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Autore: Tinkerbell92    28/10/2019    1 recensioni
Con il sangue ha inizio e con il sangue ha termine.
Ogni trent'anni circa, la creatura si risveglia dal lungo letargo, avvolgendo la città di Derry con un'oscura cappa di morte e terrore.
Sappiamo cosa accadde nell'ultimo trentennio di vita di It, in quel lasso di tempo compreso tra l'autunno del 1957 e la primavera del 1985.
Ma quali terribili vicende segnarono la vita dei giovani di Derry durante il ciclo precedente?
Siamo nel 1930, il tasso di criminalità ed il numero di suicidi sono in vertiginoso aumento a causa della pesante crisi economica conosciuta come Grande Depressione. In un clima tanto disastroso, It sembra poter agire quasi liberamente, senza destare eccessivi sospetti. Ma anche per un essere quasi invincibile delle piccole sviste possono creare scomodissime situazioni.
Genere: Drammatico, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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CRIMSON SHADOWS




Derry, 19 Giugno 1930.



Anna Donovan detestava fortemente l’aroma della grossa candela che sua madre accendeva spesso in soggiorno.
Cannella. Dio, che tortura per le sue narici! Non ne aveva mai apprezzato il gusto, figurarsi l’odore.
Soffiò sulla fiammella con fare scocciato, per poi spalancare la finestra della sala, coprendosi il volto con un fazzoletto.
- Mi domando perché si ostini tanto a tenere accesa questa merda: le avrò ripetuto mille volte che non la sopporto!
- Lo sai che la mamma ha… problemi.
David fissò la sorella maggiore con fare rattristato, ricevendo in risposta un’occhiata torva.
- Vai a giocare in camera tua, Davey. Il salotto stasera serve a noi.
Il dodicenne alzò gli occhi al soffitto, ma si limitò a obbedire, mentre Anna invitava le due amiche ad accomodarsi.
Rose  Andersen rivolse un sorriso al ragazzino, mentre questi le passava accanto, poi spinse la sedia a rotelle su cui era adagiata Jackie Sullivan, posizionandola accanto al divano.
- Allora, Ninel – disse infine la bionda, prendendo posto sulla parte destra del sofà. – Che proposte hai per stasera?
- Aspetta – fece eco Jackie, portando una mano alla tempia e tendendo l’altra in avanti, agitando le dita come una strega che lancia un sortilegio. – Fammi indovinare… mmmh… tema Horror! Hai la faccia da Horror!
- Devo ancora capire esattamente in che modo la mia faccia si abbini ai generi che scelgo ogni volta – osservò Anna con un mezzo sorriso, mentre frugava all’interno della borsa che aveva poggiato sul tavolino poco prima. – Comunque… anche stavolta hai indovinato, razza di stronza!
Con un entusiasmo che soltanto pochi eletti le avevano visto manifestare in quasi diciotto anni, mostrò due libri rilegati con copertine di aspetto piuttosto datato.
- Frankenstein e Dracula! – annunciò. – Edizioni speciali! Queste meraviglie provengono dalle primissime ristampe.
- Ora tiro a indovinare io – s’intromise Rose. – Te li ha procurati la tua nuova fiamma.
- Nuova vecchia fiamma – ironizzò Jackie, ravvivandosi con fare civettuolo i ricci color rame. – La tua fiamma… quarantenne?
La primogenita di Rick Donovan rispose battendo vezzosa le lunghe ciglia: - Trentotto. Ne ha trentotto. Una persona di quell’età io non la definirei vecchia. E poi, non è nemmeno una “vera” fiamma, sa benissimo che la nostra relazione è soltanto fisica. Io amo e amerò una sola persona per il resto della mia vita e ho messo in chiaro questa cosa fin da subito.
- Ma sì, finché ci procura i libri che vogliamo, può avere tutti gli anni che vuole. Con cosa iniziamo?
Anna aprì la bocca per rispondere, quando un ticchettio di scarpe col tacco portò lei e le due ospiti a voltarsi verso l’ingresso del salotto.
Jamie Donovan sfoggiava con un certo orgoglio l’abitino rosso bordeaux che sua madre, a cui era appartenuto durante gli anni dell’adolescenza, aveva fatto rimodernare appositamente per lei.
Era una sedicenne dal volto radioso, completamente diversa dalla sorella maggiore: i suoi occhi erano grandi e azzurri, invece che scuri e leggermente a mandorla; i suoi capelli erano castani e lisci, invece che neri e mossi, ed era piuttosto bassa e dotata di piacevoli curve, invece che alta e allampanata.
Ma soprattutto, Jamie era calorosa e accogliente, come un piccolo raggio di sole.
- Annie – cominciò, tenendo le mani dietro la schiena. – Sai che le feste organizzate da Dot Fadden a fine anno scolastico sono sempre… piuttosto eleganti…
- Beh, che ti aspetti – replicò la maggiore, fingendo di non aspettarsi una richiesta imminente. – Sta a West Broadway, la zona dei ricconi.
- Ecco appunto… volevo chiederti… potresti prestarmi il tuo braccialetto?
Sporse appena il labbro inferiore in avanti, mentre mostrava il piccolo gioiello che aveva tenuto nascosto, fino a quel momento, dietro la schiena.
Era un bracciale di perle appartenente alla famiglia Donovan da generazioni, l’eredità fissa di ogni primogenita femmina. L’ultima a possederlo, prima di Anna, era stata nonna Kate.
Rose emise un fischio di sorpresa, mentre Jackie diede un’alzata di spalle, rivolgendosi poi all’amica dai capelli scuri: - Effettivamente, si abbina bene al suo vestito… e poi parliamo di una festa a West Broadway…
Annie alzò gli occhi al soffitto, per poi sospirare: - Sì, va bene, puoi prenderlo. Ma stai attenta a non perderlo!
La minore lanciò un gridolino di gioia, per poi fiondarsi ad abbracciare la sorella: - Graziegraziegrazie!
- Cerca di non tornare tardi – si raccomandò l’altra, fingendosi distaccata ma ricambiando l’abbraccio con un piccolo sorriso. – E soprattutto, telefona a casa, se nessuno può accompagnarti, vengo a prenderti io.
- Sì, sì, non preoccuparti – replicò spiccia Jamie, stampandole un bacio sulla guancia. – Sei la migliore. Oh, il campanello, dev’essere Bess! Ci vediamo domani. Ciao ragazze!
- Ciao, Jamie! – fecero eco Rose e Jackie, mentre Anna osservava la sorellina sfrecciare fuori dal salotto, un po’ barcollante per via dei tacchi.
Non appena il rumore della porta di casa annunciò che Jamie era uscita, la mora del trio prese posto sul divano, accanto all’amica, e poggiò uno dei libri prescelti sulle gambe: - Bene, stasera, se a lor signore compiace, comincerò con Dracula.



La creatura strisciava furtiva tra le siepi che circondavano i grandi giardini delle abitazioni di West Broadway. Era rapida e silenziosa come un’ombra, i suoi movimenti erano tanto fluidi e leggeri da smuovere il fogliame in modo quasi impercettibile.
Evitava con cura le zone illuminate dai lampioni, fondendosi alla perfezione col buio della notte.
Si fermò nei pressi di una grande villa: le finestre aperte lasciavano fuoriuscire una musica piuttosto orecchiabile, mista a un concitato chiacchiericcio.
Una cinquantina abbondante di studenti pascolava per il cortile come un branco di succulente pecorelle, i sorrisi stampati in volto, gli abiti eleganti e le scarpe da ballo ai piedi.
Ce n’erano altri, all’interno della casa. Tutti felici, tutti presi dalla festa, tutti ignari.
La creatura si spostò sul retro, accovacciandosi nell’angolo più buio del giardino. E lì, attese.
Sapeva che, prima o poi, qualcuno di loro si sarebbe fatto un giretto da quelle parti. Matematico. Gli umani ormai erano meravigliosamente prevedibili per lei.
La sua intuizione non tardò a rivelarsi esatta: ne percepì la presenza prima ancora di vederlo. Sapeva già tutto di lui. Lei conosceva ogni cosa.
Brenton Reynold, diciotto anni, figlio di Brendan e Janette, ricco e viziato, terrorizzato dalle streghe. E, in quel momento, pesantemente ubriaco.
Lo guardò avvicinarsi, perfettamente nascosta tra le fronde della siepe. Riusciva a percepire il suo odore, il flusso del sangue all’interno delle sue vene…
Brenton si abbassò i pantaloni, barcollando, poi fu la volta delle mutande. Biascicò qualcosa di incomprensibile, mentre si afferrava il membro e cominciava a orinare.
Aveva un’espressione terribilmente stupida stampata in volto.
- Brenton…
La voce della creatura era femminile e suadente, ma allo tempo stesso gelida. Il ragazzo sussultò, schizzando un po’ di urina sui pantaloni.
Si guardò attorno, cercando di aguzzare la vista, poi balbettò: - Chi… chi c’è?
Un sorriso nel buio.
- Sono un’amica speciale, Brenton… un’amica molto speciale!
Brenton gridò, incespicando e cadendo dritto sul fondoschiena. Cercò di allontanarsi, muovendo freneticamente gambe e braccia, ma i calzoni abbassati e l’alcol in corpo gli ostacolavano ogni movimento.
La strega sbucò fuori dalla siepe, sghignazzando sguaiatamente. Dopodiché, si avventò su di lui.



- Ma lei non dorme, e fa come se neanche io ci fossi. Continuo a provare e a riprovare, fino che a un tratto ci ritroviamo, lei e anch’io, al buio; mi guardo intorno e vedo che intanto il sole è andato già. Madame Mina ride, e io mi volto a guardarla. Adesso è sveglia del tutto, e sembra che stia così bene come mai l’ho vista da quella notte a Carfax, quando siamo entrati per la prima volta in casa di…
Lo squillo del telefono interruppe l’appassionata lettura, strappando ad Anna una sonora imprecazione. Posò il libro aperto sulle gambe di Rose e, con passo stizzito, uscì dalla sala, raggiungendo l’apparecchio sistemato sul comodino all’ingresso.
- Chiunque tu sia, spero per te che sia importante… pronto?
- Ciao Annie, sei tu?
Una morsa allo stomaco. I lineamenti della ragazza si indurirono, mentre una sgradevole sensazione di oscurità cominciava a vorticarle nel petto.
- Ciao Butch. Che cosa vuoi?
- Ti sto disturbando?
Anna stritolò il filo del telefono con le dita della mano libera.
- A dire il vero sì. Ci sono Rose e Jackie, stiamo leggendo un libro.
- Ah, capito, allora cercherò di essere breve: immagino saprai della festa per i diplomati di quest’anno a casa di Tony Gordon…
- Sì, sono stata invitata. Perché ti interessa? Tu non sei un neo-diplomato…
- No, ma ho trovato il modo di imbucarmi! Mi sono offerto come rifornitore di vino!
- Ah… grandioso…
Alcuni istanti di silenzio, interrotti dai dieci rintocchi dell’orologio a pendolo.
- Sai Annie, stavo pensando – riprese infine Butch. – Dopo quest’estate ve ne andrete quasi tutti… immagino che anche tu vorrai allontanarti da Derry…
- Vorrei, sì – rispose lei, sulle spine. – Spero di riuscire. Con… con questa crisi non si possono avere certezze. Persino alcuni ragazzi di West Broadway stanno avendo delle difficoltà… senza contare il fatto che sono una donna…
- Beh, sì, certamente. Però ecco, mettiamo caso che riusciate ad andarvene: dopo quest’estate, sarò solo come un cane…
 “E di chi sarebbe la colpa?” pensò ironica la primogenita Donovan, mordendosi la lingua.
- … e perciò pensavo… potremmo approfittare della festa dai Gordon per fare una rimpatriata e poi uscire un po’ insieme, come ai vecchi tempi, divertirci, fare qualche scherzo in giro... ho già chiamato i ragazzi, che mi hanno detto di sì. Mi manca solo la tua risposta.  
- Io…
La morsa allo stomaco si fece più insistente.
- Io non lo so, Butch. Dopo quello che è successo cinque anni fa, io…
- Ma dai, Annie, non succederà niente di male, faremo giusto qualche scherzetto innocuo…
- Anche quello fatto a Warder doveva essere uno scherzetto innocuo, Butch – replicò Anna in tono tagliente.
Il ragazzo esitò per qualche secondo: - Sì, ma… ma questa volta sarà diverso! Suvvia, Annie, non abbiamo più tredici anni!
- No, infatti. Non abbiamo più tredici anni.
(E se a tredici anni siamo stati capaci di fare certe cose, pensa cosa potremmo combinare adesso…)
 Butch si schiarì la voce: - Beh, potresti almeno pensarci? In nome della nostra vecchia amicizia?
- Io…
- Mi manchi, Annie. La verità è questa. Mi manchi più di tutti gli altri. Sai che io non chiedo mai “per favore” a nessuno, a te invece chiedo, per favore, puoi almeno pensarci?
La ragazza dai capelli scuri sospirò, chiuse gli occhi e aggrottò la fronte.
- Ci penserò.
- Ottimo! Allora ci vediamo alla festa di Gordon?
Anna strinse la lingua tra i denti, un nodo alla gola le tolse quasi il respiro.
- Sì… ci vediamo alla festa di Gordon…
- Perfetto. Grazie Annie, salutami le ragazze! Buonanotte!
- Buonanotte.
Rimise la cornetta al proprio posto, quasi lasciandola cadere. La sensazione di oppressione scemò lentamente, lasciando spazio a un fastidioso senso di vuoto.
Tornò in salotto senza aprir bocca, il volto congelato in un’espressione gelida. Si rese conto a malapena del tragitto che la portò a sedersi nuovamente accanto a Rose.
La bionda le posò una mano sul ginocchio, richiamando la sua attenzione: - Ninel… stai bene?
- Anche stavolta la tua faccia parla chiaro – fece eco Jackie, cercando di assumere un tono
ironico per sdrammatizzare, ma trasparendo un certo disagio. – Bowers?
- Bowers – annuì Anna, stringendo i pugni.
Le due giovani ospiti si scambiarono un’occhiata tesa.
- Cosa voleva? – domandò quindi Rose.
Anna drizzò la schiena, sospirando: - Vorrebbe recuperare i rapporti con me e gli altri, passare del tempo insieme prima che ce ne andiamo dalla città. Ammesso che la crisi economica ce lo permetta, insomma. La Banda Bowers riunita per l’ultima volta.
Jackie serrò nervosamente le dita attorno ai manici della sedia a rotelle: - Che cosa gli hai risposto?
- Ho detto… - la morsa allo stomacò ricominciò a dare tormento. -  Ho detto che ci penserò.
Rose prese le mani della coetanea tra le proprie: - Non sei costretta a farlo, se non ti va, Ninel.
- Lo so… preferirei cambiare discorso – tagliò corto infine la mora, afferrando nuovamente il libro. – Siamo quasi alla fine. E sapete che vi dico? Io non capisco perché la gente veda qualcosa di romantico nel rapporto tra Dracula e Mina. Mi pare un concetto totalmente infondato! A me sembra palese che Mina sia innamorata di Lucy e ricambiata. E non so voi, ma per me Dracula è  piuttosto invaghito di Jonathan.  
Rose sorrise, mentre Jackie diede un’alzata di spalle: - È possibile, la figura del vampiro presenta senz’altro dei collegamenti con il mondo omosessuale. Un esempio esplicito è il romanzo Carmilla.  
- Vorrei leggerlo da tempo – disse Anna, passando distrattamente il dito indice sulle pagine del libro aperto. – Chiederò a chi sappiamo di procurarmelo. Bene, ora direi che possiamo andare avanti con il nostro caro conte .
Riprese il racconto come se nulla fosse, mantenendo viva l’attenzione delle compagne con un’ammirevole prova di lettura espressiva, ma dentro di sé continuava a macerare il senso di angoscia e disagio che le aveva provocato la conversazione avvenuta poco prima con il vecchio amico.
Lei e Butch Bowers erano stati a lungo inseparabili. Ricordava con chiarezza quel tempo in cui, spesso, bastava un semplice sguardo per capirsi a vicenda, quel tempo in cui finivano  insieme in punizione per aver infranto le regole, quel tempo in cui uscivano entrambi di casa di nascosto e si trovavano per comprare quanti più dolci possibili, da gustare rigorosamente seduti all’ombra degli alberi del parco cittadino.
Ricordava le corse in bici, le sfide di coraggio, le scorribande nei Barren.
Sì, talvolta Anna Donovan sorrideva pensando agli anni della propria infanzia e agli albori dell’adolescenza.
Ma il sorriso si spegneva subito quando un tipo diverso di memorie affiancava quelle spensierate e piacevoli: essere amica di Butch l’aveva portata a fare delle cose di cui si era pentita amaramente, cose di cui si vergognava ancora.
E poi… e poi c’era stato quel maledetto giorno di cinque anni prima, il giorno che l’aveva portata a rompere definitivamente i contatti con quello che era stato, fino a quel momento, il suo migliore amico.
(Questa volta sarà diverso!)
Lei gli aveva dato fin troppe occasioni. Si sentiva in colpa persino per questo.
(Non abbiamo più tredici anni!)
Butch non era mai stato in grado di capire quando fosse il momento di fermarsi. Non aveva mai imparato dai propri errori. Possibile che in quei cinque anni fosse cambiato?
(Mi manchi, Annie. Mi manchi più di tutti gli altri. Questa volta sarà diverso!)
No, non avevano più tredici anni. Ed era proprio questo a farle paura.





***
Angolo dell’Autrice: Ho deciso di continuare questa storia, anche se non come interattiva per questioni organizzative.
Spero che il primo capitolo risulti soddisfacente, che non ci siano incongruenze e che il testo sia scorrevole. Naturalmente, c'è un motivo se le protagoniste presentano una mentalità piuttosto aperta parlando di omosessualità, nonostante l'epoca in cui sono cresciute.
Grazie per aver letto, alla prossima!

Tinkerbell92
  
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