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Autore: heliodor    02/10/2019    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Tu hai il comando
 
Una pioggia di massi si abbatté sul pavimento proiettando schegge in tutte le direzioni. Joyce evocò lo scudo d’istinto, riparandosi dietro di esso.
La polvere sollevata oscurò la luce delle lumosfere. Joyce si coprì la bocca col dorso della mano per non respirare il pulviscolo.
“State bene?” gridò Caldar.
“Sì” risposero Halux e i due eruditi di Nazdur.
“E voi?”
Joyce agitò un braccio. “Bene.”
“Anche io” disse Bardhian.
Mentre la polvere si depositava, la luce delle lumosfere riuscì a penetrare la coltre.
Vicino alla guida c’era Lindisa che guardava in alto.
Joyce guardò nella stessa direzione. Nel punto in cui il soffitto era crollato si era aperta una voragine. Riusciva a vedere i contorni frastagliati del foro e poco altro.
Un’ombra guizzò fuori dall’apertura, come se stesse strisciando sulle pietre spezzate. Nello stesso momento udì il rumore di qualcosa che grattava sulla roccia.
Gli occhi di Lindisa erano ancora fissi sul foro, i pugni stretti.
Anche Caldar guardava nella stessa direzione. Quando Joyce si voltò verso Joane, vide che la donna aveva la testa sollevata.
“Arriva qualcosa” disse.
Joyce si accigliò.
Il rumore divenne più alto e intenso, come se fossero centinaia, se non migliaia di piccole zampe a grattare contro la pietra.
Dal foro piovve una massa scura e granulosa che al contatto col pavimento esplose frammentandosi in mille pezzi.
Ogni pezzo che si separava dalla massa informe sembrava una palla di pelo scuro che rotolava verso l’esterno.
Dopo pochi passi, la creatura si fermò e rabbrividì. Sei zampe coperte di peli corti e sottili sollevarono un corpo a forma di botte.
Ognuno di quegli esseri non era più grande di un cane, ma a parte la grandezza, non c’erano altre somiglianze.
Al posto degli occhi avevano la parte superiore del corpo ricoperta di piccole sporgenze che luccicavano nel buio. Nella parte anteriore due mandibole a forma di tenaglia si aprivano e chiudevano con uno scatto deciso, producendo uno schiocco simile a un ticchettio insistente.
Tik tik tik.
Joyce, immobile, osservava affascinata le creature prendere vita sul pavimento e, dopo essersi guardate attorno, dirigersi verso di loro.
“Non dormire” le gridò Joane.
La strega aveva evocato i dardi magici. Avanzò di un passo e li lanciò verso una coppia di creature che avanzavano verso di lei.
I ragni, Joyce decise di chiamarli in quel modo anche se era chiaro che non lo erano, vennero trapassati dai dardi, esplodendo.
Pelo e frammenti di carne volarono in tutte le direzioni, insieme a una sostanza gelatinosa che si sparpagliò sul pavimento.
Joyce fece un balzo all’indietro per evitare di essere colpita da quella bava. Le sembrava tutto così irreale che faticava a mettere a fuoco la situazione.
Le mani di Bardhian vennero avvolte dal fuoco, avanzò di un passo e scagliò una lunga fiammata sui ragni.
Le creature bruciarono senza emettere un suono, a parte il continuo ticchettio delle mandibole.
Tik tik tik.
Nel frattempo, anche Lindisa e Caldar si erano uniti a madre e figlio e stavano scaricando i loro incantesimi sui ragni che ancora piovevano dal soffitto squarciato.
Joyce pensò alla formula del raggio magico e lo diresse contro la prima fila di ragni che avanzava verso di lei.
Continuò a spazzare il pavimento per quasi un minuto, senza riuscire ad arrestare l’avanzata dei ragni. Più ne uccideva col raggio, più se ne aggiungevano. I nuovi arrivati si arrampicavano sui morti e continuavano ad avanzare con le loro mandibole che si aprivano e chiudevano con uno scatto deciso.
Tik tik tik.
Cominciava ad averne abbastanza di quel rumore.
“Non riusciamo a fermarli” disse Joane.
“Ci penso io” rispose Bardhian. Tra le sue mani apparve una sfera infuocata che crebbe in pochi attimi. Quado la scagliò contro i ragni, era grande quanto un uomo adulto.
L’esplosione proiettò pezzi delle creature e la loro bava in tutte le direzioni.
Joyce venne colpita al viso e alle gambe. Era calda e viscida, ma resistette alla tentazione d scrollarsela di dosso.
Quando cercò di muovere un passo all’indietro, faticò a sollevare i piedi. Gli stivali erano incollati alla bava che aveva ricoperto il pavimento con uno strato alto un paio di dita.
“Dobbiamo uscire di qui” gridò Joane. Si piazzò davanti ai ragni che avanzavano ed evocò una sfera di fuoco.
Lindisa, Caldar e gli eruditi si diressero all’ingresso.
Bardhian rimase al fianco di Joane innaffiando col fuoco generato dalle sue mani le prime file dei ragni.
Nonostante l’attacco, quei piccoli mostri continuavano ad avanzare.
“Andate” disse Joane dirigendo la lancia di fuoco verso i ragni.
Joyce si mosse con difficoltà, i piedi invischiati nella bava appiccicosa che ricopriva il pavimento fino all’ingresso della sala.
Joane e Bardhian ripiegarono tenendo a bada i ragni con i loro incantesimi. Appena fuori dalla sala, la strega evocò una sfera di fuoco.
“Faccio crollare l’ingresso” gridò. “Caldar, Bardhian, strega rossa. Evocate i vostri scudi. Adesso.”
Joyce ubbidì.
Nello stesso momento, Joane liberò la sfera di fuoco e la diresse verso l’ingresso della sala. L’esplosione fece tremare il corridoio, proiettando detriti in tutte le direzioni. Gli scudi magici deviarono i proiettili più grossi e pericolosi, lasciando passare pochi detriti.
Joyce ne avvertì qualcuno sfiorarle la guancia e le braccia, ma non se ne curò.
Guardò Halux e gli eruditi, gli sguardi atterriti.
Quado la polvere si posò, alla luce delle lumosfere videro l’ingresso crollato e i cadaveri dei pochi ragni che erano riusciti a passare prima dell’esplosione.
“Sono morti?” chiese Caldar.
Joane si accigliò. “Abbiamo solo guadagnato tempo. Sanno che siamo qui, devono solo trovare un’altra strada per raggiungerci.” Guardò Lindisa. “Come sei sopravvissuta a quell’orda famelica?”
“Sono scappata molto in fretta.”
Caldar controllò il corridoio. “L’esplosione ha sigillato il condotto da cui siamo venuti. Dobbiamo trovare un’altra strada o scavare.”
“Potrebbe volerci molto” disse Joane.
“I santuari di solito hanno più di un’uscita” disse Biqin. “Questo non farà eccezione.”
Joane grugnì qualcosa e si mosse in direzione opposta. “Sbrighiamoci. Più restiamo qui meno possibilità avremo di sopravvivere.”
Joyce e Bardhian la seguirono.
Dietro di loro, i tre eruditi e a chiudere la fila Lindisa e Caldar.
“Quanto odio avere sempre ragione” disse Joane. “Lo sapevo che venire qui sotto era una follia.”
“Potevi non venire” le disse Joyce.
“Anche se ti avessi detto di no, tu non ti saresti arresa. Saresti stata capace di minacciarmi pur di trascinarmi qui sotto, come hai fatto con gli altri.”
“Avete tutti scelto di essere qui.”
Joane ghignò. “Tu ha scelto per noi, strega rossa. Lo fai sempre.”
“Non è vero.”
Un urlo la fece trasalire. Voltandosi di scatto, vide i volti spaventati degli eruditi scambiarsi occhiate dubbiose. Più indietro, Caldar era a terra, entrambe le mani sulla testa.
“Che succede adesso?” ringhiò Joane.
Quando raggiunsero la guida, l’aiutarono a rimettersi in piedi.
“È stata Lindisa” disse. “Mi ha detto che aveva un problema alla gamba e pensava di essere stata ferita. Mi sono chinato per controllare e mi ha colpito. Poi è sparita.”
“Dov’è andata?”
Caldar indicò il punto da cui erano arrivati.
“Da lì non andrà da nessuna parte” disse Bardhian.
“A meno che non ci sia un altro passaggio che solo lei conosce” disse Joane.
“Ma lei mi ha detto…” iniziò a dire Joyce.
“Non sei l’unica che usa l’inganno e il raggiro per ottenere ciò che vuole” la interruppe Joane. “È chiaro che Lindisa voleva che la portassimo qui e ha approfittato di un momento in cui eravamo distratti per andarsene.” Emise un profondo sospiro. “Ecco cosa capita quando ci si fida di una rinnegata.”
Anche tu lo sei, pensò Joyce. Eppure mi sono fidata di te. Forse ho commesso un errore con te coe l’ho commesso con Lindisa?
“Troviamo l’altra uscita e andiamo via di qui” disse Halux.
“Non senza Galef e l’arma che Lindisa stava cercando” disse Joyce.
“Se tu pensi che mi importi qualcosa di quel rinnegato…”
“Se non ti importa niente, puoi anche andartene da solo” rispose Joyce alzando la voce.
“Che vi dicevo?” fece Halux. “È una impertinente e irrispettosa ragazzina che…”
Joyce lo afferrò per il bavero. “Se non stai zitto ti lascerò qui come esca per quei ragni. È chiaro?”
Joane le afferrò il braccio. “Lascialo. Ora.”
Joyce ubbidì.
“Vieni con me.”
Joane la trascinò a una ventina di passi di distanza. “Che ti sta succedendo?”
“Niente” disse evitando il suo sguardo.
“Credevo che l’erudito fosse tuo amico.”
“Io non ho amici.”
“Quindi lo hai costretto a venire qui solo perché ti serviva?”
Joyce sospirò. “È importante. Più di me, di te o di Halux.”
“Non è un buon motivo per minacciarlo. Quel poveraccio ha scelto di accompagnarci, ma non ha niente da guadagnare.”
“Gli chiederò scusa.”
“No, ti mostreresti debole.”
“Che devo fare?” chiese allargando le braccia.
“Impara a fidarti degli altri. Ascoltali, ogni tanto. So che sei convinta di fare la cosa giusta, ma a volte bisogna anche fare qualche compromesso.”
“Galef e il segreto di Urazma sono importanti.”
“Vengono dopo la salvezza di quelle persone. E la tua. Se penseranno di essere solo delle pedine sacrificabili, si comporteranno come tali. Se invece li convincerai di stare facendo qualcosa di importante per loro, si impegneranno al massimo.”
Joyce annuì. “Chiederò agli altri cosa fare.”
Joane scosse la testa. “Sei tu che comandi. Non devi chiedere il parere di nessuno.”
“Sono io che comando?”
Joane ghignò. “Non l’hai ancora capito? Siamo qui perché tu ci hai riuniti, strega rossa. Quindi il comando spetta a te. Non credere che sia un onore. Dare ordini agli altri è una gran seccatura.”
“Non so se sono capace di dare ordini.”
“Imparerai, col tempo. Se usciremo vivi da qui.”
Joane fece per andarsene.
“Joane” disse Joyce. “Grazie.”
Lei chinò la testa di lato e marciò con passo deciso. “La strega rossa vuole dirvi qualcosa.”
Joyce trasse un profondo sospiro e li raggiunse. Tutti la guardarono in attesa che parlasse. “Siamo qui per trovare il principe Galef e l’arma che potrebbe farci vincere la guerra contro Malag e i colossi di Persym. Non siete stati scelti a caso. Caldar è la miglior guida di Nazdur ed è l’unico in grado di orientarsi in questi cunicoli. Biqin e Alik sono illustri eruditi dell’accademia, profondi conoscitori della storia antica e dei maghi. Bardhian è lo stregone più forte che conosca, dopo Bryce, Vyncent e qualche altro che ora non mi viene in mente.” Sottolineò la frase con un mezzo sorriso.
Bardhian fece spallucce e rispose con un sorriso a sua volta.
“Halux è forse il massimo esperto in tutto, credo. Non c’è argomento sul quale non possa dimostrare la sua conoscenza.”
“Non temere di esagerare, strega rossa” disse l’erudito.
“E Joane” proseguì Joyce. “È stata la strega più forte della sua generazione.”
“Lo sono ancora” disse la strega.
“Mi fido di ognuno di voi e spero che voi vi fidiate di me quando vi dico che è importante andare avanti. So che vorreste tornare indietro, ma questa è un’occasione unica per trovare l’arma che ci permetta di vincere. Molte persone contano su di noi.”
Tutti annuirono convinti. Persino Halux.
“Ci hai convinti strega rossa” disse Caldar passandole accanto. “Per ora.”
Joane le fu accanto.
“È stato un buon discorso?” le chiese.
“Tra il pietoso e l’appena passabile” rispose. “Ma per il momento può bastare. Che facciamo ora?”
“Troviamo Galef e il nodo. Scopriamo come usarlo e poi andiamo via.”
“Mi sembra un buon piano.”

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