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Autore: Robin2700    13/11/2019    0 recensioni
Basata sulla scena eliminata di Endgame tra Tony e Morgan.
Disclaimer: al posto di Morgan in realtà ho messo Nat e c'è anche un po' di Stony.
Fatemi sapere cosa ne pensate :)
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Natasha Romanoff/Vedova Nera, Tony Stark/Iron Man
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ricordo quel giorno come se fosse ieri. Di anni ne sono passati, ma anche se la luce rosastra intorno a noi raggiunge l'infinito, i ricordi non sfumano mai.

Non so quanto tempo sia passato di preciso dal momento in cui mi sono risvegliato, a volte sono sicuro che siano decenni, a volte sembrano solamente lunghi e intensi minuti. Questa è una di quelle strane caratteristiche del tempo che non ti insegnano nemmeno al MIT, è una cosa che scopri da solo, quando di tempo sai che ne avrai a dismisura, ma anche se volessi, non riuscirei a contarlo.

Di una cosa però, una sola ed unica cosa, sono perfettamente sicuro: se avessi aperto gli occhi da qualsiasi altra parte di questo limbo, l'avrei cercata per tutta l'eternità. Avrei corso, mi sarei aggrappato a qualsiasi pensiero e sarei tornato da lei. Come se glielo dovessi, come se ci fosse ancora un abisso di parole tra di noi da dover colmare. Ma dopotutto è stato più facile del previsto, mi è bastato voltarmi al suono della sua voce che mai avrei giurato di poter bearmi una volta ancora.

Ero così stranito da tutto quello che mi circondava: alberi, la casetta di Morgan, cespugli raggruppati tra loro. E dappertutto scorreva acqua. Un rosa, calmo mare. Aveva il colore del cielo, per un attimo mi parve di poter mettere un piede un po' più avanti e poter ammirare quanto l'acqua e il cielo si unissero e formassero un unico grande sereno infinito.

Abbassai lo sguardo, ogni cosa che avevo l'avevo abbandonata sulla terra, non avrei mai potuto far vedere tutto questo ai miei bambini e... a Steve. Non avrei potuto vedere la meraviglia cavalcare nei loro occhi, non avrei potuto vedere i loro sorrisi. E per un secondo, le schegge nel mio petto raggiunsero il cuore, distruggendolo. Il reattore mi parve spegnersi un po', il mio stupore con lui.

Cosa valeva quello spettacolo senza di loro? Con quali occhi potevo continuare a guardare avanti?

Poi la sentii. Sussurrò, un flebile sospiro, un timido 'ehy', come se fosse spaventata dal vedermi lì, come se il suo cuore non se lo aspettasse, come se credesse di aver fallito.

Mi voltai, alzai lo sguardo e la vidi lì in piedi in mezzo al nulla, sola, come aveva smesso di esserlo da tempo. Mi guardava, sorrideva. Avrei voluto cadere a terra, lasciarmi decomporre lì sopra quel mare: quanto tempo le sarà parso passare da quando si è risvegliata qui da Vormir? Quanto le avrà fatto male sentirsi di nuovo sola?

Ma lei continuava a sorridere ed io non riuscivo a capire se fosse l'abitudine alla perdita a farla reagire così o se sapesse già cosa l'aspettasse quando si è lasciata andare da quel dirupo, dalle mani di Clint.

I miei occhi divennero lucidi, non riuscii più a guardarla. Era più forte di me, traboccavo di sensi di colpa, scivolavano su di me e si fondevano al mare.

Ma lei era fatta così, mi prese le mani ed erano calde come le avevo lasciate.

''Tony.''

Era piena di rammarico, si fondeva con il mio, si fondeva con il dolore di entrambi di non poter vedere più chi amavamo.

È stupido, non credete? Sacrificarsi per il bene di tutti e poi dal dolore quasi pentirsene, ma poi pensi che là, da qualsiasi parte si trovi il nostro universo, loro continuano a vivere sotto un cielo azzurro e una luce luminosa.

Per quanto avrei voluto chiedergli perchè in ginocchio, dirle quanto sciocca sia stata, sarebbe stato ipocrita, visto che ho fatto la stessa cosa.

L'abbracciai. Non mi venne in mente altro modo per ringraziarla senza frantumarmi lì, fra le sue braccia.

''Sono contenta di rivederti, Tony.'' Strinsi di più la presa, stropicciando il suo maglione nero. ''suppongo abbia funzionato.''

Era così calma, sembrava che perdere la vita l'avesse alleggerita. Ma il suo cuore batteva irrequietamente forte, lo sentivo, con la fronte nascosta nel suo collo. Era distrutta. ''Mi-mi dispiace... credo di aver preso la decisione sbagliata. Ho paura di aver fatto un errore.'' non so quanto comprensibile potesse essere ciò che dicevo. Un groppo alla gola mi impediva di gridare, mi impediva di respirare regolarmente.

Il cuore mi andava all'impazzata.

''Lo so, so quanto può essere difficile andare avanti, ma qualcuno doveva farlo, così che loro potessero continuare a...'' si fermò, quasi fosse ormai diventato un tabù la parola vita. Smise di accarezzarmi la schiena e mi guardò negli occhi. Il calore delle sue mani non lasciò le mie. ''Sono fiera di te.''

Persi un battito, due, tre, forse il mio cuore non ricominciò nemmeno a battere. Sospirai profondamente, come se potesse aiutare a rimettere insieme i pezzi, come se potesse far smettere la morsa al petto.

Continuai a guardarla, impaurito che potesse fondersi alla sfumatura rosa del cielo o lasciarsi andare giù nel mare. Volevo che continuasse a parlare, volevo accertarmi che fosse davvero qui, volevo rendermi davvero conto che tutto questo non fosse solamente un sogno. ''Quando ti ho visto prima io ero...triste, triste perchè saresti dovuto restare laggiù, stare con la tua famiglia e con quei pazzi di quei ragazzi. Ma è buffo quanto solamente felice adesso io sia del tempo che siamo riusciti a vivere fino ad adesso. Credo che alla fine sarà l'unica cosa che ci permetterà di andare avanti in tutto questo.''

Mi guardai intorno. Aveva ragione.

''Non credo che ci entreremo entrambi nella casetta di Morgan.''

''Bhe qualcuno dovrà stare sul tetto allora, sempre se in questo posto è possibile dormire.''

Riempimmo quello strano rosa con le risate, come se fosse tutta un'illusione e fossimo sul divano al companion, scherzando come un tempo.

''Ti voglio bene, Tony.''

''Ti voglio bene 3000, Nat.''

Ci arrendemmo a quel tramonto, cademmo con alle spalle tutto ciò che avevamo costruito, con la speranza lasciata morire in questo mondo così vuoto, sospeso sopra un compromesso che avevamo deciso noi stessi, abbandonandoci al fato per il bene di chi amiamo.

L'unica cosa certa di questo limbo è che non dimenticheremo tutto ciò che chiamavamo casa, nonostante camminare a lungo all'orizzonte ci portasse ad attraversare l'ignoto, montagne e rupi di ignoto, la ragione per cui non chiuderemo i nostri occhi sarà la fiducia, l'illusione di ritrovare tutto in un miraggio. Chiuderemo i nostri occhi al riflesso di una bugia, quella di aspettare con pazienza il momento di rincontrarci tutti, aspettare pieni d'amore per un tempo interminabile.

  
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