ero con Kagome! – esplose la mezzodemone, incassando il capo fra le spalle.
E Koga a quel nome sussultò, spalancando gli occhi.
Nel silenzio che seguì lei tornò a schiudere le palpebre.
– ..ero con Kagome e Inuyasha – ripeté Juri, senza guardarlo.
– ..perché?
– Per te.. – gli rispose lei, sollevando finalmente gli occhi d'ambra: brillavano dei riverberi del fuoco – ..sono andata a cercarla perché avevo bisogno di parlare con lei...
Non aggiunse altro e nel silenzio che seguì il suo sguardo si abbassò di nuovo, ma non fino a terra, bensì poco più sotto, sulle sue labbra. L'attimo dopo distinse sul suo viso un rossore crescente ed il demone-lupo, di fronte a tanto imbarazzo, capì: il bacio. Era successo tutto a causa di quel bacio.
Un lieve tremito gli salì lungo le braccia e per riflesso lui spostò leggermente la presa sulla mezzo-lupo, scivolando più in basso con le mani artigliate mentre distoglieva improvvisamente lo sguardo azzurro da lei. Arrossì, non riuscì a farne a meno, ricordando perfettamente le emozioni e le sensazioni che aveva provato in quella circostanza e nei giorni seguenti.
E poi arrivò il senso di colpa.
Era stato lui a spingerla a quello.. era stato a causa sua se lei aveva davvero preso ad evitarlo.
La lasciò andare, facendo un passo indietro per lasciarla libera di muoversi, di pensare e respirare, giacché era lui il primo a sentirne il bisogno. Si rese conto di quanto intransigente, di quanto irragionevole fosse stato sino a quel momento, pensando.. sperando che quanto accaduto in quel momento di debolezza non avesse avuto alcuna ripercussione sul loro rapporto.
– Maledizione – si lasciò sfuggire a mezza voce, prima di darle le spalle.
Ma anche così poteva sentire gli occhi di lei e degli altri due demoni-lupo trafiggergli la schiena.
– Ho capito – mormorò, infrangendo il silenzio, e la sua voce risuonò cupa nella notte.
– ..Koga?
La voce esitante della ragazza alle sue spalle lo indusse a serrare gli occhi, i muscoli tesi.
– No.. tranquilla. Ho capito.. – ripeté, non sapendo nemmeno lui cosa stesse dicendo.
Sentiva soltanto un senso di oppressione in mezzo al petto, nato da quella nuova consapevolezza. La consapevolezza che, a discapito di ogni suo tentativo, la stava solo inducendo ad allontanarsi da loro.. da lui.
No, non poteva permetterlo.
– Non accadrà più – promise, a lei quanto a sé stesso, pronto a ritirarsi – Farò io il primo turno stanotte.
– No!
La voce di lei lo bloccò sul nascere e quando ne avvertì la mano afferrarlo per il braccio sinistro riuscì ad evitare di sussultare solo per mero autocontrollo, troppo sorpreso. Trattenne istintivamente il fiato.
– ..mi ha chiesto di essere amiche – iniziò – quando sono andata da lei mi ha chiesto di essere amiche. Io non ho mai avuto un'amica, e allora... – la sua voce era limpida, ma con una nota agrodolce, che poi scomparve subito in favore di un nuovo trasporto – Dovevo dirtelo, lo so, ma non sapevo come fare... ti prego, non voltarmi le spalle per questo.
Koga si voltò quasi di scatto e appena posò il suo sguardo su di lei ogni parola gli morì in gola.
Aveva gli occhi lucidi, le gote arrossate e quelle sue orecchie triangolari erano ben dritte, così come tutta la sua figura era protesa verso di lui. Alla luce delle fiamme crepitanti era bella. Abbassò lo sguardo sulle sue labbra socchiuse, in attesa, ed avvertì il sangue demoniaco risvegliarsi.
Che gli Déi lo aiutassero: l'avrebbe baciata di nuovo, proprio lì, in quel momento, solo per farle sparire quell'espressione dal viso e sentirla sciogliere sotto di sé.
Chiuse gli occhi, scuotendo il capo.
– Non lo farei mai – affermò, prima di sollevare la mano sinistra e passarsela fra i capelli corvini.
L'avrebbe protetta, fosse persino da sé stesso, avrebbe fatto in modo che continuasse a sorridere.
Sollevò di nuovo lo sguardo su di lei e calò la mano, posandola fra le sue orecchie di lupo, in un tocco leggero e presente. L'unico che si concesse.
– Ci sarò sempre, non dubitare. Sono il vostro capo, dopotutto.
Le sorrise e lei finalmente lo ricambiò, e il mezzo sorriso incerto ed imbarazzato che gli rivolse gli bastò. Lasciò ricadere il braccio lungo il fianco, spostando la sua attenzione su Ginta e Hakkaku, rimasti immobili e silenziosi dietro di lei.
Come intercettò i loro sguardi attoniti, di nuovo la tensione iniziò a diffonderglisi sottopelle, facendogli tendere ogni muscolo.
– Voi due, – esclamò, facendoli sussultare – con me!
Quindi, senza più aspettare un istante di più, sollevando un turbinio di vento scattò, balzando dall'altro lato del torrente, immergendosi nella vegetazione e dirigendosi verso valle. Le voci imploranti dei due demoni al suo seguito gli rimandarono le solite richieste di aspettarli ed un senso di familiarità lo colse, permettendogli di ritrovare e riconoscere sé stesso.
E come molte altre volte prima di quella, lui non li aspettò affatto.


– Aspettaci capo!
Ginta e Hakkaku scomparvero davanti ai suoi occhi, inghiottiti dall'oscurità e dalla vegetazione dall'altra parte del corso d'acqua.
Juri, rimasta sola, rimase ad osservare l'ombra della notte al di là del cerchio di luce proiettato dal focolare alle sue spalle, mentre il cuore continuava a batterle furiosamente nel petto. Ciò che la pervadeva era intenso e disarmante ed aveva iniziato ad agitarsi nel suo petto dal primo momento in cui Koga le si era avvicinato.
Lo rivide chino su di lei, a un palmo dal proprio viso, con quegli occhi azzurri penetranti che la fissavano e poi, proprio mentre cambiavano sfumatura, fuggivano via. Sentì nuovamente il suo tocco sulla pelle, quella carezza sulle braccia data quasi per distrazione, ed un formicolio le ricordò il punto esatto in cui l'aveva toccata.
Dovette costringersi a darsi un contegno per abbandonare quell'immobilità e tornare a rivolgersi al focolare, e soltanto a quel punto si accorse della presenza di Akiba, rimasto accucciato sul terreno a fissarla. I suoi occhi intelligenti la perforarono e lei si ritrovò di nuovo ad arrossire.
– Be'? Che c'è? – sbottò, scontrosa.
Il lupo neanche uggiolò, semplicemente abbassò il muso fra le zampe continuando a guardarla e lei, imbronciandosi, si sedette a propria volta.
In un attimo avvertì tutta la spossatezza della giornata gravarle addosso.
"Ci sarò sempre, non dubitare"
Sorrise meccanicamente, neanche se ne rese conto, prima di scuotere il capo al ricordo della mano di lui sulla propria testa. I lunghi capelli d'argento ondeggiarono intorno a lei a quel movimento.
Era riuscita a mantenere intatta la sorpresa, in qualche modo, nonostante i tentativi dei suoi due fratelli demoni-lupo di mandare tutto a monte. Con tutte quelle domande e il loro assalto, era un miracolo che Koga non si fosse concentrato su di loro e su ciò che stavano chiedendole.
L'indomani avrebbe finalmente potuto dargli la spada e dirgli tutta la verità.
Sperava solo che bastasse per permettere a quella strana, insolita situazione fra loro, di concludersi e di veder tornare le cose come prima.. ad un tempo in cui non si sentiva in balia di sé stessa e di emozioni contrastanti per il solo fatto di stargli vicino.
Eppure, una parte di lei sapeva che non sarebbe successo.
Ed anche il perché.


Koga rientrò un paio d'ore prima dell'alba.
Attraversando la caverna notò Ginta e Hakkaku nei loro pagliericci, già persi nel mondo dei sogni, ma quando passò accanto alla sporgenza di Juri si accorse subito che non c'era.
Probabilmente era già uscita per il suo turno.
Proseguì lasciandosi sfuggire uno sbadiglio indolente, ma apppena fu abbastanza vicino al proprio giaciglio si immobilizzò, sgranando gli occhi. La figura accoccolata nella paglia non l'avrebbe mai confusa con nessun'altra.
– Ma che..? – mormorò a mezza voce, più stranito che contrariato.
La mezzodemone stava dormendo su un fianco, rivolta verso l'esterno, con le mani accostate al volto e le gambe piegate in una posizione scomposta.
Lanciò uno sguardo indietro, verso i suoi due compagni, ancora immersi in un sonno profondo, e scosse il capo corvino con una sconsolatezza evidente. Tornò sui propri passi, accostandosi ai giacigli dei due demoni-lupo, quindi si pose ambo le mani sui fianchi, prima di scuoterli con un piede.
– Su, svegliatevi! – li esortò con voce contenuta ma perentoria.
Non voleva svegliare la ragazza lupo.
– Eh..?
– Cosa..?
– Shh! – fece subito, zittendoli e tornando a poggiare su ambo le gambe avvolte nei gambali in pelliccia – Parlate piano e spiegatemi come mai Juri dorme nel mio angolo.
Li fissò in attesa, con quella sua espressione impenetrabile.
– Be’, probabilmente era molto stanca, capo – iniziò Hakkaku.
– Noi l'abbiamo trovata già lì e non ci siamo sentiti in animo di svegliarla.. – terminò per lui Ginta.
– Come pensavo – rispose apatico, prima di annunciare senza alzare minimamente il tono di voce – Forza allora, tornate al lavoro...
– Cosa?
– Ma Koga..
Lui li zittì di nuovo in quel loro tentativo di protesta, guardandoli severamente dall'alto della sua posizione.
– L'avete detto voi di non volerla svegliare, o sbaglio?
– Ehm.. no..
– No, certo che no.
– Bene – Koga si concesse un piccolo sorriso soddisfatto – ..allora andate.
Loro annuirono e sgusciarono via, seguiti dal suo sguardo inflessibile. Quando si furono allontanati il demone-lupo tornò a voltarsi verso la mezzodemone dormiente e le si avvicinò con passo misurato, facendo attenzione a non destarla. La aggirò in modo da porsi dietro di lei, con il resto della tana del branco di fronte a sé ed al proprio sguardo vigile, cosicché da avere una chiara visione di tutto lo spazio comune e dell'ingresso. Quindi si lasciò scivolare sulla paglia, poggiando la schiena alla parete di pietra.
Nella penombra della notte rimase ad osservare la sagoma di Juri, ritrovandola minuta in quella posizione semi-rannicchiata. I lunghi capelli d'argento erano sparsi intorno a lei e la coda bianca era riversa sulla paglia allo stesso modo, immota e rilassata come il resto di lei.
Non aveva cambiato idea: l'avrebbe protetta.
Ed a questo suo istinto non si sarebbe opposto.

...continua.



Ciao a tutti!
Lo so, sono in un ritardo fotonico rispetto a quanto vi avevo promesso, ma sono stata fagocitata da mille altre cose e non ho avuto tempo di rimettermi su questo lavoretto. Chiedo scusa a chi impazientemente attendeva l'aggiornamento... e mi scuso anche per ciò che sto per comunicare, ovvero che la pubblicazione dei nuovi capitoli sarà ancor più dilazionata nel tempo.
Purtroppo non riesco a tenere il ritmo e quindi mi vedo costretta a posticipare gli intervalli ad un mese. Chiedo scusa davvero, e spero comunque che l'attesa ne varrà la pena.
Non dico altro, lascio a voi l'onere di commentare il capitolo e farmi sapere cosa ne pensate! Fuggo!

ciao ciao

Kaiy-chan
   
 
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