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Autore: lady lina 77    27/10/2019    2 recensioni
Una nuova fanfiction, una AU (che sarà molto lunga), che parte dal tradimento di Ross della S2. Cosa sarebbe successo se Elizabeth si fosse accorta prima di sposare George, della gravidanza del piccolo Valentine? Cosa sarebbe successo se avesse obbligato Ross a prendersi le sue responsabilità?
Una storia dove Ross dovrà dolorosamente fare i conti con le conseguenze dei propri errori e con la necessità di dover prendere decisioni difficili e dolorose che porteranno una Demelza (già incinta di Clowance) e il piccolo Jeremy lontano...
Una storia che, partendo dalla S2, abbraccerà persone e luoghi presenti nelle S3 e 4, pur in contesti e in modalità differenti.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Elizabeth Chynoweth, Nuovo personaggio, Ross Poldark, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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E siamo arrivati all'epilogo di questa lunghissima storia, un epilogo che però lascia la porta aperta a un seguito, che scriverò nel futuro perché... non tutto è ancora sistemato... Ma per ora ho in mente una nuova fanfiction, nuova di zecca, sui Romelza. E quindi per ora, dopo più di 80 capitoli, questa trama riposerà per un pò in attesa che la mia mente elabori ben bene le avventure future di questa grande famiglia allargata creata dai Romelza.

Grazie a tutti quelli che mi hanno seguita e incitata con le loro bellissime recensioni, a chi ha seguito in silenzio, alla mia pagina facebook su Poldark e davvero, a tutti quelli che hanno fatto parte di questa grande avventura fin dall'inizio, quando scrivevo le bozze delle prime scene sparpagliate che mi venivano in mente. Grazie, di cuore, vivere questa avventura con voi è stato fantastico!


Ross era partito per Londra a metà febbraio, costretto dai lavori del Parlamento a cui si era sottratto fin troppo a lungo.

Aveva lasciato Nampara a malincuore, benché Demelza fosse in forma e Isabella-Rose sana e forte, era stato difficile lo stesso partire, nonostante le rassicurazioni di sua moglie e la consapevolezza che la lontananza sarebbe stata breve. Demelza aveva promesso che, appena il tempo fosse stato clemente e meno freddo, lo avrebbe raggiunto subito e di certo non si sarebbe trattenuta in Cornovaglia oltre l'inizio di marzo. Lei lo aveva promesso e lui sapeva che avrebbe mantenuto la parola data, anche se lasciare per così tanti giorni la sua figlia più piccola lo riempiva di sensi di colpa perché non voleva ripetere gli errori fatti in passato con gli altri suoi figli e anche se la ragione gli suggeriva che quello sarebbe stato un caso unico, si sentiva uno schifo lo stesso.

Ross però per fortuna era partito in buona compagnia: Jeremy e Clowance avevano insistito per tornare con lui nella capitale, desiderosi di stare con il loro padre che non avevano visto per lunghi anni e anche bisognosi di ritrovare quella che consideravano la loro 'altra' casa, coi suoi ricordi, coi loro giochi, con le loro abitudini. E soprattutto vicina a tutti coloro che erano i loro amici del cuore, di cui ovviamente sentivano la mancanza. Jeremy non vedeva l'ora di rivedere Gustav e Clowance di riabbracciare Catherine. Demelza aveva accettato che partissero e anzi, era fiera e sollevata dal fatto che volessero stare con il loro padre dopo gli inizi tutt'altro che facili fra loro e anche Ross era stato felice della cosa. Anche Valentine era voluto partire, un pò perché ancora non così in confidenza con Demelza da rimanere da solo con lei a lungo, un pò perché desideroso di giocare coi fratelli più grandi e i loro amici e anche questo era stato accordato. E infine aveva deciso di far parte del gruppetto anche Daisy, che da subito aveva avuto una forte affinità con Ross e non aveva voluto lasciare andar via il suo nuovo papà e maestro dell'arte della pirateria. Si sarebbero allenati a conquistare i sette mari nel parchetto dietro casa a Londra, probabilmente...

Demelza era rimasta a Nampara con Isabella-Rose e Demian che non aveva voluto lasciarla e anzi, aveva capito che avrebbe avuto la mamma quasi tutta per se visto che quattro dei suoi cinque fratelli sarebbero stati lontani e la piccola intrusa appena nata poteva essere relegata nella cesta e nella culla durante i suoi lunghi sonni... E con loro Prudie, che non era partita e le era rimasta accanto ad occuparsi dei due piccoli mentre i Gimlett, a Londra, avrebbero aiutato Ross con gli altri. Le due donne rimasero da sole coi bambini per quasi tre settimane, settimane in cui Demelza aveva tentato di riassaporare la sua vecchia vita di una volta ed era voluta tornare a vedere la miniera, aveva spiegato a Demian come funzionasse la faccenda del rame e aveva passato le notti nel lettone, con la figlia appena nata e l'altro figlio, a cui aveva riconcesso quell'onore in cambio della promessa che una volta raggiunti gli altri a Londra, sarebbe tornato a dormire in camera coi fratelli, nel suo letto.

Demian aveva promesso solennemente, con il tono serio di un piccolo ed impeccabile Boscawen e sebbene Demelza fosse titubante e abbastanza sicura che si sarebbe pentita di quella piccola concessione una volta giunti a Londra, lo aveva accontentato. E aveva accontentato se stessa perché indubbiamente, senza Ross, avere ancora il suo piccolo principe nel letto era per lei un autentico piacere e non poteva negarlo...

E così era stato, fino al cinque marzo. Poi era partita alla volta di Londra coi suoi bagagli, i suoi figli più piccoli, Prudie e Garrick, in un caldo giorno di sole di inizio primavera. Lasciare la Cornovaglia era difficile, era un pezzo del suo cuore ma ora si rendeva conto, mentre la carrozza viaggiava e sobbalzava sul selciato, di essere anche felice di tornare e che sì, Ross e Falmouth avevano ragione, era diventata una creatura complessa, da un lato semplice figlia di un minatore della Cornovaglia ma dall'altro la miglior Lady che i Boscawen potessero trovare. Sarebbe tornata a vestire abiti eleganti e a lavorare per il bene della famiglia e per quello di tutti coloro che poteva aiutare sfruttando la sua posizione. Era troppo che mancava e troppe persone a Londra agognavano la sua venuta e l'aiuto che negli anni non aveva mai negato a nessuno di quella capitale tanto bella quanto povera e disperata per i più che la abitavano. E poi... Suo marito e i bambini la aspettavano e soprattutto, c'era un evento a cui era attesa: il Battesimo di Isabella-Rose!


...


Il Battesimo si svolse nella grande Cattedrale di Westminster e le neonate battezzate furono tre: Isabella-Rose, Melliora e Demelza.

Erano stati i genitori 'ad aspettarsi' per festeggiare insieme quella giornata e anche se la madre di Margarita si era lamentata tutto il tempo del fatto che quella degenere di figlia, ancora un pò che aspettava, avrebbe battezzato la sua nipotina il giorno del suo matrimonio, la giornata si era rivelata piacevole e serena per genitori e bimbi, tutti riuniti nel grande giardino dei Boscawen a festeggiare insieme con brindisi e abbuffate. Complice la giornata serena e piuttosto calda, i bambini avevano giocato tutto il giorno in giardino e nel parco e Ross, guardandosi attorno, si accorse che in quel posto si sentiva a suo agio e che sì, si sentiva a casa e circondato dalla sua famiglia.

Era stato felice di riabbracciare Demelza quando era giunta a Londra e ancor più, con Clowance, di mostrarle come avevano iniziato a sistemare il loro cottage nel giardino che a breve sarebbe diventato il loro nido. In quelle settimane senza sua moglie, Falmouth gli aveva fatto preparare una stanza accanto a quelle dei bambini e mai aveva varcato la soglia di quella che era stata la camera di Demelza e Hugh per una questione di rispetto e perché si sentiva di dover rispettare quel lato della vita di Demelza che apparteneva solo a lei.

Con la coda dell'occhio guardò i suoi figli assieme ai loro amici che, tutti intenti in chissà quale discussione, se ne stavano impalati davanti alle culle delle bimbe.

Incuriosito dai loro discorsi, si avvicinò, lasciando il tavolo del banchetto e Falmouth, intento a fare proclami politici ai suoi ospiti.

Gustav, tutto assorto, osservava Isabella-Rose che se la dormiva della grossa nella culla dopo che, per tutta la cerimonia, non aveva fatto altro che strillare stizzita per quel trambusto che si muoveva attorno a lei. "Mh, sai Jeremy, ho capito che con Clowance non ho speranze! Posso provare a fidanzarmi con Isabella-Rose, non trovi?".

Ross per poco, a quelle parole non si strozzò col vino che stava ingurgitando mentre invece Jeremy, più serafico, lo guardò storto. "E' una femmina Poldark, come Clowance... Rassegnati!".

Gustav sbuffò sconsolato e Catherine, di fianco a loro con Clowance, non sembrava meno triste di lui. "E io? Che dovrei dire, io? Jeremy non mi vuole e se non mi sposa, non posso diventare la nuova sorella di Clowance! È una disgrazia, ma magari potrei sposare Demian! In fondo è bello... e pure un pò tanto ricco!".

Jeremy e Clowance si guardarono in faccia e poi scoppiarono a ridere. "Scordatelo, Demian è di mamma, sposerebbe solo lei!".

La piccola si imbronciò. "Che disgrazia essere già destinata a soli otto anni a rimanere zitella a vita!".

Jeremy ci pensò su e con la sua mirabile faccia tosta che tirava fuori nei momenti che più gli convenivano, si lanciò in un gesto generoso verso il suo nuovo fratello minore, silenzioso accanto a loro fino a quel momento. "C'è Valentine! Potresti sposare lui!".

Ma anche Valentine parve titubante. "No, io voglio sposare Emily Basset! Non posso sposare due femmine, non credo che si possa fare! Devo chiedere a papà, se dice che posso va bene, meglio due mogli che nessuna, ma mi sa che la legge dice che ne puoi avere solo una!".

Davanti all'espressione sempre più disperata di Catherine e cercando di non scoppiare a ridere davanti a quelle grandi problematiche di vita che i piccoli stavano affrontando, Ross si allontanò nel parco, sedendosi su una panca di pietra mentre attorno a lui la festa proseguiva nel suo allegro baccano. Ripensò alla sua vita, a quanto affrontato e vissuto, alle tante strade che si stavano aprendo davanti a lui e ai suoi figli, ai suoi tanti figli che stavano crescendo e che doveva aiutare a prendere la propria strada. Figli diversissimi, di indole e carattere, ma di cui andava fiero.

Ripensò ai primi giorni a Londra da solo coi bambini e a quanto vissuto con Clowance che, una sera, gli aveva confessato di essere gelosa che tutti lo avessero avuto vicino al loro Battesimo a parte lei e allora, di nascosto, in un segreto solo loro, erano andati dal Vicario a farsi fare una benedizione speciale solo per lei e lui. Entrambi ne avevano bisogno e Clowance aveva ragione, era sempre stato presente a tutti i Battesimi eccetto che al suo... E forse questo non riparava interamente lo strappo ma di certo entrambi avrebbero ricordato con emozione quella piccola benedizione solo per loro, quel piccolo segreto, quel momento di intimità che si erano ritagliati e avevano voluto con tutte le loro forze.

"Sfuggi ai doveri? O alla nobiltà?" - chiese improvvisamente una voce alle sue spalle.

Ross si voltò e si trovò alle spalle Demelza, vestita con uno splendido ed elegante abito verde, con in braccio la piccola Isabella-Rose che si era appena svegliata.

La prese per mano, facendola sedere accanto a lui. "A entrambe le cose...".

Demelza rise. "Amore mio, in fondo nei mesi scorsi hai scoperto che non è poi così male, no? Ti ricordi quando, da 'fidanzati', siamo andati al circolo di tiro con l'arco con Margarita ed Edward? Allora avevi scoperto che questi nobili amici non sono così mostruosi...".

Ross, mascherando un sorriso mentre prendeva Isabella-Rose fra le braccia, fece spallucce. "Amore mio, se lo ammettessi pubblicamente troppo spesso, perderei la mia aurea e la mia fama da orso".

"Quindi fingerai di lamentarti e ti sforzerai sempre di trovare un motivo per farlo?".

"Oh, non credere che farò fatica a trovarne, mia cara! Questo è un mondo di squali e di truffaldini interessati solo al loro tornaconto".

Demelza lanciò un occhio al parco dove in solitaria, Daisy giocava fra gli alberi. "La tua cara, piccola prediletta Daisy vuole diventare una piratessa! In nome dei Boscawen! Eppure non ti lamenti ma anzi, la stai aiutando in questa folle idea di Falmouth che la farà diventare ciò che tu ora combatti. E abbiamo la casa piena di corde legate nei modi più strani...".

Ross ridacchiò, ripensando all'altra cosa fatta mentre Demelza era ancora in Cornovaglia. "Un bravo pirata deve sapere fare i nodi e quando Daisy l'ha scoperto, mi ha costretto a comprare tutte le corde e le funi di un negozietto sul Tamigi. Quell'uomo, vista la cifra spesa, ci ha steso una specie di tappeto rosso quando ce ne siamo andati. E' bello rendere felici le persone ed è bello rendere felice Daisy. Sarà una navigante fantastica, i pirati stessi le stenderanno un tappeto al suo passaggio, dopo che lei li avrà derubati di tutti i loro tesori. E no, lei NON sarà mai come coloro che io combatto!".

Demelza lo guardò accigliata. "Navigante? Sarà una tiranna!".

Ross la guardò negli occhi, divertito. "Una tiranna con un meraviglioso faccino d'angelo e un carisma inarrivabile. Il mondo dovrebbe essere pieno di tiranni così".

Demelza fece per rispondergli quando fu interrotta dalla vocina ecciatata di Valentine che li chiamava.

"Papà, guarda chi c'è!".

Entrambi si voltarono e Ross, appena vide il nuovo arrivato, impallidì. Demelza invece ci mise un attimo a mettere a fuoco la figura del giovane ragazzo appena giunto, uno sconosciuto sulle prime, ma poi... "Ross, quel ragazzo... E' Jeoffrey Charles?".

Alzandosi lentamente dalla panca, Ross annuì stupito. Di tutti quelli che si aspettava di vedere, di certo non credeva che lui... che lui... "Sì, è Geoffrey Charles". Era stupito, strabiliato di vederlo. Dalla morte di Elizabeth il ragazzo aveva rifiutato ogni contatto con lui che non fosse strettamente necessario ed aveva voluto rimanere a Trenwith con zia Agatha, finché era stata viva, e poi aveva chiesto ed ottenuto di andare in un collegio militare. E da allora erano state poche le volte in cui era tornato a casa. Valentine lo adorava, lo aveva sempre guardato con l'ammirazione che si da alle cose viste poco, da lontano e che paiono perfette e inarrivabili. Un pò come lui, un tempo, aveva guardato ad Elizabeth... Dolorosi ricordi si affacciarono alla sua mente ma decise di scacciarli, non oggi, non nel giorno del Battesimo di sua figlia! "Jeoffrey Charles..." - disse al ragazzo, ormai diciottenne e più alto di lui, nella sua uniforme militare rossa.

Demelza andò incontro al ragazzo con lui, incredula. Ross non le aveva raccontato molto né di quanto accaduto con Elizabeth dopo la sua partenza, né del perché i rapporti con il nipote si fossero deteriorati così tanto. Guardando quel ragazzo si rese conto del tempo che era passato: lo ricordava bambino, dolce e timido, ed ora aveva davanti praticamente un giovane ed affascinante uomo biondo che tanto ricordava suo padre Francis nelle movenze e nell'aspetto. Aveva sempre voluto bene a quel bambino, nonostante tutto ciò che aveva passato grazie ad Elizabeth ai suoi occhi suo figlio era sempre stato altro e mai aveva avuto pensieri negativi su di lui. Non sapeva perché fosse lì ma non lo avrebbe fatto sentire fuori posto o in imbarazzo. "Jeoffrey Charles... E' una sorpresa vederti quì".

Nel frattempo il giovane, circondato dai bambini incuriositi e stretto a Valentine che gli si era aggrappato alla gamba tutto contento ed eccitato, fece un breve inchino, togliendosi il cappello. "Zia Demelza... E' molto che non ci vediamo ed essendo in città e saputo che eri quì con... con la tua famiglia...".

Si bloccò, impacciato, e Demelza gli andò in aiuto. "Hai fatto bene a passare e spero che il nostro maggiordomo non ti abbia fatto problemi ad entrare".

"Gli ho detto che ero un parente di Valentine" – rispose lui, omettendo Ross dal discorso.

Demelza se ne accorse, così come si accorse dell'atmosfera che stava diventando decisamente frizzante. "Vuoi sederti a tavola con noi? Dobbiamo tagliare la torta per festeggiare le bambine e potremo approfittarne per chiacchierare un pò".

"N... No, grazie! Volevo solo passare a dare un saluto a mio fratello, visto che ho scoperto che eravate a Londra e casualmente mi trovavo a passare di quì" – disse, accarezzando i ricciolini di Valentine.

"Vorrei che restassi".

La voce e la richiesta di Ross, rimasto in silenzio fino a quel momento, fece sussultare tutti. Il suo tono era neutro e pareva abbastanza freddo sulle prime, ma Demelza scorse in lui solo tensione e rimorsi che non riusciva ad affrontare. Come Jeoffrey Charles del resto. "Anche io" – aggiunse quindi, in tono più gentile del marito.

Demian e Daisy, arrivata incuriosita a ricongiungersi con gli altri, lo guardarono come se stessero fissando un alieno. "Fratello? Di Valentine? Un altro fratello, mamma?".

Demelza sudò freddo e Ross pure. "E' difficile da spiegare, bambini".

Jeoffrey Charles sorrise ai gemelli. "No, è semplice. Sono fratello di Valentine".

Jeremy intervenne. "Ma Valentine è nostro fratello, ora! E tu? Non lo sei anche tu, allora?".

Jeoffrey Charles sorrise. "Jeremy, ti ricordavo piccolissimo, sei cresciuto molto! Mi fa piacere rivederti e per rispondere alla tua domanda, credo che tu debba considerarmi un cugino".

"Oh..." - rispose il ragazzino, confuso.

Daisy si avvicinò a Jeoffrey Charles. "Sei un soldato?".

"Sì".

"Giri tutto il mondo?".

"Giro abbastanza".

"Hai visto gli orsi?".

"No, non mi pare di aver avuto l'onore".

"E i pirati? Sei amico dei pirati?".

Jeoffrey Charles la guardò storto. "No, ma nel caso sono pronto a combatterli".

Daisy si imbronciò. "Nooo, i pirati sono i migliori! Non devi combatterli".

"I pirati sono briganti!" - insistette lui.

"I pirati sono ricchi! Tu sei ricco?".

"No".

"Vedi, è perché non sei loro amico".

"Tu hai le idee poco chiare sulla vita, piccoletta" – rispose lui, a tono.

Daisy picchiò il piedino e poi, con le mani sui fianchi, si preparò alla sua predica. "Sei un soldato, sei grande, c'hai il muso lungo, sei povero, non hai visto mai nemmeno un orso e non capisci niente di pirati! Che vita inutile che hai!".

"DAISY!!!" - la sgridò Demelza.

Jeremy e Clowance ridacchiarono e Ross si oscurò. "E' una bambina molto diretta e senza filtri, dice sempre ciò che pensa".

Jeoffrey Charles gli rispose con un sorriso freddo e sprezzante. "Ciò che serviva a te! Spero sia diretta allo stesso modo con chi lo merita, zio...".

"Jeoffrey Charles..." - intervenne Demelza, vedendo Ross gelato su due piedi e capendo che era meglio cambiare discorso. "Siamo una famiglia, vorremmo – e so che lo vuole anche Ross – che ne facessi parte. Il passato non si cambia ma il futuro lo si può costruire insieme. E la nostra casa è la tua casa".

Jeoffrey Charles le sorrise in modo più gentile, le si avvicinò e le baciò la mano, dopo averla presa nelle sue. "Zia Demelza, ho dei bellissimi ricordi di te e mi fa piacere rivederti e vedere che stai bene. Sono passato solo per salutare Valentine e vedere se tutto quello che si racconta in giro era vero. Tutto quì. Ti ringrazio dell'invito ma devo andare, non me la sento né di parlare di passato, né di affrontare il futuro. Buon proseguimento a tutti voi, che la vita sorrida sempre a queste bambine battezzate oggi".

"No, resta un pò" – insistette Valentine.

Jeoffrey Charles gli si inginocchiò davanti. "Fa il bravo, fratellino. Verrò ancora a trovarti, te lo giuro".

"Va bene".

Ross si avvicinò ai due, serio. "Lo farai davvero?".

"Per Valentine, certo. E' tutto ciò che resta di mia madre".

Ross deglutì. "Va bene, anche se è solo ed unicamente per vedere Valentine, vorrei che tornassi di tanto in tanto".

"Tornerò. Ed appena avrò un lavoro e uno stipendio zio, ti restituirò i soldi che hai speso per i miei studi in accademia".

Ross si oscurò. "Non è necessario".

"Lo è, per la mia coscienza lo è. Odio avere debiti nei tuoi confronti". E così dicendo, con una carezza sui ricciolini scuri di Valentine, Jeoffrey Charles se ne andò senza dare tempo a Ross di ribattere. E nessuno poté fare nulla per fermarlo.

Ross si inginocchiò accanto a Valentine che ci era rimasto un pò male. "E' venuto a trovarti, devi essere contento di questo. E c'è la torta che vi aspetta, fra poco la taglieremo e festeggeremo tutte queste femminucce che fra qualche anno vi faranno impazzire" – gli sussurrò, stringendolo a se.

Valentine annuì, poco convinto, ma Jeremy da bravo fratello maggiore capì che come aveva fatto spesso in passato per i fratelli minori, doveva intervenire anche se non ci stava capendo molto. "Dobbiamo andare a consolare Catherine per la sua zitellaggine perenne. Ora sa che è per sempre. Starà ancora piangendo in qualche angolo del giardino, lei si che ha un grosso problema, non tu".

A quelle parole, Valentine tornò a sorridere come era giusto che fosse. "Magari posso consolarla. Magari le dico che sposo Emily e tengo lei come fidanzata di scorta".

"Giuda" – sbottò Demelza.

Clowance sbuffò davanti a quei maschi che non capivano nulla e poi i bimbi corsero via, alla ricerca dei loro amichetti, il turbamento alle loro spalle. I bambini sapevano riprendersi presto dalle sorprese e dai turbamenti...

Rimasti soli, Demelza si avvicinò a Ross, prendendolo a braccetto. Percepiva a pelle il suo scoramento e il suo dolore e anche se si era ripromessa di rispettare e non chiedere nulla circa quel periodo della sua vita con Elizabeth, forse era il caso che si aprissero a vicenda il cuore, per quanto doloroso potesse essere. "Ross, è passato a salutare. E' un passo avanti, no?".

Lui abbassò il capo. "Avevo promesso a Francis di prendermi cura di lui, nel caso...".

"E lo hai fatto, pur in mezzo a mille difficoltà".

Lo sguardo di Ross si riempì di amarezza e sentì il bisogno di riprendere in braccio Isabella-Rose per trovare in lei la cura al gelo che lo aveva invaso. "No, non del tutto. Ha vissuto l'inferno a causa mia e con lui, sua madre. Non sono molto fiero di me stesso, quando ripenso a quel periodo".

Demelza deglutì. "Fu così terribile? Fra voi, intendo?".

Lo sguardo di Ross si perse nel parco circostante e alla festa che continuava serenamente a svolgersi attorno a loro. "Sì, lo fu... E Jeoffrey Charles ha assistito a liti violentissime, ha udito parole che non dovevano essere dette e per fortuna c'era Agatha allora, a proteggerlo in parte da tutto questo, da due adulti che non riuscivano a far altro che ferirsi a vicenda e rinfacciarsi lo sfacelo a cui eravano arrivati. Io poi me ne sono andato ma Elizabeth è rimasta e lui l'ha vista sola ed incinta, a raccogliere i cocci di quello che io avevo distrutto". Sospirò. "E l'ha vista morire, mentre metteva al mondo mio figlio. Mi odia, mi reputa responsabile e io non so dire se davvero, lui non abbia ragione".

Demelza chiuse gli occhi, cercando le parole giuste da dire. "Ross... Non sei responsabile per la sua morte. Succede, a tante donne purtroppo e sarebbe successo anche se il vostro fosse stato il più felice dei matrimoni. Dwight può confermartelo e darti dati più certi".

"Ma ho rovinato la sua vita, assieme alla tua! Questo potrebbe avere inciso..." - ribatté lui.

"No, Ross succede e basta! Una donna lo mette in conto...". Con un gesto gentile, Demelza lo fece sedere sulla panca. "Ross, lui è passato e come ho detto prima, abbiamo tutto il futuro per sistemare le cose. Geoffrey Charles è...".

"E'?".

Lei sorrise dolcemente, baciandolo sulla guancia. "E' un dannato, testardo Poldark. Fisicamente simile a Francis ma di carattere, orgoglioso come te! Testardo quanto te!".

Lui si accigliò. "Che vuoi dire?".

"Che è giovane, che è l'orgoglio che lo guida e che si muove come ti muovesti tu tanti anni fa!".

Incerto su cosa intendesse, Ross la guardò con grande interesse. Lei era sempre stata capace di leggere dentro di lui e soprattutto a capirlo e a consigliargli la strada giusta da seguire. Era più giovane di dieci anni ma infinitamente più saggia di quanto lui avrebbe mai potuto essere. "A cosa ti riferisci?".

Lei annuì. "A quando sei tornato dalla guerra ed Elizabeth era fidanzata con Francis. Non erano sposati e cosa ti impedì, allora, di abbassare la testa per lottare e riprendertela? L'orgoglio, solo il tuo orgoglio ferito! E Geoffrey Charles è tale e quale a te, al Ross di allora. Crescerà e con infinita pazienza capirà, comprenderà e forse perdonerà. E' venuto quì perché sa che siamo la sua famiglia, l'unica che gli sia rimasta. Col muso lungo, come ha detto Daisy, ma ha varcato le soglie di questa casa per venire da noi e ti assicuro che la prima volta fa un pò paura questo grande palazzo, lo so bene... Non dobbiamo forzarlo, dobbiamo solo esserci e fare in modo che lui lo capisca. Quando vorrà rivarcare quella porta o quella di Nampara, lo dovremo fare sentire il benvenuto. Perché lo è! E pian piano capirà che i grandi sbagliano, che lo hai fatto tu ma che lo ha fatto anche sua madre. Ed io. E lui... E quando vorrà ascoltarti, capirà e allora forse soffrirà per sua madre ma comprenderà che quell'inferno non lo hai costruito solo tu ma lo avete fatto insieme".

Ross avvicinò il viso a quello di lei, quella donna da cui dipendeva la sua intera esistenza e senza la quale sarebbe stato morto. "Lo sai che ti amo?".

"Lo so...".

"E lo sai chi mi ha migliorato, chi ha permesso che quel giovane e testardo Ross diventasse l'uomo che hai davanti? Quello che ha dato un calcio all'orgoglio e ha lottato come un matto per riaverti?".

"Chi?".

"Tu, amore mio, solo tu". La baciò, sulle labbra, perdendosi nel loro dolce sapore. "Mi hai perdonato, sei riuscita a farlo nonostante fosse quasi impossibile farlo e forse davvero ci vorrà pazienza, forse davvero non è tutto perso con Geoffrey Charles".

"Nulla è mai perso Ross, se ci si da una seconda possibilità. Noi ne siamo un esempio, no?".

"Direi di sì, amore mio".

"Mamma, papà! C'è da tagliare la torta!!!".

La voce squillante di Jeremy che li richiamava all'ordine, quel 'mamma e papà' che alle orecchie di Ross rappresentava la sua più grande conquista, gli fecero tornare il sorriso e la voglia di combattere per il suo futuro. Suo e quello della sua grandissima famiglia. "Amore mio, andiamo?".

Lei gli prese la mano che lui le porgeva mentre Isabella-Rose, fra le braccia di Ross, emetteva dei simpatici vagiti. "Sì, andiamo, è davvero ora adesso...".

  
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