Arranca
nella neve. Troppo debole per continuare a camminare.
La
neve candida, di un bianco accecante, ad ogni suo singolo passo faticato si
macchiava di rosso. Sì. Stava sanguinando. Dal viso, dalle
braccia, dalle mani, dalle gambe, addirittura anche da sotto la camicia logora.
“
Io… devo… andare… avanti… io… devo… andare…”
-…
avanti…- la voce gli uscì roca e soffocata. Barcollava incontrollabilmente.
Annaspava le mani come per voler
scacciare visioni irreali. Le lacrime che gli uscivano da sole dagli occhi erano come piccole fiamme sulla pelle. Iniziò a
decelerare. Cadde steso sulla neve. C’era una differenza tra il gelo di quello
splendido manto bianco e il gelo che emanavano i Dissennatori: il
primo era un gelo che a contatto con la pelle ti bruciava, ma era, in fondo, un
dolore piacevole, un pizzicorio sulla pelle che dopo
un po’ si trasformava in un piacevole calore, invece i Dissennatori
ti succhiavano via l’anima stessa, ti portavano via ogni ricordo felice, ogni
speranza che avevi e ti lasciavano freddo e privo di vita. Lui lo sapeva, per questo a contatto con quel bruciore gli venne da
ridere.
È la fine…
Si
disse chiudendo gli occhi. Aspettò così per non si sa quanto tempo, ma ad un
certo punto, non si sa da cosa spinto, cercò di
alzarsi.
-
Stronzi… bastardi… mi avete tolto tutto…
famiglia, amici, speranze… ma ho ancora una cosa che mi tiene qui… ed è
la voglia di vivere… perché io non ho fatto un cazzo…
IO.NON.HO.FATTO.UN.CAZZO! e
soprattutto… non voglio morire!- urlò a denti stretti guardando il cielo: aveva
ricominciato a nevicare. Non riusciva a rialzarsi del tutto
in piedi così cominciò a gattonare. Centimetro dopo centimetro
le mani e le ginocchia avevano cominciato a perdere sangue caldo,
bollente, lasciando dietro al ragazzo una scia rossa che a contatto con la neve
fredda si scioglieva e diventava di un arancione flaccido e acquoso. La neve
aveva cominciato a ricoprire il corpo del ragazzo.
Almeno così… i Dissennatori non mi troveranno…
Ma non fu così. Volavano con addosso il
loro mantello lacerato che li ricopriva da capo a piedi. Pochi hanno avuto il
“privilegio” di vedere il volto del loro assassino.
Si
avvicinavano sempre di più. Il ragazzo
cominciò a tremare, non per il freddo, ma per paura… gocce di pioggia calda
sulla neve, ormai piangeva e non se ne accorgeva.
Eccoli… adesso mi Baceranno… il Bacio del Dissennatore…
Due
Dissennatori lo circondarono ed un terzo lo prese per le spalle. Gli si avvicinò alla bocca socchiusa ed
iniziò a succhiargli via l’anima. Se non fosse stato in quella situazione gli sarebbe anche venuto da ridere… gli occhi
erano sgranati e dalla bocca gli uscivano urli muti. Al “banchetto” si
aggiunsero altri due Dissennatori. Ormai era quasi al limite… finché…
-
EXPECTO PATRONUM!!!-
un animale, che il ragazzo non riuscì a mettere a fuoco, scacciò i tre Dissennatori, facendo cadere di peso il ragazzo.
Fortunatamente la neve attutì il colpo. Le parole arrivavano alle orecchie di
Draco distanti e ovattate. Sentì due mani calde sfiorargli il collo all’altezza
della giugulare e chiuse gli occhi.
.
DOPO 3 GIORNI DI PURO DELIRIO .
Il biondo socchiuse gli occhi e batté le palpebre due, tre volte per
mettere a fuoco dove si trovava. Aveva il respiro affannato.
Si
trovava in una stanza dal soffitto alto. Vuota all’apparenza, ma con alle pareti mobili in legno. Davanti a sé vide un bimba che aveva non più di tre o quattro anni, che gli
carezzava teneramente delle ciocche di capelli biondi.
-
Ciao! Io sono Lily!- si presentò subito la bambina
sorridendo. Lily aveva quattro anni ed aveva i capelli rossi legati in due
codini bassi ai lati della testolina magra; aveva gli occhi di un verde
intenso, un verde smeraldo. Il ragazzo sentì ai piedi
muoversi qualcosa e poi una palla di pelo bianco gli si accucciò sullo sterno.
-
Lui si chiama Neve! È un dormiglione sai? Come te! –
affermò Lily, muovendo le gambe su e giù dalla sedia. Era in ginocchio per
poter arrivare all’altezza del viso del biondo.
-
A… ua…- farfugliò il ragazzo alla bimba che si alzò e
uscì dalla stanza. Aveva la voce impastata e rauca.
Forse l’ho spaventata…
Ma Lily tornò con un grosso bicchiere di latte in mano che le
copriva tutto il visino.
-
Ecco… il latte è più buono dell’acqua!- confermò lei porgendo il bicchiere a
Draco. Lui sgranò gli occhi e si avventò letteralmente sul bicchiere e in pochi
lunghi sorsi ne finì il contenuto. Si pulì con una manica il rivoletto bianco
che gli calava da un angolo della bocca, poi lasciò andare la testa sul cuscino
ed inspirò avido l’aria di quella stanza. Profumava di Camomilla. O forse era la bimba?
-
Come ti chiami? – chiese Lily al ragazzo che dischiuse nuovamente gli occhi per
guardarla. – Il tuo nome… io ti ho detto il mio… Lily!
– e sorrise di nuovo.
Il
biondo piegò un angolo delle labbra in modo da farlo sembrare un sorriso.
-
Io… mi chiamo Draco…-
-
Bene, Draco… vuoi diventare mio amico? – Quanto sono
ingenui i bambini… non capiscono chi è il Male e chi il Bene… non capiscono da
chi è meglio stare alla larga…
-
Lily… nfh…- si lasciò sfuggire un
piccolo gemito di dolore che gli fece stringere i pugni. Solo allora si accorse
di avere una flebo attaccata al braccio.
La
bimba batté le palpebre un paio di volte, come fanno i bambini, e si accorse
del tatuaggio sull’avambraccio sinistro e chiese: - Che cos’è quel disegno? – e toccò il teschio.
-
È il motivo per cui io non posso essere tuo amico…-
-
Perché?! – domandò Lily mentre
gli occhi le diventavano umidi.
-
Perché, Lily, io sono cattivo, io ho fatto male alla
gente e poi… sono scappato di prigione e se dovessero trovarmi ti farebbero
male… tanto male…-spiegò lui cercando di essere il più sensibile ma convincente
possibile.
-
Sì… ma…- aveva cominciato a singhiozzare – tu… sei… buono… io… si… vede…!-
adesso aveva cominciato a piangere e aveva portato il viso sulle braccia.
Draco
le accarezzo i capelli.
-
LILY! VIENI! È PRONTO DA MANGIARE! – una voce femminile (e anche un po’
isterica) aveva gridato. Sarà stata un paio di stanze più in fondo. Mangiare… da
quanto tempo era che non mangiava qualcosa? O almeno…
che non mangiava qualcosa di consistente per il suo stomaco?
La
bimba tirò su col naso e poi disse: - Ti porto un pezzo di pane e una fetta di
torta dopo, va bene?-
Santo cielo sì!!!
-
S-Sì…- non capiva… aveva appena rifiutato la sua
amicizia e gli portava anche da mangiare? Lui anni prima avrebbe perseguitato
chi avesse rifiutato la sua amicizia, e l’aveva fatto… perché NESSUNO, e ripeto
NESSUNO, rifiutava l’amicizia di Draco Malfoy.
Quando
la bimba fu vicino alla porta scorrevole di vimini si
fermò e guardò il ragazzo.
-
Sai? In ogni caso… Mi stai simpatico!- poi uscì e
sentì i passi veloci rimbombare per tutta la stanza.
Chiuse
gli occhi e piombò in un sonno pieno di incubi.
- Imperio!- urlò un tipo
grande e grosso.
- Beh… Lucius Malfoy… il Mangiamorte preferito da Voldemort
in persona… che sensazione ti da essere ucciso da tua moglie?- poi risa… tante
risa di scherno e di
disprezzo. Iniziarono a prenderlo a calci in ogni angolo del corpo. Ma lui stava zitto… non opponeva resistenza… sapeva che da
lì a poco sarebbe morto… e l’avrebbe ucciso la sua adorata Narcissa…
- Per quello che hai
fatto!- Calcio nello Stomaco.
- Per le persone che hai
ucciso e che ti accoglieranno a braccia aperte nell’Inferno!- Calcio in faccia
- Per i nostri figli e le
nostre mogli!- Calcio alle palle.
Continuarono così finché
il tipo che aveva lanciato l’Imperius a Narcissa intervenne.
- Basta… lasciate che sia
la dolce Cissy a finirlo del tutto…- e carezzò una
guancia diafana della donna.
–Uccidilo.- l’ordine fu dato e Narcissa
prese la bacchetta dalle mani dell’omone e la puntò verso Lucius…
- Avada…-
In quel momento aprì la
porta un ragazzo non più grande di vent’anni.
Aveva il fiatone e non si reggeva sulle gambe: - Madre, no! Non farlo!-
- Oh-oh…
ma guardate… Dracuccio è venuto ad assistere alla
morte dei suoi genitori… mi spiace tanto sai?- e fece
finta di asciugarsi un occhio dalle lacrime. – Procedi Sissy…-
- Avada
Kedavra!- le parole furono pronunciate e il corpo del
padre cadde a terra disteso, con gli occhi chiusi e i
capelli lunghi sparpagliati su tutto il corpo.
Gli occhi di Draco si
dilatarono dal terrore, ma il viso si deformò dal panico solo
quando vide sua madre puntarsi la bacchetta alla tempia e pronunciare
l’Anatema Che Uccide. Anche lei cadde a terra con un
tonfo e Draco non poté fare a meno di accasciarsi al suolo e guardare i due
corpi senza vita, uno sopra l’altro. Gli occhi di sua madre erano argentati
come i suoi ma vitrei… e lo fissavano vuoti e senza
emozioni…
Draco
si svegliò di soprassalto.
ok... ditemi... la continuo o la lascio così?
questa è una delle migliori idee che siano spuntate dalla mia mente perversa... o meglio... le descrizioni sono quelle che mi sono venute meglio... per ora... lascio "incompiuta"... però se voi mi consigliate di andare avanti la continuo volentieri!
Baci Sara