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Autore: heliodor    30/09/2019    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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La distruttrice
 
Regina dei ragni, si disse Joyce. Chissà se esiste davvero. I ragni hanno una regina? Forse dovrei chiederlo a Halux.
Dopo l’ennesima svolta, si imbatterono in una serie di sale circolari scavate nella roccia. Le pareti di ogni sala erano decorate da bassorilievi.
Halux e i due eruditi si lanciarono subito verso i disegni, esaminandoli alla luce delle lumosfere. Joyce e gli atri attesero pazienti che terminassero l’ispezione.
Halux fu il primo a staccarsi e a raggiungerli.
“Avete trovato qualcosa?” chiese Joyce.
“Se per qualcosa intendi l’intera storia di Urazma” rispose Halux con voce eccitata. “Allora ti dico che abbiamo trovato qualcosa.”
Anche Alik sembrava eccitato. “Mai nella mia vita ho trovato iscrizioni così dettagliate e ben conservate. L’isolamento e il clima secco deve aver aiutato la pietra a conservarsi in questo stato, non c’è dubbio.”
“L’umidità è quasi assente” disse Biqin passando la mano sulla pietra.
“Avete scoperto qualcosa si utile?” chiese Joyce impaziente. “La mappa di questo posto, tanto per cominciare.”
Halux la guardò come se stesse valutando una bestia al mercato. “Tu non ti rendi conto, strega rossa. Davvero non hai i mezzi per comprendere la portata di questa scoperta.”
“Potresti cominciare a parlarcene” disse Joane seccata. “Anche io inizio a stancarmi. Siamo qui per salvare un rinnegato e trovare una misteriosa arma, non per scrivere un libro sulla vita di una maga morta millenni fa.”
Per una volta Joyce si ritrovò ad annuire alle parole di Joane. La pensava allo stesso modo.
Halux indicò i bassorilievi. “Venite allora. Vi spiegheremo tutto.”
Joyce lo seguì fino alla parete.
Il primo bassorilievo mostrava una donna che percorreva fiera una strada. Uomini e donne l’adoravano come una dea scesa in terra.
“Urazma nel giorno della sua ascesa a maga suprema” spiegò Halux. “Secondo le iscrizioni non doveva avere più di venticinque anni. Era giovane per una maga suprema, ma di certo non la più giovane.”
“Secondo quanto scrive Galamos nella sua Genealogia dei reami perduti, Urazma fu la quarta o quinta in base all’età. Il più giovane mago ad ascendere fu Naminaqua a diciassette anni” disse Biqin.
“O Nemayal a sedici” disse Alik.
Biqin annuì. “Le cronache non ci aiutano molto in questo senso. Quelle che abbiamo sono tutte informazioni di terza o quarta mano.”
“Niente fonti originali?” chiese Caldar.
Biqin scosse la testa. “Nemmeno una. Sono tutte andate perse dopo che Harak e Ambar hanno ucciso l’ultimo mago supremo.”
“Ma le biblioteche dovevano traboccare di libri sull’argomento” obiettò Caldar.
“Tutte distrutte o bruciate” disse Alik. “Una perdita inestimabile per la conoscenza.”
“Una vera sfortuna” disse Caldar.
“Io non parlerei di sfortuna.” Joane si avvicinò a uno dei bassorilievi. “Non quando c’è di mezzo il circolo supremo.”
“Passiamo a un’altra sala” disse Halux nervoso.
Joane lo fissò accigliata. “Hai qualche problema col circolo supremo?”
Halux agitò una mano come se volesse scacciare un insetto. “Non pronunciare quel nome per favore.”
“Non gli piace parlare dell’argomento” disse Joyce.
Joane fece spallucce. “Il tuo amico è strano, strega rossa.”
“Credo che abbia i suoi motivi.”
“Anche io ho sentito parlare del circolo supremo” disse Caldar. “Ma ho sempre creduto che fosse una favola.”
“Non lo è” disse Joane. “E se lo fosse, non sarebbe a lieto fine. Il circolo supremo è una banda di assassini e regicidi della peggior specie.”
“E tu come fai a saperlo?” le domandò Biqin.
Joane ghignò. “Lo so perché ho lavorato per loro. Qualche volta.”
“Io” disse Halux. “Credo di non voler più stare in questo posto. Credo sia meglio per tutti se ce ne adiamo.”
“Stai qui” disse Joyce.
“Ma…” fece l’erudito per protestare.
“Stai qui buono e tranquillo” rispose Joyce usando il tono che avrebbe usato con un cane.
Halux scosse la testa e si piazzò nel punto più lontano dal resto del gruppo.
Joyce guardò Joane.
La strega le rispose con un ghigno. “Vuoi sapere tutta la storia, non è così?”
“Potrebbe esserci utile sapere qualcosa del circolo supremo.”
“Non sarà pericoloso?” chiese Alik. “Se la strega dice il vero, quella gente ha fama di essere spietata con chi si immischia dei loro affari.”
“È pericoloso, certo” disse Joane. “Ma cosa non lo è? Siamo in un antico santuario inesplorato, circondati da pericoli che nemmeno conosciamo. Potremmo essere tutti morti prima che finisca la giornata. A questo punto credo che non faccia molta differenza, non trovi?”
Alik deglutì a vuoto.
Joane si rivolse a Joyce. “Che vuoi sapere?”
“Chi ne fa parte oltre a te?”
“Non ho mai fatto parte del circolo supremo” rispose la strega. “Ho solo fatto qualche lavoro per loro. È successo dopo che mi sono separata da Gladia e le altre.”
“Che tipo d lavoro?”
“Davo la caccia a chi minacciava il circolo supremo.”
“Qualcuno li minaccia?”
Joane fece spallucce. “Il circolo ha moti nemici. Alcuni sanno della sua esistenza e lo combattono.”
“Chi?”
“I nomi non significherebbero molto per te, strega rossa. Sono quasi certa che non li conosci.”
“Hai mai dato la caccia a un certo Jhazar?”
“Lui non è…” iniziò a dire Bardhian.
Joyce gli fece cenno di tacere. “Lascia che sia lei a rispondere.”
“Se lo avessi fatto” disse Joane. “Ora sarebbe morto.”
“È morto” disse Joyce.
“Allora non è più un problema.”
“E di Khadjag che cosa mi dici?”
“Mai sentito nominare prima. Dovrei conoscerlo?”
“È morto anche lui.”
Joane ghignò. “Conosci solo defunti, strega rossa? O c’entri tu con la loro morte? Non mi sorprenderebbe.”
“Un ultimo nome” disse ignorando l’ironia dell’altra. “Selym.”
Joane si accigliò. “Dove lo hai sentito?”
“A una riunione, alcune Lune fa.”
“Non dovresti origliare a certe discussioni. Non è salutare.”
“Sono ancora qui.”
“Per il momento.”
“Rispondi alla mia domanda.”
Joane si accigliò. “Selym è solo un messaggero. L’ho incontrato due o tre volte. Era lui che mi diceva dove e quando trovare i miei obiettivi.”
“Ti diceva di ucciderli?”
“Loro usano il termine rimuovere. Credono di essere furbi, ma non lo sono.”
Joyce annuì.
“Chi sono queste persone?” chiese Bardhian. “E cosa c’entrano con i maghi dell’antichità?”
“Sono pericolosi” rispose Joane. “E hanno sconfitto i maghi, se proprio vuoi saperlo.”
“Harak e Ambar…”
“Senza il circolo non sarebbero mai esistiti. O forse erano parte del circolo, chi lo sa?” Joane indicò i bassorilievi. “Guarda Urazma. Era venerata come una dea scesa in terra. Aveva poteri inimmaginabili. Ed era solo una di dieci o dodici maghi supremi che esistevano all’epoca e di chissà quanti altri minori. Pensi davvero che un solo stregone e un cavaliere, per quanto abili, avrebbero potuto avere ragione di esseri così potenti?”
“Una leggenda che distrugge un’altra leggenda?” Domandò Biqin. “Sarebbe romantico, ma la storia non è andata come tu dici. Harak non era l’unico stregone. Lui radunò tutti quelli che erano sopravvissuti alla grande caccia che li aveva sterminati e li guidò alla vittoria.”
“E a mia sarebbe una storia romantica?” fece Joane con tono ironico.
Caldar tornò in quel momento. “Venite. Halux sembra aver scoperto qualcosa di interessante.”
“Ne riparleremo” disse Joyce rivolta a Joane.
“Quando vuoi” rispose lei. “Ma sul circolo supremo non so altro, se non che è prudente evitarlo e parlarne il meno possibile.”
“Tu non sembri impaurita.”
“Il mio destino è già scritto.”
Halux li attendeva nella sala adiacente, più grande e dal soffitto più alto. Anche lì le pareti erano decorate con bassorilievi.
Gli eruditi si misero subito a studiare i disegni.
Joyce dal canto suo gettò un’occhiata distratta. Sulle mura erano riprodotte varie scene che vedevano sempre Urazma al centro. In una la maga sembrava benedire dei contadini intenti ad arare dei campi, in un’altra sovrintendeva alla costruzione di una torre o di un tempio. Poi la scena cambiava all’improvviso.
Urazma era da sola. La torre di poco prima era crollata e giaceva a terra. I contadini erano adagiati su di un fianco, come se fossero morti o addormentati.
“Le conseguenze di un’epidemia o di una guerra” disse Biqin. “Lo vedi quel simbolo a spirale?”
Joyce lo notò appena nell’angolo a destra. “Ho visto già quel segno.”
“Dove?” chiese l’erudita interessata.
“Nel santuario di Zanihf. E in quello di Lotayne.”
“Tu sei entrata nel santuario della dea?”
“È una lunga storia.”
“Un giorno dovrai raccontarmela. In ogni caso, ciò conferma la nostra teoria. I maghi avevano un loro codice segreto. La spirale era uno dei segni che usavano.”
“Cosa significa?”
“Non lo sappiamo. Se almeno ci fosse qui un mago a potercelo dire…”
O una maga, pensò Joyce, ma non ti sarebbe di alcuna utilità perché ne saprebbe quanto te, se non di meno.
Adocchiò Halux, che stava indicando ad Akil alcune incisioni. “Vedi? Credo che il significato sia inequivocabile.”
Akil annuì. “Lo credo anche io.”
Joyce si avvicinò. “Cos’hai scoperto di così importante?”
“L’intera storia di Urazma” rispose l’erudito.
“Ed è interessante?”
Halux sorrise. “Credo di sì. Vuoi ascoltarla?”
Joyce annuì.
Halux trasse un profondo sospiro. “La prima parte del dominio di Urazma fu simile a quella di molti altri maghi prima di lei. Dopo aver preso il posto del mago che l’aveva preceduta, iniziò a modellare il regno secondo i suoi desideri. Aiutò i contadini, fece costruire fattorie e granai e così via. Ma un giorno” indicò il bassorilievo dove la maga contemplava la torre crollata e i contadini riversi sul fianco. “Tutto questo finì. Forse fu un’epidemia o forse una guerra con un mago vicino, penso non lo sapremo mai. Urazma ricostruì dalle fondamenta il suo impero, ma qualcosa era cambiato in lei.” Si avvicinò a una incisione dove Urazma, a petto scoperto, sembrava ammonire delle creature dall’aspetto familiare.
Joyce riconobbe cavalli, cani e uccelli e persino insetti come i ragni.
“Urazma aveva smesso di essere la regina del suo popolo. La malattia o la guerra dovevano aver sterminato gran parte della popolazione o forse i sopravvissuti erano solo fuggiti via, non lo sappiamo. La maga ricominciò con pochi fedelissimi e un nuovo popolo da governare. Stavolta però era un popolo di bestie.”
Nell’incisione successiva, Urazma sembrava osservare solenne una lunga processione di animali, tra i quali ora si intravedevano cani dalle lunghe zanne ricurve, pantere-leone dal pelo irto e altri dall’aspetto bizzarro, come quello con due protuberanze sulla schiena e un altro che torreggiava su tutti gli altri e aveva una lunga escrescenza sul viso.
“Nel volgere di pochi anni, Urazma attaccò e sottomise i popoli circostanti, allargando il suo dominio.”
Halux si avvicinò a un nuovo bassorilievo. In questo, oltre a Urazma, era raffigurata una lunga fila di uomini che venivano trascinati in catene. Sullo sfondo si intravedeva una città, con le torri spezzate e le mura crollate.
“In breve divenne famosa come Urazma la distruttrice” disse Alik. “Il suo esercito di creature mostruose attaccava e calpestava intere città, radendole al suolo. E al loro posto…”
Si avvicinò a un bassorilievo dove Urazma indicava con un braccio teso un folto gruppo di alberi.
“Al loro posto” proseguì Alik. “Piantava alberi e foreste, ripristinava il corso dei fiumi o sigillava gli ingressi alle miniere.”
“Era folle come tutti i maghi antichi?” si chiese Caldar.
“O forse siamo noi i folli a entrare nel suo santuario” rispose Halux.
Joyce stava per ribattere che erano lì per un motivo preciso, quando il soffitto crollò.

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