Ƹ̵̡Ӝ̵̨̄Ʒ Where A Butterfly Can Lead You Ƹ̵̡Ӝ̵̨̄Ʒ
«Un’ora.
L’ho lasciata da
sola un’ora e le ho detto di non muoversi. “Stai
qui”, le ho detto, “Non
conosci il posto, quindi stai seduta leggi il tuo libro di
fiabe”! E lei mi dà
retta? No che non mi dà retta, porco Primus cieco e idiota
che gorgoglia e bestemmia
al centro dell’Universo!»
Per
quanto la voglia di mettersi a spaccare il muro a suon di
pugni o colpi di spada fosse potente, Spectrus Specter aveva
più di un valido
motivo per restare nascosto in silenzio nel posto dove si
trovava.
«L’ho
fatta uscire di casa una volta. Una. Volta»
continuò a
borbottare il mech «Mi allontano un po’ con una
donna ed ecco cosa succede… di
tutti quelli che potevano essere qui in giro, doveva incontrare proprio
loro?!»
A
dirla tutta i motivi erano precisamente cinque, e il più
valido di questi portava il nome “Tarn”.
Il
fatto che questi fosse grosso e dotato di una notevole
potenza di fuoco non preoccupava Spectrus, anche lui era grosso, forte,
veloce
ed era riuscito ad avere ragione di avversari altrettanto temibili;
tuttavia il
leader della Decepticon Justice Division -nient’altro che un
gruppo di pazzi
serial killer zeloti di Megatron, secondo Specter- possedeva
un’altra capacità:
quella di uccidere con la propria voce.
Era
qualcosa che Tarn riusciva a fare in senso letterale.
Parlava, abbassava man mano il tono di voce, ed ecco che le
capacità fisiche
della sua vittima venivano meno e la Scintilla si spegneva.
“Potrei
riuscire a riprendere Spectra con un’azione veloce e
improvvisa, magari riuscirei anche a buttare giù un paio di
membri dell’allegro
gruppetto, ma se quello dovesse
iniziare a parlare prima che io riesca ad allontanarmi sarebbe un
problema.
Tsk. Pensare che di solito quello con le chiacchiere letali sono
io!...”
Dove
Spectrus non arrivava col resto delle proprie
capacità, arrivava a suon di chiacchiere, soprattutto di
menzogne. Le volte in
cui lo avevano salvato erano di poco inferiori alle volte in cui
avevano
mandato gli altri incontro alla loro dipartita e, per inciso, ne andava
anche
piuttosto fiero.
Peccato
solo che non esistesse menzogna che avrebbe potuto
funzionare con la DJD, come lui sapeva benissimo, proprio come sapeva
benissimo
della probabilità che il suo nome fosse presente nella loro
Lista.
Trattavasi
di uno dei documenti più pericolosi dell’Universo:
avere il proprio nome nella Lista di Tarn significava trovarsi appresso
cinque
pazzi assassini implacabili, e per finire lì non serviva
neppure commettere
chissà quale crimine contro i Decepticon.
Gli
era arrivata voce che Tarn e compagnia avessero torturato
a lungo e poi fatto fuori un Decepticon reo di aver dato inizio a un
culto
religioso… seguito unicamente dal fondatore stesso. Un culto
di uno.
Tanto era
bastato, in virtù del fatto che qualsiasi religione facente
capo a un’autorità
diversa da quella di Megatron potesse essere potenzialmente pericolosa
in caso
di diffusione.
Una
follia pura e Spectrus, per l’appunto, si chiedeva se
anche il proprio nome fosse sulla Lista, essendo reo di essere una spia
Autobot
che, dopo essersi infiltrato tra i Decepticon e aver scalato i ranghi,
aveva
mandato tutto all’aria cercando di uccidere
Starscream.
Un
gesto a dir poco avventato ma non aveva potuto farne a
meno: era per colpa di quel seeker se la sua famiglia era stata
distrutta quasi
del tutto -ufficialmente l’unico sopravvissuto era Spectrus,
ufficiosamente era
viva anche sua sorella Spectra. Ma lo sapeva solo lui!- e la sua vita
era
andata a puttane.
“Forse
dovrei fare almeno un tentativo. Se quella
deficientella storpia si fa ammazzare dalla DJD manderà a
monte i miei piani
proprio ora che ho trovato il modo di usarla mandandola a spiare la
gente al
posto mio”.
Un
piano rischioso quello di Specter, ma non era nuovo a
certe cose ed era anche convinto che la fortuna aiutasse gli
audaci.
“O
magari dovrei pensare a un altro modo per continuare a
fare il mio lavoro. Audacia e stupidità sono cose diverse e
rischiare la mia
vita per la sua, con dubbi risultati, sarebbe più stupido
che audace. O non
dovrei fasciarmi la testa prima di romperla dal momento che non
è stata ancora
parzialmente triturata da Tesarus o parzialmente fusa da Helex come
invece è
successo a… non ci credo, ci si è appena seduta,
probabilmente nemmeno si è
resa conto…”
Le
espressioni dei membri della DJD di cui era visibile la
faccia però non avevano prezzo, doveva riconoscerlo. Se la
situazione fosse
stata meno tragica avrebbe potuto perfino riderne.
Chi
invece non aveva troppa voglia di ridere erano Vos,
Helex, Tesarus, Kaon e Tarn, perché quel che stava
succedendo sembrava a tutti
loro piuttosto assurdo.
«Non
è possibile che questa qui pensi davvero quel che ha
detto. Tutti ci conoscono almeno di fama. Tutti»
ripeté Tesarus «Per non
parlare del fatto che non capisco come possiamo sembrarle dei DJ.
Abbiamo
iniziato a sembrare dei discotecari e non me ne sono
accorto?!»
Sì
perché, a sentire che erano la “DJD”,
quella femme
minuscola neppure entrata del tutto nella sua fase adulta aveva chiesto
loro se
erano dei DJ.
“DJ-
D”.
Asserendo
poi di averne visti un paio di sfuggita poche ore
prima, cosa che a dir suo le sembrava ancora incredibile
perché “Non
avrei mai pensato di riuscire a vedere tante cose la prima volta in
tutta la
mia vita in cui sono uscita da casa!”.
«Sicuramente
aver messo la musica non ci aiuta a farle
cambiare idea» aggiunse Helex, dando un’occhiata al
soggetto in questione.
Seduta
su un cadavere semifuso che poco e nulla aveva
mantenuto della propria forma originaria, la piccola tizia strana che
si era
presentata loro col nome di “Spectra” stava facendo
ondeggiare la testa a ritmo
di musica, mentre la cyberfarfalla che apparentemente era la causa
della sua
presenza lì, grande come tutta la sua mano, oziava ancora
pigramente sul suo
ditino indice sollevato.
«Quindi
secondo voi sa chi siamo e fa finta di no, o non lo
sa proprio?» domandò Kaon.
«Verifichiamo…questo
dovrebbe funzionare» disse Tarn,
stringendo con una mano la vita sottile del corpicino blu di Spectra e
sollevandola senza alcuna fatica «Ascoltami: vuoi dirci una
buona volta come
stanno le cose o devo chiedertelo abbassando
la voce?»
La
ragazza batté le palpebre con uno sguardo vagamente
confuso nei grandi sensori ottici azzurri. «Stavi urlando? Ho
qualcosa che non
va nei recettori uditivi mi sa…»
«D’accordo,
direi che non sappia davvero nulla» concluse il
Decepticon. Nessuno che lo conoscesse restava mai del tutto
indifferente alla
sua minaccia di abbassare la voce «Non so come sia possibile
ma dev’essere così
per forza».
Vos,
nel proprio linguaggio primitivo, chiese a Tarn come
intendesse muoversi.
«Mettiamola
così» esordì questi
«Parafrasando il verso di
“Towards Peace” che enuncia-»
«Cosa
è “Towards Peace”?»
La
domanda di Spectra ebbe un impatto tale da far sì che Tarn
non si curasse minimamente di essere stato interrotto.
Il
silenzio che calò per qualche secondo fu abissale.
«Tu
non conosci il libro scritto da Megatron in persona?!»
domandò il Decepticon, più sconvolto di quanto
avrebbe mai ammesso,
stringendola ancora nella sua mano.
Spectra
fece spallucce. «Io non so nemmeno come sia fatto
Megatron. So solo che è il capo dei Decepticon e che i
Decepticon portano il
simbolo che avete voi sui vostri corpi e tu sul tuo viso…
aspetta: per caso sei
tu Megatron e hai scelto il tuo viso come simbolo?»
«Ma
dove hai vissuto finora, si può sapere?!»
allibì Helex,
notando il preoccupante particolare della completa fissità
del suo comandante.
«Ve
l’ho detto, in casa mia! Sono uscita oggi per la prima
volta ed ero con mio fratello, solo che lui a un certo punto si
è allontanato
temporaneamente e mi ha detto di rimanere lì
dov’ero, cosa che ho fatto per
quasi un’ora, ma poi mi è volata davanti la
cyberfarfalla e io non avevo mai
visto una cyberfarfalla dal vivo, quindi volendo vederla meglio
l’ho inseguita
e l’ho presa quando si è appoggiata
lì» indicò il cadavere semi liquefatto
«E
poi vi ho salutati. Non mi capita spesso di vedere gente nuova, sapete?
Di
solito sto da sola a leggere le fiabe».
Tre
dei cinque Decepticon si scambiarono un’occhiata
incredula, sillabando “le fiabe”, poi Kaon
scoppiò addirittura a ridere.
«Non
è possibile! Legge le fiabe, lei! Le fiabe!»
«Credo
di capire perché il fratello si è allontanato
“temporaneamente”» disse Tesarus
«Tarn, credo che per una volta potresti fare
un atto di pietà» uccidendola in modo rapido,
ovviamente «Se la lasciassimo in
giro da sola non sopravvivrebbe comunque».
“No!
Lasciatela in giro da sola, brutti idioti, così che
possa riprendermela e andarcene alla svelta!”
pensò Spectrus, ancora in
ascolto. Non riusciva a sentire bene tutto quel che dicevano ma quel
poco che
aveva capito non prometteva bene.
«Tarn?
Ehm. Hai sentito quel che ho detto?»
«Mi
sa che è sconvolto, Tess» bisbigliò
Kaon «Essere
scambiato per Megatron non è qualcosa che capita tutti i
giorni».
Tarn
parve finalmente riscuotersi. Si schiarì la voce.
«Tu
cosa sai fare? Mettiamola così: se cercassi un lavoro e ti
facessero questa
domanda, tu cosa risponderesti?»
«Oh.
Allora… so mandare avanti una casa. A quello ci penso
sempre io perché mio fratello è spesso via. Ci
sono cose che non riesco a fare
perché ho una gamba che… che non va molto
bene… ma me la cavo. So occuparmi della
mia manutenzione e capita che lo aiuti con la sua. So pulire e affilare
le cose
e anche come si fa a rigenerare un T-Cog, lui me lo ha fatto vedere.
Però la
cosa che so fare meglio è cucinare, perché ho
avuto tanto tempo per provare le
ricette lasciate dalla mia mamma» disse Spectra
«Mio fratello dice che le cose
che faccio sono buone come erano le sue, sono anche molto sane
perché pare che
lei ci stesse molto attenta. Ho dei dolcetti di energon nel mio zaino,
se avete
fame ve li do volentieri».
«Helex».
«Subito»
annuì questi e, senza che Tarn aggiungesse altro,
tirò fuori due biscotti di energon dallo zaino di Spectra
lanciandoseli in
bocca.
«Come
sono?» domandò Tarn dopo qualche secondo.
Per
tutta risposta, l’altro Decepticon svuotò lo zaino
di
tutti i biscotti presenti e li trangugiò. Erano perfino
più buoni del fluido
craniale!
«Perfetto»
concluse Tarn, tornando ad alzarsi in piedi sempre
con Spectra tra le mani «Qui abbiamo finito, quindi torniamo
alla Peaceful
Tiranny. Tutti e sei!»
«Tutti
e sei»
ripeté Tesarus.
«Diffondere
la parola di Megatron in ogni modo è anch’essa
una delle nostre missioni» ribatté Tarn
«Questa giovane femme va istruita e
alfabetizzata».
«Io
però so già leggere…» disse
Spectra, un po’perplessa.
«Non
sai nulla di quel che c’è al di fuori di casa tua
e hai
letto solo fiabe, che è come non aver letto alcun tipo di
libro. Non è
concepibile che tu non sappia come sia fatto Megatron e che non ne
conosca il
verbo. Darà una mano a Nickel,
cucinerà» stabilì Tarn, rivolto agli
altri,
incamminandosi verso l’astronave che non era troppo distante
da lì «E nel
frattempo imparerà a stare al mondo secondo la legge
Decepticon. Imparerai a
conoscere “Towards Peace” bene quasi quanto lo
conosco io. Il bello di un cervello
con poche conoscenze è poterlo riempire con le cose giuste.
Altro che fiabe!»
«Secondo
me l’ha presa più che altro per poter parlare di
“Towards Peace” a qualcuno con cui non ne ha
già parlato milioni di volte»
bisbigliò Kaon a Tesarus.
Il
compagno di squadra non rispose, ma la pensava allo stesso
modo. Sì, forse un aiuto a Nickel poteva fare comodo,
così come poteva fare
comodo avere un cuoco a bordo, però non era qualcosa di
indispensabile.
“Ma
che cazz… la portano via?! Ma sono
seri?!”
si sbalordì
Spectrus “Che se ne fanno di lei?! A meno che intendano
portarsela a letto
tutti quanti, ma quello avrebbero potuto farlo anche qui, e comunque
voci di
pedofilia non mi erano arrivate”.
Odiando
il dover utilizzare tanta cautela, si mise a
seguirli. Dubitava che avrebbe avuto l’opportunità
di riprendersi sua sorella
in quel frangente, quindi contava di riuscire a sparare una potente
cimice
sulla Peaceful Tiranny al momento del decollo, così da poter
avere notizie
sulla posizione e sulle condizioni di Spectra, evitando di imbarcarsi
in una
missione di recupero inutile.
La
DJD, con Spectra a rimorchio, raggiunse l’astronave in
breve tempo.
«Quindi
pensate sul serio che mio fratello mi abbia
abbandonata? Sicuri sicuri?» chiese loro la giovane.
“Io
mica ci credo granché” pensò.
Sapeva
che l’idea di Spectrus era far sì che dei
Decpeticon
la trovassero, le aveva parlato del suo piano: tutto quel che lei
doveva fare
era stare tra loro fino al momento di tornare, eseguendo eventuali
ordini di
suo fratello nel mentre, e infine riferirgli tutto ciò che
aveva visto e
sentito; dunque pensò che magari, anche se quelli in teoria
non erano i soggetti
previsti -lei e Spectrus si erano fermati in quel posto solo per una
sosta, la
destinazione finale avrebbe dovuto essere un’altra- e che
difficilmente
Spectrus avrebbe potuto darle direttive da lontano, essendo Decepticon
magari
potevano andare bene lo stesso. Doveva solo aspettare di essere
ritrovata da
suo fratello in futuro!
Pensieri
abbastanza ingenui ma non ci si poteva aspettare
altro da qualcuno che fino ad allora non era mai uscito di
casa.
«Sì,
è così. Non una gran perdita, dato che non ti ha
insegnato niente di fondamentale» commentò Tarn,
ancora esterrefatto. Spectra
non conosceva il volto di Megatron! Possibile mai?!
Una
voce femminile abbastanza nervosa, che divenne
perfettamente udibile all’apertura del portello della
Peaceful Tiranny, lo
distrasse dai suoi pensieri.
«…
“T-Cog un po’rovinati”, ha mandato a
dire! Sappiamo tutti
quanti cosa significa: un’altra quantità
indefinita di T-Cog talmente distrutti
da rendere impossibile rigenerarli! Quante volte ancora
dovrò dirgli di fare
attenzione? Quante volte?! Quando torna mi
sentirà!»
Abbassò
lo sguardo e intercettò quello di Spectra. Se non
altro ora a bordo avrebbero avuto anche una presenza femminile
innocua.
La
vide sollevare una manina, bianca come il resto dei suoi
arti, e indicare l’interno dell’astronave.
«Si
chiama Nickel. Andrete d’accordo» “O
così mi auguro”
pensò il mech «Farai conoscenza con lei e il cane
di bordo».
«Va
bene» disse Spectra.
Non
sapeva cos’altro aggiungere, poteva solo sperare che fosse
vero!
Il
portello della Peaceful Tiranny si richiuse e, quando
decollò, Spectrus fece in tempo per un soffio a mettere in
pratica l’idea di
sparare quella cimice contro l’astronave.
«Se
non altro sono riuscito a fare questo» sbottò, con
aria
tutt’altro che entusiasta.
“Se Spectra
sopravvivrà a questi qui, sopravvivrà a qualunque
cosa in futuro” pensò.