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Autore: LorasWeasley    16/11/2019    1 recensioni
AU [FACE Family|FrUK|Accenni Dennor e Spamano]
"Si fissarono per interi secondi, scrutandosi fin nel profondo, poi Arthur sussurrò –Non sei costretto a stare qui.
-Lo so.
Due semplici parole che volevano dire moltissimo altro."
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Canada/Matthew Williams, FACE Family/New Continental Family, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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2.Una sola notte

Non c’era una parola specifica per definire davvero quello che Francis e Arthur erano stati.
Neanche loro due si erano mai dati un appellativo.
Era strano il loro rapporto, troppo complicato per essere davvero qualcosa.
Si erano conosciuti al liceo, avevano la stessa età ma si trovavano in classi differenti.
Francis stava sempre con i suoi due migliori amici, Gilbert e Antonio, mentre Arthur passava le sue giornate con Lukas.
Le due classi però avevano le ore di educazione fisica insieme e per quelle due ore settimanali si ritrovavano in palestra. A volte anche nel fare partite gli uni contro gli altri.
Fu proprio in una di quelle giornate che i due entrarono in contatto.
Francis aveva lanciato la palla forte e Arthur era distratto così fu preso in pieno volto, si infuriò e iniziò a imprecare contro di lui e contro la popolazione francese in generale.
Francis aveva riso e non si era fatto problemi a rispondere per le rime, elencando tutte le cose che avevano di sbagliato gli inglesi.
E fu da quel momento che iniziò il loro odio, si insultavano e lanciavano frecciatine ogni volta che ne avevano l’occasione, non erano mai arrivati a una vera e propria rissa solo perché Lukas bloccava Arthur in tempo e Antonio tratteneva Francis, nessuno dei due voleva che il proprio migliore amico venisse espulso.
Fu al terzo anno che le cose cambiarono.
Era pomeriggio inoltrato, erano appena finiti i corsi e i due ragazzi si ritrovarono soli in corridoio.
Arthur stava camminando a testa bassa, imprecando contro il suo migliore amico che lo aveva abbandonato per uscire con quel suo amico che non vedeva dall’infanzia, Mathias.
Era così preso dai suoi borbottii che si accorse di Francis solo quando gli sbatté contro.
Corrugò le sopracciglia e gli disse quasi annoiato –Guarda dove cammini, stupida barbetta.
-Ah io? Forse le tue enormi e oscene sopracciglia ti impediscono di vedere dove metti i piedi?
-Come osi?- Arthur lo afferrò per la cravatta della divisa scolastica avvicinandosi troppo al suo viso.
E in realtà nessuno dei due poi fu certo di come si ritrovarono a baciarsi con foga, come se aspettassero solo quello da anni.
E fu soprattutto difficile spiegare poi ai propri amici com’è che si ritrovarono in bagno a fare tutto meno che litigare, perché non erano certi neanche loro di come fossero degenerate le cose così tanto, ma di una cosa erano sicuri: non gli era dispiaciuto per niente.
Il loro rapporto non cambiò molto, continuavano a litigare sempre e comunque per qualsiasi cosa, a volte andavano contro una cosa che l’altro aveva detto solo per il gusto di farlo.
E poi c’era il sesso, quello era spettacolare, era diventato una droga.
Era semplicemente una relazione carnale, non stava nessun vincolo a legarli.
Non ne avevano mai parlato apertamente, perché ogni volta che parlavano di qualcosa finivano per litigare e urlarsi contro.
Non era una relazione esclusiva, potevano benissimo vedere altre persone e far smettere quello che avevano in qualsiasi momento, ma nessuno dei due l’aveva mai fatto, non avevano bisogno di altri, perché stavano così bene insieme da sentirsi completi.
Durò per due interi anni, fino a quando non finì la scuola.
Stavano festeggiando il diploma, Francis era dentro di lui quando mormorò –Domani parto, torno in Francia.
Arthur smise anche di respirare, irrigidì i muscoli e spalancò gli occhi.
Perché dirglielo così tardi? Perché proprio in quel momento?
Boccheggiò incredulo, il viso ancora nascosto nella sua spalla nuda, avrebbe voluto dirgli un sacco di cose, urlare, piangere, odiarlo.
Ma un “okay” tremolante fu l’unica parola che uscì dalle sue labbra.
Si pentì per mesi di quella sua reazione, ma era così orgoglioso da non riuscire a chiamarlo.
E quando perse il telefono e fu costretto a cambiare numero perdendo tutti quelli che aveva salvato si chiese se non fosse un segno del destino.
Non si era mai reso conto di quando quello stupido francese fosse diventato importante per lui fino a quando non se n’era andato.
Perché era impossibile negare che si fosse affezionato quando non faceva altro che pensare a lui o a immaginarlo quando stava con altri ragazzi.
Solo quando arrivarono Matthew e Alfred le sue priorità cambiarono e il suo ricordo venne accantonato in un angolo della sua mente, come un qualcosa di stupido e immaturo che aveva al liceo.
Ma non l’aveva dimenticato, non l’avrebbe mai dimenticato, di questo ne fu totalmente sicuro mentre si baciavano in quel bar anni dopo.
Francis gli aveva offerto da bere come promesso, poi l’aveva baciato dopo che anche l’ultima goccia dal bicchiere era sparita.
E nonostante fosse passato così tanto tempo sembrò come se non avessero mai smesso di farlo.
Il francese mantenne la mano sulla sua guancia calda mentre si staccava da quel contatto umido semplicemente per sussurrare –Vieni a casa mia?
E Arthur annuì velocemente, non pensando a null’altro.
Lo seguì fuori e lo bloccò afferrandogli un braccio –Aspetta, ho la macchina, non posso lasciarla qui.
-Non c’è bisogno, abito due vie più avanti, è inutile spostare la macchina, non troveresti parcheggio.
Arthur ci pensò su, poi annuì seguendolo a piedi, era fine settembre ma non faceva ancora così tanto freddo.
Rimasero in silenzio per tutto il tragitto, infondo non avevano mai davvero parlato, perché quella sera doveva essere diversa? Lo scopo che volevano raggiungere entrambi era solo uno e non aveva bisogno di conversazioni inutili.
Solo mentre Francis cercava le chiavi del portone Arthur parlò –Sarà per una sola notte.
Le chiavi gli caddero a terra, ma il francese si riprese subito e si affrettò a raccoglierle, continuando a dargli le spalle chiese quasi disinteressato –Perché?
-Perché non siamo più quelli che eravamo al liceo.
Perché ho una vita così incasinata che non ho alcun diritto di metterti in mezzo.
Francis rimase in silenzio.
Salirono in casa e non appena la porta fu chiusa alle loro spalle non persero tempo a spogliarsi e ritrovarsi in camera da letto.
-Arthur- sospirò di piacere Francis facendolo stendere sul materasso ed entrando a contatto con la sua pelle nuda –Sono tornato per restare.
Arthur sentì il suo cuore accelerare, un mugolio gli uscì dalle labbra, era tutto quello che voleva.
Tutto quello che aveva sempre voluto.
Ma non poteva, non poteva assolutamente ricominciare quel ciclo di lussuria che aveva al liceo, non con Alfred e Matthew.
-Una sola notte- specificò di nuovo facendo uscire le parole a fatica.
E nessuno dei due disse più nulla, troppo impegnati a usare le labbra per qualcosa di più utile e piacevole.
 
Erano rimasti svegli fino alle cinque del mattino a rotolarsi nel letto, avevano fatto così tardi che quando Arthur si svegliò alle dieci passate per colpa di un raggio di sole che gli infastidiva gli occhi, Francis era ancora nel pieno del sonno.
Si alzò facendo meno rumore possibile e per prima cosa cercò il telefono dentro una delle tasche dei suoi pantaloni a terra.
Non trovò alcuna chiamata persa, solo un messaggio da parte di Lukas inviatogli mezz’ora prima.
“Qui siamo tutti vivi, fai con comodo ;)”
Sorrise, poi recuperò i suoi vestiti rimettendoseli in fretta, non perse tempo neanche per andare in bagno.
Quando si accertò di aver preso tutto perse solo qualche secondo per fissare Francis che dormiva, la bocca socchiusa e i capelli lunghi sul volto.
Stava allungando una mano per scostarglieli, ma si trattenne in tempo, non voleva svegliarlo, non poteva.
Perché preferiva andarsene lui che far scappare un’altra volta il francese, era inevitabile questa sua reazione quando avrebbe scoperto dei suoi figli.
Andò via senza lasciare nulla, alcun biglietto o alcuna prova della sua presenza in quella casa.
Cercò di scacciare tutti quei nuovi ricordi che sapeva sarebbero diventati indelebili e guidò fino a casa del suo migliore amico.
Quando suonò al campanello e la porta gli venne aperta venne travolto da quei due tornati che erano i suoi bambini.
Lo gettarono a terra e mentre Matthew lo stringeva felice di rivederlo, Alfred gli saltava sullo stomaco mentre con voce esaltata raccontava tutto quello che avevano fatto la sera prima.
Arthur rise felice, li abbracciò di rimando baciandoli dolcemente sulla fronte e si alzò prendendoli entrambi in braccio.
-… e poi abbiamo visto questo film horror…- Arthur spalancò gli occhi alla frase di Alfred e fissò malissimo il suo migliore amico mentre entrava in casa e metteva i bambini a terra.
-Gli hai fatto vedere un film horror?
Lukas sembrò impassibile a quel rimprovero, lo ignorò completamente e parlò ai bambini come se il suo amico non avesse detto nulla –Perché non andate a svegliare lo zio Mathias? Ha dormito troppo e qualcuno deve pur iniziare a preparare il pranzo.
-Siiii!- e corsero esaltati via.
Solo a quel punto il norvegese portò lo sguardo su Arthur –Allora? Com’è andata con Francis?
-Non cambiare argomento! Perché hai fatto vedere un… COME DIAVOLO SAI CHE STAVO CON FRANCIS?
Lukas abbozzò un sorrisetto –Cosa credi, che tu l’abbia incontrato per puro caso?
Arthur boccheggiava incredulo, le guance rosse –Si?
-No. È da quando è tornato che cerca di rintracciarti ma hai cambiato numero e casa, ha riconosciuto Mathias l’altro giorno al pub e gli ha chiesto se ancora stava con me. Da quando è riuscito a contattarmi non fa altro che chiedermi di te. Mi ha preso per esasperazione e gli ho promesso questo incontro.
-Sei uno stronzo- sussurrò l’inglese.
-Sono il tuo migliore amico- lo corresse Lukas.
-Sai quanto mi ci è voluto per dimenticarlo, non dovevi farlo, non dovevi…
-Sono il tuo migliore amico- ribadì un’altra volta il norvegese –So quanto ti ci è voluto per provare a dimenticarlo senza alcun risultato.
Arthur distolse lo sguardo, colto sul fatto.
-Quando vi rivedrete?- continuò Lukas tranquillamente.
-È stata solo una scopata, come al liceo. Non ci rivedremo più.
Lukas rimase in silenzio, poi strinse le labbra –Stai sbagliando.
-Non sto sbagliando. Vuole solo divertirsi, non vuole andare dietro dei bambini.
-Non puoi sapere…
-Non contestarmi, è così. Tu sei il primo che non vuole avere dei bambini con la persona che ama. Perché lui dovrebbe farsi andare bene due pesti come sono quei gemelli per una semplice scopata che potrebbe trovare ovunque?
E per la prima volta Lukas non riuscì a contestarlo in alcun modo.
  
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