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Autore: MaryFangirl    21/10/2019    9 recensioni
Il duo City Hunter si trova di fronte a una nuova prova: devono affrontare i loro sentimenti...e se una notte potesse sconvolgere le loro vite...i risvolti sarebbero migliori o peggiori?
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba, Umibozu/Falco
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
Capitoli:
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Questa è la traduzione di una storia dal francese all'italiano di una fanfiction di cui potete leggere i dettagli subito sotto.

 

Titolo originale: Il faut oublier

Link storia originale: http://mokkorihunter.free.fr/viewfic.php?id=266&f=96&c=1&action=read

Link autore: http://mokkorihunter.free.fr/profil.php?m=266&action=consulter

 

Miei cari, benvenuti anche questa volta ^__^ vi avverto già che la storia è molto lunga, saranno 59 capitoli. Inizialmente avevo pensato di unirli a due a due in modo da abbreviare un po' la storia, anche perché i primi capitoli sono abbastanza brevi, poi ho pensato di mantenere la divisione decisa dall'autrice. Cercherò però di postare frequentemente così da non stare in ballo troppo xD buona lettura!

 

 

 

Una mattina del mese di giugno, la giornata si annunciava splendente. La folla invadeva Shinjuku. Alcuni si affrettavano per andare in ufficio, altri preparavano una giornata di shopping per la città. Una giovane donna cercava di farsi strada attraverso la folla per raggiungere rapidamente la sua destinazione. Kaori aveva promesso a Miki di passare al Cat's Eye, dopo una lunga settimana senza visite da parte sua, doveva farsi perdonare per quel lungo silenzio radio.

A dover essere onesta, non ne era molto entusiasta...non era che non volesse vedere Miki, ma aveva bisogno di stare da sola. Con quel pensiero, il suo volto si tinse di un'espressione malinconica. Sospirando profondamente, girò l'angolo. Finalmente era arrivata!

Il campanello della porta suonò. Kaori entrò indirizzando un buongiorno pieno di entusiasmo. Doveva fare bella figura. Miki fece il giro del bancone per abbracciarla. Kaori, che non si aspettava una tale accoglienza, fu quasi imbarazzata.

"Kaori, è da una settimana che non ho un solo segno da parte vostra, pensavo che mi stessi evitando!"

Kaori, sorpresa dalla confessione dell'amica, la rassicurò:

"Non preoccuparti, Miki, non è questo, è solo che sono stata molto presa ultimamente..."

Miki la guardò con occhi spalancati.

"Davvero? Eppure, secondo il tuo idiota di un partner, non avete avuto clienti!"

Sospirando per quell'osservazione, la sweeper le disse che stava aiutando Eriko nel suo negozio e faceva da modella in cambio di una buona paga.

La mattinata trascorse in una piacevole atmosfera. Miki e Kaori parlarono di varie cose. Tuttavia, un dettaglio non sfuggì a Miki: il pallore di Kaori. Tentò di saperne di più.

"Dì, Kaori, non starai covando qualcosa? Sei molto pallida"

Kaori posò la tazza e fissò la sua amica.

"Trovi? È vero che ultimamente mi sento stanca, ma visto il ritmo di vita che sto vivendo ultimamente, non è molto sorprendente!"

Pensando all'inerzia di Ryo circa i loro problemi finanziari, si contrariò.

Miki non insistette. Data la reazione di Kaori, era campo minato; non valeva la pena peggiorare le cose...

 

 

Nel frattempo, Ryo era a letto. Non aveva affatto voglia di alzarsi. Fissando il soffitto, rifletteva...da qualche tempo, lui e Kaori non facevano che incrociarsi. Vedeva che Kaori non desiderava iniziare alcuna conversazione. Sentiva il disagio. La sua mente non poteva reprimere alcuni ricordi che dovevano essere dimenticati. Avevano commesso un errore, un grosso errore...e ora dovevano conviverci.

A quel pensiero, lo sweeper si alzò con rabbia. Aveva bisogno d'aria. Stava soffocando. Si avvicinò alla finestra e l'aprì con uno schianto. Fece un respiro profondo per calmare un po' la sua collera. Il suo sguardo si immerse nel vuoto. Il duo City Hunter era in pericolo...

 

 

"Arrivederci, Miki, Falcon...anzi, a più tardi!"

Con queste parole, Kaori uscì dal locale. Miki e Falcon la osservarono allontanarsi in strada. Miki si rivolse a suo marito e disse:

"Sono preoccupata per Kaori. Sta succedendo qualcosa, ne sono sicura"

I discorsi non erano il punto forte di Falcon, che si accontentò di rispondere:

"Può essere..."

Kaori decise di attraversare il parco, le piaceva sedersi e guardare il parco giochi dove i bambini si riunivano per giocare. Dopo un po', guardò l'orologio: le 13...non aveva voglia di rientrare e incontrarlo. Era già abbastanza difficile così. Come erano arrivati fin lì? Eppure all'inizio lei ci credeva, erano riusciti a superare lo scoglio, reprimendo quel dettaglio nei loro ricordi. Ma era stato più notevole di quanto avessero pensato. Si erano intrappolati da soli. Ce l'aveva con se stessa. Sentiva che la situazione stava degenerando, senza che fosse in grado di fare nulla al riguardo. Era colpa sua? Non lo sapeva. Tutto quello che sapeva era che la situazione non era più vivibile. Vivere con discussioni, insulti, le sue uscite notturne sempre più frequenti, non era più possibile. Sapeva che era il suo modo di difendersi, ma era troppo per lei. Lui era colpevole tanto quanto lei della situazione spiacevole.

Kaori si alzò bruscamente, volendo scacciare quei pensieri. Fu colta da un malessere che la costrinse a sedersi di nuovo. Non stava bene. Tutto le ruotava intorno; fu costretta a chiudere gli occhi, a respirare lentamente per riprendere il controllo del suo corpo. Tutto ciò doveva smettere...e in fretta.

Prendendo il coraggio a due mani, decise di tornare a casa malgrado tutto.

 

 

Dopo essersi fatto una doccia, lo sweeper era un po' più calmo. Scese a mangiare. Kaori, come al solito, gli aveva lasciato il pranzo in frigo. Nonostante le tensioni, lei rimaneva fedele a se stessa. Gli mancava ed era innegabile. Un ricordo cercò di riaffiorare nella mente di Ryo, ma scosse energicamente la testa per cacciarlo via. No, ci mancava solo che quel dolore tornasse a mangiarlo. Bisognava andare avanti, dimenticare...era stato consapevole delle conseguenze, doveva accettarlo.

Uscì dai suoi pensieri a causa della porta che annunciò il ritorno di Kaori. Anche lei aveva la volontà di calmare le cose, era vitale. Andò direttamente in cucina. Respirò profondamente prima di attraversare la porta per darsi coraggio. Si mise in faccia un'espressione gioiosa ed entrò in cucina.

"Buongiorno, pigrone! Abbiamo deciso di alzarci?" gli indirizzò un bellissimo sorriso.

Ryo posò la sua tazza. Era colto di sorpresa dal tono amichevole di Kaori, anche lei voleva salvare le apparenze? Rispose al suo sorriso.

"Come vedi, il mio stomaco non poteva dormire più a lungo!" esclamò.

Una calda atmosfera pervase la cucina. Grazie alla volontà di ognuno di riprendere le cose in mano, la giornata si svolse piacevolmente.

La notte si stabilì lentamente su Shinjuku.

Ryo era salito sul tetto, segno che voleva pensare e stare da solo. Condividendo la sua vita fin dopo la morte di Hideyuki, Kaori lo conosceva meglio di chiunque altro. Conosceva i suoi rimorsi, i suoi rimpianti, le sue preoccupazioni per il loro futuro. Ne era perfettamente consapevole. Lui si sforzava, e per lei era come un balsamo per il cuore.

Dopo aver visto un programma qualunque in tv, Kaori la spense e guardò fuori dalla finestra. Una tempesta era in arrivo. Data la pesantezza della temperatura, sarebbe stato bello ricevere un po' di frescura. Guardò il cielo minaccioso che oscurava l'ambiente. La sua mente cercava di concentrarsi sul cielo, ma era ribelle. Tornava sempre sulla stessa persona che ossessionava i suoi pensieri: Ryo. Malgrado la pioggia, notò che Ryo non si era deciso a scendere dal tetto.

Ryo osservava una linea immaginaria in lontananza, fumando la sua sigaretta. Nonostante la pioggia che cadeva, non aveva voglia di rientrare. Ricevere una doccia fredda gli avrebbe fatto bene per affrontare un'altra note, roso dai suoi tormenti. Era, nonostante tutto, un po' tranquillo, la giornata era trascorsa bene. Kaori era stata gentile. Il tran tran quotidiano aveva ripreso a scorrere. Eppure...il dolore era sempre lì. Lo torturava da quasi tre mesi...

Il dolore che cercava di spingerlo di nuovo ad agire, ma lui lo combatteva costantemente.

La pioggia era forte, ora. Ryo non si accorgeva nemmeno della sua violenza.

Kaori, nel frattempo, era preoccupata di non vederlo tornare nonostante il tempo. Decise di salire per vedere cosa stava succedendo. Aprì la porta e fu sbalordita dalla scena che si presentava ai suoi occhi:

Ryo era appoggiato alla ringhiera, fradicio, con lo sguardo distante.

La donna gli si avvicinò ed esclamò:

"Ma Ryo, cosa fai ancora qui fuori sotto la tempesta? Sei fradicio!" non glielo disse con aria di rimprovero, ma con ansia.

Ryo guardò Kaori. Lei era preoccupata per il suo comportamento del tutto inusuale. Le uniche parole che uscirono dalla bocca dello sweeper furono:

"Perdonami, Kaori...è tutta colpa mia"

Lei, a sua volta inzuppata, lo guardò con aria interdetta:

"Ryo! Non devi scusarti!" quasi urlava; i tuoni rimbombavano, la pioggia cadeva rumorosamente sul suolo e sugli edifici circostanti.

"Ryo! DOBBIAMO ENTRARE, TI AMMALERAI!!"

Ryo non si mosse, la guardava, ma i suoi occhi erano vuoti.

Kaori ebbe paura per l'atteggiamento di Ryo, lo scosse per farlo tornare in sé.

"Ryo, basta! DOBBIAMO RIENTRARE!"

Ryo continuò a fissarla. I suoi occhi erano pieni di tristezza, rimpianto, ma anche di desiderio.

Kaori dovette farlo uscire da quello stato di trance che le faceva paura:

"Ryo, siamo entrambi colpevoli in questa storia, quindi basta! Dobbiamo andare avanti e fare come abbiamo detto: dobbiamo fare quello che abbiamo promesso! Ryo, ti prego!"

Fu interrotta da un lampo che cadde non molto lontano. Comprendendo che la situazione stava diventando pericolosa, Ryo si riprese, trascinando bruscamente la sua partner al sicuro.

Chiudendo la porta, Kaori si stava riprendendo dalle sue emozioni. Aveva avuto paura, sì, molta! Era fradicia, il suo stomaco si era ribaltato per la scena a cui aveva assistito.

Ryo provò vergogna. Aveva commesso un errore dal punto di vista professionale. La sua mente era sparita per qualche minuto, abbastanza perché un nemico gli sparasse a bruciapelo, o peggio...perché sparasse a Kaori.

Si tolse la giacca bagnata e si voltò verso di lei. Kaori non si mosse, cercava di strofinarsi le braccia per scaldarsi e tremava con tutto il suo essere.

Lo sweeper le disse:

"Scusami per averti spaventato, Kaori...non so cosa mi abbia preso!"

Finì la frase con rabbia. Ce l'aveva con se stesso; aveva messo la propria vita e quella di Kaori in pericolo. Per fortuna non erano stati visti durante quella scena!

"Kaori, ascoltami...dobbiamo riprenderci...non è vero?"

Kaori, con le lacrime agli occhi, annuì. Lo sweeper le si avvicinò e l'abbracciò; ne aveva bisogno. Sì, aveva bisogno del contatto fisico. Kaori rispose al suo appello e si aggrappò a lui. Quel bisogno fisico era vitale. Erano condannati, lo sapevano.

"Ne usciremo, vedrai" le mormorò.

Dopo alcuni minuti senza muoversi, Kaori si separò dall'abbraccio. Gli disse.

"Ryo, devi cambiarti, sei bagnato, ti ammalerai", e su questa frase, scese di sotto per fare altrettanto.

Kaori si chiuse a chiave nella sua stanza. Non voleva più vederlo fino al giorno dopo. Il suo cuore aveva subito la sua quota di emozioni per quel giorno. Non si sentiva bene. Fu presa da nausea. Il malessere la prese e la inchiodò a letto. Sì, pace e tranquillità dovevano subentrare di nuovo nella vita di City Hunter.

 

 

Ryo si rifugiò nella sua stanza. Si cambiò. Ce l'aveva con se stesso. Perché non riusciva a superare questa cosa? Si maledisse. Aveva bisogno di bere qualcosa. Bruscamente scese di sotto, andò direttamente al bar per un drink e lo buttò giù in un colpo solo. Stava diventando pazzo...completamente pazzo, pericoloso per se stesso e per Kaori.

Il suo sguardo si diresse verso le scale. Kaori si era rifugiata in camera sua. Aveva questa mania da alcune settimane. Non si preoccupava più di parlargli prima di andare di sopra. Fuggiva non appena scendeva la notte...un tuono echeggiò. Ryo avrebbe voluto andare a vederla, parlarle. Ma l'atteggiamento di Kaori dimostrava che lei non voleva quel contatto.

Lo sweeper prese la bottiglia e andò a sedersi sul divano. Trascorse tutta la notte a bere e a rimuginare sui suoi pensieri. Dopo lunghe ore di riflessione, si addormentò in salotto, non avendo più la forza di risalire.

 

  
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