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Autore: heliodor    04/11/2019    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Domare la fiamma
 
Guadagnarono l’uscita giusto in tempo per vedere una mezza dozzina di gromm saltare giù dai terrazzamenti e dirigersi verso il centro della conca.
Attorno alla collina andava radunandosi una piccola folla di gromm che battevano i piedi e ringhiavano. Collare bianco era tra questi.
Dalla parte opposta della conca si stavano radunando altri gromm. Joyce guardò in quella direzione e vide le creature affollarsi davanti all’ingresso di una delle gotte che si aprivano nella roccia.
C’era agitazione ma non riusciva a capire il perché.
“Gromm-ur” ringhiarono dal centro della conca, dove alcuni gromm si stavano radunando attorno alla collina. Sulla piattaforma c’era Collare Bianco che grugniva e ringhiava sbracciandosi e battendo i piedi.
“Gromm-ur” disse Belben con tono sommesso.
“Gromm-ur?” fece Joyce cercando di intuire cosa si celasse dietro quella parola.
Belben indicò la grotta attorno alla quale i gromm si stavano affollando.
Stavolta Joyce guardò meglio. C’era qualcosa che si muoveva lì in mezzo, nella confusione. Qualcosa di piccolo e nero che i gromm cercavano di respingere o tenere lontano formando un muro di corpi. Le prime file battevano le mani e i piedi come a cercare di calpestare quei minuscoli intrusi.
Poi accadde qualcosa di inaspettato. I gromm indietreggiarono, si divisero e alla fine quelli in prima fila vennero sollevati e proiettati all’indietro, verso la conca, da una forza poderosa.
Joyce sussultò vedendo i gromm, così grandi e pesanti, sbalzati via senza alcuna difficoltà. Qualcosa di ancora più grande sembrò lottare per uscire dalla grotta nonostante gli sforzi di quelle creature, ma alla fine riuscì a passare.
Una coppia di ragni giganteschi si fece strada tra i gromm calpestandoli o scaraventandoli via come foglie ammucchiate lungo un viale. Dietro di loro avanzarono altri ragni di tutte le grandezze, da quelli piccoli come cani a quelli dieci volte più grandi.
Tik tik tik.
La conca risuonò di quell’odioso rumore e Joyce capì che qualcosa di terribile stava per accadere.
Belben ringhiò.
I gromm al centro della conca si dispersero in tutte le direzioni. Collare Bianco e un altro centinaio si diressero verso i ragni giganti che guidavano l’avanzata dei loro simili, gli altri corsero agli ingressi delle grotte.
“Gromm-ku” ringhiò Belben facendo per lanciarsi in avanti. Joyce lo seguì senza sapere che cosa fare.
Collare Bianco e gli altri intercettarono i ragni giganti e vi saltarono sopra, tempestandoli di pugni. I ragni più piccoli si gettarono sopra questi, mordendoli con le loro bocche a tenaglia.
Alcuni gromm persero la presa e precipitarono a terra, dove vennero sepolti dai ragni che continuavano ad avanzare e sciamare in ogni direzione.
Belben si gettò sopra uno dei ragni e lo strappò via dal gromm che stava azzannando. Con un rapido gesto gli staccò le gambe dal corpo molle, seminando la viscida bava in ogni direzione e lo gettò via.
Joyce evocò i dardi e colpì nel mucchio dei ragni che avanzavano, cercando di evitare i gromm che avevano ingaggiato battaglia con quei mostri.
Uno dei ragni giganti crollò al suolo e venne calpestato dai gromm. L’altro si scagliò contro il gruppo che stava dando il colpo finale al suo compagno e afferrò un gromm con le tenaglie.
Joyce udì le grida di dolore del gromm seguite dallo schiocco delle ossa. Poi le grida cessarono e il corpo senza vita della creatura precipitò al suolo.
I gromm risposero ringhiando e gettandosi verso il ragno, che venne tempestato di colpi.
Mentre ciò accadeva, Joyce evocò una sfera infuocata e la lanciò nel mucchio dei ragni che continuavano ad avanzare.
“Gromm-de” gridò Collare Bianco sbracciandosi. “Gromm-de.”
Joyce evocò la levitazione e si diede una spinta decisa verso l’alto. Mentre saliva evocò due sfere infuocate una dopo l’altra. Il risultato fu un incantesimo più potente che faticò a dominare e che quasi le sfuggì di mano prima di poterlo lanciare.
Non perse tempo a prendere la mira e lasciò partire la sfera infuocata verso un gruppo di ragni che stava avanzando sul fianco di Collare Bianco e Belben.
La sfera seminò il panico tra i ragni, bruciandone centinaia, tra i quali uno davvero grande che arse dimenando le sottili zampe prima di morire.
Joyce guardò il mostro affascinata, incapace di staccare gli occhi da quella visione. Altri ragni nel frattempo si stavano arrampicando sui compagni morti riprendendo l’avanzata.
I gromm indietreggiarono verso una grotta dove altri si stavano dirigendo. I ragni li seguirono, accerchiandoli.
Così si faranno intrappolare, pensò Joyce.
Atterrò al fianco di Belben, in mezzo alla calca terribile di gromm che cercavano di ritirarsi in maniera ordinata verso l’ultima difesa.
I ragni piccoli, capeggiati da quelli più grandi, attaccarono con più audacia. Forse avevano capito che i gromm cercavano di fuggire o forse era solo il loro istinto che li rendeva furiosi a mano a mano che le loro vittime si concentravano in un singolo posto.
Joyce continuò a indietreggiare con i gromm, ma più si avvicinava alla grotta più temeva che da lì non sarebbe uscito vivo nessuno di loro.
“Cerchiamo di portarli lontano” gridò a Belben.
“Gromm?”
“L’uscita dalla conca” gridò Joyce.
“Gromm?”
“Gromm-uk. Gromm-uk.”
Belben scosse la testa. “Gromm-an.”
“Portami lì.”
“Gromm-an.”
“Ho un piano. Fidati di me.”
Belben sembrò rifletterci, poi disse: “Gromm.”
L’afferrò per la vita e la sollevò fino alla schiena.
Joyce si aggrappò al collo di Belben. Il gromm si fece strada tra i suoi simili a spintoni e balzi fino a guadagnare una via di fuga.
“Gromm-da” ringhiò qualcuno alle loro spalle.
Collare Bianco si sbracciava verso di loro come a volerli richiamare. Belben sembrò esitare.
“Fidati di me” disse Joyce con tono calmo. “Forse possiamo aiutarli.”
“Gromm-uk” gridò Belben all’indirizzo di Collare Bianco.
Il gromm sembrò perplesso e guardò oltre di loro, verso un punto vicino alla parete di roccia che delimitava la conca. Infine batté il pugno a terra e gridò: “Gromm.”
Belben fece lo stesso e si voltò correndo lungo il terrazzamento.
I ragni, concentrati nell’attacco al grosso dei gromm, li ignorarono, ma Joyce sapeva come attirare la loro attenzione.
“Dov’è la grotta?”
Belben si fermò davanti a un’apertura senza decorazioni. “Gromm-uk” disse piazzandosi di fronte a questa.
Joyce saltò a terra e guardò in direzione della conca. I ragni, simili a una marea nera brulicante, stavano spingendo i gromm verso la grotta. Il piano di Collare Bianco doveva essere quello di tenerli a bada in quell’ambiente stretto, combattendoli passo dopo passo.
“Gromm” disse Belben affranto.
“Non sopravvivranno” disse Joyce. “A meno che non li aiutiamo noi.”
“Gromm?”
Joyce indicò la parete sopra la grotta.
“Gromm.”
“Dobbiamo solo attendere il momento giusto” disse.
E sperare, aggiunse.
“Mi serve concentrazione” disse traendo un profondo respiro.
“Gromm.”
Posso farcela, si disse.
Era un piano ardito, ma se avesse funzionato avrebbe salvato i gromm… e messo loro due in un grosso guaio. Ma poteva fare altrimenti?
Posso voltare loro le spalle e andarmene, si disse. L’uscita è qui. Sarebbe facile.
Ma lei non voleva andare via. Sentiva crescere la rabbia dentro di sé. Rabbia verso i ragni e verso Urazma che li aveva creati per tormentare i gromm. Quello era il momento di dare una lezione a quei mostri.
Evocò una sfera infuocata come aveva fatto prima mentre era in volo. Il piccolo sole che si ormò tra le sue mani lottava per liberarsi a sfuggire al suo controllo, ma lei sapeva come tenerlo a bada.
Non è abbastanza, si disse. Mi servirà un incantesimo più potente.
Recitò di nuovo la formula della sfera infuocata e il piccolo sole crebbe nello stesso momento, diventando più grande e più caldo.
E più faticoso da tenere a bada.
Non abbastanza, pensò.
Di nuovo pensò alla formula della sfera infuocata e stavolta il sole arse in maniera selvaggia tra le sue mani, risplendendo con potenza inaudita. Ora ne sentiva il calore lambirle la pelle e provocarle dolore, ma strinse i denti e resistette.
Belben guardava affascinato quanto stava accadendo, ma senza osare emettere un solo verso. Solo una volta grugnì e si allontanò di un passo.
Joyce, l’espressione concentrata, faticava a dominare la sfera infuocata che sembrava sul punto di esplodere lì e mettere fine alla sua vita.
Vyncent c’è riuscito senza alcuna fatica, si disse. Ma lui è uno stregone con anni di addestramento. Io sono solo una maga che ha appena imparato a camminare.
Formulò un quarto incantesimo e la sfera infuocata sembrò cambiare forma e volerla inglobare dentro di lei. Joyce lottò per contenerla tra le sue mani, ma ora avvertiva il morso doloroso del fuoco sulle sue mani. Era sicura che tra un attimo avrebbe ceduto, venendo divorata dalle fiamme.
Non posso aspettare ancora, si disse. Devo liberarla o ucciderà sia me che Belben.
Con uno sforzo enorme diresse la sfera infuocata verso un punto della conca al di sopra della grotta. Poco più sotto i ragni premevano contro le prime file di gromm che lottavano per tenerli fuori dalla grotta.
Ora, si disse.
Allargò le braccia e lasciò che la sfera infuocata si liberasse. Un piccolo sole di fiamme liquide volò verso la parete di roccia lasciandosi dietro una scia di fumo acre e denso.
La sfera passò sopra i ragni che brulicavano attorno all’ingresso della grotta e proseguì indisturbata fino alla parete di roccia.
L’impatto dissolse la sfera infuocata insieme alla pietra. Per un attimo sembrò che non accadesse niente, poi la roccia esplose verso l’esterno. Massi grandi come case precipitarono sui ragni, schiacciandoli. Quelli che non fecero in tempo a ritirarsi vennero investiti dalla pioggia di detriti che seguì al primo collo.
I ragni che trovarono scampo erano quelli più lontani che non erano riusciti a raggiungere la grotta per unirsi ai loro compagni.
Joyce crollò in ginocchio, il respiro pesante. Non si sentiva stanca. Al contrario era piena di forza, come se avesse assorbito parte dell’energia che aveva immesso nella sfera infuocata. Solo che quell’energia doveva venire da lei.
“Gromm” disse Belben guardando in direzione dei ragni.
I mostri si stavano radunando in mezzo alla conca. Uno dei più grossi faceva scattare le mandibole e muoveva le zampe in una danza complessa, come se stesse dando gli ordini agli altri.
Non sembra, si corresse Joyce. È quello che sta facendo.
I ragni più piccoli si radunarono attorno a quelli più grandi e tutti insieme avanzarono verso Joyce e Belben.
“Gromm.”
“Li ho visti” disse Joyce. “Credo vogliano vendicarsi per i loro compagi morti.”
“Gromm.”
Belben la prese in braccio e si infilò nella grotta. Joyce vide sfrecciare le pareti come in un sogno. Dopo aver lanciato un incantesimo così potente si aspettava di sentirsi esausta, invece era euforica. Aveva la sensazione di poter fare anche di più e non vedeva l’ora di mettersi alla prova.
Mentre si allontanavano dall’ingresso e dall’unica fonte di luce, vide i primi ragni affacciarsi e proseguire lungo il cunicolo.
“Più veloce” gridò a Belben.
“Gromm” grugnì lui in risposta.
“Cerco di rallentarli.”
Evocò una sfera infuocata e la lanciò lungo il cunicolo. Quando esplose le pareti e il terreno tremarono. I ragni si gettarono nel fuoco e avanzarono calpestando i loro simili.
Joyce lanciò un’atra sfera infuocata e la scena si ripeté. I ragni sembravano inarrestabili nella loro avanzata e lei cominciava a disperare di poterli fermare.
Belben aumentò l’andatura e riuscì a distanziarli. Si ritrovarono a correre lungo il corridoio che andava in discesa avvitandosi su sé stesso come una scala a chiocciola. Dopo un centinaio di passi il condotto diventava di nuovo dritto.
Belben si arrestò all’improvviso.
“Gromm.”
Joyce saltò a terra. “Perché ti sei fermato?”
Belben indicò il fondo del cunicolo.
Joyce evocò una lumosfera che illuminò un muro di mattoni. “Finisce qui?”
“Gromm.”
Sospirò affranta. “Posso buttarlo giù” disse, ma non ne era sicura. Lanciare una sfera infuocata in uno spazio così piccolo era pericoloso. L’esplosione poteva ucciderla se non stava attenta. E anche se fossero riusciti a sbucare dall’altra parte, non avrebbero risolto il problema dei ragni.
Tik tik tik.
“Arrivano” disse Joyce voltandosi nella stessa direzione.
Tik tik tik.
Riusciva a immaginare le minuscole mandibole di quei mostri pronti a balzare loro addosso per dilaniarli. Non voleva morire in quel modo. Non voleva morire lì senza aver rivisto suo padre, sua madre e Bryce, Vyncent e Oren, Leyra e Marq. E tutti gli altri.
“Gromm.”
Joyce si piazzò al centro del condotto ed evocò la sfera infuocata. Invece di avvertire la stanchezza, sentì le forze rifiorire. Evocò altre due sfere infuocate che si aggiunsero alla prima e poi altre due. Stavolta fece meno fatica a domare la loro energia. Ora sapeva come tenere a bada quella spaventosa potenza. L’aveva assaggiata e sapeva come fare.
Tik tik tik.
Il rumore era sempre più vicino.
Aspetta, si disse. Il momento adatto.
“Gromm” disse Belben con urgenza.
Joyce lo ignorò.
Tik tik tik.
“Gromm. Gromm. Gromm.”
Fiamme magiche le lambirono la pelle del viso e delle braccia, ma strinse i denti e resistette.
Tik tik tik.
La prima fila di ragni emerse da dietro l’ultima svolta.
Ora, si disse Joyce. È questo il momento.
Lasciò partire la sfera infuocata. Il sole in miniatura investì la prima fila di ragni incenerendoli all’istante e proseguì verso la parete opposta. L’impattò fece tremare la roccia e strappò un’ampia porzione del cunicolo. Fuoco liquido sembrò spalmarsi lungo il corridoio seguendone la forma.
Poteva immaginare le fiamme propagarsi lungo il cunicolo e rimbalzare contro le pareti di roccia mentre consumava i ragni che incontrava sul percorso.
In quel momento, parte di quella enorme forza riverberò contro la roccia e tornò indietro. Joyce sentì il calore sulla sua pelle e trovò la sensazione meravigliosa. Era come starsene distesa al sole in una bella giornata, solo che il caldo continuava a salire sempre di più.
Un attimo prima di venire investita dalle fiamme di ritorno, Belben l’afferrò per la vita e si gettò contro la parete di roccia.
Le fiamme li avvolsero entrambi e lei sentì il gromm ringhiare di dolore o di disperazione. Solo l’impatto col muro di mattoni le strappò un grido di sorpresa e dolore mentre le fiamme li spingevano entrambi con forza inaudita.
Moriremo qui, bruciati o schiacciati, si disse.
Invece il muro cedette di schianto e loro volarono oltre di esso, rotolando tra detriti, polvere e lingue di fiamma.

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