Anime & Manga > Saint Seiya
Segui la storia  |       
Autore: Tsukuyomi    30/07/2009    8 recensioni
Salve a tutti! Finalmente prendo coraggio e pubblico.
Questa fanfic mi ronza in testa da tanto di quel tempo che ormai si scrive da sola.
Per il momento avrete sotto agli occhi dei futuri Gold Saint, ancora bambini e innocenti (più o meno), alcuni ancora non si conoscono e altri sì, alcuni sono nati nel Santuario e altri no, alcuni dovranno imparare il greco e, di qualcuno, non si sa per quale recondito motivo, non si conosce il nome. Spero che apprezziate. La storia è ambientata ai nostri giorni, per cui, le vicende conosciute avranno luogo nel futuro.
Genere: Comico, Generale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 12 - partenze Appena terminato l'allenamento mattutino, dopo aver lasciato a Kanon la possibilità di affondare qualche colpo, Galgo desiderava solamente potersi distendere per qualche ora nel suo letto e riposare. Gli occhi gli bruciavano maledettamente e la luce del sole lo infastidiva, costringendolo a tenere gli occhi socchiusi.
Non riusciva a smettere di pensare a gemello greco e alle parole che si erano scambiati poco prima. 
Benché lui non avesse la responsabilità, si sentiva dannatamente in colpa per l'accaduto.
Forse avrebbe dovuto  prestare più attenzione ai rapporti che i bambini tessevano tra loro, evitando di dare importanza solamente all'allenamento e ai mille fantasiosi modi che esistono per uccidere.
Si chiedeva se anche Saga provasse l'inadeguatezza che evidentemente affliggeva il fratello minore.
Sarebbe stato un problema gestire i sentimenti di due preadolescenti in fase di ribellione totale e quasi aveva il terrore a pensarci.
L'unico modo che aveva in quel momento per sfuggire a quei pensieri era andare a parlare con qualcuno.
João sicuramente russava beato nel proprio letto, inconsapevole del piccolo dramma che viveva. Leurak sarebbe stato un ottimo consigliere e muro di sfogo, considerando poi che quando stava in mezzo ai suoi adorati pennuti diventava incredibilmente comprensivo, poi dopo la sua discussione con Aiolos, forse anche lui aveva necessità di sfogarsi un po'.

Riuscì a distrarsi guardando il volo dei falchi in lontananza. Sicuramente Leurak si era svegliato e aveva deciso di combinare qualcosa anche lui.
Quanto invidiava l'amico asiatico in quel momento, era riuscito a riposare qualche ora e non aveva dovuto assistere alla triste scenetta di Ankel e Kanon.
Quanto sanno essere crudeli i bambini alle volte, e riescono ad esserlo senza motivo alcuno.

Si diresse verso l'allevamento di corvi e falchi, con intento a non farsi attaccare.
Era pericoloso avvicinarsi senza avvertire Leurak, che avrebbe potuto non rendersi conto che i pennuti si lanciavano alla carica di uno sventurato ed incauto visitatore.
Decise di rischiare, al limite avrebbe riportato a casa qualche ferita e forse un occhio in meno, ma anche dover attirare l'attenzione dell'amico non era semplice visto che quando aveva a che fare col nero piumaggio dei corvi o con quello maculato e castano dei falchi riusciva ad isolarsi come se fosse su un pianeta lontano.

Camminò con calma e sbucò alle spalle del mongolo, intento a dare un pezzo di carne ad un meraviglioso falco pellegrino, un nuovo acquisto a giudicare dalle ridotte dimensioni del rapace, che restava appollaiato sul dorso della mano tendando di affondare gli artigli sulla protezione di tessuto.
Leurak teneva il lembo di muscolo tra i denti e lo offriva al volatile, era necessario che instaurassero un rapporto di fiducia e quello era il modo migliore che avesse imparato dal padre.
«Ciao scemo, attento o rischi che ti cavi un occhio.»
Esordì Galgo facendo sussultare l'amico che non si era accorto del suo arrivo, assorto com'era nel suo mondo.
«'uon 'hionno a he halho»
«Per favore, sputa quella carne. Che schifo. Con quale coraggio permetti al quel piccione di mangiarti dalla bocca?»
Leurak obbedì e consegnò manualmente la razione al rapace che, senza troppi complimenti, lo ingoiò per poi sbattere le possenti ali quasi a voler schiaffeggiare il suo allevatore.
«Tsk, ingrato di un pennuto. - Si rivolse poi a Galgo - Non sono sporchi, anzi. Poi mangiano solo le cose migliori. Chiamali scemi. Ma piuttosto, come mai da queste parti oh nobile cavaliere d'argento appartenente alla gloriosa costellazione dei Cani da Caccia? Sei riuscito a dormire un po?»
«No, dovevo allenare i ragazzi stamattina e infatti sto quasi dormendo in piedi. E' successa una cosa strana stamattina.»
«Cosa? Qualcuno si è fatto male?»
«Più o meno, o meglio, Ankel ha il naso rotto.»
Leurak strabuzzò gli occhi incuriosito. Ripose il falchetto su un piccolo trespolo improvvisato e si accinse a rimuovere la mangala dalla mano.
«Ma perchè non usi il guanto in cuoio? Rischi di farti male con quel coso.»
«Ma cosa dici! Il falco è educato e poi noi asiatici siamo meno fifoni riguardo il dolore. Meglio il tessuto di quello scomodo guanto che usate voi occidentali. Lo sai perchè vi si ribellano i falchi? Perchè con quel guanto eliminate il contatto con loro, issate una barriera e loro si offendono e giustamente vi infilano gli artigli nelle carni...ma non parlavamo di questo. Capita che i ragazzi si facciano male. Meglio il naso di un braccio. Dov'è il problema?»
«Il problema c'è. Glielo ha rotto Kanon, con un pugno che era un capolavoro, però avrebbe potuto evitarlo. C'è stata una discussione tra i due, una discussione che ha lasciato di sasso anche a me, per cui posso solo immaginare come si sia sentito il ragazzo.»
Leurak gettò la mangala da una parte e prese posto su un sasso, invitando l'irlandese a fare altrettanto.
Mentre questi si accomodava si tolse l'elmo e lo rigirò tra le mani prima di iniziare a raccontare per filo e per segno l'accaduto.

«Dici sul serio? Gli ha detto che ha gli occhi di un pazzo?»
In risposta ottenne un verso mugugnato accompagnato da un lento annuire del capo.
«
Accidenti, è un bel rospo da ingoiare.»
«Già, ho provato a parlare con lui e forse ha capito quello che volevo dirgli, ma non ne avrò mai la certezza. Ho cercato di distrarlo dai suoi pensieri proponendogli di simulare il combattimento con me. E' stato bravo.»
Fu il turno di Leurak per annuire.

Anche Galgo cominciava a porsi le domande che si era posto lui solo poche ore prima. Si parlava tanto di giustizia al Santuario, ma vederla era raro. Forse era necessario crederci davvero, desiderarla e sperare intensamente di riuscire a portarla sulla terra. Ma Leurak stava lentamente abbandonando la speranza di un mondo giusto, certe cose si vedono solo nei film.

«Senti Galgo, posso farti una domanda un po' compromettente?
»
«Certo, l'importante è che non mi chiedi di sposarti.»
«Lo sapevo che avresti rifiutato le nozze, bruto! No dai, è importante. Ieri notte ho parlato un po' con Aiolos. Lo conosco da parecchio ormai ma non avevo mai avuto l'occasione di parlarci davvero. Mi ha parlato in un modo che mi ha spiazzato, ha esposto la sua teoria sulla giustizia con una tranquillità che non donerebbe al Gran Sacerdote stesso, figurarsi ad un ragazzino di dieci anni ... ma non so neanche io dove voglio andare a parare.»
«Ti sembra strano che abbia capito cose che a te sfuggono vero?»
«Esattamente. Mi da l'impressione di essere stato assorbito totalmente dal suo ruolo nel mondo. Io non ho ancora capito se ne ho uno.»
«Hai i tuoi passerotti tu. Finchè ti dedicherai a loro sarai utile. Io inizio a dubitare della mia di utilità invece.»
«
Smettila rosso, non ti si addice questo piagnisteo senza senso. Il frignone sono io, non ci sei capace tu, cerca di non rubarmi la scena.»

Restarono in silenzio per qualche minuto, seduti l'uno accanto all'altro a fissare le nuvole in quota che saettavano sulla distesa azzurro intenso. Il cielo segnava il passaggio dall'estate all'autunno. Le giornate si accorciavano ogni giorno di più e assieme a loro sembrava diminuire anche il buon umore dei cavalieri e dei soldati.
Allenarsi durante l'estate era massacrante e il caldo riusciva a togliere qualunque energia, ma gli addestramenti invernali si rivelavano deprimenti. Correre sotto un cielo nuvoloso, plumbeo e minaccioso rendeva nervoso chiunque, farlo sotto la gelida pioggia di dicembre e gennaio riusciva a far dolere ogni singolo osso del corpo, inoltre il freddo pungente che sembrava lacerare la pelle, arrossandola e screpolandola, rendeva il tutto ancora più difficile.
«Ehi Galgo. L'estate lascia posto all'inverno. Un altro ciclo si conclude.»
«Tornerà l'estate.»
«Sì, è vero. Ma dopo l'estate ci sarà un nuovo inverno.»
«Sei deprimente oggi.»
«Sono realista oggi.»

Nessuno dei due aveva troppa voglia di parlare davvero. La presenza di un amico è consolatoria anche se avvolta dal silenzio, e in quel momento, Galgo e Leurak avevano solamente bisogno di avere qualcuno vicino. La silenziosa pace, che donava loro qualche riflessione, fu presto interrotta dal sopraggiungere di un soldato.
Arrivò correndo ed esibendo un rumoroso fiatone che fece contorcere i lineamenti di Galgo in una smorfia di disappunto; un soldato doveva essere in forma, sempre.
«Galgo, ti ho cercato per tutto il Santuario. - il soldato ventilò per riempire i polmoni di ossigeno - il Gran Sacerdote ha bisogno di parlare con te, sembrava urgente, per cui credo sia meglio che ti sbrighi. Lo trovi al tredicesimo tempio.
»
Conclusa la frase e finito il suo compito, il soldato si sedette su un sasso poco distante dai due amici.
«Ho capito - disse l'irlandese alzandosi e riposizionando l'elmo tra i folti ricci - niente nanna oggi. Leurak sappi che è tutta colpa tua, ci vediamo stasera.»
«Divertiti rosso. A stasera.»

Leurak fissò i capelli dell'amico ondeggiare mentre si allontanava in direzione dei tredici palazzi che presto avrebbero visto i nuovi custodi. Com'era ipnotico quel movimento. Sorrise a pensare che si trovava lì, in quel posto, vestito come un antico greco per colpa di quell'ammasso di capelli scarlatti.
«Ehi Leurak, ma quel piccione sta male?»
«Alexandros, quello è un corvo. E sta meglio di te. Sai che farei al tuo posto? Una bella corsetta. Hai la stessa resistenza di un comodino che rotola giù per una scarpata.»
«
Sembra un piccione.»
«Solo perchè non ne hai mai visto uno in vita tua di piccione.»
«Hai anche colibrì?»
«Ti sembra ci sia scritto minizoo qui da queste parti?»

-

Galgo camminava a passo lento, fino a fermarsi davanti alla scalinata che lo avrebbe condotto fino al primo tempio.
Scrutò con attenzione tutti quei gradini, rovinati dal tempo e dalla pioggia. Presto non sarebbe più stato possibile salire quelle scale senza annunciarsi e chiedere il permesso di passare. Pensava a quella piccola masnada di bambini, li immaginava adulti e si chiedeva chi di loro sarebbe diventato custode di questi templi.
Prese coraggio e si avviò.
Aries, Taurus, Gemini, Cancer, Leo, Virgo, Libra, Scorpio, Sagitter, Capricorn, Aquarius, Pisces.
Dodici templi per dodici paladini.
Salì l'ultima scalinata, quella che conduceva dal tempio di Pisces al tempio in cui risiedeva in Gran Sacerdote e nel quale, presto, sarebbe stata presente la reincarnazione della dea.
Il gigantesco tempio sembrava scomparire dinnanzi alla maestosità della statua della Pallade. Così fiera d'aspetto eppure così serena.
Le rivolse un saluto e si accinse ad entrare; Sion lo attendeva.
Lo trovò seduto sul suo trono, intento a massaggiarsi le tempie nell'intento di alleviare un poderoso mal di testa.
«I miei omaggi Sommo Sion.» nel pronunciare la frase si chinò elegantemente fino a far poggiare un ginocchio sul candido marmo che tappezzava la vasta sala del pontefice.
«Buongiorno Galgo, grazie per essere venuto qui il prima possibile, ho una nuova missione da affidarti.»
«Di che si tratta?»
«Devi recarti in Russia, a Mosca per l'esattezza. C’è un altro prescelto.»
 Sion era serafico come sempre, ma  il suo volto dimostrava una certa stanchezza. Nell’ultimo periodo si recava quasi ogni notte all’Altura delle Stelle, con l'intento di percepire i cosmi dei prescelti che si risvegliavano, facendosi sentire sempre più spesso.
«Chi è?» chiese Galgo incuriosito, ma allo stesso tempo infastidito, senza sapere lui stesso il perchè, dalla nuova missione.
«Un bambino  francese. E’ rimasto orfano due giorni fa. Il suo cosmo gli ha salvato la vita evitandogli l'assideramento.»
«Povero bambino. Quanti anni ha?»
«Solo tre. Almeno sarà in buona compagnia.»
«Quando dovrei partire?»
«Domani. Ho già preparato tutto. Tu dovrai pensare solamente al viaggio di ritorno, come consuetudine.»
«Sommo Sion, cosa ci fa questo bambino in Russia?»
«Viaggiava con i genitori su una nave. Mentre la nave si accingeva ad attraversare lo stretto di Bering è accaduto il disastro. Un iceberg. La nave è affondata in poco tempo e tutti i passeggeri e l’equipaggio sono morti assiderati. Tutti tranne questo bambino. Si chiama Camus.»
L'ennesima storia triste.
L'irlandese cominciava a non sopportare più la sua carica. Quanti bambini orrendamente segnati dalle circostanze avrebbe conosciuto e allenato?
I suoi pensieri erano ancora diretti versi Kanon.
«Come l’hanno trovato?»
«Tra le braccia della madre. In acqua. Inutile dirti che per il resto del mondo questo sia un prodigio. Il bambino sta bene, fortunatamente.»
«Possibile che nessuno di questi bambini possa avere un’infanzia normale?»
«Galgo, chi è prescelto dalla dea Atena per vestire un’armatura dorata deve conoscere la sofferenza. In teoria il concetto dovrebbe essere applicato a tutti i cavalieri. Compresi quelli di bronzo e quelli d’argento. Ma c’è sempre una variabile incalcolabile. Il caso non è da sottovalutare. Certo, ammetto io stesso che questa nuova generazione di guerrieri sarà difficile da gestire. Il caso non è stato clemente.»

Sion e Galgo non si guardavano più negli occhi. Entrambi fissavano un punto non ben identificato dello splendente pavimento di marmo, bianco e lucido. Pensavano a tutti quei bambini. Nessuno di loro avrebbe vissuto un’infanzia degna di essere chiamata tale, nessuno di loro avrebbe mai conosciuto la spensieratezza di quei pochi anni che concedono di sbagliare senza subire conseguenze. Nessuno di loro. Galgo si trovava a rimpiangere la sua scelta. Restare al Santuario l’aveva messo in condizione di conoscere tante persone meravigliose, e quasi tutte portavano nell’animo un peso pari al loro amore per la vita. Molti adulti, guerrieri di Atena, erano stati catapultati in una dimensione intrisa di dolore e frustrazione. E lo stesso valeva per tutti i bambini. Galgo avrebbe voluto non sapere. Soffriva, come aveva sofferto quando il piccolo Angelo gli aveva raccontato la sua storia durante il volo. Era stato Angelo stesso ad uccidere i genitori, e ancora non ne aveva coscienza. Con quali parole gliel’avrebbe detto?  Come dirgli che lui  è l’artefice della propria sventura? Non riusciva a darsi pace. Eppure lo avrebbe dovuto dire lui al bambino, dopotutto era il suo maestro.
Galgo sembrò riscuotersi.
«Rifiuto l’incarico.»
«Come? Galgo, questa si chiama diserzione.»
«Non fraintendetemi Sommo Sion. C’è una persona più indicata di me qui al Santuario. Akylina sarà perfettamente in grado di espletare il compito che state affidando a me. Lei è francese da parte di madre. Potrà comunicare col bambino.»
«Sei sicuro Galgo? Akylina è molto giovane ed inesperta. L’incarico è delicato. Non posso permettermi errori.»
«Perdonatemi se ve lo faccio notare, ma mandare Dioskoros a prendere un bambino è stato un grosso errore. Non credo sia possibile fare peggio di lui.»

Sion si sentì toccato da quelle parole, ma Galgo aveva ragione. Aveva commesso un grosso errore di valutazione. Dioskoros era una testa calda.
«E sia. Comunica ad Akylina che domani stesso partirà per Mosca. Galgo, ti riterrò personalmente responsabile di quello che accadrà.»
«Non c’è problema. Andrà tutto bene.»
«Puoi andare ora.»

Galgo s’inchinò ed uscì dal tredicesimo tempio. Attraversò i templi vuoti dei dodici cavalieri d’oro. Era da tanto tempo che il Gran Sacerdote non presiedeva al suo tempio. Dopo tutto, per accogliere i bambini, non era necessario stazionare lì.

Si guardava attorno, scrutò attentamente tutti i dodici templi e immaginò i suoi discepoli al loro interno, con l’armatura addosso. Che fantasia dolceamara. Li immaginava fieri e potenti, col petto rigonfio di orgoglio e sul viso un’espressione di superiorità. Rilucenti e magnifici, imponenti e fieri.
Mentre sorrideva a quelle fantasie si trovò a chiedersi se lui sarebbe vissuto tanto a lungo da vedere i dodici guerrieri dorati.
Arrivato alla prima casa si fermò e guardò il Santuario. Poteva scorgere i dormitori e parte delle arene da lì. Aveva le braccia conserte, il viso alto e la brezza fresca, quasi invernale ormai a smuovergli i capelli vermigli. Si ritrovò a pensare alle brughiere della sua terra, alla pioggia e al cielo quasi sempre grigio. Gli mancava casa sua, soprattutto in quel momento. Il suo animo era turbato. Sarebbe arrivato un altro bambino e dopo di lui altri.
Scese i gradini che lo condussero fino ad un largo piazzale e si diresse verso casa sua.
Trovò Akylina intenta a scagliare improperi contro il costante disordine di Leurak.
«Ma come accidenti fa a lasciare tanta roba in giro? Non sono la sua cameriera, dannazione. Aspetta che rientra e lo attacco al muro. Non la passa liscia questa volta.»
«Buongiorno, di nuovo.» Galgo le si avvicinò con un sorriso amaro sulle labbra.
«Buongiorno di nuovo a te, Miach. Ti vedo cupo, che c’è? E’ successo qualcosa?» Akylina interruppe gli insulti e si mostrò subito seria e preoccupata per l’atteggiamento insolito di Galgo.
«Miach …  da quanto tempo non sentivo il mio vero nome … ero quasi convinto di chiamarmi Galgo. Lo sai che vuol dire il mio nome?»
Akylina scosse la testa in un cenno di dinniego. Non lo sapeva e mai aveva pensato alla possibilità che Miach potesse avere un significato.
«Orgoglioso. Significa orgoglioso in gaelico.»
«E' un bel nome, anche il suo suono è musicale.»
«
Musicale? Miach?! Sembra il rumore che fa un rospo quando viene schiacchiato.- Gonfiò le guance ad imitare una rana e finse di venire schiacciato, fino a pronunciare il suo nome come ultimo turpe suono. Meock! - Sii seria, non è un nome, è una scorreggia.»
Lei non potè fare a meno di ridere sia per l'affermazione che per la buffa imitazione dell'anfibio. Ma si era resa conto che qualcosa non andava nell'amico.
«Cosa c'è -Meock-?» Lo imitò, strappandogli un sorriso.

«Leurak ti sta contagiando con la sua scemenza, chiedi il divorzio finché sei in tempo.»
«Non ci crederai ma ci stavo pensando, guarda che disordine. Vorrei proprio sapere che fine ha fatto.»
«Sta facendo svolazzare passerotti.»
«Come sempre quando non si riesce ad incastrarlo nei turni di pulizie della mensa.»
«Esatto»

Mentre Akylina si perdeva nel verde intenso e brillante degli occhi dell'amico, lui guardava il suo volto stanco riflesso sulla maschera e infine parlò.
«Senti Akylina. Hai una missione.»
Akylina sussultò. Una missione? Lei? Non poteva crederci.
«Davvero? Cosa devo fare? Sarebbe la mia prima missione.»
«Devi andare in Russia.»
«In Russia?» era sorpresa.
«Sì, un altro prescelto. Si tratta di un bambino di tre anni. Si chiama Camus. E’ rimasto orfano pochi giorni fa, è stato ritrovato a galleggiare nelle acque dello stretto di Bering stretto tra le braccia della madre. Il bambino è francese.»
«Mandate me perché parlo francese immagino.»
«Non solo. E’ il momento che anche tu svolga la tua funzione qui al Santuario. Il Gran Sacerdote aveva designato a me questa missione, ma l’ho rifiutata ed ho interceduto per te. Vai Akylina, spacca il culo al mondo e torna col bambino.»
«E se il bambino non volesse seguirmi? Come faccio Miach?»
«Non preoccuparti. Sei stata in grado di comunicare con Shura e Tyko il giorno in cui sono arrivati. Ora sei avvantaggiata, tu e il bambino parlate la stessa lingua.»
Akylina non era convinta. Aveva il timore che potesse accadere l’impensabile. Galgo le parlò con dolcezza e riuscì a convincerla a partire. Anche lei era dispiaciuta per l’ennesimo bambino orfano.
«Vai Akylina. E’ una buona occasione per dimostrare a tutti chi sei. Sei rimasta nell’ombra per troppo tempo.»
«Sì. Proverò. Spero solo di non fallire.»
«Cosa devi fallire? Devi solo portare un bambino da Mosca a qui. Il fallimento non è contemplato perché non c’è la possibilità di fallire.»
«Hai ragione. Grazie Miach.»
«Ma grazie di che. Prepara le valigie piuttosto. Partirai domani.»

Dopo essersi salutati, Akylina seguì il consiglio dell’amico e andò a fare i bagagli. Galgo decise di riposare qualche ora. Raggiunse la casa accanto ed entrò.
Quando si coricò, ripensò al mese appena trascorso, con João a fargli da scendiletto e il letto dell’amico occupato da tre bambini. I suoi discepoli. I loro discepoli. Si era affezionato molto a tutti e tre, ma ogni suo pensiero era diretto verso Angelo. Si addormentò pensando al viaggio in aereo e alla frase che lo sbigottì più di tutto “Io sono brutto?”. Ora anche Kanon sembrava aver bisogno di un contatto umano più serrato. Sperava solo di riuscire a fargli comprendere quanto fosse speciale, come lo erano tutti i bambini del Santuario, e in un modo o nell'altro ci sarebbe riuscito.

-
Mentre Galgo si abbandonava al ricercato e atteso riposo e Akylina preparava il minimo indispensabile per il viaggio, Aiolos si diresse verso le arene destinate ai bambini più piccoli alla ricerca del fratello. Aveva deciso assieme ai gemelli di chiedere anche a lui il proprio parere riguardo i nuovi arrivati.
Lo trovò intento a giocare con Milo e con altri piccoli.
Avevano scavato una piccola buca in uno dei lati dello spiazzo sabbioso e dopo aver stabilito una distanza minima di tiro, ci tiravano dentro dei sassetti raccolti nei paraggi. Il piccolo greco stravinceva, facendo infuriare non poco il piccolo leone, che già iniziava a mostrare tutto l'orgoglioche aveva in corpo, e gli altri bambini, ma d'altronde aveva una mira eccezionale.
Aiolia alzò lo sguardo verso l'entrata e vide il fratello camminargli incontro mostrandogli un sorriso e, dimentico del gioco, lanciò in aria il sassetto e gli corse incontro.
La pietrolina rimbalzò sulla testa del piccolo greco, che lanciò un'occhiata poco gentile all'amichetto.
Aiolos condusse il fratellino nelle camerate che li ospitavano prevalentemente durante le ore notturne, li mise seduto sul letto e gli chiese cosa pensasse dei tre nuovi arrivati. Mentre Aiolia esprimeva pareri poco sensati, il maggiore si rese conto che l'attenzione del fratello era rapita da qualcosa che si muoveva oltre la soglia alle sue spalle. Si voltò ma non vide nulla, anche se intuì di chi si potesse trattare.
Si avvicinò lentamente all'entrata della camerata e di scatto si sporse a vedere chi ci fosse.
La sua intuizione si riveò corretta: Milo.
«Milo, che ci fai qui?»
Aiolos ottenne come risposta solo una scollata di spalle, poi seguita da un'esauriente spiegazione.
«Ero curioso. Che fate? Posso farlo anche io?»
Aiolos colse l'occasione.

«Hai già conosciuto i nuovi arrivati?»
«Nuovi arrivati? Chi sono? Come sono? Sono simpatici?»
«Questo dovrai dirmelo tu quando li conoscerai.»
Milo sfoderò un sorriso atto a far capire al greco che avrebbe fatto di tutto per conoscerli, ma prima avrebbe dovuto scoprire dove si trovavano.
«Tornate alle arene ora.»
Aiolia scese dal letto e si diresse verso Milo, assieme si incamminarono per tornare dagli altri, seguiti dallo sguardo del maggiore.
«Aiolia, io vado. Non dirlo a nessuno.»
«Dove vai?»
 «A conoscere i nuovi.»
«Ma non sai dove sono.»
Milo si soffermò a pensare alle parole dell'amico, finchè non sorrise: aveva appena avuto un'idea.
_______________________

Dopo aver riscritto questo capitolo una ventina di volte ( e senza ottenere i risultati cercati, ovviamente) ve lo presento. Mi scuso subito per il ritardo, ma davvero stavo cercando di sopravvivere a esami (a dir la verità, da ora fino a settembre è finita), lavoro (per un po' ciao anche a quello), insonnia (sempre presente), temperature di 43 gradi (°A°), incendi di varia natura e voglia di non fare un beneamato accidente. Spero che il capitolo risulti di vostro gradimento e vi saluto. Ciao ciao!
P.S. Chi si sta già godendo le vacanze ha tutta la mia invidia, ma vi raggiungerò presto.

Ringrazio con gioia chi segue la fic senza commentare, stantuffo, quinto Livello e Violet Nearina per aver aggiunto la fic alle preferite e a Spartaco che l'ha aggiunta tra le seguite,
riempiendomi il cuore di gioia.
Infine un "gigantorme" grazie a chi ha voluto lasciare una recensione o un commento, che sono sempre graditi:
Ricklee. Ciao! Grazie mille dei complimenti! Non spoilero nulla sulle prossime comparse, ma già da questo capitolo si capisce chi sarà il prossimo goldino, Milo fa delle finte comparsate per il momento e arriverà presto, come arriveranno Shaka, Aldebaran e Mu. Sono felice che ti piacciano Galgo e
João, sono un bel duo assieme. Ma anche Leurak e Akylina non sono da meno (spero almeno). Al prossimo capitolo, grazie mille per la recensione!
Saruwatari_Asuka. Tesoro grazie per la tua presenza costante, sono felicissima che la mia descrizione dei due gemellini ti sia piaciuta, avevo il terrore di fare un pastrocchio incredibile. Anche a me piacciono da morire i gemelli, ma più che altro mi ritrovo ad invidiarli profondamente. Generalmente si tratta di legami così particolari e profondi che per descriverli sarebbe necessario scrivere un trattato (difatti lo fanno e continuano). Mi piace l'idea di non essere mai soli anche quando lo si è fisicamente, ma è meglio che mi fermo o non la smetto più. Per quanto riguarda l'odio dei due per la mamma mi è sembrato un buon motivo per cominciare a distinguere le diverse personalità dei monelli, simili ma diversi. E infine: ebbene sì, Kanon comincia a cambiare, ma è un piccolo cambiamento che a quanto pare è stato notato solo dal fratello, ma solo perchè nessuno meglio di Saga lo conosce. Che ti è sembrato questo capitolo? Un bacione!!
Violet Nearina. Ciao! Grazie per aver letto e commentato, mi fa piacere che la storia sia di tuo gradimento. Alla prossima!!
Spartaco. Ma ciao! Sono felice che il capitolo precedente ti sia piaciuto e spero sia lo stesso per questo. Certo che conosco le tue fic, le ho apprezzate moltissimo. Piano piano verrà mostrato il cambiamento di Angelo/Death Mask, dopotutto è bello che i cattivi abbiano un motivo di esser come sono. Visto che non ti ho fatto aspettare fino al 2029? Ho rinviato l'insurrezione di qualche giorno :P Ciao ciao e a presto!
Camus. Sono felice che ti piaccia il contatto tra i pargoli gemelli, Milo continua a fare le sue comparsate, ma presto si paleserà ufficialmente. Anche Camus è in arrivo.

   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: Tsukuyomi