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Autore: SarahPotter    01/08/2009    6 recensioni
Questa storia ce l'ho in cantiere da ormai quasi un anno, ma adesso finalmente mi sono fatta un'idea precisa della mia storia ed è con immenso piacere che vi auguro una buana lettura del mio primo capitolo! Baci8 SarahPotter!
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Perché la vita è un viaggio che riporta verso casa…

Una Festa per Due.

La settimana seguente al ritorno del signor Price, la calma e la serenità andarono pian piano scemando nella piccola famigliola. Maggio aveva ormai preso il posto di aprile, portando con se delle giornate piacevolmente calde di sole nelle quali neanche una nuvola turbava la lucentezza del cielo azzurro.

Sotto un caldo sole di inizio maggio, un’imbronciata Syria entrò in casa chiudendosi rumorosamente la porta alle spalle;era il suo turno di prendere la posta. Con un gesto teatrale sventolò una busta aperta:

-Mi ha rovinata per sempre quella grandissima…- iniziò furente.

-SYRIA!-

-Ma chi?-

-Ecco, questa si che è una domanda logica! Infondiamo un po’ di buon senso alla conv…-

-Vuoi chiudere il becco,nana?-

-E va bene, va bene. Sto zitta-

Il papà era in poltrona, prima intento ad ascoltare Rachel che gli leggeva uno dei suoi romanzi preferiti, le si avvicinò benevolo e la invitò con innumerevoli carezze a raccontargli l’accaduto.

-La mia vecchia compagna di scuola, quella Rose Montgomery, quella…- lanciò un urletto furente.

- Ecco, quella! Oh, papà. Papà!-. E così Syria iniziò un lungo monologo, intervallato da qualche singhiozzo dovuto al pianto, nel quale raccontò di essere stata invitata, insieme alle sue sorelle, al debutto in società della sua vecchia amica Rosa. Sebbene questo sarebbe stato un avvenimento divertente quanto raro per le giovani Price, del tutto all’oscuro della vita mondana, si dava il caso che la data dell’avvenimento cadesse proprio il giorno del compleanno di Syria la quale, molto egocentrica, avrebbe trovato a dir poco insopportabile non essere al centro dell’attenzione in quella particolare serata come invece era sua annuale abitudine.

Il cinque maggio Syria fu letteralmente rapita dai genitori che la trascinarono con loro per compiere le visite abituali al vicinato. In realtà, però, quello era stato il geniale piano che Rachel aveva escogitato per tenere la sorella lontana da casa un intero pomeriggio. E fu dunque quando questa fu uscita a braccetto col padre e la madre che Rachel accese tre candele, le dispose sulla tavola in salotto e tirò le pesanti tende scarlatte che oscurarono il sole primaverile.

-Si, Rachel, non è che stiamo per fare una setta satanica! Spegni queste cose... -brontolò lamentosa Hellen come al solito, sventolando febbrilmente una mano davanti a se.

-E' carino, invece. Crea atmosfeeeeraaa... -ridacchiò Lilian accoccolandosi sulla sedia accanto a quella della sorella minore, fingendo di consultare una sfera magica invisibile con le mani.

-Bene! Ora...che il piano abbia inizio!-

-Ooooooh, ma è proprio fissata-.

-Dai, falla parlare-

-Ora state zitte!- intimò Rachel col dito. -La mamma ed il papà non la terranno via per molto:diamoci una mossa!-

Così dicendo iniziarono a mostrare l'una all'altra i regali che avevano comperato per la sorella, finendo per scoprire di essere completamente in disappunto l'una con l'altra. Rachel,infatti, aveva comprato alla sorella un grande libro dalle pagine bianche e la spessa copertina verde bottiglia che odorava ancora di nuovo, in modo che Syria potesse scrivere per lei delle storie, visto che le piaceva tanto.

-No,no! Rachel l’altro giorno era qui a lagnarsi con la mamma di quanto le sarebbe stato gradito ricevere per il suo compleanno dei bei fogli da disegno e dei pastelli a cera! Io ne ero convinta. Guardate: le ho comprato anche questi…-, e sparse sul tavolo una quantità notevole di fogli immacolati e un pastello nero.

-Mi dispiace, soldi sprecati!- disse Hellen con fare compiaciuto rendendo umidi gli occhi di Lilian. –L’altro giorno era col naso in uno di quei cosi noiosi che le hai regalato tu, Rachel-

-Si, si chiamano libri quei cosi pieni di pagine! E non sono zeppe per tavoli, ma si leggono! Hai mai provato ad usarli come dovrebbero essere usati? Non credo!- replicò acida Rachel ridonando il sorriso a Lilian.

-Stai calma nana! Comunque, piccole ingenue copie del mio stesso sangue- le altre due sbuffarono

-Leggeva di un’archeologa coraggiosa ed impavida che nei suoi viaggi non portava con se che una piccola catenina con un mappamondo, e lei mi ha confessato che avrebbe perdutamente voluto essere come lei in tutto e per tutto-. Così dicendo mostrò alle due minori una collanina d’oro che le pendeva dall’indice, alla quale estremità ciondolava un piccolissimo mappamondo blu, verde e marrone. Sembrava soddisfatta, e il suo tono teatrale aveva sortito l’effetto desiderato: le altre due erano ammaliate.

-Ha vinto!- esclamò rassegnata Rachel poggiando il mento tra le braccia incrociate sul tavolo.

-Io, però, onnipotente e misericordiosa ho avuto un’altra idea geniale! Metteremo tutto insieme- Formarono dunque una pila ordinata con i fogli, il libro e la collana (che era stata inserita tra due voluminose pagine a mò di segnalibro) e rilegarono il tutto con il nastro che aveva comperato la mamma. In aggiunta, per abbellire il tutto, posero tra due strisce di nastro cobalto sette bellissime rose: tre blu, tre rosse e due bianche. Così quando alle sette e mezzo il campanello di casa Price suonò e i signori Price accompagnati da Syria rimisero piede in soggiorno, stanchi ed accaldati, il regalo era già bello ed incartato in soffitta.

Nei giorni che le separarono dalla festa, le sorelle Price furono scortate dal babbo a comprare dei bellissimi vestiti di seta. Ognuna lo scelse del colore che preferiva, e tutte tornarono gioiose a casa. Intanto il tempo sembrava prendersi beffe di loro: una pioggia insistente tormentava le finestre della villetta e il vento le faceva sbatacchiare. Dunque la festa all’aperto per il signor Price fu rimandata a causa del cattivo tempo. Infatti, sebbene il papà fosse tornato a casa da molto, ancora non gli era stata riservata nessuna accoglienza festosa, cosa che invece accadeva ogni volta che questi rimetteva naso in casa tra un viaggio e l’altro.

L’occasione si presentò appunto il giorno del compleanno di Syria che, messo da parte il malumore almeno fino al momento della festa, acconsentì a recarsi a casa della nonna per un pranzo carico di leccornie. Data la povertà della famiglia alle fanciulle era concesso il privilegio di mangiare cioccolato e dolci soltanto in festività quali il Natale o la Pasqua; rare eccezioni erano però i compleanni delle quattro principessine della casa e, premeditando lo scarso appetito di quella sera, Syria pensò bene di assaggiare tutto quello che le capitava a tiro: un malessere le avrebbe solo risparmiato una festa alla quale non voleva neanche lontanamente partecipare.

Fu dunque nel tepore del sette maggio, una domenica mattina particolarmente bella, nella quale il sole aveva ripreso il suo consueto posto nel cielo ritornato di un azzurro sereno chiazzato di rari spruzzi di bianco, che le quattro ragazze si incamminarono verso casa Cotterdman, dimora della loro amata nonna materna, Eveline.

Svoltarono dunque l’angolo più vicino, poi su per Smart Slope (dove si premurarono di comprare il giornale dalla “Bottega della notizia”), ed infine imboccarono Peanut’s Road. Oltre il panettiere, la biblioteca ed un ostinato venditore di scialli che le perseguitò per tutto il tragitto, giunsero infine all’armoniosa villa seminascosta dalle folte rampicanti che ricoprivano glia alti cancelli di cinta. La casa era di fatto molto prestigiosa, le mura da poco riverniciate ed il tetto a cui mancava qualche tegola. Chiunque, lecitamente, si sarebbe chiesto come mai una casa così bella gestita da una signora così ricca avesse un tetto così degradato rispetto al resto della casa. Ma la nonna di cui parliamo amava così cecamente le sue nipoti che aveva voluto asciarlo così solo perché, ritrovandosi tutti e sei in giardino, i ragazzi avevano accennato a quanto fosse carino e pittoresco quella casa che tanto ricordava quelle di un libro! Ebbene si: cinque, e non quattro ragazzi!

In quella casa così spaziosa, difatti, l’anziana signora non aveva voluto restarsene tutta da sola, e dopo la morte del marito aveva insistito perché la sua governante col figlio appena nato venissero a risiedervi!

Ellen, Syria, Lilian e Rachel si arrestarono all’ingresso e bussarono al battente a forma di due rami di palme intrecciate e restarono in attesa. Dopo neanche un minuto un’alta, elegante sagoma varcò l’ingresso della villa, lasciò la porta di quercia aperta e scese in un balzo i gradini per poi correre attraverso il sentiero in giardino ed aprire con un tintinnare di chiavistelli il cancello.

-Willy!- gli si lanciò al collo Rachel. -Come sta il topo di biblioteca?-rise il ragazzo sciogliendosi dall’abbraccio. Il volto era una maschera di pura gioia, gli occhi scuri erano lucenti e il magnifico sorriso disegnava un ponte tra un orecchio e l’altro. Era molto più alto di Rachel e poco più di Ellen, era bello, dai capelli folti e castani ed aveva un nobile cipiglio, anche. Non si sarebbe detto avesse più di sedici anni, ma il carattere docile e burlone uniti al bell’aspetto e al garbo nascondevano invece un giovanotto che ne aveva ben venti!

William fece l’occhiolino a Lilian, abbracciò brevemente Ellen e poi si sistemò la giacca fingendosi composto e signorile.

-Posso scortarla,qualunque sia la sua destinazione,signorina?- disse rivolgendo a Syria un profondo inchino, ma contemporaneamente facendo l’occhiolino a Rachel. Syria attese che si rialzasse per rispondere, con un ghigno.

-Mi dispiace…ehm… nobile signore, ma si dia il caso che io sia diretta proprio lontano da lei!-, ma in pura contraddizione alle sue parole prese il braccio che lui gli offriva e iniziò ad incamminarsi col suo amico, nonché coetaneo, alla volta di casa.

-E quindi questa peste ha di nuovo la mia età! Mi mancheranno i giorni in cui ero maggiormente maturo…-, commentò il ragazzo con fare affranto fingendosi perso nei suoi ricordi.

-Si, come se fosse mai stato più maturo di una di noi-

-Così mi ferisci, Lily cara-

-Solo perché sei stato più grande di me per…quanto? Una settimana?-

-Nove giorni, i migliori della mia vita!-

- Bhè questo non ti rende comunque più bello, o maturo, o affascinante, o qualsiasi altra cosa di me!-

-Ma sentitela, che montata!-

-E poi io sono sempre la più grande qui!-

-Si, ma non qui dentro-,commentò Lily picchiettandosi la testa con l’indice.

-Anche se di pochi giorni, rimane sempre il più grande!- precisò Rachel meritandosi un’affettuosa scompigliatina di capelli da quello che riteneva ormai in tutto e per tutto il suo fratello maggiore.

-Grazie, topolino!-

Giunsero infine a casa ridendo del carattere stralunato di Syria, dell’età e ascoltando William che gli elencava tutte le delizie che ci sarebbero state a pranzo. Quando la pesante porta si fu chiusa alle loro spalle con un tonfo secco, la nonna fece capolino dal soggiorno con un voluminoso pacchetto tra le mani.

-Le mie nipotine preferite!- esordì tutta radiosa.

-Ma che dici, nonna, siamo le uniche!-

Le quattro donnine abbracciarono forte la nonna. Appena quest’ultima, però, pose il pacchetto infiocchettato tra le mani della festeggiata, le altre si aprirono in sospiri tristi ed afflitti.

-Oh,no! Abbiamo dimenticato il regalo a casa-

-Signore, nulla da temere- disse William. –Mi occuperò personalmente di andarlo a recuperare, o no?-

-NO! È nascosto così bene che è già un miracolo se lo ritroviamo noi-

-Bhè, allora tornateci voi-

-Grazie, Will, lo sapevamo-

Con una scrollatina di spalle il ragazzo si posizionò sulla poltrona più vicina al camino spento, al fianco di Syria, e stette lì ad osservarla mentre s’infilava tra i capelli una forcina abbellita con delle perline.

-E’ bellissima, nonna, grazie. – commentò specchiandosi nella vetrata della libreria. -Allora? Me lo prendete o no questo regalo?- chiese poi impaziente alle sorelle, con una felicità quasi selvaggia.

Cinque minuti dopo Ellen e Lilian tornarono nel giardino e, dopo averlo attraversato, scomparvero dietro le rampicanti del cancello. Al loro ritorno trovarono tutto come lo avevano lasciato: la nonna e Rachel erano sempre sedute nei pressi della finestra che dava in giardino, e l’una ascoltava l’altra mentre le raccontava nei minimi dettagli il nuovo libro che papà le aveva regalato; William ascoltava Syria che, rossa in viso, imitava uno strangolamento col cuscino. Syria saltò su entusiasta, e sfilò i fiori dal pacchetto. Poi, ancora annusandoli, tolse il nastro (che Lily le mise tra i capelli) e strappò via la carta con euforia crescente. Quando vide i doni urlò dalla gioia e li osservò con calma uno ad uno. Apprezzò molto il libro, e si ripromise di riempirlo da cima a fondo con una delle storie più belle che Rachel avesse mai letto, indossò la collana ammaliata dalla sua bellezza, promise a Lily che avrebbe usato i fogli e i pastelli più tardi per ritrarre il banchetto e gli invitati e danzò tutta sorridente col suo vestito nuovo ondeggiando tra i divanetti e le poltrone. -Nonna, credo proprio che dovrò comprarti un altro cuscino: Syria ha fatto fuori questo!- ridacchiò Will osservando l’ammasso di piume e tessuto da più angolature. Effettivamente, aveva assunto una forma assai strana.

-La prossima volta eviterai di dire che trovi piacevole quella smorfiosa da quattro soldi di Rose Montgomery!-. E così i ragazzi e l’ansiana signora parlarono male di quella sciocca e vuota ragazza fino a che il campanello non suonò ed Emily, la mamma di William, non li richiamò tutti a tavola, compresi i signori Price che erano arrivati da poco. Emily era una donna molto tozza: bassa, abbastanza in carne e con i capelli sempre raccolti; era però una persona molto dolce ed educata, ed aveva anche un paio di occhi dorati sorprendentemente grandi!

Il pranzo fu a dir poco degno del banchetto di un re, tutti si divertirono: Rachel e Willy risero di buon gusto agli orribili tentativi di Syria di disegnare la tavola, come promesso; Lilian conversò con la nonna ed i genitori ed Ellen volle a tutti i costi apprendere da Emily qualche trucco per preparare qualche ricetta deliziosa!

Quando l’orologio a pendolo suonò le cinque, tutta la famiglia Price sobbalzò. A festa era alle sette, e ancora nessuna di loro si era vestita, o pettinata, o aveva incartato il regalo di Rose. Salutarono in tutta fretta e sfrecciarono via da Peanut’s Road trascinandosi dietro Syria che proprio non si era rassegnata a voler restare a casa, seguiti con lo sguardo da William che aveva accompagnato le sue migliori amiche fin fuori al cancello, e ora le salutava con la mano e le guardava allontanarsi osservava allontanarsi nel sole del pomeriggio.

-E’ il mio compleanno, mammina, non posso proprio rimanere a casa?-continuava a ripetere Syria un’ora e mezzo più tardi, già bell’e pronta in salotto.

-Certo che no!- sbottò stanza la signora Price, che le aveva dato lo stesso responso già mille volte. –Sarebbe da maleducati non presentarsi. E poi quale modo migliore per festeggiare il proprio compleanno se non andare ad una festa?-

-Starsene a casa a festeggiare ME, ad esempio!-

-Ti divertirai-, la tranquillizzò Will per l’ennesima volta da quando era arrivato (circa un quarto d’ora fa).

-E se non vi divertirete…. Rachel!-

-Oh, aiuto, sto male! No, nessun medico, vi prego! Voglio solo tornare a casa…- finse la più piccola con inimmaginabile credibilità.

-Perfetto!- approvò lui.

La signora Price era semplicemente scandalizzata, e sembrò quasi che stesse utilizzando tutto il suo autocontrollo per non colpire William in piena testa con i tacchetti di Ellen che teneva in mano.

Alle sette meno cinque, in ritardo come al solito, William fece accomodare Ellen e Lilian nella carrozza( Syria e Rachel vollero stare avanti con lui per vedere come si guidava una carrozza) e le scortò fino a casa Montgomery, nel pieno centro della città. La villa era, come immaginabile, sfarzosa ampia ariosa e decorata nei minimi dettagli. All’ingresso due cortesi cameriere presero dalle loro mani le giacche ed il regalo, poi li scortarono fino al salone dove un’esplosione di luci, merletti e strascichi di costosi vestiti li accerchiò. Cercarono di sedersi sulla scalinata, ma i camerieri effettuavano una ronda continua dalla cucina al primo piano fino al luogo della festa, rendendo impossibile sostare sulla loro traiettoria. Cercarono di addentare qualcosa, ma appena avvistavano un vassoio impiegavano così tanto tempo a strisciare tra la folla che i domestico era già sparito di nuovo. Infine si convinsero che la cosa migliore in quella circostanza fosse trovare un tavolo, non proprio nel vivo della festa, dove restare in santa pace fino alla fine delle danze.

-Odio questi vestiti: così pomposi e così scomodi!- esclamò William tormentandosi il panciotto.

-E io odio gli strascichi!- continuò Lilian.

-Quando sarò qualcuno mi batterò per avere delle gonne corte-

Si sedettero tutti e cinque ad un tavolo di marmo nero adornato con merletti cremisi e panna, chiacchierando del più e del meno. A metà serata, quando il peggio sembrava ancora dover venire, i ragazzi furono letteralmente stufi e, dato che Syria aveva portato con sé anche il dono di Rachel, si avvicinarono di più e, chiesta in prestito piuma e inchiostro da una cordiale domestica, iniziarono a scrivere una pagina di diario su cui riversare il proprio malcontento.

Con grande mortificazione di Rachel, la copertina sembrava come bucata, e anche le pagine presentavano delle conche profonde, tutte nello stesso punto. Syria, che era seduta tra Ellen e Rachel ( l’una che le si era appoggiata sulla spalla, e l’altra che le teneva la mano profondamente dispiaciuta mentre con l’altra stringeva quella i Lily) si sporse per studiare meglio i solchi . Facendo ciò la collana a forma di mappamondo le scivolò via dal colletto del vestito ed il ciondolo si posò proprio all’interno dell’incavatura e…POP!

Un minuto prima erano lì, e l’attimo dopo erano scomparse, risucchiate a spirale, come in un vortice. William, sconcertato, urlò, ma la folla non lo sentì sopra la musica dei balli. Delle incisioni in inchiostro corvino erano affiorate sulla pagina prima bianca. Senza riflettere scrutò il libro più da vicino, e…

William fu risucchiato a sua volta nel vortice, ma in un ridicolo tentativo di emergere dal forte risucchio, cercò di aggrapparsi alla copertina, con l’inutile risultato di tirarsi dietro anche quest’ultima durante la caduta…

Spazio dell’autrice: Ragazzi, ecco un nuovo capitolo anche se l’intervallo tra il primo ed il secondo è stato abissale. Prego chi, anche se solo per sbaglio, ha letto il capitolo a recensire in modo da incitarmi a continuare.

Grazie! P.S. Trio e Paddy siete di parte, ma grazie lo stesso!

A proposito miei cari giovani amici, ho disperatamente bisogno del vostro consiglio spassionato su quale dedica potrebbe essere più appropriata per il mio libro, tenendo a mente che (come ci ha già ricordato pedfoot_07 nel suo commento al capitolo precedente) siamo quattro sorelle!

A Sonia, Salvina e Mara, che hanno ispirato i personaggi di Ellen, Syria e Lilian. Spero che le “Piccole Donne” abbiano lasciato il posto ai personaggi del mio libro.

Oppure…

La dedica di questo libro è rivolta alle tre persone più importanti della mia vita, che hanno formato con me un quartetto fin da piccolissime. Alla mia bella sorella, che mi conosce meglio di chiunque altro. E alle mie due stupende cugine, che sono il tesoro più bello che la vita mi abbia regalato. A loro tre questa dedica, perché sono le mie migliori amiche!

  
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